SOMMARIO

Anno V
Numero 2
Giugno 2013

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ARCHIVIO

 

 

 

 

L'ALPITREK IN VALLE STRETTA
di Mauro Ferraris

Pio Giorgio Spaccamela era un rover del  To 24, morto negli anni '50; per ricordarlo la sua famiglia donò al gruppo una casa alpina. Per trovarla il clan si divise in coppie e frugò le alpi occidentali. La trovò al Melezet, paese allora di montagna sopra Bardonecchia.

Il paese era “giusto” nelle montagne, non turistico (allora), aveva un parroco e una chiesa, ed era facilmente raggiungibile, un’ora di cammino dalla stazione ferroviaria di Bardonecchia.

La casa alpina era usata per le vacanze di branco, per i campi invernali e come base per le uscite dei boys. Fu così che Gionni scoprì la Valle Stretta: ai suoi tempi arrivarci era già  gita di giornata, partendo ovviamente a piedi da Melezet, con gli scouts vi passava spesso e man mano che cresceva le gite diventavano più lunghe e impegnative. Al Melezet ogni anno si vedevano i fedeli riunirsi sotto il tiglio centenario, (scomparso ovviamente anch'esso) piantato da Napoleone, per la processione votiva che risaliva la valle per raggiungere il Tabor e rendere grazia a Nostra Signora dei Sette Dolori; don Masset guidava la processione e all'inizio dell'estate gli armenti salivano anche loro nei  ricchi pascoli estivi.

Dopo la fine della 2 guerra mondiale la Valle Stretta è passata alla Francia,  molti pensano  sia stata una fortuna per la valle, in quanto i francesi hanno saputo tenere a bada l'innato istinto speculativo italiano.

A quei tempi esisteva solo un rifugio, il gestore Maggi era  leggenda  Gionni passava di là con suo padre e con gli scouts: poi partì soldato,  dopo il congedo continuò a vagare ramingo per il mondo alla scoperta di nuove situazioni, e più ne vedeva meno differenza trovava con quella iniziale: così decise di ritornare a passare le estati in Valle Stretta,  toglieva i  cavalli dai tafani della pianura per salire nella fresca aria di quelle montagne.

Gionni ha molti amici lassù, avuti in eredità (ricca) dal padre che portava in gita i ragazzi di Bardonecchia per conto dell'azienda autonoma: un padre eccezionale per la sua umanità vitale, ricordato nelle preghiere, nei sorrisi di tanti e perfino dal vento ancor oggi a più di vent'anni dalla sua morte. In sua memoria gli scouts e i suoi amici hanno eretto un cippo ai laghi Bellety e ogni anno si trovano al solstizio d'estate per cantare una canzone lassù, mentre le ossa di Luciano (così si chiama il padre di Gionni) sono nel cimitero di Melezet vicine a quelle di don Masset, amico suo e del Torino 24. Ma il suo Spirito è quassù, tra i pini e le balze dei Re Magi, del col di Thures e del Tabor, lo si vede in mezzo agli scouts che camminano per accamparsi sopra al lago Verde, lo sente anche la cavalla di Gionni ,lei succhia l'energia nell'erba che cresce nei prati della valle: energia palpabile nelle giornate di cielo basso, tra freddo e scrosci di vento, quando la valle è deserta e sembra non ci sia alcuna speranza.

Passeggiando nella valle in estate è possibile anche oggi vedere un accampamento  indiano: è l'Alpitrek, una scuola di equitazione alpina; i suoi fondatori, ormai  vecchi, erano  scouts con la passione dei cavalli, intorno ai quali si è raggruppata altra gioventù con la stessa passione per la montagna, i cavalli e la vita rude. Il campo si è spostato più in basso dei pianori sopra il lago Verde, dove gli esploratori continuano a fare i loro campi estivi; il viandante che passa per la valle nei mesi di luglio e agosto può individuare facilmente i tipì piantati lungo il torrente sotto ai rifugi, con i cavalli che pascolano beati all'ombra dei Serù. Le tracce dei loro zoccoli sono sui sentieri, su fino al colle di Valle Stretta e oltre, sulle pietraie che salgono al Gran Vallone o sulle pendici della Guglia Rossa, attraverso i pascoli sospesi del col di Thures. I cavalieri dell'Alpitrek si muovono con basso profilo, senza parlar forte per non offendere il silenzio della montagna,  quasi defilati cercano di star lontani dai “piaceri” offerti dalla civiltà, proprio come avevano imparato in Valle Stretta dai loro capi scouts tanto tempo fa...

col di tures

Si arriva al col di Thures, uno dei posti più belli della Terra di Mezzo, lo chiamano colle perché mette in comunicazione la valle francese di Clarèe con quella della Dora Riparia ma in realtà, è una valle fossile a duemila metri, memoria di quando la crosta terrestre era più alta. Laggiù in fondo c'è la capanna del pastore, una stretta di mano, un saluto e due parole gentili.

col di tures

Scouts e cavalli accompagnati risalgono il col di Thures sulle tracce di Ottavio