Pio Giorgio
Spaccamela era un rover del To 24, morto
negli anni '50; per ricordarlo la sua famiglia donò al gruppo una casa alpina.
Per trovarla il clan si divise in coppie e frugò le alpi occidentali. La trovò
al Melezet, paese allora di montagna sopra Bardonecchia.
Il paese era
“giusto” nelle montagne, non turistico (allora), aveva un parroco e una chiesa,
ed era facilmente raggiungibile, un’ora di cammino dalla stazione ferroviaria
di Bardonecchia.
La casa alpina
era usata per le vacanze di branco, per i campi invernali e come base per le
uscite dei boys. Fu così che Gionni scoprì la Valle Stretta: ai suoi tempi
arrivarci era già gita di giornata,
partendo ovviamente a piedi da Melezet, con gli scouts vi passava spesso e man
mano che cresceva le gite diventavano più lunghe e impegnative. Al Melezet ogni
anno si vedevano i fedeli riunirsi sotto il tiglio centenario, (scomparso
ovviamente anch'esso) piantato da Napoleone, per la processione votiva che
risaliva la valle per raggiungere il Tabor e rendere grazia a Nostra Signora
dei Sette Dolori; don Masset guidava la processione e all'inizio dell'estate
gli armenti salivano anche loro nei
ricchi pascoli estivi.
Dopo la fine
della 2 guerra mondiale la Valle Stretta è passata alla Francia, molti pensano
sia stata una fortuna per la valle, in quanto i francesi hanno saputo
tenere a bada l'innato istinto speculativo italiano.
A quei tempi
esisteva solo un rifugio, il gestore Maggi era
leggenda Gionni passava di là con
suo padre e con gli scouts: poi partì soldato,
dopo il congedo continuò a vagare ramingo per il mondo alla scoperta di
nuove situazioni, e più ne vedeva meno differenza trovava con quella iniziale:
così decise di ritornare a passare le estati in Valle Stretta, toglieva i
cavalli dai tafani della pianura per salire nella fresca aria di quelle
montagne.
Gionni ha
molti amici lassù, avuti in eredità (ricca) dal padre che portava in gita i
ragazzi di Bardonecchia per conto dell'azienda autonoma: un padre eccezionale
per la sua umanità vitale, ricordato nelle preghiere, nei sorrisi di tanti e
perfino dal vento ancor oggi a più di vent'anni dalla sua morte. In sua memoria
gli scouts e i suoi amici hanno eretto un cippo ai laghi Bellety e ogni anno si
trovano al solstizio d'estate per cantare una canzone lassù, mentre le ossa di
Luciano (così si chiama il padre di Gionni) sono nel cimitero di Melezet vicine
a quelle di don Masset, amico suo e del Torino 24. Ma il suo Spirito è quassù,
tra i pini e le balze dei Re Magi, del col di Thures e del Tabor, lo si vede in
mezzo agli scouts che camminano per accamparsi sopra al lago Verde, lo sente
anche la cavalla di Gionni ,lei succhia l'energia nell'erba che cresce nei
prati della valle: energia palpabile nelle giornate di cielo basso, tra freddo
e scrosci di vento, quando la valle è deserta e sembra non ci sia alcuna
speranza.
Passeggiando
nella valle in estate è possibile anche oggi vedere un accampamento indiano: è l'Alpitrek, una scuola di
equitazione alpina; i suoi fondatori, ormai
vecchi, erano scouts con la
passione dei cavalli, intorno ai quali si è raggruppata altra gioventù con la
stessa passione per la montagna, i cavalli e la vita rude. Il campo si è
spostato più in basso dei pianori sopra il lago Verde, dove gli esploratori
continuano a fare i loro campi estivi; il viandante che passa per la valle nei
mesi di luglio e agosto può individuare facilmente i tipì piantati lungo il
torrente sotto ai rifugi, con i cavalli che pascolano beati all'ombra dei Serù.
Le tracce dei loro zoccoli sono sui sentieri, su fino al colle di Valle Stretta
e oltre, sulle pietraie che salgono al Gran Vallone o sulle pendici della
Guglia Rossa, attraverso i pascoli sospesi del col di Thures. I cavalieri
dell'Alpitrek si muovono con basso profilo, senza parlar forte per non
offendere il silenzio della montagna,
quasi defilati cercano di star lontani dai “piaceri” offerti dalla
civiltà, proprio come avevano imparato in Valle Stretta dai loro capi scouts
tanto tempo fa...
Si
arriva al col di Thures, uno dei posti più belli della Terra di Mezzo, lo
chiamano colle perché mette in comunicazione la valle francese di Clarèe con
quella della Dora Riparia ma in realtà, è una valle fossile a duemila metri,
memoria di quando la crosta terrestre era più alta. Laggiù in fondo c'è la
capanna del pastore, una stretta di mano, un saluto e due parole gentili.
Scouts e cavalli accompagnati risalgono il col di
Thures sulle tracce di Ottavio
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