SOMMARIO

Anno V
Numero 2
Giugno 2013

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ARCHIVIO

 

 

 

 

cucina da campo
PENTOLA A PRESSIONE
Si potrebbe credere che il fuoco dentro il tipì e la pentola a pressione non abbiano nessun punto in comune.
Un'estate a Valle Stretta nella cassa di ferro della cambusa è comparso questo strumento del futuro. I manici erano di ferro ma la valvola era la sua e la guarnizione di gomma anche.
Se ci mettevi dentro sei patate rigorosamente con la pelle e un dito d'acqua, in un quarto d'ora di fischio erano bollite.
Se ci mettevi dentro sei cipolle tagliate in quattro e tre pomodori a pezzi, in dieci minuti avevi dell'ottima zuppa.
Se l'ingrediente era il riso, bastavano cinque minuti.
Quell'estate è successo che chi voleva qualcosa di caldo era contento come al solito e che chi doveva raccogliere la legna per il fuoco anche.

Prima gli indiani non avevano niente. Per cuocere la carne dovevano farla arrostire o seccare e per farla bollire usavano il rumine del bisonte.  Mettevano delle belle pietre sotto le braci e ravvivavano il fuoco finchè queste non erano roventi fino all'anima. Riempivano il rumine con l'acqua e con la carne. Toglievano le pietre dal fuoco e le buttavano nell'acqua che si metteva a bollire quasi istantaneamente. Il calore ceduto all'acqua dalle pietre sostituite man mano per mantenere il bollore, faceva bollire la carne. Questo procedimento richiedeva almeno tre ore di fuoco molto caldo e lavoro e molte risorse. Ogni tre usi il rumine era da sostituire perchè essendo anche lui di origine animale, finiva per cuocere come la carne e diventava troppo morbido per essere ulteriormente utilizzato in questo modo. In caso di scorte di carne scarse poteva essere mangiato ma non era affatto prelibato.

Un giorno un mercante bianco è arrivato all'accampamento con la sua moglie oglala che gli faceva da amante e interprete e ha fissato su un lungo palo una bandiera azzurra e bianca con i gigli di Francia, quella della Nuova Francia. Sotto la bandiera ha scaricato i bagagli che si era portato fino a lì a dorso di mulo. C'erano coperte di lana, lame di ferro per fare coltelli e lance, fili di perline di vetro, zucchero e caffè, munizioni e fucili, acqua di fuoco e pentole di ferro. Il mercante e tanti altri dopo di lui hanno portato nell'accampamento novità che ne miglioravano le condizioni di vita e diavolerie che lo potevano distruggere. Ognuno secondo la sua inclinazione è stato attratto dalle une o dalle altre. Ogni volta che sventolava la bandiera, un mercante aveva raggiunto l'accampamento, tutti lo sapevano e andavano a cercare quello che poteva offrirgli in cambio di pelli di volpe o di lupo ma anche di bisonte. Erano scambi in cui entrambi credevano di fare l'affare. Per i sioux quello che il mercante portava aveva un valore inestimabile perchè non potevano procurarselo altrimenti. Per il mercante una settimana all'accampamento valeva un'inverno di caccia solitaria in mezzo a montagne spietate.

Lavando la pentola a pressione nel torrente di Valle Stretta pensavo a queste cose e a quanto sarebbe stato comodo per una donna cheyenne dell'Ottocento, cucinare in un attimo con la fiamma del focolare bassa e poca brace. Pensavo che se il mercante fosse arrivato all'accampamento con una pentola a pressione, il villaggio l'avrebbe forse pagata con dieci cavalli da guerra dei più coraggiosi perchè è davvero comoda.

Forse ho esagerato, i cavalli da guerra non si vendono mai.