SOMMARIO
Anno V
Numero 3
Novembre 2013
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ARCHIVIO
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L'esperimento di Wu
di Sun Zu
con dissertazione sulla disciplina di Mauro Ferraris
Tempo
addietro avevo allegato ad un pezzo intitolato “ disciplina e
libertà” l’esperimento di Wu, ma alcuni cari amici
non avevano apprezzato l’accostamento, come al solito cammino in
bilico sullo spartiacque il famoso continental divide quello che a
destra finisce nell’atlantico, quello a
sinistra nel pacifico ovviamente se procediamo verso nord, va da se che se filiamo verso sud è esattamente il contrario
Bene, son passati anni e ripenso all’educazione e
l’importanza che essa ha avuto nella mia ma credo anche
d’altri storia , educare come sapete deriva dal latino, non dal
greco, significa “condur fuori “ dal pericolo, aiutare
l’individuo a vivere o sopravvivere nel mondo qualunque esso sia;
in altre
parole insegnare le regole del “ grande gioco” regole che
permettono una vita , nel nostro caso, non da schiavi ma da uomini
semiliberi nel fisico e soprattutto nel pensiero, l’osservanza
delle regole si chiama o la chiamano in genere disciplina, termine ora
fuori moda.
Possiamo affermare che per imparare le regole occorre disciplina?
Sappiamo che le regole non osservate sono un costo che si dovrà pagare?
Sappiamo che nessuno vuole pagare il prezzo delle regole infrante?
Sappiamo che le regole non sono sempre comode?
Che relazione ha la punizione con l’osservanza delle regole?
Ricordiamo che ogni azione ha una reazione?
Attualmente le regole sono saltate, ma solo apparentemente, c’è sempre qualcuno che paga i nostri debiti
il genitore, ora, giustifica e protegge il figlio soprattutto quando
sbaglia, quando il genitore è presente, lui crede di aiutarlo ma
sappiamo che l’indebolisce, il figlio protetto trova comodo e
conformista essere protetto sempre
ma
la vita ha disegni suoi, a volte è gioiosa spesso feroce
conosco persone che ringraziano la durezza ricevuta , da essa hanno tratto forza ed è stata la loro fortuna
conosco persone al contrario che non sopportano dinieghi o punizioni ,
essi dipendono finiscono col dipendere da altri, o dalla loro
sicurezza, o dal potere che credono di avere
si vede il dilagare della maleducazione
la tendenza è di giustificare , di non punire, alla vita
interessa? Siamo sicuri che il conto, nostro, quando verrà
presentato sarà pagato da altri
perché non vogliamo pagarlo?
Il sistema ha abolito la punizione pensando così di aver abolito l’errore
Hanno fatto bene i conti?
Allora perché l’errore dilaga?
Perché siamo così deboli e schiavi
Possiamo chiudere gli occhi, far finta, crederci addosso. Ma tranquilli il conto arriva sempre
E tutti lo sanno
Per questo dopo avervi pensato per parecchi anni invio
l’esperimento di Wu, molti non capiranno, non ci vedranno
l’insegnamento, forse altri sì
Per chi sale a nord i fiumi di destra vanno verso l’atlantico, e
quelli che scendono a sinistra al pacifico, per chi scende a sud
è esattamente il contrario quelli che vanno al pacifico son
quelli di destra
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L'esperimento
Sunzi (SunWu) era nato nello stato di Qi. Grazie al suo
Bingfa, ottenne udienza presso Helu, re di Wu, che così lo interrogò:
«Ho letto con cura la Vostra opera in tredici libri; sarebbe ora possibile fare
un piccolo esperimento di conduzione delle truppe?»
«Si può fare», rispose Sunzi.
«Anche usando le mie donne?» chiese Helu.
«Certamente», fu la risposta.
Raggiunto l’accordo, il re fece uscire le bellezze del suo harem, raccogliendone
centottanta.
Sunzi le divise in due gruppi, ponendo al comando le due favorite e ordinando
di impugnare le alabarde.
Chiese poi: «conoscete voi la sede del cuore, la mano destra, la mano sinistra
e le spalle?».
«Le conosciamo», risposero le donne.
«Se dico “Avanti”, continuò Sunzi, guardate verso il cuore; se dico “A sinistra”,
guardate la mano sinistra; se dico “A destra”, guardate la mano destra; se dico
“Indietro”, guardate alle spalle».
Le donne assentirono.
Una volta esposte queste regole, furono approntate le asce da esecuzione, dopo
di che gli ordini furono impartiti tre volte e spiegati cinque volte.
Al rullo dei tamburi si comandò di volgersi a destra, e le donne scoppiarono in
una grande risata.
Sunzi disse:
«Se le regole non sono chiare e le spiegazioni sono prive di fervore, la colpa
è del generale».
Dopo aver ripetuto per altre tre volte gli ordini e per cinque volte le spiegazioni,
al rullo dei tamburi si ordinò di volgersi a sinistra; ancora una volta le
donne risero rumorosamente.
Sunzi disse:
«Se le regole non sono chiare e le spiegazioni sono prive di fervore, la colpa
è del generale; se dopo i chiarimenti, non ci si conforma alle regole, la colpa
è degli ufficiali».
Ciò detto, Sunzi espresse l’intenzione di far decapitare le comandanti dei due
gruppi.
Vedendo che si voleva uccidere le sue amate concubine, il re di Wu, che osservava
dall’alto di una terrazza, fu colto da grande timore e fece recapitare questo
messaggio:
«La mia modesta persona ha già capito che il generale sa impiegare le truppe.
Se sarò privato di queste due concubine, il cibo non avrà più dolcezza. È
quindi mio desiderio che non vengano decapitate».
«Il vostro servitore – replicò Sunzi – è già stato nominato generale, e quando
un generale comanda un esercito può anche non accogliere alcuni ordini del suo
Signore».
Ordinò quindi di decapitare le due donne per dare un esempio.
Dopo aver posto al comando le concubine immediatamente inferiori per rango, fece
di nuovo rullare i tamburi. Le donne andarono a destra e a sinistra, avanti e
indietro, inginocchiandosi e rialzandosi in perfetto ordine e senza azzardarsi
a fiatare.
A quel punto Sunzi inviò un messaggero dal re col seguente rapporto:
«le truppe sono ora ordinate, e il re può scendere per passarle in rivista.
Egli potrà impiegarle come vorrà, spingendole anche attraverso l’acqua e il fuoco».
Il re rispose:
«Il generale può ritirarsi nei suoi alloggi a riposarsi. Non è Nostra intenzione
procedere alla rivista».
«Il re ama le belle parole, ma non sa metterle in pratica», commentò Sunzi.
Helu capì allora che sapeva veramente impiegare l’esercito,
e lo nominò suo generale. Ad ovest, Sunzi sconfisse il potente stato di Chu,
penetrando nella città di Ying; a nord intimorì gli stati di Qi e Jin.
La fama che ottenne presso i signori feudali era quindi basata su effettive specialità.
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