SOMMARIO

Anno VI
Numero 1
Marzo 2014

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POSTA

Perché e quando si dice “ cavallo sottomano” e scosso”? 

Marco Tenenti

Caro Marco tutti i termini subiscono modificazioni
Ai miei tempi, tanti anni fa, s’intendeva cavallo sottomano quando un cavaliere portava un cavallo alla longhina, qualcuno pensa che il termine sia valido solo quando il cavaliere è in sella, altri anche quando è a terra, personalmente uso il secondo concetto in quanto nell’alpitrek il cavaliere è sempre cavaliere anche quando non è in sella, seguendo questa idea una persona qualsiasi porta un cavallo a mano, ma son tutte disquisizioni un po’ inutili nell’attuale confusione. Diversi sono anche i modi condurre un cavallo a seconda se si è in scuderia maneggio o in montagna, nei primi due casi si procede spalla destra (la nostra) contro quella sinistra (la sua), tenendo la longhina con due mani. Alcuni chiamano la longhina lunghina, altri ancora corda. Come vedi anche in queste piccole cose è arrivata la stravaganza

Più tranquillo è il termine “scosso” cioè quando un cavallo segue il cavaliere senza longhina ma di sua abitudine o addestramento. Questo può capitare nel palio o quando un cavallo col basto segue tranquillo la carovana. Personalmente nel mio lavoro avere cavalli abituati a procedere da soli, in gergo scossi, è molto utile quando devo seguire allievi in difficoltà senza avere pensiero della cavalcatura che altrimenti impedirebbe il pronto intervento. Importante questo addestramento quando si procede su terreni difficili, meglio avere cavalli o muli o asini addestrati a seguire senza essere legati tra loro per evitare incidenti o trascinare nelle eventuali cadute altri quadrupedi, ma questa operazione non è facilissima.


Volevo chiedere se nei trekking da voi organizzati possono partecipare cavalli scalzi visto che non ferro il mio

Grazie

Liuva Cieli

Gentile Liuva

Premesso che con noi può venire chiunque sia educato onesto e rispettoso, quindi forse non proprio tutti tutti, in teoria potrebbero venire anche i cavalli scalzi. Nella  pratica, quella quotidiana della progressione, abbiamo avuto parecchie complicazioni. Coloro che usano cavalli scalzi hanno una  loro” filosofia “ e, di fatto, più problemi di una compagnia alpitrek in marcia, parlo per esperienza vissuta sia chiarissimo. Noi ci muoviamo su tutti i tipi di terreno, mulattiere sentieri pietraie, ci muoviamo sempre col sole e con la pioggia, i cavalli che erano con noi dopo tre quattro giorni di marcia erano sulle uova offrendo uno spettacolo un po’ penoso, i loro padroni avevano asserito che lavoravano otto ore al giorno ma era falso, hanno condizionato la progressione della compagnia in modo non accettabile, i) obbligando a scegliere sentieri di diverso fondo 2) riducendo drasticamente le ore di marcia, 3) facendo fermare tutti per mettere e togliere le scarpe insomma hanno rovinato l’armonia della compagnia, dulcis in fundo mettevano ( a parole) i cavalli su un piano diverso mentre per l’ak tutti sono sullo stesso piano.
Più immediato Andrea Mischianti, che in Nevada li ha abbandonati soffrendo lui stesso per gli zoccoli insanguinati dei loro cavalli.
Morale della favola: non è vero che un cavallo scalzo può progredire come uno ferrato, almeno con noi.
Per tornare alla sua domanda  la risposta è: venga pure ma la compagnia non si flette sulle sue esigenze.