SOMMARIO
Anno VI
Numero 1
Marzo 2014
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ARCHIVIO
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Piemontesi tra gli Uroni
IL REGGIMENTO CARIGNAN-SALIERES DELLA NUOVA FRANCIA
di Pier Vittorio Stefanone
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Carlo
Emanuele II, ultimo duca di Savoia e padre del primo re di Sardegna,
Vittorio Amedeo II, può essere considerato il padre fondatore
della fanteria piemontese-savoiarda che, su sue disposizioni, viene
organizzata nel 1664 su sei reggimenti: 1° rgt Guardie, 2° rgt
Savoia, 3°rgt Aosta, 4°rgt Monferrato, 5°rgt Piemonte e
6° rgt Nizza. A questi reggimenti, chiamiamoli
“ufficiali”, se ne devono aggiunge altri ai quali
potremo dare la denominazione di “privati”. Uno di questi
è di proprietà del cugino del duca, Emanuele Filiberto
“il muto” del ramo di Carignano e conta circa mille uomini
divisi in dodici compagnie. Le origini del reggimento Carignano in
realtà risalgono al 1636 per volontà di Tommaso Francesco
di Savoia principe di Carignano, figlio di Carlo Emanuele I e
capostipite del ramo cadetto dei Savoia-Carignano. Costui aveva
combattuto contro i Francesi al servizio degli Asburgo durante la
Guerra dei Trent’anni, nel 1642, per poi cambiare alleanze e
passare ai francesi. Con la sua morte, avvenuta nel 1656, il reggimento
Carignano passò al figlio, appunto Emanuele Filiberto, il quale
nominò lo svizzero Balthazar colonnello e comandante del
reggimento. Come succedeva spesso in quei tempi, il Balthazar
passò al servizio degli imperiali tre anni più tardi ed
il Savoia si vide costretto a sostituirlo con Henri de Chastelard,
signore di Salières. Il reggimento assunse quindi il nome di
Carignano-Salières. Dopo la pace dei Pirenei le casse del
principe Emanuele Filiberto piangevano miseria così che il
Savoia pensò bene di cedere il reggimento al re di Francia,
Luigi XIV, che cercava truppe da inviare nelle colonie del Nord
America. Infatti, dal 1641, la Nuova Francia viveva costantemente
sotto l’incubo delle feroci scorrerie degli Irochesi, come andava
ripetendo al Re Sole con una certa qual insistenza il vescovo di
Versailles mons. Laval. Per comprendere l’avversione della Lega
delle Cinque Nazioni Irochesi (Seneca, Cayuca, Onondaga, Oneida e
Mohawk) nei confronti dei Francesi bisogna fare alcuni passi indietro e
spendere due righe sull’adozione del cappello di feltro
costituito da peli di castoro, un simbolo di elevata condizione
sociale, una necessità mondana imprescindibile per gli
elegantoni del tempo come ricorda il Pieroni. Si può dire
che il castoro fosse alla base del commercio delle pellicce nella Nuova
Francia e oltre. Le potenze europee non esitarono a scatenare guerre
per il possesso di nuovi territori di caccia, cosa che provocò
la rovina di alcune di esse e la scomparsa di diverse tribù
indiane che popolavano quelle terre. Quando, nel 1608, Samuel de
Champlain fondò, sulle rive del fiume San Lorenzo, la
città di Quebec, gli Uroni, stanziati tra il Lago Huron e la
Baia di Re Giorgio, furono i primi nativi a commerciare con i nuovi
arrivati. Gli Uroni, con l’appoggio francese costruirono un vero
e proprio impero commerciale destinato ad ampliarsi di anno in anno. Le
pellicce di castoro arrivavano ai Francesi attraverso tre vie
principali: la prima attraverso il lago Nipissing, lungo il fiume
Ottawa e da qui con un faticoso portage, al San Lorenzo; la
seconda seguiva il San Lorenzo sino a Trois Rivières; la terza,
a nord, costeggiava la Baia di Hudson, giungeva al Lago Saint Jean e
poi discendeva lungo il fiume Saguenay sino a Tadoussac, nel golfo del
San Lorenzo. Quando Champlain s’accorse (e non ci volle molto) di
avere dei concorrenti nel commercio di pellicce lungo il San Lorenzo,
fu costretto a consolidare il patto d’alleanza con gli Uroni i
quali gli chiesero in cambio della loro fedeltà l’aiuto
militare contro gli Irochesi, loro acerrimi nemici da oltre
cent’anni. Il Francese acconsentì e organizzò una
spedizione lungo il fiume Richelieu, commettendo un gravissimo errore
che determinò in seguito la sconfitta francese in Canada. La
battaglia tra le due fazioni avvenne nel luglio 1609 presso
Ticonderoga, dove gli Irochesi furono pesantemente sconfitti, ma il
loro odio verso la Francia fu da quel giorno inestinguibile. Ma
riprendiamo il filo del discorso interrotto. Nel 1664 infatti, in
seguito alla richiesta del Sovrano Consiglio, il ministro delle finanze
francese Jean-Baptiste Colbert dispose che il Carignan-Salières
andasse a rafforzare il contingente di 100 uomini operante nella
colonia. Questo invio di truppe a Quebec era anche (e
soprattutto) motivato da ambizioni mercantili più che dalla
necessità di soccorrere i coloni della nuova Francia. A quel
tempo il reggimento era ridotto a otto compagnie per un totale di
circa quattrocento uomini, certamente insufficiente a soddisfare la
domanda del re Luigi XIV che esigeva una grande forza militare.
Così i quadri del reggimento furono incrementati a venti
compagnie di circa mille uomini, assorbendo altre dodici compagnie
francesi, quali quelle di Lallier, Chambellé, Poitou e Broglio.
il reggimento Carignan-Salières che s’imbarcò nel
1665 da La Rochelle alla volta della Nuova Francia aveva perduto molti
degli originali Piemontesi ed era composto per lo più da
Francesi, Savoiardi, Liguri, Svizzeri e Irlandesi. Per il trasporto del
reggimento furono impiegate sette navi. La prima di queste, la Joyeux
Siméon, salpò il 19 aprile 1665 e arrivò a Quebec
il 1° luglio. A bordo c’erano le compagnie di La Fouille,
Froment, Chambly e Rougment. Le Joyeux Siméon era una nave
olandese noleggiata da un mercante della Rochelle, tal Pierre Gaigneur.
Le altre due navi che partirono dalla Francia furono la Paix e
l'Aigle d'or. Esse trasportarono le compagnie: Colonelle, de
Contrecoeur, Maximy e Sorel. A bordo dell’ Aigle d'or presero
posto de Salières, La Fredière, Grandfontaine e La Motte.
Queste navi facevano parte della flotta del re e partirono da La
Rochelle il 13 maggio 1665, arrivando a Quebec il 18 agosto 1665.
Anche le due navi che salparono il 24 maggio erano navi della Marina
Reale: la Saint Sébastien e Le Jiustice. A bordo de la
Saint Sébastian c’era il neo- nominato intendente della
nuova Francia Jean Talon, il governatore Daniel de Rémy de
Courcelle oltre alle compagnie di Prat Du, Naurois, Laubia, Saint-Ours,
Petit, La Varenne, Vernon. Queste due navi arrivarono a Quebec il 12
settembre 1665.
Infine, l'ultima nave a vela che lasciò la Francia il fu il
Jardin de Hollande , che trasportò le attrezzature e tutta la
logistica destinata al reggimento (questi sono i dati in mio possesso
ma ci sono discrepanze in letteratura sulle date d’arrivo delle
navi nella Nuova Francia e quali compagnie erano a bordo di ognuna di
esse). Quattro compagnie arrivarono nella Nuova Francia il 30 giugno
1665 con de Alexandre Prouville de Tracy sulla nave
Brézé. I capitani di queste compagnie erano La
Durantaye per la compagnia Chambellé, Berthier per
la compagnia Allier, La Brisardière per la compagnia
Orléans e Monteil per la compagnia Poitou.
L’arrivo del reggimento nella colonia canadese venne accolto in
maniera piuttosto discordante. Madre Maria dell’Incarnazione,
badessa del locale convento, scrisse:
“…Le navi sono tutte arrivate, portandoci il resto
dell'esercito, insieme con le persone più eminenti che il re ha
mandato in aiuto del Paese…. Le stiamo aiutando a capire che
questa è una Guerra Santa, dove le uniche cose che contano sono
la gloria di Dio e la salvezza delle anime…”. Con occhi
disincantati e senz’altro con spirito più razionale, lo
studioso Jack Verney afferma che, in sostanza, la missione del
reggimento fu assai più laica che religiosa: semplicemente il
ministro Jean-Baptiste Colbert volle sviluppare il potenziale economico
della colonia in condizioni di totale sicurezza.
A Montreal il sacerdote sulpiziano François Dollier de Casson
reagì assai negativamente all’arrivo del reggimento,
dicendo che “dall’insediamento delle truppe i vizi, i
problemi e le disgrazie che prima erano quiescenti, erano di colpo
risorte e accresciute." Secondo il Verney, il racconto di padre Dollier
è senz’altro attendibile, specie considerando i focolai di
disordine e di indisciplina che contrassegnarono il procedere del
reggimento verso La Rochelle.
Il servizio del reggimento in Nuova Francia iniziò quando ad un
terzo degli effettivi fu ordinato di costruire nuove forti lungo il
Fiume Richelieu, la via principale seguita dagli Irochesi per le loro
incursioni: Fort Chambly, comunemente noto come Fort St. Louis a
Chambly, Fort Sainte Thérèse e Fort Saint-Jean a
Saint-Jean-sur-Richelieu.
Fort Sainte Anne fu eretto nei pressi del Lago Champlain, vicino alla sorgente del fiume.
Tutti i forti furono utilizzati come stazioni di rifornimento per le
truppe, e da lì iniziarono le due campagne in terra irochese
nell’ inverno del 1666.
La prima campagna del reggimento fu decisa dal governatore, Daniel de
Rémy de Courcelle e dal generale de Alexandre de Prouville Tracy
dopo che i Mohawk si rifiutarono di far parte di una delegazione dei
capi delle Nazioni Irochesi (Oneida, Onondaga, Cayugas e Seneca)
recatasi a Montreal nel novembre 1665 per stipulare accordi con i
Francesi. Tracy interpretò l'assenza dei Mohawk come un atto di
minacciosa intimidazione nei confronti della presenza dei soldati del
Carignan-Salières.
Il marchese de Salières non era della stessa opinione dei due
suoi superiori egli riteneva infatti che la campagna invernale,
sostenuta senza un adeguato equipaggiamento, non fosse assolutamente
fattibile, come si evince dalle sue memorie:
“Quando ho capito e ho visto le condizioni in cui versavano i
nostri soldati prossimi a partire per questa impresa, ho visto il
carente equipaggiamento dei soldati che avevano una sola coperta, erano
senza racchette da neve, senza attrezzature per il ghiaccio e con un
solo un paio di mocassini e di calze. Quando ho visto tutto questo, ho
detto ai capitani che solo un miracolo di Dio potrebbe portarci al
successo. Alcuni di loro hanno risposto che M. le gouverneur
[Courcelles] ha disposto ogni cosa a suo piacimento, senza chiedere
consigli da nessuno”.
Il 30 gennaio 1666, sotto gli ordini di Courcelles, senza
attendere l’arrivo delle guide indiane, cinquecento soldati del
Carignan Salières, alcuni nativi e circa duecento volontari
della milizia si persero tra i boschi per tre settimane, prima di
finire alla periferia dell'insediamento Anglo-Olandese di Scehnectady,
imbattendosi in un villaggio Mohawk che devastarono.
I rumori della battaglia furono percepiti da una sessantina di
guerrieri Mohawk che impegnarono i Francesi in una scaramuccia con un
certo numero di vittime da entrambe le parti. Nonostante l'esperienza
dei soldati del reggimento Carignan-Salières, le manovre
tattiche francesi sperimentate sui terreni di battaglia europei si
rivelarono presto inutili di fronte a quelle “mordi e
fuggi”, utilizzate da Mohawk. Il combattimento si concluse quando
il borgomastro di Schenectady informò Courcelle che i suoi
soldati erano penetrati nel territorio del Duca di York. Il
borgomastro rincarò la dose dicendo che se i Francesi non si
fossero subito ritirati, avrebbero avuto a che fare non solo con gli
indiani, ma anche con le unità inglesi di stanza a Schenectady e
Albany ( a meno di 25 chilometri di distanza). Courcelle sospese le
ostilità e il borgomastro accettò di fornire ai Francesi
viveri per il loro viaggio di ritorno.
In definitiva, la campagna fu un fallimento: nessun obiettivo fu
raggiunto e il reggimento subì forti perdite. Circa
quattrocento uomini perirono a causa della fretta con cui fu lanciata
la campagna e la durezza del clima, la maggior parte dei decessi si
verificò durante il viaggio da e per Fort St. Louis.
La seconda campagna del reggimento Carignan-Salières
contro i Mohawk fu organizzata e guidata dal generale de
Alexandre de Prouville Tracy. Il piano prevedeva di penetrare nel
territorio Mohawk, situato a nord-ovest di Schenectady lungo quello che
oggi è il fiume Mohawk. Questa campagna si deve collocare nel
contesto di quella che fu la Seconda guerra Anglo-Olandese nell'estate
del 1666. Re Luigi XIV, schierato con l’Olanda, volle che
lo stesso generale de Tracy guidasse i soldati francesi nella stessa
zona d’operazioni dell'anno precedente, vicino ad Albany e a
Schenectady. Per i Francesi era indispensabile sottomettere i Mohawk
per evitare la costituzione di più fronti da parte delle forze
inglesi e dei loro alleati Irochesi. La distruzione di quattro villaggi
Mohawk fu il risultato più eclatante dell'impresa; tuttavia non
ci fu nessun reale combattimento dato che i villaggi furono abbandonati
dai nativi al sopraggiungere del reggimento francese. Il reggimento
avrebbe dovuto riorganizzarsi a Fort Sainte Anne il 28 settembre per
poi spingersi in territorio Mohawk il giorno successivo.
Il ritardato arrivo al forte di diversi elementi costrinse il
reggimento a muovere su tre colonne con tre giorni di ritardo rispetto
al piano di marcia. Il numero di uomini impiegati nella campagna fu di
circa centoventi soldati reggimentali, volontari civili costituenti la
milizia e guerrieri nativi. Il generale de Tracy scelse di utilizzare
in questa fase della campagna l'elemento sorpresa e, per potersi
muovere rapidamente nel territorio nemico, ordinò ai suoi
soldati di viaggiare leggeri.
Così, fin dall'inizio delle operazioni, la situazione del
reggimento Carignan-Salières sotto il profilo logistico assunse
una condizione precaria: i soldati avevano al seguito viveri
insufficienti e non avevano trasportato le attrezzature necessarie per
un eventuale assalto di lunga durata. Come se non bastasse
l’inclemenza del tempo si aggiunse alla difficoltà della
missione, minacciando ulteriormente il successo della campagna.
Come si mosse nell'entroterra il reggimento incontrò quattro
villaggi Mohawk che erano stati abbandonati. Ciò fu un tocco di
fortuna dato che il Carignan-Salières non operava al
completo e i soldati erano distribuiti su una vasta area. In questa
situazione, infatti, il reggimento probabilmente non sarebbe stato in
grado di resistere ad un attacco su larga scala. Nei villaggi
abbandonati in fretta le truppe francesi trovarono cibo, utensili, armi
e altri rifornimenti.
Il reggimento si raggruppò nell'ultimo dei quattro villaggi e il
de Tracy ordinò ai soldati di tornare verso Quebec bruciando e
saccheggiando ciascun villaggio Mohawk attraversato. Il 17 ottobre
1666, le terre e i campi che circondavano i villaggi Mohawk furono
rivendicati come territorio francese e a tale scopo furono erette croci
a simboleggiare quelle proprietà. Tuttavia i Francesi non si
curarono, in futuro, d’intervenire per far rispettare quella
pretesa territoriale.
Sebbene le truppe francesi non avessero impegnato in combattimento
Mohawk o soldati britannici, la campagna fu considerata un grande
successo e i Francesi acquisirono una posizione di superiorità
tattica nei confronti dei Mohawk e dell’intera
Confederazione irochese, cosa che diede loro un notevole vantaggio
diplomatico nei susseguenti colloqui di pace che si conclusero nel
luglio 1667, con la ratifica da parte irochese dell’accordo
dopo un vertice durato cinque giorni. Ebbe fine così la Seconda
Guerra Franco-Indiana. L'obiettivo principale dei Francesi, durante le
trattative, fu quello di consolidare il loro controllo sul commercio di
pellicce a scapito degli interessi Anglo-Olandesi in Albany,
sorvegliando posizioni strategiche di tale traffico nella regione.
Conquistato tale obiettivo, furono in grado di collocare commercianti
di lingua francese e gesuiti in numerosi villaggi irochesi.
Per garantire il successo dell’accordo nonché la sicurezza
dei commercianti e dei missionari fu implementato un sistema di
ostaggi, ad ogni villaggio irochese fu così imposto di
inviare due membri di una famiglia leader a vivere nella Valle di San
Lorenzo. A seguito della ratifica dei trattati del 1667 la pace fu
mantenuta nella regione per i successivi vent'anni, segnando la fine
delle operazioni del reggimento Carignan-Salières in Nuova
Francia.
Epilogo
Con la fine della minaccia irochese, re Luigi XIV decise di offrire
agli uomini del reggimento Carignan-Salières
l'opportunità di sistemarsi nella Nuova Francia per contribuire
ad incrementare la popolazione della colonia. Come incentivo venne loro
corrisposto un premio in denaro e viveri per un anno inoltre agli
ufficiali furono offerte concessioni terriere sotto forma di signorie.
Anche se la maggior parte del reggimento ritornò in Francia nel
1668, circa quattrocentocinquanta uomini decisero di stabilirsi
definitivamente in Canada. A costoro vennero offerti appezzamenti di
terreno nonché un bue, una mucca, una coppia di maiali, un
gallo, una gallina, due barili di carne salata ed alcune armi qualora
avessero deciso di metter su famiglia, ma restava ancora un nodo da
sciogliere affinché questo progetto si potesse realizzare:
mancavano le mogli! Nessun problema: giunsero nella Nuova Francia un
certo numero di ragazze per lo più orfane o indigenti fino ad
allora vissute in collegi o in istituti finanziati dal Re, ad ognuna
delle quali il Re stesso assegnò per questo loro destino una
"consistente" dote matrimoniale e conosciute come Filles du Roi.
L'incontro tra le nuove arrivate e gli effettivi del reggimento avvenne
sotto la gestione delle suore Orsoline: le più ricercate, a
quanto si legge nelle relazioni del tempo, sono le donne robuste,
ritenute più resistenti alle condizioni ambientali del luogo. Di
molti di questi nuovi coloni francesi si conoscono il nome, la
provenienza e a volte anche il grado, di seguito alcuni esempi:
cognome
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nome
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soprannome
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varianti
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grado
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Compagnia
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Labbadie (de)
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Jacques
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-
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Labady
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sergeant
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Loubias
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Labbé
|
Pierre
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LaCroix
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L’abbé
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soldier
|
Monteil
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Lachaise
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Louis
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Georges d'Amboise (d'Ambroise)
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“Martin Beaudry”
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soldier
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Contrecoeur
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Lafond (de)
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Jean
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Lafontaine
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Lafon, Lafont
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sergeant
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Dugué
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Lafond
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Jean (Roland ou Laurent ?)
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Sieur de Lafontaine
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Lafon, LaFons, LaFont
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lieutenant
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Monteil
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