SOMMARIO
Anno VI
Numero 1
Marzo 2014
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ARCHIVIO
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La grande Bufera
come la Natura influenza la Storia
di Omar Luzietti
L’ inverno del 1886 si preannunciava strano nel Nord Ovest,
l’autunno era stato particolarmente caldo, con temperature
estive, salvo qualche temporale a fine ottobre. Nessuno ricordava un
inverno così mite. Il bestiame era grasso, il fieno bello e
abbondante. Gli Indiani della zona avevano intuito qualcosa, osservando
le migrazioni degli uccelli, cominciarono a fare scorta di provviste e
di coperte, in attesa del freddo. A metà novembre la temperatura
si abbassò di colpo sotto lo zero, ma dopo pochi giorni
tornò il caldo e fu così fino alla fine
dell’anno…
A gennaio del 1887 un vento gelido investì le praterie del
Wyoming e del Montana, la temperatura scese a venti gradi sotto zero,
per dieci giorni consecutivi. Alla fine del mese la Grande Bufera
calò su tutto il Nord Ovest. Nevicò ininterrottamente per
tre giorni, con nebbia e raffiche di vento. Tutti i ranch e i pascoli
della zona furono sepolti sotto metri di neve e non fu più
possibile ai cowboys uscire per occuparsi del bestiame, allevato allo
stato semi brado in un territorio enorme. I più coraggiosi
indossarono tutte le giacche che possedevano, una sull’altra, e
in sella ai loro cavalli migliori, si avventurarono nella bufera per
cercare di trarre in salvo almeno qualche animale. Molti di loro non
fecero ritorno. Il settanta per cento delle mandrie sparse sugli
altipiani del nord morì di freddo e di stenti. A peggiorare la
situazione furono i recinti di filo spinato che dividevano i pascoli,
molte bestie perirono nel tentativo di oltrepassarli in cerca di
qualche valle in cui ripararsi dai venti polari. Le loro carcasse
giacevano a migliaia addossate alle recinzioni. Intere famiglie di
coloni e molti gruppi di cowboys morirono congelati nelle loro capanne
o nelle bunkhouse con le pareti di legno foderate con fogli di
giornale. In Kansas una mandria di cinquemila capi fu ritrovata sepolta
dalla neve, altri cinquecento morirono affogati o congelati nel
tentativo di guadare un fiume.
Hard Winter – W.H.D Koerner
In primavera il freddo cessò poco per volta. I fiumi e i
torrenti, ingrossati dal disgelo, trascinavano a valle migliaia di
carcasse. La prateria era coperta di animali morti. Un numero
inimmaginabile di cadaveri veniva ammucchiato nei canaloni, nella
boscaglia o veniva dato alle fiamme sul posto. Molti ranch non si
ripresero più dal colpo subito e fecero fallimento.
Sopravvissero solo gli allevatori più grandi, che avevano
conservato qualche esigua mandria e possedevano tanta terra. Anche chi
non aveva subito grosse perdite preferì abbandonare
l’attività, per evitare il ripetersi di un simile
cataclisma. L’industria del bestiame era stata messa in ginocchio
dalle forze della natura. I grandi allevatori, rimasti in pochi, si
appropriarono delle terre lasciate libere da chi se ne era andato e,
col passare degli anni, misero su dei fiorenti allevamenti dai confini
immensi. Li chiamavano i “Baroni del Bestiame”ed erano
molto fieri di aver tenuto duro di fronte alle difficoltà e di
aver creato i loro imperi dal nulla. Nel frattempo, molti cowboys
rimasti senza lavoro, cominciarono a costruire dei piccoli ranch,
comprarono un po’ di terra e la recintarono per custodire qualche
mucca. Dopo pochi anni le mandrie di questi piccoli allevatori
crescevano a vista d’occhio e anche i confini dei loro territori
si ampliavano.
The Fall of the Cowboy – Frederick Remington
I grandi allevatori, abituati ad essere i padroni
incontrastati, non vedevano di buon occhio l’arrivo di questi
nuovi vicini. Li chiamavano “Rustlers”, ladri di bestiame,
per via della dubbia provenienza delle loro mandrie. I piccoli
allevatori avevano preso l’abitudine di catturare i maverick, le
vacche rinselvatichite sparse nella boscaglia come cervi, ma i Baroni
ne rivendicavano la proprietà. Naturalmente i vitelli nati nei
pascoli liberi non avevano padroni, ma non c’erano leggi che lo
regolamentassero.
(continua…)
Immagini:
Mandan Camp – Karl Bodmer
The Morning Shower – F.T. Johnson
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La Guerra dei Pascoli
conseguenze della Grande Tempesta
di Omar Luzietti
I nuovi coloni costruirono delle città e dei paesi vicino alle
loro terre, ma la politica era controllata dai grandi allevatori, che
si riunivano in associazioni come la “Wyoming Cattlemen
Association” di Cheyenne. Nel 1890 l’attrito fra coloni e
allevatori si era inasprito diventando un vero e proprio conflitto
conosciuto come le “Guerre dei Pascoli”. Tutti volevano
aver diritto ai pascoli demaniali, l’open range era enorme, ma
nessuno sopportava l’idea di doverlo dividere con altre mandrie.
I grandi allevatori intendevano mantenere i pascoli liberi per se
stessi e difendere le loro fonti di guadagno. Accusavano i coloni di
rubare il bestiame. In effetti qualche furto c’era stato. Anche i
primi allevatori, giunti sul posto molti anni prima, avevano occupato
le terre libere che preferivano, senza chiedere a chi appartenessero.
Fatti simili si erano già verificati, almeno dieci anni prima,
in New Mexico, nella contea di Lincoln, a causa della monopolizzazione
del pascolo libero ad opera di John Chisum, detto il “Re del
Pecos”. Chisum aveva assoldato Billy the Kid per far rispettare i
suoi presunti diritti. La storia si stava ripetendo in Montana e
Wyoming, così i luoghi in cui si erano da poco concluse le
Guerre Indiane dovevano ora assistere alle battaglie tra allevatori.
Frank
Wolcott credeva di essere il re dei pascoli, fu grazie a lui che
vennero assunti i regolatori. Dall’associazione, aveva ottimi
agganci politici che permisero ogni sorta d’ingiustizie quasi
legalmente commesse contro i coloni, gente immigrata dall’Europa
grazie ai contratti della ferrovia.
Per controllare i ladri di bestiame l’Associazione si
inventò una nuova professione, quella del guardiano del pascolo
o ispettore del bestiame. Il guardiano del pascolo era un cowboy a
tutti gli effetti, ma doveva possedere molta pratica nell’uso
delle armi ed essere spietato verso i rustlers.
Regolatori
A volte venivano
assunti ex uomini di legge che da giovani avevano svolto il mestiere
del cowboy e sapevano come fare. Certo, avevano modi spicci, non
andavano tanto per il sottile, ma i Baroni del Bestiame volevano
proprio questo, un deterrente per scoraggiare gli altri allevatori.
Alcuni personaggi, come Frank Canton e Tom Horn, passarono alla storia
come guardiani del pascolo integerrimi e cacciatori di uomini.
Frank
Canton ladro di bestiame e rapinatore poi diventato un “ perbene” vice
marshal federale comprato dai grandi allevatori, un poche parole una
bieca figura.
C’erano anche loro quando venne assediato il ranch K-C di Nathan
Champion. I grandi allevatori sospettavano che laggiù si
rifugiassero dei pericolosi ladri di bestiame che li stavano
danneggiando. Inviarono a controllare una squadra di trenta uomini
armati, capeggiata da Frank Canton, un ex sceriffo, li chiamavano i
“Regolatori”. Cavalcando a tappe forzate e ben
equipaggiati, raggiunsero il piccolo ranch K-C all’alba, nella
contea di Johnson, in Wyoming. Il piano iniziale avrebbe previsto di
far saltare subito in aria quel covo di ladri con la dinamite, ma per
paura di avvicinarsi troppo i Regolatori si nascosero nel barn in
attesa che uscisse qualcuno dalla bunkhouse. In casa c’erano solo
due trappers di passaggio, il proprietario Champion ed il suo cowboss.
Catturati i cacciatori che erano usciti per prendere acqua nel pozzo, i
Regolatori cominciarono a sparare tutti assieme sulla capanna, per poi
dargli fuoco. Nessuno degli assediati si salvò, ma Champion fece
in tempo a scrivere i fatti sul suo diario, che fu in seguito ritrovato.
Ella
Watson e James Averill, coloni assassinati dai regolatori al soldo dei
grandi allevatori nella guerra della contea di Johnson col pretesto di
aver rubato alcuni capi di bestiame per sfamarsi. Sulla loro storia
Michael Cimino ha fatto un film grandioso intitolato 'I cancelli del Cielo' che
raccontava minuziosamente i fatti inerenti alla guerra del bestiame e
la grande ingiustizia dei ricchi possidenti sui poveri coloni arrivati
da poco. Questo costosissimo film non è affatto piaciuto agli americani
per ovvi motivi e, in seguito al disastro economico, la United Artist
che l'aveva prodotto è fallita
Molti errori e rappresaglie furono ancora compiute, in tutto il Nord
Ovest, negli anni che seguirono la Grande Bufera. La legge si schierava
da una parte o dall’altra, a seconda della convenienza. Il filo
spinato cominciò a dividere i pascoli per miglia e miglia. I
grandi allevatori rivendicavano ancora il diritto al pascolo libero e
ritenevano l’uso ingiustificato del filo spinato un delitto pari
al furto di bestiame. Furono inviate squadre di “tagliatori di
filo spinato” per riaprire la via ai pascoli di sempre. Muniti di
grosse cesoie e mascherati con cappucci sulla testa, questi cowboys al
servizio dei Baroni del Bestiame, agivano di notte, indisturbati. In
seguito tutti gli allevatori cominciarono a recintare le loro presunte
proprietà col filo spinato, segnando la fine del pascolo libero.
Perry Owens
Un altro flagello che colpì l’allevamento bovino nelle
grandi pianure, alla fine del secolo, fu l’arrivo di grandi
greggi di pecore. Centinaia di pecore che pascolano rasano l’erba
fino al suolo, però lo rivoltano e lo concimano anche. Per le
vacche rimaneva ben poco. Theodore Roosevelt, proprietario di ranch,
avvocato e futuro presidente degli Stati Uniti, aveva scritto: “
L’allevamento nella sua forma attuale è condannato e non
arriverà al secolo nuovo. I grandi allevamenti liberi, con i
loro aspetti barbari, pittoreschi ed affascinanti, rispettavano uno
stadio primitivo di esistenza come i grandi tratti della foresta
vergine, e come questi sono destinati a scomparire di fronte alla
marcia in avanti del nostro popolo; e noi che abbiamo provato il
fascino di quella vita ed abbiamo esultato del suo traboccante vigore e
della sua sconfinata libertà, lo rimpiangeremo non solo per noi
stessi, ma anche per coloro che verranno dopo e che non vedranno, come
noi abbiamo visto, la fase più piacevole, più sana e
più eccitante della storia americana.”
Tom Horn
Nato nel 1860, in Missouri, Tom Horn aveva prestato servizio, a
sedici anni, nell’esercito degli Stati Uniti, in qualità
di scout, sotto Al Sieber, durante le campagne contro gli Apache di
Geronimo. Conclusa la guerra, trovò lavoro presso
l’agenzia investigativa Pinkerton. In base al suo stato di
servizio fu scelto per far parte dei “Regolatori del
Colorado”, la banda che avrebbe dovuto spaventare e richiamare
all’ordine i piccoli allevatori nel corso delle Guerre dei
Pascoli. In seguito fu assunto come “guardiano del pascolo”
al servizio dei Baroni del Bestiame. Quando un allevatore sospettava
che qualcuno gli rubasse il bestiame, mandava a chiamare Tom Horn.
Serviva una persona che incutesse timore. Un cowboy che lavorava con
lui lo descriveva così: “Arrivava nella bunkhouse senza
fare rumore, fumava una sigaretta dopo l’altra, non parlava mai
con nessuno, ma passava intere giornate ad arrotolare crini di cavallo
fino a farne dei mecate lunghissimi.” Nel 1898 Tom Horn si
arruolò in cavalleria e partì per Cuba, per prendere
parte al conflitto tra Stati Uniti e Spagna. Due anni dopo era di nuovo
in Wyomig a fare il suo mestiere, il guardiano del pascolo. Infastiditi
dalla sua scomoda presenza, i coloni decisero di eliminarlo dalla
scena, ma in modo legale. Fu accusato di aver sparato ad un ragazzo che
pascolava le pecore e furono costruite delle prove per incastrarlo
durante il processo. Tom Horn fu impiccato a Cheyenne il 20 novembre
1903, il giorno dopo avrebbe compiuto quarantatre anni. I tempi stavano
cambiando.
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