SOMMARIO
Anno VI
Numero 2
Settembre 2014
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ARCHIVIO
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EDITORIALE
di Mauro Ferraris
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Oggi
pomeriggio, 10 ottobre 2014, una vecchia amica è passata a
trovarmi per far conoscere l’alpitrek ad Alice, signorina di 15
anni da sempre innamorata dei cavalli. Alice era con sua madre mentre
raccontava la sua storia equestre passata. Come sapete sono vecchio,
oggi ho sentito di nuovo ripetere quasi con le stesse parole quelle
ascoltate negli anni 80: sua figlia è portata, cavallo a mezza
fida prima, in fida poi, agonismo, garetta, concorsino, maneggio, fiumi
di parole e soldi, tanti soldi che i genitori dovevano pagare per ogni
cosa fatta. Incredibile, ma da sempre è così. Esistono
persone che amano questo meccanismo e son fortunate, ma a quelle,
poche, che son diverse, viene annullata la passione nel peggiore dei
modi che può essere anche economicamente brutale.
Conosco benino il mondo equestre e so che non è un
bell’ambiente, spesso -molto- i grandi cavalieri di un tempo
avevano pessimi caratteri, alcuni -parecchi-, un presidio ormonale
ossessivo. Ora non ci sono più cavalieri, ma le miserie son
rimaste. Per dirla con Sciascia è l’epoca dei quaquaraqua:
ignoranti, maleducati, malati di protagonismo infantile, che
distruggono la passione innocente di quella gioventù che
potrebbe trarre beneficio dall’equitazione intesa come arte.
Non so se Alice verrà con noi, stare a cavallo ha dei costi,
certo se fai scherma , poi nuoto, poi tennis, poi pallavolo, poi
chissà cosa, viene a costare caro. Far tutto è costoso e
impegnativo, ma per alcuni di noi il cavallo è stata una
salvezza, una droga felice e poco costosa che aiuta a sopravvivere in
un mondo che forse non ci piace del tutto.
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