RIFLESSIONI di un bipede –
Alpitrek 17-21 maggio 2013
Chiudo gli occhi e torno lì come un fulmine, presente come le gocce
d’acqua che rinfrescano il viso che sbuca dai vestiti impermeabili, con gli
occhi curiosi alla ricerca di immagini da fissare nella mente, montagne, neve,
vallate, erba, alberi, uccelli, ruscelli, cavalli…
Metto i piedi sull’erba fresca, un breve sguardo all’ambiente ed ai
nuovi compagni di viaggio e… mi sento a casa. Il corpo si abitua con piacere
alla luce, all’altitudine, all’ossigeno.
Le azioni dei presenti avvengono come guidate da un regista che ha
precedentemente impartito precise direttive, tra noi tutti, comprese le tre
guide sconosciute il rivoluzionario e l’addetto al logistico, si compie una
grande magia.
Siamo coordinati, come ballerini occupiamo lo spazio non a caso, uno
spazio vasto e accogliente, le montagne ci abbracciano.
La fatica del lungo viaggio scompare e tutte le resistenze fatte fino
a quel momento trovano giustificazione: ora so che qui, in questo posto,
succederà qualcosa di importante, qui è l’inizio, un nuovo inizio.
La natura è dirompente; c’è lei con i nostri amici cavalli e poi noi.
L’aria è leggera, i rumori sono solo i necessari, i colori sono vivi e
definiti, la terra spinge sotto i piedi.
Nel giro di poco ognuno sa già perfettamente cosa fare, come muoversi,
dove dormire, come mangiare…c’è tanta gioia che nessuno si è probabilmente
posto il quesito: ma chi sono i miei compagni di avventura? Io non li conosco
quasi, sì veniamo da Roma ma, per lo più, tra noi non ci conosciamo quasi per
niente…inaspettatamente ci conosciamo e ci riconosciamo, parte del tutto.
E’ tutto naturale, reale, sentito con l’anima risvegliata.
Madre Natura ci ha fatto un regalo grandissimo, ci ha donato armonia,
forse perché abbiamo saputo ascoltarla nel silenzio del nostro cuore.
Sotto le stesse stelle, la stessa pioggia, con la stessa fame e lo
stesso freddo, come fratelli e sorelle…senza troppe parole ci intendiamo,
cogliamo l’uno i segnali inviati dall’altro, sguardi, sorrisi, lacrime, onde
impercettibili che si amplificano passando attraverso ognuno dei presenti.
Ciascuno partecipa. Dal più grande al più piccolo, dal più rumoroso al
più silenzioso, dal più allegro al più serio, dal più timoroso al più
coraggioso, dallo più scalmanato al più calmo, ciascuno se stesso con gli
altri. In cerchio.
La mia bussola ha ripreso a funzionare, mi sono polarizzata nuovamente
in un ambiente generoso che è lì pronto a tendere una mano a chi, con un po’ di
coraggio, decide di rischiare, di mettersi in gioco, ma proprio in gioco:
bisogna divertirsi e sorridere per poter godere della vita.
La gioia, l’amore, la disponibilità, l’accettazione ci rendono più
valorosi.
Anche i nomi mi affascinano, cilindro, borracce, ghette,
bisacce…parole dal sapore di avventura e di coraggio, coraggio di vivere lì o
in altri posti del mondo, parole che mi nutrono di energia pura, pulita, che
guarisce.
Rischi non ne abbiamo corsi ma, almeno io, corro il rischio di non
tornare più indietro!
Grazie a tutti ed in particolare a Serafina che ha sostenuto il peso
del mio corpo e del mio fardello, ora un po’ alleggerito, e che mi ha donato un
importante momento di riflessione.
Martina
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