Fare scavalcare in un
sol colpo tutta la catena delle Alpi a cinque cavalli non è una cosa difficile ma neanche estremamente facile. L'idea dell’Alpitrek
è entrata piano nelle nostre teste e quando si è trattata di realizzarla
nella sua completezza si è dovuto risolvere qualche problema. Il più importante
dei quali è stato quello di mettere insieme cinque cavalli e quattro persone
che potessero fisicamente portare a termine l’azione vera e propria. Infatti l’Alpitrek
non consisteva solo nella "cavalcata delle Alpi" ma comprendeva
anche una serie di studi sull'allenamento e l'alimentazione prima e durante il
trekking con periodiche visite veterinarie ai soggetti in situazioni di sforzo.
Inoltre parecchie persone ed enti hanno dato il loro contributo lungo il
percorso rendendo possibile così la felice conclusione di questa impresa dopo
42 giorni di marcia ininterrotta da Ventimiglia a Venezia.
Così questa storia,
iniziata in una notte d'inverno in una
casa sepolta nella neve delle montagne del Piemonte, incomincia a prendere
corpo piano piano. Potevamo contare su Gregorio Luciano Quintilio baio sardo
già vecchio del mestiere, Ofelia italiana anche lei con 2 trekking alpini sulle
spalle, portati brillantemente a termine.
C'erano da trovare
altri tre cavalli idonei per questo viaggio. Con l’aiuto di alcuni amici si sono trovati
tre buoni cavalli nell'odierno bailame del mondo equestre
Metolda, Mercurio e
Barbara, quest'ultima cavalla allevata a Vievola dall'amico Giampiero Del
Mastro ed è servita da appoggio, considerando che nel
corso del trekking ci sarebbe potuto capitare qualche incidente, viste le
oggettive difficoltà presentate dal terreno. Trovati i cavalli ecco i
cavalieri: quattro disperati legati da
profonda e vecchia conoscenza, ognuno sapeva le doti e i difetti dell'altro
perfettamente, tutti autonomi e rispettosi degli spazi altrui.
Per parlarci chiaro
passare 60 giorni e notti - calcolati anche i giorni spesi per gli spostamenti
- insieme senza difficoltà e già una gran cosa ai
giorni nostri.
Dormire all'aperto o
nei fienili, comunque sempre nei sacchi a pelo, mangiare quello che si trova
dove si trova, fare il caffè sul fuoco a
legna sono aspetti che possono anche non piacere a tutti; a noi queste cose
hanno aiutato in quanto volevamo consumarle fino in fondo per sprofondare e
immergersi insieme ai nostri cavalli nell'ambiente che amavamo e
attraversavamo. La MONTAGNA questo punto si avevano i cavalli, c'erano i
cavalieri; tutti seguivamo alla lettera le disposizioni per preparare nel migliore dei modi i nostri
quadrupedi. Avevo fiutato la neve, ero certo di trovarla sui colli in quota;
così a Pinerolo la scuola di Mascalcia militare aveva messo ai nostri cavalli
ferri speciali muniti di ramponi svitabili facendoli leggermente più' spessi e
dandocene alcuni di scorta. Il maresciallo Blasio - l'artista costruttore di
questi ferri - l'abbiamo ringraziato molte volte lungo il sentiero (anche se
lui non lo sa!). Io, mentre succedevano queste cose, tenevo i contatti con
Enti, persone, Imprese private ed Esercito. Per fortuna non abbiamo avuto la
presunzione di riuscire a fare tutto da soli. Se non avessimo prima curato e
poi avuto questi rapporti a quest'ora saremmo fermi nella Valle di Ceresole ad
aspettare lo sciogliersi della neve sul Colle del Nivolet. Questo Colle
l'abbiamo passato nuotando nei tre metri di neve che lo ricopriva perché il
Parco ha dato tutto il suo appoggio con le guardie coordinate dall'ispettore
sanitario Vittorio Peracino. Notevole cura è stata data alla diffusione delle
notizie riguardanti lo svolgimento dell'impresa tramite i quotidiani. Questo
perché le persone che ci avrebbero incontrato lungo la via sapessero chi
eravamo e cosa facevamo. Quindi adesso avevamo cinque magnifici cavalli,
quattro cavalieri, l'A.I.G.B.A. (Associazione Italiana Giardini Botanici Alpini),
il Parco del Gran Paradiso e l'appoggio del IV Corpo d'armata Alpino, avuto
grazie all'interessamento del colonnello Di Staso, Capo dell'ufficio Stampa
della Regione militare Nord-Ovest. Più tutte le persone che attraverso la
stampa sapevano e seguivano con simpatia Alpitrek 83.
Percorso
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Partiti da Ventimiglia il 25 giugno,
siamo arrivati al colle del Nivolet il 10 luglio passando sulle Alpi Occidentali
in 16 giorni di marcia ininterrotta pestando neve ogni volta che si
superavano i 2000 metri di quota, incontrando anche neve di valanga
pericolosa da superare nei canaloni sui 1500 metri. Abbiamo attraversato o
risalito le valli Nervia, Roya, Gesso, Stura, Arma, Grana, Maira, Varaila,
Po, Pellice, Germanasca, Chisone, Sangone, Susa, le tre valli di Lanzo e
quella dell'Orco divorando ad una media di 550 m. di dislivello l'ora i
relativi colli della Melosa 2012 m., del Sabbione 2328 m., dell'Arpione 1761
m., d'Esischie 2447 m., di Sampeyre 2284 m., del Cervttlo 2251 m., della
Gianna 2525 m., del Giuliano 2451 m., Clapier 2000 m., della Roussa 2035 m.,
Braida 1000 m., del Colombardo 1898 m., Paschiet 2435 m., del Trione 2535 m.
e della Crocetta 2641 m., del Nivolet 2600 m.
Dal colle del Nivolet siamo arrivati
al Passo dello Stelvio il 24 luglio impiegando 14 giorni per attraversare le
Alpi Centrali sotto un caldo disperato, torrido, toccando e attraversando
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la Val Savaranche, d'Aosta, d'Ayas,
di Gressoney, Sesia, Bregaglia, Bernina e la Val di Dentro passando dai
colli des Joux, Ranzola, dell'ospizio Sottile, Maloya, Bernina e della Viola.
Le Alpi Orientali e Dolomitiche le abbiamo superate in dodici giorni
arrivando a Venezia alle 17 del 5 Agosto scendendo: la Val Venosta attraversando
la Val Sarentino, Pusteria. Badia, Boite e quella del Piave e del Cadore
attraverso il Kreujouch, la Stoffhutte, Vurjoch e Fodara Vedla.
Equipaggiamento
generale
Due trattori e due rimorchi Van Mada
Serie Scout. Razione K - avena e musette messe a disposizione dal IV Corpo
d'Armata Alpino.
Equipaggiamento
cavallo
Coperta militare sottosella di pura
lana - feltro speciale - machete -sella Stubbenda Trekking, tipo Scout -
bisaccia - impermeabile da cavallo - cavezza - longhina
Equipaggiamento per
il cavaliere
Sacco a pelo - impermeabile - gamella - cappello -
maglione - borraccio - viveri.
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nota
Sono passati quarant’anni ( poco più) da questa vecchia storia, storia
incredibile e miracolosa nel suo essere, la prima nel diporto equestre civile
nel dopoguerra, si era giovani con buoni quadrupedi tutti ben allenati uomini compresi, vista oggi da lontano è
stata una grande impresa sul piano tecnico e umano, quest’ultimo finita
l’azione si è dileguato, i componenti non hanno più avuto contatti tra loro,
personalmente ho mantenuto rapporti con tutte le persone incontrate nell’arco
alpino, viste un solo momento ,una sola notte ma ricordate nel tempo.
Gregorio il mio cavallo è morto nel 93 tra le mie braccia per un
tumore alla mascella in clinica universitaria, eravamo soli anche se molta
gente studenti e professori erano presenti, ma non era gente amica, con lui
spariva qualcosa di grosso che la gente normale non afferra, quest’animale mi
aveva salvato più d'una volta, ma non potevano capirlo nemmeno le persone a
quell’epoca più o meno vicine, ora sarebbe ben diverso, ora l’ak è una banda di
veri fratelli vi è stata una rigida selezione naturale che ha allontanato i
soggetti umani legati al potere e all’apparenza, il vento freddo a volte
gelido ha spazzato via impuri miasmi creando le premesse delle imprese di
arianna e paola: conseguenza di questa
qui sopra raccontata.
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