Il 10 maggio scorso è stata
inaugurata a Montemarcello la batteria
“Gen. D. Chiodo”, dopo un accurato e prolungato restauro, programmato ancora
nel 2008, voluto ed attuato dalla Direzione del Parco di Montemarcello – Magra
e dal Comune di Ameglia. Un recupero magistrale, equilibrato, meritevole dei più vivi apprezzamenti.
Un’opera di fortificazione permanente, in precedenza ingombra di macerie e di
spazzatura ed ora restituita alla luce e ad una facile lettura anche da parte
di un visitatore profano.
Si tratta, in ordine di tempo, dell’
ultima opera di difesa ottocentesca del Golfo. E’ stata costruita nel 1910 per
battere un tratto di mare rimasto ancora scoperto dal piano di fuochi
programmato ed attuato nella seconda metà del secolo XIX. Poi, nel corso della Grande Guerra, i cannoni e gli
obici del campo trincerato della Spezia vengono smontati e portati sul fronte
dell’ Isonzo. L’Arsenale rimane privo di difese attive. Allora, già nel 1915,
duecento metri sotto Montemarcello, iniziano i lavori di costruzione di una
nuova batteria, la Dante De Lutti, dal nome del Tenente di Vascello eroe di guerra
in Libia. Seguiranno altre batterie, sempre più lontane dall’ Arsenale, perché nel
frattempo le artiglierie aumentano la loro gittata: sono la btr “Amm. Gregorio
Ronga” all’isola del Tino e la btr “Amm.
C.A. Racchia” sotto Montenero a Riomaggiore, armate con lo stesso tipo di
cannoni della R. Marina (4 pezzi da 152/40 ed un pezzo illuminante da 120/40),
Le batterie De Lutti e D. Chiodo
saranno le uniche ad essere impegnate durante il secondo conflitto mondiale: la
prima, con il fuoco di interdizione lontana; la seconda, con il tiro contraereo
a difesa della De Lutti. Alla fine del conflitto, subiranno ambedue la stessa
sorte: saranno minate e fatte saltare
dai tedeschi in ritirata.
Da allora, l’abbandono e
l’incuria. Tranne che per la batteria di Montemarcello, oggi felicemente
restaurata.
Fig. 1. A sin, la batteria D. De Lutti a
Punta Bianca in una foto del 1999: sono visibili la casermetta (in alto a sin),
le due postazioni da 152 protette con i gusci di tartaruga (Schartenstände), l’imbocco della galleria di protezione del
proiettore di scoperta (al centro), la Direzione di Tiro (a dx) (foto A.). Nell’ immagine di destra, emerge
appena, oggi, al di sopra della vegetazione infestante, la sommità della copertura
della batteria alta (gentile concessione Cinzia
Conti).
Il Convegno del maggio 1998
I gg. 16-17 maggio 1998 si è
tenuto alla Spezia e a Portovenere un Convegno dal titolo “Progetti integrati
per le antiche fortificazioni costiere”. Vi
partecipano Docenti universitari di Genova e Firenze (in primis il Prof. M.
Gennari) e 120 architetti e studiosi accorsi da diverse parti d’Italia. Lo scopo
principale di quel Convegno era quello di sollecitare il recupero del grande
patrimonio di architettura militare costituito dalle opere fortificate
dell’Ottocento a difesa dell’Arsenale e del Golfo della Spezia e disseminate
lungo un circuito di 60 km da Ortonovo a Montemarcello, alla Rocchetta, a
Montalbano e dal Parodi al Muzzerone, alla Palmaria, al Tino.
La prima esaltante risposta è
stata data dalla Provincia della Spezia, con il recupero della Torre Corazzata
Umberto I in Palmaria. Un’opera monumentale di architettura militare, armata con
due cannoni del peso di 121 tonnellate ciascuno, su cupola girevole del peso di
1357 tonnellate, in precedenza in completo abbandono ed un immondezzaio su un
lato. Abbiamo descritto la Umberto I ed il suo recupero nel numero 142 del marzo - aprile 2003 di questo Notiziario.
La seconda risposta, anche se a
distanza di tempo, è stata data ora con il recupero della batteria D. Chiodo a
Montemarcello. Anche in questo caso, in precedenza: macerie e spazzatura che ne
impedivano praticamente l’accesso.
Fig. 2. La batteria Gen. D. Chiodo a Montemarcello. A sin, la galleria a
servizio delle postazioni soprastanti, ingombra di macerie e di spazzatura
(foto dell’A del 1999.). A dx, la stessa galleria riportata alla
luce e magistralmente restaurata (gentile conc. C. Conti).
Le sei postazioni degli obici da
280 sono state riportate alla luce, con
le tacche che scandivano le principali direzioni di tiro sia degli obici che
dei cannoni da 90/53 che li hanno sostituiti nel tempo.
Si ritiene allora più che
doveroso dare atto dell’ottimo lavoro fatto ed attribuire i più vivi e
meritatissimi apprezzamenti all’Ente Parco ed al Comune di Ameglia, promotori
della notevole impresa ed ai Professionisti Progettisti e Direttori dei Lavori:
all’Arch. Alessandro Capetta, progettista del restauro delle strutture
originali della batteria, progettista e direttore dei lavori dei nuovi ambienti
destinati all’accoglienza, autosufficienti sotto l’aspetto energetico (impianti
fotovoltaici per 20 kw, pannelli solari con accumulo di acqua calda per usi
sanitari); all’Arch. Enrica Maggiani, direttore dei lavori di restauro della
batteria (galleria, postazioni, casermetta), cui va un particolare apprezzamento
per la qualità del restauro effettuato.
Di seguito alcune immagini del
recupero.
Fig. 3. A sin, le postazioni degli obici da 280 con cui era armata
inizialmente la batteria Chiodo. A dx,
le vecchie murature in pietrame restaurate e la protezione delle creste
murarie (g. c. C. Conti.)
Fig. 4. Il prospetto esterno della galleria, dopo il restauro
(foto C. Cinzia)
Premesso questo doveroso riconoscimento, vorremmo, con questo modesto
intervento, riprendere e fare nostro lo scopo del convegno del 1998, nel
sollecitare la prosecuzione del recupero delle opere di difesa del nostro
Golfo. In particolare, vorremmo auspicare il restauro della ”vicina” batteria
De Lutti. Leggiamo infatti nella cronaca recente che il Comune di Ameglia ha
acquisito dall’Agenzia del Demanio parere favorevole al trasferimento non
oneroso del compendio di Punta Bianca al patrimonio comunale e che con atto n.
13 del 26.03.2014, ne ha deliberato l'acquisizione. Si tratta di un passo
importante, decisivo, questo dell’acquisizione di un bene del demanio pubblico e
del suo passaggio a bene patrimoniale: un iter burocratico che in passato
richiedeva in generale annose defatiganti trattative. Ci si riferisce proprio
al compendio della btr D. Chiodo, in concessione al Comune di Ameglia dal 1958,
concessione sospesa nel 1974 e ripetutamente richiesta negli anni 1985 – 89,
fino alla consegna anticipata del bene nel 1996.
Nel premettere che nel 2006
l’Arch. A. Bottari, sarzanese, ha sostenuto la sua tesi di laurea
all’Università di Genova sul recupero ed un possibile riutilizzo della batteria
di Punta Bianca (casa vacanze, scuola di vela, spazi museali e per conferenze, alloggio
custode), nel seguito diamo alcune note e riproduciamo i disegni di progetto
originali della batteria e della strada di accesso.
La batteria Dante De Lutti a Punta Bianca
I primissimi lavori di
sbancamento per la realizzazione della batteria
De Lutti iniziano nell’ottobre 1915 e proseguono per tutto il 1916. Costruttore
dell’intera opera e della strada di accesso, l’Imprenditore Galantini Mireno di
Fabiano. Gli hanno dedicato una via, a Fabiano, per le benemerenze da lui
acquisite presso la comunità locale. Raccontano, a Fabiano (la nipote è mancata
pochi mesi fa, a 101 anni di età), che i suoi operai partivano il mattino,
certamente in ore antelucane, dalla stazione della Spezia, sbarcavano a quella
di Luni per raggiungere (a piedi?) il cantiere stradale che iniziava sulla riva
destra del f. Magra e si concludeva a Punta Bianca.
Fig. 5. A
sin, i primi lavori di sbancamento della
batteria (1915) (arch. disegni
Marigenimil SP). A dx, Galantini Mireno (07.06.1870 – 31.05.1942),
l’Imprenditore di Fabiano che ha costruito la batteria Dante de Lutti a Punta
Bianca.
Fig. 6 La
batteria “antisilurante” D. De Lutti al termine dei lavori (1924 ca.). Dall’
alto e da sin: casermetta, alloggio Ufficiali e ufficio, torretta di comando,
proiettore di scoperta, approdo di sbarco (arch.
disegni
Marigenimil SP).
Nel maggio 1917 viene dato corso
alla costruzione dell’approdo di sbarco e dei ricoveri in caverna dei
proiettori di tiro e di scoperta. Poi, con una lunga serie di cottimi stipulati
dal 07 gen 1921 al 1923 sempre con lo stesso Imprenditore Galantini Mireno,
viene costruita la strada di accesso per lotti successivi e per una lunghezza
complessiva di ml 3.670,65. Collegava la batteria con la “vecchia strada per
Ameglia” sulla destra del f. Magra, in corrispondenza dell’attuale punto di
collegamento tra via Pisanello e via della Pace. Anche la batteria vera e
propria viene realizzata con lo stesso procedimento di lotti e cottimi
successivi, con lo stesso Imprenditore. L’opera può essere considerata ultimata
nel 1923. La casermetta (il fabbricato a
fianco dell’ex casa colonica adibita ad alloggi ed ufficio) ed il serbatoio
idrico di riserva, vengono costruiti
l’anno seguente, nel 1924. Negli anni successivi, la Direzione di Tiro (1928),
la postazione del pezzo illuminante da 120/40 (1935), la strada di accesso alla
postazione del projettore di tiro (ml 209,74).
Dopo l’8 settembre ’43,
l’Organizzazione Todt protegge le due postazioni della batteria alta con due
gusci di tartaruga in cemento armato, una
protezione necessaria per i serventi al pezzo, ma che ne riduce a 90° - 120° il settore di tiro.
Fig. 7. Planimetria della btr De Lutti: 5, la poterna di
rifornimento; 7, casermetta; 6, comando, 12, projettore di tiro; 1, batteria
bassa; 4, camera compressori scaccia-fumo; 3, corridoio sotterraneo di
rifornimento; 11, ricovero in galleria del projettore di scoperta, con le due
piazzole; 2, batteria alta (archivio
disegni Marigenimil SP).
Fig. 8. Pianta e sezioni della btr De Lutti. Al centro, la
poterna di rifornimento (ne è indicata la pendenza, del 49%) (archivio disegni Marigenimil SP).
Fig. 9. Primo tratto della strada di accesso alla D. De Lutti: dalla batteria al castello
Fabbricotti, ml 1.356,95 (attuale Via Punta Bianca) (arch. disegni c.s.).
Fig. 10. Tratto intermedio della strada di accesso alla
batteria, dal castello Fabbricotti alla Villa dell’Angelo, ml 929,305 (attuale S.P. 29) (arch. disegni c.s.).
Fig. 11. Tratto finale della strada di accesso alla batteria, dalla
Villa dell’Angelo all’innesto con la vecchia strada per Ameglia (attuale
allaccio tra via della Pace con via Pisanello), ml 1.384,40 (arch.
disegni c.s.).
Fig. 12. Strada di
accesso alla postazione del projettore
di tiro di q. 65, ml 209,74 (arch.
disegni c.s.).
Fig. 13. La stazione
di tiro, costruita nel 1928: a sin, pianta e sezioni. A dx, disegno
prospettico: da sin, il ricovero degli operatori, telemetro e direttore di
tiro, punteria centrale (arch. disegni c.s.).
Fig. 14. A sin, la postazione del pezzo illuminante da 120/40 (1935).
A dx, il ricovero in galleria del
projettore, con le due piazzole di
scoperta (archivio disegni c.s.).
Fig. 15. A sin, il piano particellare dei terreni espropriati
per la realizzazione della btr D. De Lutti. A dx, una rarissima
immagine di una postazione da 152,
protetta dal guscio di tartaruga (schartenstände
M 158) (archivio fotografico Marigenimil
SP).
Conclusione
Auspichiamo vivamente che gli esempi
della Torre Corazzata Umberto I in Palmaria e della batteria D. Chiodo di
Montemarcello, vengano seguiti con il recupero della batteria Dante De Lutti di
Punta Bianca. Nella circostanza, non possiamo ugualmente non augurarci che
vengano completati i restauri intrapresi dall’Arch. C. Tognoni alla batteria di Santa Teresa Bassa, che
vengano ripresi i lavori di recupero alla batteria Pianelloni a Pozzuolo di
Lerici, oggetto di studio accurato da parte di Doriano Lucchesini. Con la
fiduciosa speranza che qualcosa si muova alla batteria Bramapane. Che infine, i
brillanti esiti conseguiti dalla Provincia della Spezia a Punta Scuola, dall’Ente
Parco Montemarcello – Magra e dal Comune di Ameglia con il recupero della btr
D. Chiodo, possano essere ripetuti alla
sommità della Palmaria, alla prima grande fortificazione ottocentesca del
Golfo, al forte Cavour.
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