SOMMARIO

Anno V
Numero 1
Febbraio 2015

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ARCHIVIO

 

 

 

 

Prefazione all'ultima edizione italiana del
TRATTATO DI CAVALLERIA
di Paolo Rodzenko

Un libro consigliato a tutti coloro cui interessa l'equitazione
di Mario Gennero
Dal 1900 al 1938, con la sola interruzione degli anni della grande guerra, 141 ufficiali di 33 diverse nazioni parteciparono ai corsi della Scuola di Applicazione di Cavalleria, a Pinerolo e a Tor di Quinto, per apprendere l'equitazione 'naturale' adottata da noi dopo la 'rivoluzione' di Federico Caprilli.
maneggio Caprilli
Maneggio Caprilli

Gli ufficiali esteri, ammessi dal Ministero della Guerra su domanda dei Paesi interessati, avevano un'età leggermente superiore a quella dei sottotenenti italiani presenti ai corsi e rappresentavano già l'élite tra i cavalieri distintisi in patria: venivano infatti scelti fra gli ufficiali che mostravano particolari attitudini per gli sport equestri ed avevano già ottenuto risultati di qualche rilievo. Oltre a costoro, intervenivano a volte anche ufficiali anziani o personalità note nel campo dell'equitazione con compiti particolari di osservazione e di studio.
I corsi iniziavano a Pinerolo in ottobre e terminavano a luglio; i partecipanti avevano così la possibilità di seguire tutto l'addestramento del cavallo giovane (cinque anni).
Successivamente, seguivano i corsi a Tor di Quinto, per la durata di tre mesi (ottobre-dicembre o gennaio-marzo).
maneggio Caprilli adesso
L'interno del maneggio Caprilli descritto dal Maresciallo Rodzenko, così com'è oggi, diciassette gennaio duemilaquindici

Gli ospiti disponevano, oltre a due cavalli di loro proprietà, dello stesso numero di cavalcature degli allievi della Scuola; anzi, per evidenti ragioni di prestigio, a loro erano destinati i migliori soggetti.
Questi allievi, una volta ritornati in patria, contribuirono spesso a diffondere il sistema caprilliano.
Nel 1907, fra i partecipanti della 'sezione internazionale', diretta dallo stesso Caprilli, figurò anche il tenente Paolo Rodzanko, un aristocratico russo, ex paggio di corte e amico dello zar Nicola.
Rodzanko soggiornò in Italia, a Pinerolo e a Tor di Quinto, per diciotto mesi, ebbe così modo di apprendere il metodo di Caprilli, avendo come istruttore Gaspare Bolla. (Al termine del corso, donò alla Scuola di Pinerolo una artistica coppa d'argento con dedica, ora conservata nel Museo di Cavalleria di Pinerolo).
Al suo ritorno in patria l'ufficiale istruì un folto gruppo di colleghi e i risultati si fecero ben presto vedere: la squadra russa, di cui egli stesso faceva parte, si presentò ai Concorsi internazionali di Londra e di New York suscitando una grande impressione negli ambienti ippici. A Londra la squadra vinse per tre anni consecutivi la prestigiosa King Edward Cup.
particolare
Sulle pareti del maneggio i nomi dei grandi cavalieri del passato, tra loro quello dell'allora Capitano Bettoni, poi comandante di 'Savoia' in Russia nel 1941. Fu al suo comando, l'epica carica del reggimento a Isbuscenskij.

Lo scoppio della prima guerra mondiale costrinse Rodzanko a sospendere l'attività sportiva. Egli fu inviato dapprima sul fronte austriaco poi, con incarichi diplomatici, a Roma dove lo colse la notizia della rivoluzione d'ottobre.
Terminato il conflitto mondiale, Rodzanko si trasferì in Inghilterra, si unì all'esercito inglese e partì per la Siberia con il Corpo di Spedizione inglese. Al ritorno, deluso dagli eventi, lasciò le armi e accettò di fare l'istruttore a Windsor.
Nel 1928 l'esercito irlandese gli offrì la direzione della sua Scuola di Cavalleria. Il compito era soprattutto sportivo: in quegli anni infatti i dirigenti degli sport equestri irlandesi si erano resi conto -come conferma Dan Coreyl -che, pur disponendo, fra le fila degli ufficiali di numerosi e validi cavalieri provvisti di eccezionali cavalli, non disponevano di addestratori né di maestri di equitazione, sicché finivano col mal figurare nelle competizioni internazionali. Mancava soprattutto un istruttore che, utilizzando la loro naturale attitudine e il cospicuo patrimonio ippico, sapesse creare non solo un adeguato numero di cavalieri internazionali ma anche una scuola e una tradizione.
Si rivolsero perciò all'allora Capitano Dudgeon, gran cavaliere irlandese e sportivo internazionale, perché segnalasse loro un nominativo adeguato. Dudgeon, da Londra dove si trovava, segnalò il col. Paolo Rodzanko, con il quale aveva stretti legami di amicizia e che considerava un vero Maestro. Dudgeon faticò non poco a convincere l'amico Rodzanko perché accettasse l'incarico, data l'eminente posizione che quest'ultimo aveva acquisito in Inghilterra (era, fra l'altro, grande amico del Principe di Galles, il futuro Edoardo VII). L'opera di seduzione, tuttavia, sortì il suo effetto e Rodzanko giunse in Irlanda nel 1928 e vi rimase fino al 1931.
Egli si rese subito conto delle grandi qualità naturali dei cavalieri irlandesi, ma non nascose che essi avrebbero dovuto sottoporsi ad un periodo di grande lavoro e disciplina, perché mancavano di quei principi fondamentali che sono tipici di una scuola regolare.

Rodzanko si dedicò subito e con entusiasmo ad un ristretto numero di allievi nei quali instillò i principi del sistema caprilliano. Concentrò la sua attenzione su una decina di cavalieri e su tre in particolare, che erano gli allora capitani: Gedd Odwyer, Dan Corrye C. Harty. Una volta formati, questi cavalieri servirono da modello per decine di altri allievi.
-We worked very hard -racconta il col. Corry -, ma alla fine eravamo così come lui ci voleva. Ci disse anche di non scoraggiarci, perché non voleva fare improvvisazioni ma lasciare un seme che potesse produrre nel futuro-.
Solo nel 1931 gli allievi irlandesi cominciarono a vincere in campo internazionale: nei primi tempi, i risultati furono discontinui, ma l'Irlanda ebbe presto una squadra degna di considerazione. Una delle prime affermazioni fu la conquista dell'importante Aga Kan Trophy a Dublino.
frase
Alla fine del 1938, Rodzanko dovette lasciare l'Irlanda per rientrare in Inghilterra, ma a partire da quello stesso anno fino al 1939 i suoi allievi parteciparono a 38 Coppe delle Nazioni, vincendone 13, risultando secondi in altre 13, terzi in 6, piazzati in 6.
In Gran Bretagna, l'ex allievo di Pinerolo continuò la sua opera di istruttore ed ebbe tra i suoi proseliti Mike Ansell, il campione destinato a influenzare fortemente il concorso ippico d'oltremanica.
-Probabilmente, -scrive Alan Smith nel suo Book 01 Show Jumping -nessun uomo ha avuto nel Regno Unito un'influenza nello sviluppo del salto paragonabite a quella di Paolo Rodzanko -.
L'ex ufficiale zarista fu nuovamente con l'esercito inglese, durante la seconda guerra mondiale, ma già nel 1947, non appena l'Irlanda cominciò a riorganizzare la sua squadra equestre, il suo nome tornò alla ribalta. Malgrado la tarda età, Rodzanko nel 1950 si lasciò convincere a ritornare in Irlanda, dove ricostituì la compagine dei suoi ex allievi e ne formò una nuova di giovani.
Nel 1952, ormai vecchio ritornò in Inghilterra dove morì ottantenne di lì a qualche anno. Dopo la sua esperienza italiana e appena rientrato in Russia, aveva pubblicato a Pietroburgo, nel 1911, un libro (questo) riccamente illustrato in cui aveva esposto il frutto delle sue esperienze caprilliane.

IX

I. Il Col. Oan Corry, allievo di Rodzanko, convinto e fedele esecutore delle teorie caprilliane, amico di Lequio, Borsarelli, Bettoni e Campello, fece parte della squadra internazionale irlandese dal 1931 al 1958.

 Alla Scuola italiana dedicò poi anche un interessante ed approfondito studio (Italian Cavalry SchoDI) pubblicato dalla rivista francese L'Eperon. In Inghilterra pubblicò altre due importanti opere Modern HorsemanShip e Taltered Banners, tecnica la prima, autobiografica la seconda, entrambe di ispirazione caprilliana.
Il libro 'La Scuola di cavalleria italiana, il suo Metodo di equitazione di campagna ed il suo insegnamento' è la viva testimonianza di un allievo che racconta quanto e come si insegnava all'epoca di Caprilli. L'autore non tralascia nulla: com'era la Scuola, che cosa vi s'insegnava, come si lavoravano i cavalli, come si addestravano i puledri, come si preparavano gli allievi.
scivolo
Dell'opera giunsero in Italia alcune copie, ma per la difficoltà della traduzione finirono negli archivi.
Nel 1960, Mario Badino Rossi con l'aiuto del col. Bonivento fece eseguire una traduzione, diffusa in pochi esemplari ciclostilati.
Una copia di questi, abbinata al testo originale, si trovava presso la Biblioteca della Scuola di Applicazione di Cavalleria di Pinerolo, passata poi a quella del Centro Addestramento Veterinari ed infine al Museo Nazionale di Cavalleria di Pinerolo, fondato dal generale Emilio Grimaldi.
La presente edizione, per la prima volta pubblicata in Occidente, si rifà a questa traduzione che è stata riveduta soprattutto dal punto di vista della terminologia tecnica.