SOMMARIO

Anno V
Numero 1
Gennaio 2015

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ARCHIVIO

 

 

 

 

L'amore a Ovest del fiume Missouri nel XIX secolo
di Mauro Ferraris

L’espansione della caccia al castoro mediante trappole aveva portato l’uomo bianco nelle Montagne Rocciose.  La popolazione dei trapper euroamericani che operava nelle montagne era maschile al punto che molti indiani pensavano che le donne bianche non esistessero del tutto e si stupirono quando videro le prime.
Le prime donne bianche che attraversarono la prateria erano mogli di due missionari: Narcissa Whitman ed Eliza Spalding nell’anno 1835, esse risalivano il Platte per raggiungere  le montagne ed erigere delle Missioni nell’Oregon presso i Nasi Forati e le Teste Piatte.

arapaho

Il fatto che non ci fossero donne bianche non impediva ai trapper bianchi di far famiglia, molti di loro vissero con donne indiane, sembra più per convenienza che per passione, le donne indiane si compravano facilmente e se erano buone facilitavano la vita al cacciatore, essendo esperte della vita selvaggia, inoltre sembra che si potessero rispedire indietro quando il trapper tornava nell’est o si stufava di loro.
Avere donne indiane era la regola prima dell’avvento dei missionari ottenebrati dall’idea del matrimonio.
Comprare le donne era usanza indiana ma non solo, in tutta l’America venivano comprate  donne, solo il prezzo variava, orfane, microcriminali femminili erano spedite in gran quantità dall’Europa  per popolare quelle terre. Si è persa volutamente questa  memoria  del passato, creando per esorcizzarla il mito di facciata perbenistico vivo a tutt’oggi nel nord America.

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Dopo il 1860 gli insediamenti euroamericani aumentarono, e aumentò anche il numero delle donne, esse erano principalmente di due categorie, la più vivace e disprezzata era costituita dalle prostitute, la seconda dalle mogli dei coloni: buone madri, gran lavoratrici, coltivavano l’orto e praticavano alacremente le faccende di casa, su queste ultima si creò il mito del pioniere sorvolando grettezza, ignoranza e ipocrisia che spesso l’accompagnavano.
Da questo periodo le  mogli indiane non vennero più considerate, il loro compito era terminato. Esse non servivano al progresso e coloro che le avevano come mogli vennero chiamati  squaw man, ed era dispregiativo.
C’erano eccezioni che diventavano vistose  per la loro rarità come William Bent che ebbe due mogli Cheyenne, quando morì la prima: Donna Gufo, sposò sua sorella  Donna Gialla secondo l’usanza indiana, Henri Chatillon  sposò Mantello d’Orso figlia di Orso Maschio degli Oglala.

 Poi si romanzarono vicende come in ogni angolo del globo e come in ogni angolo del globo la realtà era  condizionata più dall’economia che dall’amore.
 Tra i Sioux la fedeltà femminile era tenuta in massima considerazione, non solo per questioni morali ma per eliminare la conflittualità maschile che essa poteva generare e che indeboliva l’intera banda.
Sempre tra gli oglala ( sioux) le prodezze amorose di Orso Maschio che prendeva  volentieri le donne che gli piacevano senza pagarle ai padri, o se maritate sottraendole ai mariti, avevano creato forti tensioni culminate nella faida tra lui e Fumo che provocò parecchi morti tra cui lo stesso Orso Maschio. Nuvola Rossa partecipò allo scontro e si dice sia stato lui a stendere per terra il gran capo, questo scontro intertribale determinò la scissione di buona parte dei Teton, alcuni seguirono Fumo e andarono a nord mentre il popolo di Orso prese la via del sud.
La conseguenza fu che gli Oglala non ebbero più una guida capace di tenerli unti e iniziarono a sbandarsi.
Come si vede le donne potevano essere fonti guai anche negli accampamenti nomadi, sembra che Cavallo Pazzo si prese una pallottola da una sei colpi in faccia per causa di una donna.
I rapporti tra uomini bianchi: cacciatori, esploratori, commercianti e donne indiane generarono nugoli di figli mezzosangue che per lo più preferirono restare dalla parte del popolo delle madri. Anche i soldati contribuirono al fenomeno frequentando le squaw degli accampamenti situati nelle vicinanze dei forti.
dal fiume
De Voto, nel suo studio sull’economia delle montagne afferma che le donne indiane fossero più pulite delle donne bianche, racconta come avessero quasi un’ossessione per la pulizia. Parkman nel suo “the Oregon trail” racconta con dovizia di particolari le cose sopra accennate.
Si hanno meno informazioni sul rapporto contrario, cioè di donne bianche che ebbero rapporti con uomini rossi, anche perché la morale ne vietava i racconti, ma ci furono, soprattutto (ma non solo) con donne prigioniere, rapite nelle spedizioni di guerra. Il caso forse più conosciuto fu quello di Cinzia Hanna Parker, rapita dai Comanche e che, quando una compagnia gruppo di Rangers  del Texas la riportarono indietro,
liberata, non si adatto più al civile dopo anni vissuti con loro.
Possiamo affermare che i rapporti tra uomini bianchi e donne indiane nei primi anni dell’800 era la norma sia sulle montagne popolate dai trapper sia, in misura minore, nelle pianure frequentate dai commercianti, ma il fenomeno più vistoso è il fiume Missouri risalito da cacciatori e avventurieri fin dalla fine del 700. Catlin  giunse nei villaggi Mandan nel 1830 circa, vide molti di loro con pelle chiara e occhi azzurri, non fece due più due e li definì indiani gallesi pensando di aver trovato l’anello di congiunzione tra americani e vichinghi, a suffragare l’episodio ben documentato di Toussaint Charbonneau, vedovo della più nota Sacajawea, che aveva accompagnato Lewis e Clark nella spedizione al Columbia nel 1802. Toussaint aveva reciso i suoi legami con la sua razza ed era diventato un buon indiano, viveva tra i Mandan. Il principe Maximiliam durante il suo viaggio con l’artista Bodmer, avvenuto nel 1832 lo conobbe vecchissimo è ancora in gamba, il principe racconta che era leggenda vivente e che in un guizzo tardo-primaverile  si era invaghito di una quattordicenne Assiniboin catturata da due Arikaree, l’aveva comprata da loro e il “matrimonio” fu festa importante.

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I mezzosangue furono molti, alcuni dei quali frutto d’incontri occasionali che vissero con il popolo materno senza conoscere il padre, ma molti crebbero in famiglia dando vita a nuclei intrepidi e turbolenti come il clan Janis o Richard, divennero cacciatori guide e molti scout US.
la libera festa finì con l’arrivo degli emigranti dei mormoni dei coloni, con le loro donne che le testimonianze definiscono grette, grige e spente, l’allegria innocente delle squaw sparì dai bivacchi misti
conosco un solo caso di omosessualità in questo periodo, quello di Drummond Stuart, un nobile inglese innamorato dell’ovest che fece alcuni lunghi viaggi sulle montagne aggregato alle brigate delle pellicce,  si dilunga sulle esperienze sessuali degli indiani che erano scanzonate e allegre rispetto i costumi dei bianchi, sicuramente immediate e meno ipocrite di quelle in uso nella morale puritana, ma ricordiamoci che a quei tempi la terra Dio  si fermava al Missouri sempre Stuart sostiene che l’omosessualità era di casa tra i nomadi, sicuramente era conosciuta ma i casi riportati dalla letteratura non sono  molti, i travestiti non vanno confusi con i contrari, i costumi dell’ovest sono diventati con l’arrivo dei bianchi di tipo tradizionale e conservatore, ora come ora all’ovest guai se parli volgarmente davanti a presenze femminili e l’omosessualità  è guardata  con forte sospetto, come evidenzia la storia ben raccontata nel celebre film  di Ang Lee “ i Segreti di Brokeback  Mountain” tra la sparizione degli indiani e la colonizzazione fa cuscinetto l’epoca del bestiame, in quei vent’anni la prostituzione era l’unico rapporto libero possibile tra i due sessi dello stesso colore, poi sparì anche quella e venne l’epoca del contadino e l’amore , dolente o nolente fu costretto all’interno dell’abitazione, almeno così sembra