SOMMARIO
Anno V
Numero 1
Febbraio 2015
____________
ARCHIVIO
|
|
Kefyr
|
Prendo
il colino di ferro, quello con la maglia più larga, verso il
contenuto del solito barattolo di vetro in cui faccio crescere il
kefyr, la crema acida passa al di sotto e un mucchietto ogni giorno
più grande di perle di kefyr rimane al di sopra. Lavo il
barattolo di vetro con acqua e ci verso quello che è rimasto nel
colino aggiungendo del latte. Ogni sera da più di dieci anni si
compie questa magia: verso del latte in quel barattolo e trovo del
kefyr. Qualcuno me lo ha donato, qualcuno lo aveva donato a lui, da
qualcuno lo aveva ricevuto. Di mano in mano si potrebbe risalire agli
inizi di questa catena, ma all'epoca in cui questa storia è
iniziata, non esisteva la scrittura.
Immemorabile è il tempo trascorso da quella sera. Era come tutte
le altre sere. Il pastore era da solo in un riparo estivo, dove passava
la notte quando doveva spingersi ai pascoli più lontani. Aveva
trascorso due giorni a radunare il gregge che si era disperso per un
temporale. La stanchezza lo assalì, non aveva neanche la forza
di attizzare il fuoco per cuocere qualche focaccina di miglio. La
borraccia ottenuta dallo stomaco di una capra in cui soleva trasportare
il latte era piena da tre giorni. Quando il latte va a male diventa
cattivo e fa venire mal di pancia. Decise di svuotare comunque la
borraccia. Il liquido era diventato una crema e dovette schiacciare il
contenitore per spingerlo fuori. Esausto non si fece troppe domande e
mangiò quella crema. Gusto acido ma non troppo, senso di
sazietà e l'impressione di aver bevuto mezzo bicchiere di birra,
una dormita indimenticabile e al risveglio era come nuovo.
Per tutta l'estate aggiunse latte nella borraccia e si nutrì con
quella crema. Niente è eterno, anche il kefyr si guasta, ma
conserva le sue qualità più a lungo e disseta molto.
Tornò a casa con il gregge in forma e la faccia della salute.
Nella crema c'erano delle palline bianche che, messe in un altro
contenitore, trasformavano altro latte.
Sono diffuse tradizionalmente nell'area geografica di influenza araba e
religione mussulmana. Gli arabi le chiamano perle del Profeta e le
ritengono un dono di Maometto.
Un dono lo sono state sicuramente per chi le ha scoperte, millenni
prima che Maometto nascesse. Un dono prezioso che vale per chi se ne
occupa, altrimenti muore.
nota: I microbiologi hanno individuato nel kefyr una sinergia tra
sedici specie di Lactobacillus, otto specie di Streptococcus, una
quindicina di lieviti e due Acetobacter. Queste colonie di
microrganismi si nutrono di lattosio e i resti della loro digestione
sono acido lattico e alcool. I primi che cominciano a nutrirsi di
lattosio sono i Lactobacillus. l'acido lattico abbassa il pH e li
stordisce sempre di più, finchè cessano la loro
attività, a quel punto hanno preparato il terreno agli
Streptococcus che stanno meglio in condizioni più acide e si
nutrono degli avanzi di lattosio dei Lactobacillus, finchè
l'ambiente non diventa troppo acido anche per loro. Nel frattempo
prendono forza i lieviti che continuano nello stesso lavoro, lasciando,
oltre all'acido lattico, anche alcol. L'alcol inibisce
l'attività della maggior parte dei microrganismi e gli unici che
sono in grado di giovarne sono gli Acetobacter che lo trasformano in
acido acetico. Conviene separare la madre del Kefyr prima che questi
abbiano lavorato troppo, altrimenti il kefyr prende un gusto amaro.
L'avvicendamento di queste diverse specie è vantaggioso per
ciascuna di loro e gli permette di superare condizioni avverse con un
margine più ampio. Tra tutte, c'è sempre quella che se la
cava meglio e permette alle altre di sopravvivere finchè
l'ambiente non migliora per tutti. |
|