SOMMARIO
Anno V
Numero 2
Ottobre 2015
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ARCHIVIO
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Ottomila e non sentirli
di Mauro Ferraris
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Chi ha detto che i cavalli che viaggiano in trailer stanno scomodi?
Ecco l'avventura di quattro cavalli e due trailer che in un mese hanno percorso 8000 chilometri.
Sono partiti nel luglio scorso e hanno raggiunto il luogo dove nel 1942 “ Savoia Cavalleria “ caricò.
Dopo pochi giorni di viaggio i cavalli salivano sul trailer da soli:
era diventato la loro casa anche se all’interno si arrivava a
40°C
La Russia è così l’inverno è freschissimo, l’este torrida , clima continentale
Mauro Ferraris, del Centro Equitazione Alpina di Giaveno (To), da
anni esploratore a cavallo di molte aree 'fuori mano' del mondo (in
Italia basti ricordare la traversata del nord Italia da Ventimiglia
a Venezia percorrendo l’intero arco alpino e sempre
restando in quota), nell'estate scorsa è partito dal suo campo
base piemontese, Alpitrek, per andare in Russia, in un punto della
steppa ondulata nei pressi di Isbuscenskji, dove “Savoia"
caricò sciabole sguainate, un Reggimento Siberiano
dell’Armata Rossa, carica che permise alla Divisione Sforzesca di
rompere l’accerchiamento.
Quel che vogliamo raccontare, traendolo dal "diario di bordo" di
Ferraris, riguarda l'aspetto del viaggio in trailer, lungo, faticoso:
da questo possiamo trarre utili informazioni per noi che trasportiamo i
nostri cavalli nel finesettimana.
«I cavalli dell'Alpitrek sono partiti alle ore 20 del 6 luglio
1998 dal Centro di Equitazione Alpina Sperimentale di Giaveno. Il
convoglio era costituito da un camion Iveco Turbo daily 35 telonato e
da un furgone Iveco Turbo Daily 35 trainanti due van Mada. Sul camion
erano sistemati 1200 kg di mangime ad alto contenuto energetico,
più il materiale da campo e i viveri per le persone. Sul furgone
era stato invece caricato l'equipaggiamento personale. L'Alpitrek
è entrato in Austria passando da Tarvisio-Klaghenfurt alle 8 del
mattino dell'8 luglio; attraversava poi la frontiera ungherese alle 16,
per raggiungere alla stessa ora del giorno dopo il Limes, ovvero la
frontiera Ucraina di Chop. Su questa frontiera siamo stati fermi fino
alle 3 del 10 luglio. Poi il viaggio è ripreso attraverso
l'Ucraina, superando i Carpazi per entrare nell'immensa pianura
toccando le città di Rachiv, Kolomya, Ram'janec, Chnelnyc'ky,
Vinnycja, Uman, per arrivare a Kirovograd nel mattino del 13 luglio. Da
Kirovograd la marcia è proseguita a cavallo fino quasi a
Dnipropetrowsk, raggiunta alla sera di giovedì 16 luglio. Da qui
fino ad Awidiwka . Poi sempre in sella e dopo aver superato molte
altre località siamo arrivati alla frontiera con la Russia. Qui
le sorti della spedizione sono rimaste appese a un filo per oltre 14
ore. Poi, miracolosamente, i russi hanno fatto passare. La
marcia è proseguita in direzione di Millerovo. Dopo Kasari il
viaggio ha cominciato ad essere bello, nonostante il caldo senza
speranza. Abbiamo attraversato piccoli villaggi e percorso vecchie
piste in disuso e letti di fiumi asciutti. Eravamo nella Russia dei
nostri sogni, quella attraversata dai reparti di Savoia, tra villaggi
minuscoli e solitari in una steppa popolata da gente bella e brava.
Siamo giunti prima a Kotowkij e poi a Tschebotarewskij, da questo paese
abbiamo raggiunto "Quota 213,5", come in gergo militare era stato
individuato il luogo della battaglia e della carica. Ci siamo accampati
in questo luogo in memoria degli straordinari eventi accaduti all'alba
del 24 agosto 1942; il giorno dopo siamo arrivati ad Isbuscenschkij,
accolti dall'Atamano (il capo) dei Cosacchi di Uscapior, Michele
Taraffass, al quale abbiamo consegnato il documentario di Pier Maria
Formento "I Cosacchi". Questo era un nostro secondo obiettivo
importante. Il documentario infatti ricostruisce tragiche vicende di
cui furono protagonisti i Cosacchi tra Italia e Austria durante
l'ultimo conflitto mondiale.
Il 31 Luglio abbiamo iniziato il viaggio di ritorno, seguendo a ritroso
la stessa strada dell'andata. Siamo arrivati a Giaveno il 9 agosto,
dopo aver percorso 8 mila chilometri con gli automezzi e oltre 1000 in
sella, senza il minimo incidente.
Le strade
In Italia e Austria buone strade e autostrade. In Ungheria abbiamo
percorso decisamente meno autostrade ma le strade normali hanno un buon
fondo. In Ucraina la viabilità diventa più
approssimativa; l'asfalto è pieno di buche, e il calore fonde e
rende appiccicosi molti tratti dove la copertura d'asfalto è
decisamente sottile o mal distribuita. A dire il vero la situazione, ci
hanno detto, dovrebbe migliorare presto, anche con l'apertura di nuovi
distributori di carburanti e di officine meccaniche. Lì comunque
i mezzi sono stati messi a dura prova. Le strade secondarie sono spesso
piste polverose, in terra battuta, come quelle africane. In genere sono
larghe e quando piove ogni automezzo cerca la sua strada migliore,
scavando però canali che ben presto si riempiono di fango
creando un sacco di problemi: ecco perché si tende ad asfaltare
il più presto possibile. Piste anche nell'ultimo tratto di
Russia, dove fortunatamente non ha piovuto.
I cavalli hanno viaggiato in van per 8 mila chilometri, partendo sempre
alle 6 del mattino per fermarsi alle 6 del pomeriggio. I cavalli sono
stati abbastanza irrequieti all'andata e tranquilli al ritorno, segno
che il viaggio, complice anche un po' di stanchezza, era stato
accettato anche da loro.
I van Mada si sono dimostrati comodi e incredibilmente stabili, ed
è un gran bene per i cavalli che possono restarvi anche per 24
ore di fila, ovviamente in caso di necessità. Come ci è
capitato nel lento, lentissimo attraversamento della frontiera con
l'Ucraina.
Abbiamo imparato che:
- è meglio fare la tappa della giornata in un colpo solo
fermandoci non troppo tardi la sera, soprattutto quando il calore
è eccessivo (abbiamo toccato anche i 40°): abbiamo viaggiato
tenendo aperta ogni fessura possibile ma evitando di creare correnti. I
cavalli sudavano (ma sudavano anche stando fermi) mentre la sera,
quando l'aria rinfrescava, il riposo era gradevole. All'alba del
mattino successivo i cavalli salivano sul van da soli.
- fare anche una sola ora di sella prima di cena, quando è possibile, è una buona cosa.
- specie con le alte temperature il van deve essere costantemente
pulito, anche cinque o sei volte al giorno, con paglia sempre nuova, in
quanto la temperatura fa bollire il letame in brevissimo tempo, con
gravi danni alla parte plantare dello zoccolo.
- è pericoloso, con le temperature elevate, far tenere i
paracolpi ai cavalli perché possono provocare ulcerazioni. Se
volete metterli fate in modo di controllare spesso e che siano di
ottima qualità. Diventa importante la pulizia del piede, meglio
se unto regolarmente con del grasso per zoccoli.
- è bene aprire scivolo e porte ad ogni sosta.
- è bene far bere i cavalli ogni volta che è possibile.
- normalmente si usa il trailer per brevi spostamenti.
Nell'avventura russa solo il ritorno dal Don a Torino è durato
dieci giorni con alte temperature, rivoluzionando parte del nostro
credo, abituati come eravamo a muoverci in climi temperati o invernali,
climi che non hanno inconvenienti particolari. Inoltre le strade
dell'Est europeo, andando sempre pia in là, sono state difficili
per le buche, i fossati, i tratti sassosi: nessun inconveniente hanno
avuto i trailer, che hanno viaggiato sempre a pieno carico, con due
cavalli a bordo. Si sono dimostrati robusti, sicuri e versatili ma
anche accoglienti e sufficientemente freschi. Su di loro abbiamo
appoggiato anche i teli tenda, fissato le corde per i filari, abbiamo
caricato l'erba tagliata e il fieno regalatoci dai contadini. Una cosa
curiosa del viaggio è che i cavalli, dopo un po', salivano sui
trailer da soli, senza che nessuno li accompagnasse. Quella era
diventata la loro casa.
Conclusioni
Dopo quella esperienza non ci siamo più preoccupatati dei
cavalli, abbiamo abbandonato tutti i futili accessori che danneggiano
più che proteggere. Abbiamo sempre guidato con cognizione specie
nelle curve, usando il freno motore più dei freni, insomma non
abbiamo avuto problemi di sorta.
Dida:
Sui Daily sono stati caricati 1200 chili di mangime super energetico.
Appena possibile si dava anche da bere ai cavalli.
Tutto deve essere controllato nei minimi particolari e spesso.
Viaggiando con i trailer nulla può essere lasciato al caso. Figuriamoci in un viaggio di 8000 chilometri. |
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