SOMMARIO
Anno VI
Numero 1
Gennaio 2016
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ARCHIVIO
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Cavalli & cannoni.
Il trasporto delle bocche da fuoco sulla vetta dello Chaberton
Testo e foto tratti dal libro l'Artigliere dello Chaberton Volume 1 di Roberto Guasco.
dalla relazione del Tenente Ernesto Quartaroli
Ho visto ben 43 bestie al traino, senza che il cannone avanzasse di un solo passo!
Per la costruzione della batteria dello Chaberton, oltre che la
teleferica, venne utilizzata la strada militare che partendo da Fenils,
in bassa valle, raggiungeva dopo 13 Km. la vetta e quindi il cantiere.
Tra il 1896 ed il 1898, sulle tracce di un'antica mulattiera che
raggiungeva il colle dello Chaberton, il genio militare realizzò
una carrareccia a fondo naturale con larghezza di 2,5 m. e pendenze che
in certi tratti raggiungevano il 22%, che per le caratteristiche del
terreno: elevati dislivelli da superare,ampi tratti in pietraia, tratti
di strada da ricavarsi nella viva roccia con lavori di mina,
rappresentava per i tempi un'ennesima vittoria contro le incredibili
difficoltà dell'alta montagna.
In previsione del trasporto delle bocche da fuoco in vetta, la
carrareccia nel tratto fino a Grange Quagliet subì dei
miglioramenti, in alcuni tratti la larghezza arrivò ai tre
metri, le pendenze non arrivarono a superare il 12% e furono creati dei
piazzali in corrispondenza delle curve. Anche il tratto da Grange
Quagliet alla vetta, venne sensibilmente migliorato, allungando il
percorso che raggiunse i 14,8 Km., ma riducendo le pendenze nei punti
più impegnativi dal 16,9% al 10%. D’altronde chiunque
abbia mai percorso a piedi o in bicicletta una strada militare,
si è reso conto che il tracciato risulta più lungo ma
progressivo e meno faticoso (foto 3).
La strada per tutta la sua lunghezza è circondata da un
paesaggio molto suggestivo, il che rende la salita piacevolmente ricca
di soste per ammirarlo e soprattutto per tirare il fiato!
Proviamo ad immaginare cosa ha significato trasportare delle bocche da
fuoco da più di quattro tonnellate su quella strada, utilizzando
solo la trazione animale ed umana, probabilmente il nostro zaino, per
quanto possa essere voluminoso e pieno di attrezzatura,
raggiungerà il peso specifico di un panino al prosciutto.
Per rendere al meglio la sensazione della fatica sovrumana che è
stata necessaria, l'autore riporta integralmente la relazione del
Tenente Ernesto Quartaroli, del 1° Reggimento Genio Militare,
datata 26.12.1906.
E' uno dei documenti più completi ed interessanti che ci
è pervenuto. Il Tenente Quartaroli non solo stila un inventario
completo delle attrezzature e dei quadrupedi utilizzati indicando anche
i nomi delle povere bestie utilizzate: Negus, Favorì, Pastura,
Menelick, Charles; ma traccia la cronistoria giorno per giorno
del trasporto della prima bocca da fuoco; elencando tutte le
difficoltà incontrate nel cammino.
Inserisce più volte aneddoti curiosi ed eventi tragicomici, come
quando durante un violento ed improvviso temporale tutti si diedero ad
una fuga precipitosa, o quando il convogliò del terzo cannone
superò quello del secondo, con grande disappunto dei perdenti,
nemmeno fosse una gara!
Leggendo la relazione del tenente Quartaroli, si ha quasi la sensazione di rivivere quegli eventi. |
R E L A Z I O N E
Circa il servizio dei trasporti di corazze e cannoni, da Cesana
Torinese alla vetta di Monte Chaberton (m.3135) eseguiti dall'impresa
Rota et Baccon, rappresentata in Cesana dal signor Carlo Rota e
dall'Assistente Signor Novarese.
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Il sottoscritto Quartaroli Ernesto, tenente nel 1° reggimento Genio
di stanza in Pavia, e dal 29 Giugno al 27 Ottobre del corrente anno,
distaccato nella Piazza di Cesana, perché adibito ai lavori di
costruzione ed armamento della Batteria di Monte Chaberton, fa noto a
chi spetta quanto segue:
Egli fu incaricato dal Signor Maggiore Cav. Maglietta, Direttore
tecnico dei lavori, Della Direzione dei trasporti e traini, ed in tale
sua qualità ha assistito e diretto personalmente, valentemente
coadiuvato dal signor Carlino Rota e dal Signor Novarese, nonché
dal sergente Cordara, tutti i trasporti di corazze, piatte-forme,
culle, elevatori e cannoni, che in tutta la stagione lavorativa fu
possibile trasportare.
Premette una parola di lode incondizionata all'Impresa stessa, ed in
special modo ai sullodati signori Rota e Novarese, per la solerzia,
sacrificio, buona volontà ed intelligenza adoperata
perché il tutto procedesse nel modo più sollecito e
speditivo, in conformità agli ordini ricevuti, e ad onta di
difficoltà non semplici, né indifferenti, che si
dovettero appianare e superare.
Il primo cannone (n° 26952) del peso di kilogrammi 4150 senza
otturatore, fu caricato sopra un carro a quattro ruote che
precedentemente aveva servito pel trasporto delle corazze e
piatte-forme, il pomeriggio del 22 Agosto, mediante due capre
d'artiglieria da fortezza; poggiato su due sostegni ( e ritegni, nel
contempo ) di larice, tagliati a gola, ed infissi nel carro con
chiavarde, fasciature di bandelle di ferro, e gattelli (foto 4).
Il tutto poi solidamente legato ed imbracato, con corda metallica dello spessore di 5 mm.
23.Agosto.1906 ore 6 Am.
Il primo Cannone
parte dal cantiere di Cesana per Fenils.
La partenza dal cantiere del Genio Militare, si effettuò il
giorno 23 Agosto mattina a ore 6, con N° 8 bestie a paro, pel
tragitto sulla strada nazionale sino alla discesa per imboccare la
strada di Fenils, sulla quale discesa si mantennero solo 2 muli al
traino, e N. 20 borghesi più N. 10 soldati in ritenuta con una
fune doppia legata al guscio di sala del retrotreno del carro.
Effettuata la discesa, ed oltrepassato il ponte sulla Dora che dalla
stessa Impresa era stato precedentemente rinforzato con intelaiature di
travi di larice, si riordinò la colonna, attaccando N. 34 bestie
al cannone, più 5 ai due carrettini, uno pel trasporto del
mangime, e l'altro pel trasporto di attrezzi di pronto soccorso quali:
N. 2 martinelli (uno a dentiera ed 1 a pompa) N. 2 taglie a tre
girelle, per la formazione del paranco una fune lunga oltre 60 m. del
diametro di 25 mm. per il paranco; N. 4 funi del diametro di 30 mm. e
della lunghezza da 20 a 30 m. necessarie per fissare il paranco in caso
di manovra, e le altre, per mettere braccia in aiuto alle bestie,
quando queste venivano man mano diminuite, per l'accorciamento del
rampante da salire. Inoltre: tavolini, tavole e travetti, piccozzino,
sega, secchie, manovelle, bilancia di ricambio, filo di ferro e fune
d'acciaio di riserva, badili, gravine, martelli ecc. ecc.
24.Agosto 1906
Partenza del convoglio da Fenils
36 Quadrupedi 18 Borghesi e 15 Militari
"Un temporale dirottissimo"
Il giorno 24 Agosto si dovette rinforzare un poco il numero delle
bestie al traino, e così furono portate al numero di 36, ferme
restando le altre 5 per i servizi ausiliari, più N. 18 borghesi
e 15 militari.
A grange Capanna però, incominciarono a farsi sentire i primi
effetti delle difficoltà. Le ruote destre del carro affondarono
sino al mozzo, e occorse una buona ora per poterle risollevare e far
poggiare sui tavoloni.
Ma quella giornata era detto che non doveva finire bene, poiché
verso le ore 18 si scatenò un duplice temporale e cioè,
uno procedente dal Monte Fraiteve, e l'altro dal Colle dello Chaberton
che si cozzarono proprio sopra la colonna con pioggia dirottissima
tuoni fulmini che misero lo scompiglio su tutto e su tutti, tanto che
tagliate più che sciolte, le tirelle, tutti indistintamente;
uomini, cavalli, e muli, si diedero ad una fuga disperata.
25.Agosto 1906
ore 8,10 A.m.
Arrivo a Grange Quaillet
La necessità di ricoveri per la notte
Il 25 mattina non si potè muoversi prima delle 8,10
poiché convenne riparare ciò che si aveva guastato il
giorno prima, ed a ore 18 si giunse a Grange Quaillet. Dal mio notes
rilevo; bestie al traino n°. 36, ai carrettini n°. 5, uomini 14
e soldati 15.
Ed è a Grange Quaillet che si comincia manifestare una delle
più impellenti necessità, quella cioè di
alloggiare, sia pure come sia, i quadrupedi che, sono costretti a
ritornare a Cesana, con immensa perdita di tempo il giorno dopo, per
mancanza di luoghi coperti.
Intanto si convenne con l'impresa che avrebbe (come fece) prelevate
delle tende alpine dalla sezione del Genio, e con mezzi di trasporto
indipendenti da quelli del cannone provveduto a farle pervenire a
grange Quaillet, dove parte del drappello di soldati, col sergente
Cordara, rimase per circa 3 giorni a prepararvi un largo, riparato ed
abbastanza comodo capannone, nell'interno del quale, per cura
dell'Impresa stessa, fu fatta trasportare della paglia in
quantità necessaria per circa 42 quadrupedi e 20 uomini, oltre a
circa 100 coperte di lana.
Altri alloggiamenti consimili, però con posti in Grange tanto
per uomini che per quadrupedi, vennero preparati per cura dell'Impresa,
a Grange Praclau.
26.Agosto 1906
ore 9,00 A.m.
Una cavalla cade da un muretto
Il problema dell'Acqua
Il 26 Agosto mattina, appena riordinato il traino ( a ore 9 ) la
cavalla baia di Raimondo, cadde da un muretto di rinfianco della
strada, producendosi una larga ferita all'avambraccio della gamba
destra anteriore. Fu necessario staccarla e mandarla a Cesana dal
Veterinario, cosicché le bestie al traino rimasero in N. di 35,
più i servizi accessori, come più sopra si disse. Ma la
difficoltà dell'alloggiamento non era la sola e nemmeno la
più importante che si cominciasse a manifestare. Più
preoccupativa si fu quella della mancanza d'acqua(13), per abbeverare
almeno tre volte al giorno, tutte quelle bestie. E da ciò, altra
enorme perdita di tempo. Si staccò a ore 11 1\2, e non si
potè riprendere il traino che a ore 16 1\2, per staccare a ore
19.5' al gran giro di Roccatagliata.
Intanto l'Impresa, anche sollecitata dal sottoscritto provvide delle
madie che furono poste ovunque sgorgavano fili d'acqua, per
raccoglierne a sufficienza, onde procedere, in seguito, ad un
più sollecito abbevera mento.
27.Agosto 1906
ore 8,30' A.m.
si giunge finalmente al Pian dei Morti
Visita al convoglio del Maggiore Cav.Maglietta
Il giorno 27 Agosto si poté iniziare il traino a ore 8,30', ma
col doloroso risultato che le bestie non vollero assolutamente tirare.
Cominciavano già a sentire la stanchezza prodotta dagli sforzi
dei giorni precedenti, senza dimenticare che man mano che si saliva, la
strada si presentava sempre più aspra, e più faticosa, e
le pendenze dei rampanti aumentavano.
Finalmente a 10.10' si arriva al Pian dei Morti, dove si tribola non poco, per abbeverare le bestie.
Indi perdita di un'altra ora abbondante, per riprendere il tiro, nel
quale tempo si cambia di posto ai quadrupedi nella speranza di riuscire
meglio nell'intento, ma il tutto senza alcun risultato, se non quello
di perdita enorme di tempo. A ore 16 si riprende il tiro, ma al giro
sopra il ricovero crollato, si sprofonda la ruota anteriore sinistra.
Si manovra col Krik per mettervi sotto un tavolone, e finalmente,
presente anche il Sig. Maggiore che di persona ha voluto rendersi conto
delle difficoltà che continuamente si opponevano alla buona
volontà, si va avanti ma, assai male ed adagio.
A ore 19.19' si ferma ai piedi del Colle. Bestie 35, più quelle ai servizi accessori, uomini 14, soldati 15.
28.Agosto 1906
ore 8,30' A.m.
Si parte in attacco a Tre anziché a Due
A ore 8 1\2 del giorno 28 Agosto si parte in attacco per 3,
anziché per 2, ma a ore 9,5' s'affondano le ruote destre dentro
la cunetta. Bisogna manovrare col Krik e a ore 9,30' si spunta
nuovamente il tiro. A ore 11 1\4 si rompe il gancio della collana del
"Mario". Fermata per fare un anello di filo di ferro. A 11 1\2 si
è pronti, e alle ore 12 1\4 si stacca per la merenda ed il
riposo, al giro dell'acqua, sotto il colle.
A 15 1\2 riprende il tiro e si procede senza incidenti sino a ore 18, che bisogna aggiustare il collare al "Favorì".
Alle 19 si stacca alla svolta del giro lungo, sotto a quello dei Torotti.
29.Agosto 1906
ore 7,55' A.m.
Si monte il Paranco e si tira a forza di braccia
IL PRIMO CANNONE GIUNGE IN VETTA...!
Il 29 Agosto mattina si può partire a ore 7,55', se non che alle
8 bisogna fermarsi per aggiustare il gancio della collana del "Negus",
ripartendo subito dopo. A ore 9,15' siamo al giro dell'anello, dove
è necessario staccare tutte le bestie, ed armare il paranco per
tirar su il carico col paranco stesso, manovra che per quanto irta di
difficoltà, è egregiamente eseguita dai borghesi di
rinforzo, in un ai militari di scorta. Riordinato il traino si
prosegue, ed a ore 11,25', nel secondo giro sopra la galleria dove la
pendenza della strada è fortissima, il "Mario" spezza la
bilancia, i tiranti, ed i bastoni del collare. Si staccano i cavalli e,
mentre si provvede a riparare come meglio si può, gli uomini
tirano su per tutto quel rampante di strada, sino oltre il, giro, col
paranco.
A 13,20' si riprende il traino col paranco, e lo si rimorchia su di
altri 2 rampanti di strada e, finalmente, alla baracca del fabbro si
possono attaccare i cavalli ed a ore 15 1\2 siamo in vetta col primo
cannone, accolto dagli evviva entusiastici degli operai e dei soldati
addetti al lavoro della Batteria.
In complesso adunque, per il primo cannone, si sono impiegati 7 buoni
giorni di lavoro, con una media di cavalli e muli da 35 a 40, compresi
i servizi accessori, nonché 15 soldati e da 14 a 16 borghesi.
Soldati e borghesi appena sufficienti per accudire alle molteplici
mansioni, poiché è bene non dimenticare che tutti i giri
di strada, dovevano essere fatti a forza di braccia, come a forza di
braccia doveva essere trainato il cannone, quando per l'accorciamento
del rampante, i cavalli al tiro si dovevano ridurre a 4, ed anche a 2.
Contemporaneamente, resasi necessaria una costante manutenzione della
strada, specialmente da Grange Quaillet alla vetta, dal signor Maggiore
si ottennero altri 6 soldati ed un caporale, che furono esclusivamente
adibiti al servizio di cantonieri stradali, sui tre tronchi nei quali
la strada venne divisa, e cioè: da Grange Quaillet al Pian dei
Morti, da questo al Colle, e dal Colle alla Vetta.
Si allestisce una seconda Squadra
Parte il secondo Cannone
Ma a ben più gravi difficoltà aveva dovuto urtare il
traino del secondo cannone che era più specialmente affidato
alle cure del sergente Cordara, e dall'assistente Novarese.
Questo, incaricato ugualmente su carro a 4 ruote, con una apposita
staffa di ferro allacciante lo scanello del retrotreno, col perno
d'avantreno, era partito dal cantiere in Cesana, mentre il primo
cannone era ancora in viaggio, ed il numero di bestie necessario a
trainarlo, l'Impresa aveva dovuto raffazzonarle per tutte le diverse
frazioni della Valle, poiché Cesana non offre certo tanta
abbondanza di quadrupedi quanti ne occorrevano per due traini di quel
genere, marcianti contemporaneamente.
Si potrebbe obbiettare che l'Impresa Rota e Baccon, non certamente
ignara delle difficoltà di mettere insieme un'altra squadra
numerosa quanto la prima, anzi di questa più forte perché
formata di bestie meno allenate, più scarse e più deboli,
poichè le migliori erano state di già accaparrate per la
prima squadra, si fosse limitata a trainare con una squadra sola (la
prima) tutti e quattro i cannoni, ma, è bene si sappia che
l'ordine perentorio, di provvedere una seconda squadra, era stato dato
dal Signor Maggiore e direttore dei Lavori, e che per ciò era
giocoforza ubbidire ed ottemperarvici.
Personalmente ho visto ben 43 bestie al traino, senza che il cannone avanzasse di un solo passo!
Senza contare anche, che a Grange Praclan, si sfasciò la
bilancia ed il perno del carro, e fu necessità provvedervi.
Come pure il numero dei borghesi di scorta, pel secondo cannone,
è stato di molto aumentato, perché non furono concessi
nuovi soldati, anzi, giunti in vetta col primo cannone, d'ordine dal
signor Maggiore furono tolti anche i 15 che erano d'aiuto al primo
cannone.
Così si fu che, pel secondo cannone occorsero ben 9 giorni,
prima di toccare la vetta vedendosi anche, non certo con gioia, passare
avanti il terzo cannone, partito dal cantiere alcuni giorni dopo del
secondo.
In complesso adunque, le bestie al traino, per questo secondo cannone,
furono da 36 a 40, oltre quelle ai servizi accessori, ed i borghesi da
15 portati a 30.
Il traino del terzo e quarto cannone, cioè dei due ultimi, si effettuò nelle migliori contingenze.
Anzitutto furono dati a forfait al conducente Fernandino Carmino,
proprietario di più che 30 quadrupedi che, oltre all'avere
eseguiti tutti i trasporti delle corazze, avevano trainato anche il
primo cannone, epperò erano tutte bestie allenatissime. Inoltre:
trovò strada, baraccamenti per snottare , abbeveratoi ed altro,
già impiantati per l'esperienza precedente, ma, non basta: egli
che era proprietario delle bestie, ed alle cui dirette e interessate
dipendenze erano gli 11 conducenti, protrasse il lavoro sino a 16 ed
anche a 18 ore al giorno, non badando a qualsiasi genere di fatica, sia
per gli uomini, che per le bestie tanto che, fece schiattare la mula
"Pastura"; ammalare il "Mario", sfinire il "Negus" ed il "Charles" e
quasi schiattare "Menelick", pure avendole, preventivamente, tutte
assicurate.
A ciò aggiungasi il più bel sole del mondo, con giornate
straordinariamente belle, nonché: lavoro a contratto e l'uso di
un carro a due ruote, col cannone fissato a bilico sotto anziché
sopra il carro, e si comprenderà facilmente come egli abbia
potuto risparmiare qualche giorno sul tempo impiegato per il primo ed
il secondo cannone.
A questo traino, però l'impresa era affatto estranea,
poiché: stabilito il compenso( che credo sia stato fissato nella
misura di L. 3000 per cannone, con un totale, quindi, per questi ultimi
due, di lire 6000, essa non aveva più nulla a vedere,
perché, chi dirigeva sostanzialmente il traino, anche in questo
caso, era il sottoscritto (foto 5).
Mortise (Padova) 26 Dicembre 1906
Il Tenente del Genio
Ernesto Q U A R T A R O L I
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