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SOMMARIO

Anno VI
Numero 1
Gennaio 2016

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ARCHIVIO

 

 

 

 

Vie della transumanza
A cavallo sulle vie della transumanza: dall'Appennino al Mar Tirreno e ritorno


di Elisa Bozzi



   Non immaginatevi cowboys nostrani o sedicenti butteri; è vero, negli ultimi anni c'è l'imbarazzo della scelta in quanto a “transumanze”, al seguito di mandrie o greggi più o meno veraci. Niente di tutto ciò: questa storia parla di tre amiche,  guide ambientali ed equestri, e della loro passione per l'avventura e per i viaggi a cavallo. La nostra storia narra di una lunga avventura per riscoprire e riportare alla luce cammini e collegamenti dimenticati nel tempo, attraverso i quali si praticava fino a pochi decenni fa l'antico rito della transumanza, dalla pianura ai pascoli estivi montani e ritorno, rituale che scandiva le stagioni e la vita di intere comunità, un tempo profondamente legate ai ritmi naturali. Dalla nostra collaborazione è nato un itinerario denso di bellezza e carico di storia, che, come guide e come associazione, proponiamo due volte l'anno: a primavera ci muoviamo dal mare alla montagna, e in autunno dalla montagna al mare, per ridare forza e significato ad un rito ormai dimenticato, ma che fa parte delle nostre radici, e che aggiunge significato al piacere di viaggiare con il cavallo.
valentina
 Valentina con La  Bionda e la mascotte Solara

   Sono antiche le tracce che testimoniano la pratica della transumanza fra la pianura pisana e lucchese e la Garfagnana, fino all'Appennino Tosco-Emiliano. Gli antichi percorsi dei pastori spesso erano gli stessi dei pellegrini o dei commercianti  : chi camminava mosso dalla speranza di un pascolo profumato e abbondante, chi mosso dalla fede, o dagli affari. Queste antiche vie di comunicazione attraversano un territorio assai vario, per conformazione, clima, vegetazione e usanze: dalla costa sabbiosa agli aspri Monti Pisani dove l'ulivo la fa da padrone, alle ridenti colline lucchesi ricche di viti, alberi da frutto, e case colorate, alla selvaggia Garfagnana, dove i castagni dominano il paesaggio (e un tempo anche l'economia), fino alle praterie sommitali dell'Appennino Tosco-Emiliano, dove i faggi e gli abeti lasciano alle aquile vasti spazi per cacciare a vista. Si attraversano borghi in pietra, dove spiccano, già da lontano, pievi, campanili o fortificazioni, e dove si trovano antiche fonti e ristoro per i vinadanti; si cammina su antiche strade lastricate segnalate da pietre miliari scolpite a mano, “maestà”, croci e segni votivi, altre volte ci districhiamo fra la boscaglia o raggiungiamo il crinale, dove il panorama è così ampio che lo sguardo non riesce a saziarsi. Sono due le presenze costanti che ci accompagnano durante tutto il viaggio: il primo è il fiume Serchio, che attraversa tutta la Garfagnana e sfocia appunto nel Parco di San Rossore (PI); lo guadiamo o lo osserviamo dall'alto di ponti vecchi e nuovi, ci fornisce acqua fresca per i cavalli durante il cammino, e soprattutto ci indica costantemente la direzione. La seconda presenza è quella della Pania: la Pania della Croce (1858 m) detta anche “La Regina”, è la cima più rappresentativa delle Alpi Apuane, non la più alta, ma sicuramente la più maestosa. Con le altre cime a lei prossime (il gruppo della Panie), che le fanno da cortigiane, ci controlla da ogni angolazione durante tutto il cammino: da Nord sembra una guglia aguzza e tagliente, che ci sbarra minacciosa l'accesso al mare; mentre attraversiamo la Garfagnana diventa sempre più incombente, e,  quando le passiamo ai piedi non osiamo alzare lo sguardo intimoriti... Eppure La Regina lascia passare il viandante umile che sa portarle rispetto, e proprio quando pensi di non trovare il passaggio, eccolo che appare al viaggiatore che sa ancora provare meraviglia. Aggirata La Regina verso Sud ecco la promessa del mare, ecco il sole del Sud, e già sembra di sentire l'odore del salmastro! Eppure il cammino è ancora lungo, e La Regina è sempre là, che ci osserva. Perfino quando arriviamo alla spiaggia del Gombo, all'interno di San Rossore, lei è ancora là, ancora con il suo mantello bianco a primavera, o con il suo copricapo morbido di nuvole, a ricordarci da dove veniamo o dove stiamo andando.


la Regina
sua maestà “La Regina” vista da Sud, dalla strada verso Celle Puccini
 
  Tutto cominciò circa un anno fa, a fine ottobre 2014. Era del tempo che sognavo di collegare a cavallo la Garfagnana, il luogo eletto a campo base permanente, e San Rossore, dove ho cominciato a fare la guida a cavallo e luogo ancora carico di emozioni. Così mi decisi, e mi rivolsi a due amiche, Valentina Lucchesi, guida esperta dei sentieri garfagnini e apuani, e Erica Pierro, conosciuta al corso di guida ambientale nel 2008, esperta di percorsi nella zona pisana. Trovai da parte loro subito grande interesse, passione e voglia di fare, e naque così una bellissima collaborazione che tutt'oggi prosegue. Durante le nostre ricerche abbiamo conosciuto altre persone che ci hanno aiutato e supportato spontaneamente, ed è anche grazie a loro che il nostro sogno si è realizzato. Attraverso questo itinerario siamo riuscite a collegare non solo luoghi, ma anche persone e idee: un miracolo che mi è capitato soltanto viaggiando a cavallo.
   Iniziammo a fare sopralluoghi, ad incontrare persone, a chiedere, ad inerpicarci per sentieri o vecchie mulattiere semi abbandonate, a studiare le carte e i libri, a ripulire cammini. Le possibilità erano tante, i luoghi attraversati tutti bellissimi, il morale era alto, nonostante molte volte siamo dovute tornare sui nostri passi... La fatica e l'impegno sono stati ripagati anche dallo stare insieme e dallo scoprire sentieri prima sconosciuti.
   
serchio
lungo il Serchio, Erica e Piccola Ida.
   
   A fine marzo 2014 arrivò il momento di partire: il tragitto era deciso, era arrivato il momento di sperimentare per la prima volta a cavallo l'intero percorso, e di godere finalmente del lungo lavoro. Io e Valentina partimmo il 30 marzo 2015 da Pieva Fosciana con le cavalle dell'associazione Piccola Ida, sangue misto di 5 anni, e La Bionda, aveglinese di 12 anni, equipaggiate per viaggiare in semi- autonomia. Le cavalle erano allenate e volenterose, il tempo dalla nostra. Anche Erica partecipò al viaggio: venne a dare il cambio a Valentina il IV° giorno, e insieme seguimmo il Serchio fino a San Rossore. Ma la prima ripetizione del percorso non finì qua: da San Rossore ripartii a sella insieme a Silvia, altra amica e neofita del trekking a cavallo, che mi accompagnò con ottimo spirito sulla strada del ritorno per due giorni, fino a Fabbriche di Vallico. Fu un viaggio ricco di incontri e di esperienze, per tutte noi, e, come succede spesso in questo tipo di viaggi, nulla capitò per caso.

silvia
Lungo il Serchio, Silvia magnifica principiante con la sua maestra e compagna di viaggio; sulla riva opposta il castello di Nozzano (PI).

    L'avventura continua! Il viaggio è stato ripetuto per la seconda volta dal 6 al 10 ottobre 2015, percorrendo una variante “alta”, molto più panoramica ma anche molto più impegnativa in quanto a dislivello. Infatti al tempo della prima ripetizione preferimmo partire dalla Garfagnana verso la costa, e spezzare in due la prima impegnativa tappa, optando per il percorso “basso”. La scelta del percorso dipende dall'allenamento dei cavalli ma anche dall'innevamento o dalle condizioni del terreno. Infatti il punto più alto del percorso sono i 1600 m del Passo delle Radici, il valico appenninico fra Toscana ed Emilia, ma sia in Garfagnana che sulle Apuane si viaggia sopra i 1000 m, su terreno a tratti infido, dove spesso a primavera permangono nevai o ghiaccio.

Scheda tecnica del viaggio

I° ripetizione marzo-aprile 2014:
I° tappa Pieve Fosciana (400 m, LU)- Gallicano (186 m,LU)
II° tappa Gallicano- Fabbriche di Vallico (500 m, LU)
III° tappa Fabbriche di V.- Quirico di Moriano (100 m, LU)
IV° tappa Quirico di M.- La Sterpaia, San Rossore (PI)
V° tappa San Rossore- Quirico di Moriano
VI° tappa Quirico di M.- Fabbriche di Vallico
VII° tappa Fabbriche di V.- Pieve Fosciana (mediante van)
Km totali fino a San Rossore circa 180, dislivello totale in salita 2000 m, in discesa 2400
Hanno partecipato Valentina Lucchesi, Erica Pierro, Elisa Bozzi, Silvia Gianni, le cavalle Piccola Ida e La Bionda.

II° ripetizione ottobre 2015:
I° tappa Passo delle Radici (1600 m, MO)- Pieve Fosciana (400 m, LU)
II° tappa Pieve Fosciana- Sassi (500 m)- Calomini (500 m)- Trassilico (700 m)- Fabbriche di Vallico (500 m, LU)
III° tappa Fabbriche di V.- Mutigliano (50 m, LU)
IV° tappa Mutigliano- La Sterpaia, San Rossore (PI)
V° tappa La Sterpaia- Spiaggia del Gombo, San Rossore
Rietro a Pieve Fosciana tramite van.
Km totali 240, dislivello in salita 3000 m, in discesa 4400
Hanno partecipato Elisa Bozzi e Nicoletta Caffa con le cavalle dell'associazione  Selva (maremmana di 7 anni) e La Bionda,  Erica Pierro con Pasquino.
 verso Lucca
ottobre 2015, verso Lucca...

   Il percorso risulta di facile percorrenza: per la maggior parte si cammina su mulattiere più o meno antiche, strade sterrate e sentieri evidenti, i tratti impegnativi per pendenza o terreno difficile, sono pochi e brevi; l'asfalto percorso si stima intorno al 5% totale, quasi tutto su strade secondarie scarsamente frequentate (tranne nel breve tratto fra Lucca e l'argine del Serchio e in provincia di Pisa). Il dislivello si smaltisce quasi tutto in due giorni, quando attraversiamo le quattro valli fra Appennino, Garfagnana e Apuane (fra i 1500 e i 2000 m di dislivello in salita e in discesa al dì). Le ore di cammino vanno dalle 6 alle 8, percorrendo dai 35 ai 45 km al giorno. Lungo il percorso si incontrano punti di ristoro, e le tappe serali sono state studiate in modo da poter fornire ai cavalieri che lo desiderino vitto e alloggio in strutture ricettive attrezzate, fieno, mangime e, volendo, poste o box per i cavalli. Altrimenti chi come me ama guardare le stelle e dormire vicino al cavallo può arrangiarsi come meglio crede negli ampi spazi degli agriturismi, dei maneggi o degli amici che gentilmente ci ospitano. Mi sono chiesta più volte se questo viaggio che abbiamo realizzato possa essere definito “turistico”, o in che altro modo chiamarlo. Eppure sono giunta alla conclusione che, se per “turismo” si intende un fugace e superficiale sguardo sul territorio, il nostro viaggiare a cavallo è esattamente il suo contrario: solo camminando lentamente al passo del cavallo si possono apprezzare certe bellezze, approfondire la conoscenza di luoghi, di fatti e persone, e possiamo gustarci il tempo e le emozioni che questo tipo di viaggio ci regala. Non è il “cosa” fai ma il “come” lo fai il nocciolo della questione. Tutto dipende dallo spirito con il quale affronti un viaggio e dal modo in cui ti poni, dal tipo di sguardo che getti sul paesaggio, dall'umiltà con la quale attraversi i luoghi e ti confondi con il paesaggio, dal tipo di attenzioni e di emozioni che riservi al cavallo e che da lui ricevi, da ciò che cerchi e da ciò che riesci a dare.
   
   La transumanza ci aspetta alla prossima primavera!
 Selva alla spiaggia di GomboSelva alla spiaggia del Gombo