SOMMARIO

Anno VI
Numero 1
Gennaio 2016

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ARCHIVIO

 

 

 

 

LIBRI e FILM

Artigliere dello Chaberton L'ARTIGLIERE DELLO CHABERTON
di Roberto Guasco

È stato pubblicato dai “ Quaderni dell’Alpitrek”
Il primo volume  de “l’Artigliere dello Chaberton”  il libro è di Roberto Guasco e racconta le storie degli uomini che hanno lavorato, vissuto e combattuto nel forte più alto d’Europa. Lavoro eccezionale di ricerca e di umane emozioni. Roberto Guasco ha intervistato i costruttori e soprattutto gli artiglieri. Il volume è articolato in 9 capitoli più una appendice tecnica.  in formato A4 orizzontale di 230 pagine complessive, 400 immagini tra foto originali (310), disegni e mappe + 16 tavole grafiche di ricostruzione 3D .
E possibile l’acquisto dell’opera rivolgendosi direttamente all’autore: artigliere.chaberton@libero.it
Il costo e di 35€
barbara hofman
Gli ultimi giorni Paolo Macry GLI ULTIMI GIORNI
di Paolo Macry

Per chi ama perdere, consigliamo questo insolito e prezioso saggio.

http://storicamente.org/macry
Moby Dick

MOBY DICK
di Herman Melville

Cercare la Balena Bianca in tutti i mari del mondo sembra diverso da cercare un pesce rosso in un acquario. Per il capitano Ahab è la stessa cosa.
Non c'è modo per descrivere il mondo nella sua interezza e follia, se non prendendo una lente di ingrandimento e ispezionandone una fetta: narrando le avventure del Pequod, Melville ha compiuto un' impresa di questo genere.
Questo libro racconta l'umanità e il mare. Certe volte le azioni e i colpi di scena sono così fitti da non riuscire a raccapezzarsi, è caccia. Altre volte le descrizioni sembrano non finire mai, è navigazione: tutti aspettano, ingannando il tempo con le attività più varie, che l'uomo di guardia sulla testa d'albero annunci l'avvistamento dei getti all'orizzonte.
Campo di stelle il quattro febbraio uscirà

CAMPO DI STELLE

di Paola Giacomini

50 racconti, 50 pensieri, 50 ricordi, capitati, assorbiti non per caso, scivolando, marciando a volte trottando sulle strade, sentieri, piste che dalla Sacra di San Michele in Vals di Susa portano alla fine della terra emersa.
Viaggio lontano dai luoghi normali, che molti conoscono.
Viaggio nemmeno iniziatico.
Viaggio bello a volte brutale.
Viaggio e basta.

Per quelli che amano perdere consigliamo questo insolito e prezioso saggio

Paolo Macry, Gli ultimi giorni, Bologna, il Mulino, 2009, 274 pp.
Dipartimento di Storia Culture Civiltà Università di Bologna

Sergio Falcone:
'Il volume di Paolo Macry su Gli ultimi giorni giunge a conclusione di un'approfondita riflessione sul fenomeno del «crollo dello Stato» nella storia europea novecentesca, con particolare attenzione agli eventi del 1917-18, 1940-43 e 1989-91. In questo libro l'analizza i processi e i fenomeni che si sono verificati in occasione di fratture storiche di tipo politico-istituzionale, colmando di fatto un vuoto storiografico poiché, malgrado l'interesse suscitato dal tema, gli studi non hanno prestato grande attenzione agli ultimi giorni, soprattutto considerati nel quadro di un più ampio orizzonte storiografico. Fino agli anni '80 del '900 infatti gli scienziati politici avevano interpretato i sistemi istituzionali come fenomeni di continuità, tralasciando volutamente l'analisi dei processi di formazione e ancora meno le fratture storiche che ne erano scaturite («il crollo di un sistema politico e istituzionale mette in discussione il classico steccato che separa breve e lunga durata, avvenimenti e tendenze.
Volendo arrivare a quel ricco e confuso teatro, ho dovuto prendere la distanze da interpretazioni che, innervando un contesto nelle sue radici, rischiano di parlare delle radici più che del contesto, delle premesse più che del fenomeno. Da qui la scelta di concentrarmi, in senso metaforico e reale, sugli ultimi giorni. Il che non significa appiattire la storia sulla cronaca. Se il grumo degli avvenimenti attraverso i quali si dipana la crisi di stati e regimi costituisce un processo aperto e non predeterminato,
questo non significa che non abbia rapporti con il proprio passato di medio e lungo periodo», p. 260).
Il «secolo breve» è stato caratterizzato dal crollo repentino di Stati e imperi che sino a poco tempo prima sembravano in difficoltà, ma che comunque parevano in grado di reggere l'urto di eventi catastrofici. Macry ripercorre il '900 europeo attraverso la fine drammatica di monarchie e dinastie plurisecolari, come quella dei Romanov, degli Hohenzollern e degli Asburgo, nel biennio conclusivo della Grande Guerra, la dissoluzione della Terza Repubblica francese nel giugno 1940, la caduta del fascismo italiano dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, il crollo repentino della DDR nel 1989 e la dissoluzione dell'URSS nel 1991, avvenimenti che hanno aperto scenari
nuovi e del tutto imprevisti nei mesi precedenti. L'a. ricostruisce in un'avvincente e dettagliata narrazione gli ultimi giorni nei palazzi del potere e sulle piazze cittadine, in un confuso teatro di avvenimenti individuali e collettivi, di capi militari e politici che cercano di reagire al ritmo incalzante degli eventi, di apparati di controllo che si sfaldano e rinunciano a usare la propria forza coercitiva, di comunità cittadine al cospetto di istituzioni che collassano, della quotidianità stravolta nel suo normale svolgimento, di valori pubblici e privati totalmente sovvertiti.
Macry individua in tre momenti le fasi del crollo dello Stato: la paralisi politica e amministrativa, la delegittimazione popolare e la rinuncia all'uso della forza. In questi brevi lassi di tempo una serie di eventi imprevisti e spesso del tutto casuali rompono equilibri storici consolidati in lunghissimi periodi, i quali mostrano il cumularsi, come in un circolo vizioso, di errori politici, inefficienze burocratiche, antagonismi e crisi
personali, sebbene i fatti non sembrino predeterminati, bensì frutto di casualità e fatalismo. Alla corte dello zar Nicola II così come del Kaiser Guglielmo II, nella Schönbrunn di Carlo I, a Berlino come a Mosca, il condensarsi e il susseguirsi di eventi tragici non determinano necessariamente un vuoto di potere, ma danno origine a un cambiamento epocale che cancella istituzioni, ceti politici e intere classi dirigenti.
L'a. riesce così a tenere insieme diverse prospettive in un'avvincente ricostruzione che si rivela un efficace punto di equilibrio tra cronaca e analisi storica, perché, come anch'egli spiega, l'atto finale di un lungo processo storico è la diretta conseguenza di ciò che si è sedimentato negli anni, con tutti i suoi pregi e i suoi limiti. Nel momento del crollo, ad andare in frantumi è quell'inerzia del tempo che ogni configurazione sociale assume come proprio status fisiologico: il tempo e lo spazio vengono racchiusi in una «zona densa», nella quale in poche ore si decide il destino di un popolo e si scrive una pagina di Storia'

FILM

Nel dopoguerra nel quartiere della crocetta cera e c’è ancora un rettangolo formato da C.so Duca degli Abruzzi, C.so Rosselli, C.so Galileo Ferraris e C, Peschiera
Questo rettangolo era formato da 30 isolati, esattamente 30, a dire il vero quattro o cinque erano di piccole dimensioni e disposti per lo più intorno alla piazza del mercato, quello sul fianco della chiesa parrocchiale conosciuta anche fuori zona in quanto il parroco sparava dal campanile con una carabina 22 ai colombi che gli sporcavano le grondaie
Alla fine di via Marco Polo dietro la stessa chiesa abitava Federico Lombardi era scout nel TO24, era un gran tipo, aveva la passione per i plastici, ne faceva di bellissimi (chissà che fine avranno fatto), aveva spiccata e notevole umanità, poi è diventato gesuita , ora è Padre Lombardi, era un ragazzo che non trattava mai male il prossimo:l’ho ricordo così
La Torino di allora era un feudo FIAT,  l’alta borghesia dirigenziale era riuscita a mescolarsi con l’aristocrazia in rotta, la città era piena di schiavi che lavoravano a turni giorno e notte e che fuori turno dormivano sodo, la notte la città era deserta, dopo mezzanotte solo una decina di persone al massimo si aggiravano nel centro, si conoscevano tutte, Paolo Tonin era tra quelle, a volte Willy Fassio  spesso Giorgio, Giorgio faceva scassare, gli amici avevano fatto un fotomontaggio dove con una mano teneva per un orecchio un bambino e con l’altra un 10.000, poi l’avevano stampata e lanciata da un aereo la domenica mattina su piazza Castello, non stupitevi alla fine degli anni 50 i volantini , soprattutto elettorali lanciati dagli aerei erano all’ordine del giorno.
Erano  anarchici e goliardi quelli della notte, avevano di sera  Mulassano come ritrovo, clima e ambiente  alla Vanzina: risate e disperazione mischiate al caffè
I quartieri operai erano un po’ funebri, il rettangolo descritto all’inizio lievemente meno, abitato da ceti medi ovviamente ortodossi , (medi) gli stravaganti erano pochi  e additati e ben più disponibili all’umanità.
I 30 isolati erano formati da case primi 900, quelli rasi dai bombardamenti ricostruiti spiccavano evidenti, i Poma gran bella famiglia:madre di classe francese , i figli anche loro stupendi, anche loro nel TO24 uno Franco aveva costruito un modello del ponte sul fiume kwai  in scala ,con fiammiferi se ricordo bene, un vero capolavoro,  abitavano pochi metri fuorirettangolo  in palazzi Decò, visibili ancor oggi con balconi e angoli arrotondati.
Il rettangolo era tagliato in diagonale da C.so Orbassano, quello dei negozi e la domenica pomeriggio era percorso da innumerevoli persone con le radioline accese all’orecchio, seguivano le partite di calcio perché  avevano giocato la schedina
Vivere lì era un suicidio
Nel rettangolo lungo otto isolati e largo tre o quattro ( isolati) vi erano quattro cinematografi :l’Italiano, La Perla, Vinzaglio e quello dell’oratorio Salesiano
Ora la memoria sbiadisce, non tutti ricordano bene quei tempi e ogni persona li ha vissuti a suo modo, certo è che i cinema erano pieni di gente, spesso in piedi aspettando o sperando di potersi sedere prima o poi, non c’era l’abitudine di vederli dall’inizio si entrava in qualunque momento e tra la fine e l’inizio era proiettata  “ La Settimana Incom” una specie di telegiornale in bianco nero, spesso il pubblico partecipava in prima persona applaudendo, avvertendo e così via.
I ragazzini avventurosi ,sensibili, balordi e discoli, cioè quelli che vivevano di fantasia e non funzionavano a scuola erano assidui frequentatori delle sale quando riuscivano a raggranellare i soldi per vedere i film.
I film nuovi erano invernali mentre nell’estate torrida venivano riproiettati quelli vecchi, quando uscivano quelli nuovi era  avvenimento, qualche ragazzino aveva la fortuna di avere un padre affezionato al cinema e allora era festa andare a vederli ;e rivederli nella mente per settimane e raccontarli ai compagni, la scuola elementare del quartiere ,quella pubblica ,si chiamava Michele Coppino grigio edificio simile alle caserme, in quelle tristi aule i balordi sognavano una vita a cavallo nelle praterie e venivano regolarmente bocciati, sarebbero diventati da grandi dei borderline mentre i migliori futuri ingegneri
Per i balordi il leone ruggente della Metro Goldwyn Mayer o il Monviso circondato di stelle della Paramount era sinonimo di storie di indiani o di guerra o di leghe sotto i mari ,era la porta del regno di fantasia come il libro che si leggeva al posto di studiare
Ancora adesso sono simboli rassicuranti di un mondo infelice e scomparso
Mf
Nota
Poi  nel 1955 è arrivata “lascia o raddoppia” con Mike Bongiorno nelle poche televisioni esistenti nelle case, era febbre, questo programma televisivo in onda il sabato sera alle 21 spopolava le sale cinematografiche dell’intera nazione, le quali mettevano le televisioni davanti allo schermo per non far scappare gli spettatori, il programma era orribilmente democristiano, adatto per il popolo italiano, coloro che lo detestavano erano pochi e additati come anormali e lo erano sul serio, la guerra tra cinema e “lascia e raddoppia” terminò con un compromesso  all’italiana, la trasmissione venne anticipata dal sabato al giovedì e l’incubo sparì dai cinema rimanendo nelle poche case private che potevano permettersi lo schermo piccolo e nei bar
Questo fenomeno televisivo deve avere una relazione con la sconfitta ignominiosa della guerra e con la capacità di tramutarla in gloriosa  vittoria, trovare un vecchio fascista era diventato impossibile il popolo intero era partigiano e tutti facevano parte della resistenza e tutti guardavano “lascia o raddoppia”
Quando il presentatore del programma morì  nel 2009 gli fecero il funerali di stato e se ben ricordo ne rubarono dal cimitero  le ossa per chiedere riscatto: è l’Italia che và
Ps
La televisione ha sconquassato il mondo e l’industria cinematografica, tutti i cinema del nostro rettangolo sono spariti, solo l’Italiano e sopravissuto come cinema teatro Gioiello e i balordi che in essi avevano sognato sono morti o in galera o vivono nella prateria
Epilogo ( dello straziante racconto)
I balordi in qualche modo sopravvissuti agli insignificanti eventi possono rivedere ora alcuni di quei “magnifici” film su You Tube, desolati nelle sere e notti d’inverno questi vecchi sacchi d’ossa appollaiati dentro poltrone imbottite di confortevoli ricordi rivedono esterefatti i film visti un secolo fa all’oratorio con il papà
Insieme rivedono “ la Vergine della valle”, “l’Occhio caldo del cielo” “Cavalca vaquero” o “ la legge del Signore” e cosi via in compagnia di cari, molto cari spettri e fantasmi
Nota dell’epilogo
La rete, come tutte le cose contiene virtù e miserie dell’umanità

L'OCCHIO CALDO DEL CIELO  (The Last Sunset) 1961
di Robert Aldrich


L'occhio caldo del cielo (The Last Sunset) è un film del 1961.
È un film western statunitense con Rock Hudson, Kirk Douglas, Joseph Cotten, Carol Lynley e Dorothy Malone.Howard Rigsby
Magnifico western del grande maestro Robert Aldrich. Girato nel 1961, completamente anticonvenzionale per quei tempi, purtroppo per questioni di “ YT” taglia i primi e ultimi minuti.
Per gli amanti del genere è un semplice capolavoro più che godibile anche nel 2016

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LA VERGINE DELLA VALLE (White Feather) 1972
di Robert D. Webb

 
La vergine della valle (White Feather) è un film del 1955 diretto da Robert D. Webb.
Come erano i western di tanto tempo fa tanto tanto

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RIO GRANDE (Rio Bravo)
di John Ford

 
Rio Bravo (Rio Grande) è un film del 1950 diretto da John Ford.
Capolavoro da vedere e   rivedere, questo genere di film girati appena dopo la guerra sono caratterizzati dall’equipaggiamento originale disposto in maniera regolamentale sul destriero. Notizie utili ssime per coloro che viaggiano a cavallo anche in questo mondo,  ai limiti di questo mondo
Mentre guardate ( se lo guardate) state attenti ai particolari dell’accampamento e dei cavalli e alla loro progressione
Film girato dopo la fine della guerra e doveva contribuire a creare il mito dell’Esercito U.S., l’Esercito dell’ovest non era affatto come qui viene descritto era una specie di Legione Straniera composta da leve volontarie per fame, pochi  americani la maggior parte irlandesi danesi e molti italiani. Le diserzioni erano all’ordine del giorno, l’alcool spesso l’unico conforto, la disciplina era dura e le corti marziali spesso all’opera
La differenza tra rappresentazione e realtà evidente
Ma stasera  godiamoci lo spettacolo di questa vecchia superba pellicola girata dal grande maestro
Nota
Rio Bravo e Rio  Grande sono lo stesso fiume segna il confine tra texas e il vecchio Messico la prima denominazione è americana la seconda messicana