È stato pubblicato dai “ Quaderni
dell’Alpitrek”
Il primo volume de “l’Artigliere dello
Chaberton” il libro è di Roberto Guasco
e racconta le storie degli uomini che hanno lavorato, vissuto e
combattuto nel forte più alto d’Europa. Lavoro
eccezionale di ricerca e di umane emozioni. Roberto Guasco ha
intervistato i costruttori e soprattutto gli artiglieri. Il volume
è articolato in 9 capitoli più una appendice
tecnica. in formato A4 orizzontale di 230 pagine complessive,
400 immagini tra foto originali (310), disegni e mappe + 16 tavole
grafiche di ricostruzione 3D .
E possibile l’acquisto dell’opera rivolgendosi
direttamente all’autore: artigliere.chaberton@libero.it
Il costo e di 35€
barbara hofman
GLI ULTIMI GIORNI
di Paolo Macry
Per chi ama perdere, consigliamo questo insolito e prezioso saggio.
Cercare la Balena Bianca in tutti i mari del mondo sembra diverso da
cercare un pesce rosso in un acquario. Per il capitano Ahab
è la
stessa cosa.
Non c'è modo per descrivere il mondo nella sua interezza e
follia, se non prendendo una lente di ingrandimento e ispezionandone
una fetta: narrando le avventure del Pequod, Melville ha compiuto un'
impresa di questo genere.
Questo libro racconta l'umanità e il mare. Certe volte le
azioni
e i colpi di scena sono così fitti da non riuscire a
raccapezzarsi, è caccia. Altre volte le descrizioni sembrano
non
finire mai, è navigazione: tutti aspettano, ingannando il
tempo
con le attività più varie, che l'uomo di guardia
sulla
testa d'albero annunci l'avvistamento dei getti all'orizzonte.
il quattro febbraio uscirà
CAMPO DI STELLE
di Paola Giacomini
50 racconti, 50 pensieri, 50 ricordi, capitati, assorbiti non per caso,
scivolando, marciando a volte trottando sulle strade, sentieri, piste
che dalla Sacra di San Michele in Vals di Susa portano alla fine della
terra emersa.
Viaggio lontano dai luoghi normali, che molti conoscono.
Viaggio nemmeno iniziatico.
Viaggio bello a volte brutale.
Viaggio e basta.
Per
quelli che amano perdere consigliamo questo insolito e prezioso saggio
Paolo Macry, Gli ultimi giorni, Bologna, il Mulino, 2009, 274 pp.
Dipartimento di Storia Culture Civiltà Università
di Bologna
Sergio Falcone:
'Il
volume di Paolo Macry su Gli ultimi giorni giunge a conclusione di
un'approfondita riflessione sul fenomeno del «crollo dello
Stato» nella
storia europea novecentesca, con particolare attenzione agli eventi del
1917-18, 1940-43 e 1989-91. In questo libro l'analizza i processi e i
fenomeni che si sono verificati in occasione di fratture storiche di
tipo politico-istituzionale, colmando di fatto un vuoto storiografico
poiché, malgrado l'interesse suscitato dal tema, gli studi
non hanno
prestato grande attenzione agli ultimi giorni, soprattutto considerati
nel quadro di un più ampio orizzonte storiografico. Fino
agli anni '80
del '900 infatti gli scienziati politici avevano interpretato i sistemi
istituzionali come fenomeni di continuità, tralasciando
volutamente
l'analisi dei processi di formazione e ancora meno le fratture storiche
che ne erano scaturite («il crollo di un sistema politico e
istituzionale mette in discussione il classico steccato che separa
breve e lunga durata, avvenimenti e tendenze.
Volendo arrivare a
quel ricco e confuso teatro, ho dovuto prendere la distanze da
interpretazioni che, innervando un contesto nelle sue radici, rischiano
di parlare delle radici più che del contesto, delle premesse
più che
del fenomeno. Da qui la scelta di concentrarmi, in senso metaforico e
reale, sugli ultimi giorni. Il che non significa appiattire la storia
sulla cronaca. Se il grumo degli avvenimenti attraverso i quali si
dipana la crisi di stati e regimi costituisce un processo aperto e non
predeterminato,
questo non significa che non abbia rapporti con il proprio passato di
medio e lungo periodo», p. 260).
Il
«secolo breve» è stato caratterizzato
dal crollo repentino di Stati
e imperi che sino a poco tempo prima sembravano in
difficoltà, ma che
comunque parevano in grado di reggere l'urto di eventi catastrofici.
Macry ripercorre il '900 europeo attraverso la fine drammatica di
monarchie e dinastie plurisecolari, come quella dei Romanov, degli
Hohenzollern e degli Asburgo, nel biennio conclusivo della Grande
Guerra, la dissoluzione della Terza Repubblica francese nel giugno
1940, la caduta del fascismo italiano dopo l'armistizio dell'8
settembre 1943, il crollo repentino della DDR nel 1989 e la
dissoluzione dell'URSS nel 1991, avvenimenti che hanno aperto scenari
nuovi
e del tutto imprevisti nei mesi precedenti. L'a. ricostruisce in
un'avvincente e dettagliata narrazione gli ultimi giorni nei palazzi
del potere e sulle piazze cittadine, in un confuso teatro di
avvenimenti individuali e collettivi, di capi militari e politici che
cercano di reagire al ritmo incalzante degli eventi, di apparati di
controllo che si sfaldano e rinunciano a usare la propria forza
coercitiva, di comunità cittadine al cospetto di istituzioni
che
collassano, della quotidianità stravolta nel suo normale
svolgimento,
di valori pubblici e privati totalmente sovvertiti.
Macry individua
in tre momenti le fasi del crollo dello Stato: la paralisi politica e
amministrativa, la delegittimazione popolare e la rinuncia all'uso
della forza. In questi brevi lassi di tempo una serie di eventi
imprevisti e spesso del tutto casuali rompono equilibri storici
consolidati in lunghissimi periodi, i quali mostrano il cumularsi, come
in un circolo vizioso, di errori politici, inefficienze burocratiche,
antagonismi e crisi
personali, sebbene i fatti non sembrino
predeterminati, bensì frutto di casualità e
fatalismo. Alla corte dello
zar Nicola II così come del Kaiser Guglielmo II, nella
Schönbrunn di
Carlo I, a Berlino come a Mosca, il condensarsi e il susseguirsi di
eventi tragici non determinano necessariamente un vuoto di potere, ma
danno origine a un cambiamento epocale che cancella istituzioni, ceti
politici e intere classi dirigenti.
L'a. riesce così a tenere
insieme diverse prospettive in un'avvincente ricostruzione che si
rivela un efficace punto di equilibrio tra cronaca e analisi storica,
perché, come anch'egli spiega, l'atto finale di un lungo
processo
storico è la diretta conseguenza di ciò che si
è sedimentato negli
anni, con tutti i suoi pregi e i suoi limiti. Nel momento del crollo,
ad andare in frantumi è quell'inerzia del tempo che ogni
configurazione
sociale assume come proprio status fisiologico: il tempo e lo spazio
vengono racchiusi in una «zona densa», nella quale
in poche ore si
decide il destino di un popolo e si scrive una pagina di Storia'
FILM
Nel dopoguerra nel quartiere della crocetta cera e
c’è ancora un rettangolo formato da C.so Duca
degli Abruzzi, C.so Rosselli, C.so Galileo Ferraris e C, Peschiera
Questo rettangolo era formato da 30 isolati, esattamente 30, a dire il
vero quattro o cinque erano di piccole dimensioni e disposti per lo
più intorno alla piazza del mercato, quello sul fianco della
chiesa parrocchiale conosciuta anche fuori zona in quanto il parroco
sparava dal campanile con una carabina 22 ai colombi che gli sporcavano
le grondaie
Alla fine di via Marco Polo dietro la stessa chiesa abitava Federico
Lombardi era scout nel TO24, era un gran tipo, aveva la passione per i
plastici, ne faceva di bellissimi (chissà che fine avranno
fatto), aveva spiccata e notevole umanità, poi è
diventato gesuita , ora è Padre Lombardi, era un ragazzo che
non trattava mai male il prossimo:l’ho ricordo così
La Torino di allora era un feudo FIAT, l’alta
borghesia dirigenziale era riuscita a mescolarsi con
l’aristocrazia in rotta, la città era piena di
schiavi che lavoravano a turni giorno e notte e che fuori turno
dormivano sodo, la notte la città era deserta, dopo
mezzanotte solo una decina di persone al massimo si aggiravano nel
centro, si conoscevano tutte, Paolo Tonin era tra quelle, a volte Willy
Fassio spesso Giorgio, Giorgio faceva scassare, gli amici
avevano fatto un fotomontaggio dove con una mano teneva per un orecchio
un bambino e con l’altra un 10.000, poi l’avevano
stampata e lanciata da un aereo la domenica mattina su piazza Castello,
non stupitevi alla fine degli anni 50 i volantini , soprattutto
elettorali lanciati dagli aerei erano all’ordine del giorno.
Erano anarchici e goliardi quelli della notte, avevano di
sera Mulassano come ritrovo, clima e ambiente alla
Vanzina: risate e disperazione mischiate al caffè
I quartieri operai erano un po’ funebri, il rettangolo
descritto all’inizio lievemente meno, abitato da ceti medi
ovviamente ortodossi , (medi) gli stravaganti erano pochi e
additati e ben più disponibili
all’umanità.
I 30 isolati erano formati da case primi 900, quelli rasi dai
bombardamenti ricostruiti spiccavano evidenti, i Poma gran bella
famiglia:madre di classe francese , i figli anche loro stupendi, anche
loro nel TO24 uno Franco aveva costruito un modello del ponte sul fiume
kwai in scala ,con fiammiferi se ricordo bene, un vero
capolavoro, abitavano pochi metri fuorirettangolo
in palazzi Decò, visibili ancor oggi con balconi e angoli
arrotondati.
Il rettangolo era tagliato in diagonale da C.so Orbassano, quello dei
negozi e la domenica pomeriggio era percorso da innumerevoli persone
con le radioline accese all’orecchio, seguivano le partite di
calcio perché avevano giocato la schedina
Vivere lì era un suicidio
Nel rettangolo lungo otto isolati e largo tre o quattro ( isolati) vi
erano quattro cinematografi :l’Italiano, La Perla, Vinzaglio
e quello dell’oratorio Salesiano
Ora la memoria sbiadisce, non tutti ricordano bene quei tempi e ogni
persona li ha vissuti a suo modo, certo è che i cinema erano
pieni di gente, spesso in piedi aspettando o sperando di potersi sedere
prima o poi, non c’era l’abitudine di vederli
dall’inizio si entrava in qualunque momento e tra la fine e
l’inizio era proiettata “ La Settimana
Incom” una specie di telegiornale in bianco nero, spesso il
pubblico partecipava in prima persona applaudendo, avvertendo e
così via.
I ragazzini avventurosi ,sensibili, balordi e discoli, cioè
quelli che vivevano di fantasia e non funzionavano a scuola erano
assidui frequentatori delle sale quando riuscivano a raggranellare i
soldi per vedere i film.
I film nuovi erano invernali mentre nell’estate torrida
venivano riproiettati quelli vecchi, quando uscivano quelli nuovi
era avvenimento, qualche ragazzino aveva la fortuna di avere
un padre affezionato al cinema e allora era festa andare a vederli ;e
rivederli nella mente per settimane e raccontarli ai compagni, la
scuola elementare del quartiere ,quella pubblica ,si chiamava Michele
Coppino grigio edificio simile alle caserme, in quelle tristi aule i
balordi sognavano una vita a cavallo nelle praterie e venivano
regolarmente bocciati, sarebbero diventati da grandi dei borderline
mentre i migliori futuri ingegneri
Per i balordi il leone ruggente della Metro Goldwyn Mayer o il Monviso
circondato di stelle della Paramount era sinonimo di storie di indiani
o di guerra o di leghe sotto i mari ,era la porta del regno di fantasia
come il libro che si leggeva al posto di studiare
Ancora adesso sono simboli rassicuranti di un mondo infelice e scomparso
Mf
Nota
Poi nel 1955 è arrivata “lascia o
raddoppia” con Mike Bongiorno nelle poche televisioni
esistenti nelle case, era febbre, questo programma televisivo in onda
il sabato sera alle 21 spopolava le sale cinematografiche
dell’intera nazione, le quali mettevano le televisioni
davanti allo schermo per non far scappare gli spettatori, il programma
era orribilmente democristiano, adatto per il popolo italiano, coloro
che lo detestavano erano pochi e additati come anormali e lo erano sul
serio, la guerra tra cinema e “lascia e raddoppia”
terminò con un compromesso all’italiana,
la trasmissione venne anticipata dal sabato al giovedì e
l’incubo sparì dai cinema rimanendo nelle poche
case private che potevano permettersi lo schermo piccolo e nei bar
Questo fenomeno televisivo deve avere una relazione con la sconfitta
ignominiosa della guerra e con la capacità di tramutarla in
gloriosa vittoria, trovare un vecchio fascista era diventato
impossibile il popolo intero era partigiano e tutti facevano parte
della resistenza e tutti guardavano “lascia o
raddoppia”
Quando il presentatore del programma morì nel 2009
gli fecero il funerali di stato e se ben ricordo ne rubarono dal
cimitero le ossa per chiedere riscatto: è
l’Italia che và
Ps
La televisione ha sconquassato il mondo e l’industria
cinematografica, tutti i cinema del nostro rettangolo sono spariti,
solo l’Italiano e sopravissuto come cinema teatro Gioiello e
i balordi che in essi avevano sognato sono morti o in galera o vivono
nella prateria
Epilogo ( dello straziante racconto)
I balordi in qualche modo sopravvissuti agli insignificanti eventi
possono rivedere ora alcuni di quei “magnifici”
film su You Tube, desolati nelle sere e notti d’inverno
questi vecchi sacchi d’ossa appollaiati dentro poltrone
imbottite di confortevoli ricordi rivedono esterefatti i film visti un
secolo fa all’oratorio con il papà
Insieme rivedono “ la Vergine della valle”,
“l’Occhio caldo del cielo”
“Cavalca vaquero” o “ la legge del
Signore” e cosi via in compagnia di cari, molto cari spettri
e fantasmi
Nota dell’epilogo
La rete, come tutte le cose contiene virtù e miserie
dell’umanità
L'OCCHIO
CALDO DEL CIELO (The Last Sunset) 1961
di Robert Aldrich
L'occhio caldo del cielo (The Last Sunset) è un film del
1961.
È un film western statunitense con Rock Hudson, Kirk
Douglas, Joseph Cotten, Carol Lynley e Dorothy Malone.Howard Rigsby
Magnifico
western del grande maestro Robert Aldrich. Girato nel 1961,
completamente anticonvenzionale per quei tempi, purtroppo per questioni
di “ YT” taglia i primi e ultimi minuti.
Per gli amanti del genere è un semplice capolavoro
più che godibile anche nel 2016
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LA
VERGINE DELLA VALLE (White Feather) 1972
di Robert D. Webb
La vergine della valle (White Feather) è un film del 1955
diretto da Robert D. Webb.
Come erano i western di tanto tempo fa tanto tanto
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RIO
GRANDE (Rio Bravo)
di John Ford
Rio Bravo (Rio Grande) è un film del 1950 diretto da John
Ford.
Capolavoro
da vedere e rivedere, questo genere di film girati
appena dopo la
guerra sono caratterizzati dall’equipaggiamento originale
disposto in
maniera regolamentale sul destriero. Notizie utili ssime per coloro che
viaggiano a cavallo anche in questo mondo, ai limiti di
questo mondo
Mentre guardate ( se lo guardate) state attenti ai particolari
dell’accampamento e dei cavalli e alla loro progressione
Film
girato dopo la fine della guerra e doveva contribuire a creare il mito
dell’Esercito U.S., l’Esercito dell’ovest
non era affatto come qui
viene descritto era una specie di Legione Straniera composta da leve
volontarie per fame, pochi americani la maggior parte
irlandesi danesi
e molti italiani. Le diserzioni erano all’ordine del giorno,
l’alcool
spesso l’unico conforto, la disciplina era dura e le corti
marziali
spesso all’opera
La differenza tra rappresentazione e realtà evidente
Ma stasera godiamoci lo spettacolo di questa vecchia superba
pellicola girata dal grande maestro
Nota
Rio
Bravo e Rio Grande sono lo stesso fiume segna il confine tra
texas e
il vecchio Messico la prima denominazione è americana la
seconda
messicana