SOMMARIO

Anno VI
Numero 2
Ottobre 2016

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ARCHIVIO

 

 

 

 

Quando i maniscalchi avevano anche un giornale
di Mario Gennero

Mostre dei migliori lavori, congressi a carattere nazionale, aziende produttrici e soprattutto un codice professionale e scuole per imparare a forgiare: tutto questo quasi un secolo fa.
Perché non riproporlo?
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Dal passato una interessante proposta per il futuro: un congresso ed una associazione dei maniscalchi.
L'occasione più propizia potrebbe essere la prossima edizione della Fiera di Verona. Dalla rivista L'Eco dei Maniscalchi — gentilmente segnalataci dal maresciallo Vincenzo Blasio della Scuola di Mascalcia di Pinerolo — apprendiamo che agli inizi del secolo a Firenze, nel Borgo Albizi 26, fu fondata una Federazione fra i Maniscalchi d'Italia. L'Associazione si prefisse per scopo — come risulta dall'articolo 5 dello Statuto — il miglioramento morale ed economico di tutti i maniscalchi federati. Allo scopo pubblicava un periodico ed organizzava ogni due anni un grande congresso nazionale.
lezione Il primo si svolse nei giorni 28 e 29 novembre 1909 a Firenze nello storico salone dei Duecento in Palazzo Vecchio; il secondo si svolse a Roma, in Castel S. Angelo dal 20 al 23 luglio 1911, a quest'ultimo furono presenti quattrocento congressisti, oltre alle maggior personalità del mondo equestre del tempo come gli ippologi Edoardo Chiari e Giacinto Fogliata. Il congresso di Roma fu affiancato da una imponente «Esposizione nazionale temporanea di Mascalcia». In due ampi saloni delle «Casermette» di Castel S. Angelo erano esposti i lavori dei più nobili maniscalchi d'Italia ed erano presentati i prodotti delle numerose ditte del settore — ormai tutte estinte — che non mancavano di farsi una intensa pubblicità. I lavori erano esaminati da diciassette esperti presieduti dal professor Chiari, autore di un celebre manuale di ippologia, un classico della letteratura equestre.
presenti
L'iscrizione alla Federazione costava tre lire annue, la quota di ammissione due lire. Nel prezzo era incluso l'abbonamento alla rivista sociale. Nel 1911 per interessamento del Presidente della Federazione Luigi Landi, presso il ministero dell'Agricoltura, fu creata a Firenze la prima «Scuola Nazionale superiore di Po-dologia e ferratura pratica» quale affermazione del diritto per i Mani¬scalchi italiani - come fu sottolinea¬to nel discorso inaugurale — di poter raggiungere anche'essi quel grado di istruzione professionale elevata che è già stato concesso ai Maniscalchi delle altre nazioni...».
scuolaLa Scuola aveva la propria sede presso la Federazione e comprendeva due corsi, uno inferiore ed uno superiore; al primo erano ammessi i maniscalchi che «dessero affidamento di essere abbastanza pratici nella loro arte e che desiderassero perfezionarsi nella loro difficile professione e di procurarsi il relativo diploma di abilitazione» al secondo potevano accedere «i maniscalchi che avessero già ottenuto il diploma legale di abilitazione in una delle Scuole professionali di Mascalcia del Regno e nella Regia Scuola Militare di Mascalcia di Pinerolo». Agli allievi promossi era conferito il diploma di Maestro Maniscalco. Per il primo anno, eccezionalmente,  il corso ebbe soltanto la durata di tre mesi. L'iscrizione e l'insegnamento erano gratuiti. Il programma di insegnamento fu adeguato a quello della Scuola Superiore Professionale di Mascalcia di Parigi. Il numero degli allievi era ridotto a 40 elementi, per poter «dare proficuamente — come risulta dal bando di concorso - maggior sviluppo alle esercitazioni pratiche». Queste erano dirette dal capo maniscalco della Regia Scuola Superiore Veterinaria di Pisa. Agli allievi venivano impartite, oltre le materie specifiche, anche «alcune lezioni straordinarie riguardanti l'igiene individuale e sociale, l'antisepsi applicata alla mascalcia, la lotta contro l'alcolismo...».
La Federazione, in occasione dei congressi si battè sempre per la qualificazione professionale dei propri soci e per il conseguimento di benefici materiali e morali, come ad esempio il riposo settimanale, durante il congresso romano vennero pure stabilite le tariffe, l'istruzione professionale obbligatoria, la cassa di previdenza per la vecchiaia e di soccorso in caso di morte, l'ufficio di colloca mento, la cooperativa per l'acquisto di materie prime, un miglioramento di carriera per i maniscalchi militari da adottare in tutta la penisola: una ferratura normale da lusso L. 1,50 a ferro. I ferri rimessi, la metà del prezzo dei ferri nuovi. Ogni chiodo comune applicato in officina centesimi 5. Ogni chiodo da ghiaccio applicato in officina, centesimi 10. A domicilio il doppio anche se i chiodi sono del cliente. Ad un cliente pro¬prietario di più cavalli si accordava la media di L. 1,25 per ferro. Abolizione assoluta di qualsiasi abbonamento. Il pagamento doveva essere senza sconto. La ferratura speciale di lusso o patologica a facoltà del maniscalco.
insegna