SOMMARIO

Anno VI
Numero 2
Ottobre 2016

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ARCHIVIO

 

 

 

 

Un cavallo per mano
di Mauro Ferraris

Nelle randonèe si marcia spesso a piedi per questo occorre possedere o perlomeno conoscere “ l’atre del condurre” arte certamente minore ma sempre arte, viaggiare per giorni e giorni crea l’intesa. Nei maneggi il cavallo viene condotto spalla spalla (la destra del cavaliere contro o vicino la si sinistra del quadrupede) ed è giusto così si riducono pericoli ed i tratti non solo solo brevi ma su suolo perfetto
Ma
Nei trekking la musica cambia, si canta un’altra canzone, è deve essere intonata
-    Il cavallo deve vedere e non essere intralciato quindi il cavaliere diventato conducente lo precede lasciando lo spazio necessario allungando le redini
-    il sentiero può essere stretto quindi il conducente deve necessariamente star davanti.
-    Il cavallo deve rispettare assolutamente il cavaliere per non calpestarlo
L’Alpitrek ha elaborato la tecnica appresa dalle Batterie Someggiate dell’Artiglieria da Montagna verificandola sul terreno con innumerevoli ore di marcia su vari tipi di terreno in condizioni climatiche differenti.
Importante è sentire il cavallo anche quando si marcia a piedi, quando si avvicina le redini vengono accorciate, se li lasciano lunghe possono venire pestate e rotte e devono poi essere rattoppate o cambiate, tutte cose che sanno benissimo coloro ( i felici pochi) che con i cavalli dividono la vita sulle montagne.
a mano
UN CAVALLO PER MANO

Più volte nei nostri viaggi a cavallo, siamo scesi di sella, e dopo aver rimboccato le staffe abbiamo proseguito a piedi. I motivi di queste camminate sono parecchi: risparmiare fatica al cavallo, rompere la monotonia dello stare in groppa o le difficoltà del terreno. Quando il cavaliere scende di sella, deve tirare fuori la sua conoscenza dei cavalli, e soprattutto comprendere il linguaggio del proprio. Diventare in poche parole un possibilmente buon conducente- etologo. A prima vista sembra facile, in realtà lo è meno. Quando ad esempio vediamo una salita troppo ripida, decidiamo di scendere per agevolare risparmiare ilcavallo, e dobbiamo inoltre non intralciare con la nostra presenza il suo procedere.

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IN SALITA
Più la salita è ripida più il cavallo incalzerà veloce quindi noi dovremo correre più veloci di lui, fermarci a riprendere fiato in una cengia in piano prima di ripartire. Quando non c'è sentiero preferisco salire per la linea di maggior pendenza; quella che porta direttamente al colle, se seguiamo un sentiero che sale nella pietraia a zig-zag non dobbiamo scordarci di far girare il cavallo all'incontrario cioè sempre con la faccia verso valle, che lui veda bene il pericolo, e non mettergli assolutamente fretta, inoltre le redini vanno tenute sempre nella mano che sta a monte, e passate nell'altra, durante la curva, quando il sentiero cambia direzione. Quando si sale veloci questa operazione si sussegue parecchie volte in breve tempo.
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REDINI O LONGHINA
Meglio avere redini lunghe, in alcuni casi è consigliabile tenere in mano anche la longhina di cuoio attaccata
alla capezza con un moschettone da montagna. Nella vita in comune e nel reciproco rispetto che si è venuto a creare, il nostro cavallo eviterà sempre di urtarci o di darci spintoni, questo andrà bene nelle discese; noi senza trattenerlo s'intende, quindi lasciando un po' lunga la longhina, daremo il passo, più la discesa sarà ripida più andremo lentamente. Personalmente nei casi limite cammino all'indietro guardando bene in faccia Gregorio o Merlina, aiutandomi con calmi e sereni bisbigli.
Una volta, una signora poco garbata, interrompendo i nostri pensieri, mi chiese se Gregorio era contento di scavalcar bricchi, gli risposi di chiederlo a lui visto che era presente. «Ma lui non parla» rispose. Evidentemente la signora chiacchierava ma non conosceva il linguaggio dei cavalli. Noi invece lo conosciamo benissimo, e dobbiamo stare sempre attenti a quello che il cavallo comunica e tenerne conto. Quando si incontra neve dura, ad esempio, e si sale, il cavallo che ha una incidenza sul terreno di 2500 gr/cm2 quindi molto più della nostra, sprofonda qualche cm mentre noi tenderemo a scivolare ed essergli d'impaccio, quindi se vogliamo essere a posto ci mettiamo nei piedi i ramponi, avremo così tutti la medesima presa e ci daremo una mano vicendevolmente.
Dimenticavo, nei guadi dei piccoli ruscelli non mettetevi mai davanti al cavallo se no dovrà fare, quando salta, delle acrobazie per non toccarvi, e non sempre questo è possibile. In parole povere, andare con il cavallo "in mano" vuoi dire essere sul suo stesso piano, significa conoscere i suoi limiti, le sue abitudini, e la nostra mano muovendosi appena darà segnali, rassicurazioni e carezze.
redini o longhina

ARTE DEL CONDURRE

l'arte del condurre
chi si muove a cavallo non è sempre in sella; anche i mongoli qualche volta scendevano a terra
chi viaggia con quadrupedi lo sà
per viaggiare si deve saper camminare
per viaggiare a cavallo non solo si deve camminare ma anche saper condurre oltre  a saper stare in sella
quando si è in maneggio gli spostamenti a piedi sono minimi, la spalla destra del cavaliere sfiora la spalla sinistra del cavallo, le redini salde in mano
invece quando si cammina in montagna il cavaliere diventa conducente ponendosi davanti al cavallo per due motivi:  sentieri  stretti e per sicurezza, il cavallo nei punti difficili deve mettere il piede sull'orma lasciata dal conducente, ciò avviene quando il quadrupede acquista fiducia nell'uomo che sta con lui
la fiducia si ottiene con la ripetizione delle cose per  renderle abitudinali anziche  eccezionali, osservate la tranquillità con cui i cavalli che vedete nelle foto attraversano situazioni inconsuete, loro i cavalli hanno : primo  fiducia nel conducente, secondo sono arrivati gradualmente al superamento delle difficoltà. Mi riferisco a cavalli normali, quelli che abbiamo ora nel nostro paese,in afganistan marocco e altri paesi tutti questi , chiamiamoli, problemi non esistono, comunque anche qua nei nostri alpeggi estivi ho visto puledri e cavalli galoppare  in posti dove non vi sarei andato a piedi.
Il conducente- cavaliere deve sapere se la difficoltà è superabile senza rischio per la propria cavalcatura,  quando  non è accettabile non lo affronta.
L'uomo non deve aver paura, mai, e se là deve assolutamente superarla nell'intimo per non trasmetterla
ovvio che la soglia di” rischio superabile” non è uguale per tutti, quella ( soglia)  di Walter Bonatti può essere diversa da quella di un comune cittadino che passa l'estate a Riccione, il segreto è di non pretendere che l'uomo di Riccione diventi Bonatti, regola che vale come vedete per tutti anche, ovvio, per i cavalli.