SOMMARIO

Anno VI
Numero 2
Ottobre 2016

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ARCHIVIO

 

 

 

 

L'etnografo
di Jorge Luis Borges
Il fatto mi è stato raccontato in Texas, ma era avvenuto in un altro stato. Ha un solo protagonista, ma in qualsiasi storia i protagonisti sono migliaia,visibili e invisibili, vivi e morti. Si chiamava, credo, Fred Murdok. Non aveva nulla di singolare, neppure la finta singolarità che è propria dei giovani.Naturalmente rispettoso,prestava fede ai libri e a chi scrive libri. La sua età era quella in cui l'uomo non sa ancora chi è ed è pronto a darsi a ciò che il caso gli mette innanzi: la mistica del persiano,o la sconosciuta origine dell'ungherese, le avventure della guerra o dell'algebra, il puritanesimo o l'orgia. All'università gli consigliarono lo studio delle lingue indigene. In certe tribù dell'Ovest sopravvivono alcuni riti esoterici; il suo professore, un uomo d'età, gli propose di andare a vivere in un accampamento di indi, osservare i loro riti e scoprire il segreto che gli stregoni rivelano all'iniziato.Al suo ritorno, avrebbe scritto una tesi che sarebbe stata pubblicata dall'istituto. Murdok accettò, pieno di zelo. Uno dei suoi antenati era morto nelle guerre di frontiera; quell' antica discordia della sua stirpe diveniva ora un vincolo.Previde, certo, le difficoltà che lo attendevano; doveva far sì che i pellirosse lo accettassero come uno di loro. Dette inizio alla lunga avventura.Più di due anni abitò nella prateria, sotto tende di cuoio,o alle intemperie. Si levava prima dell 'alba, si coricava all' annottare, giunse a sognare in un idioma che non era quello dei suoi.. Assuefece il palato a sapori aspri, si coprì con vesti strane,dimenticò gli amici e la città, giunse a pensare in un modo che la sua logica respingeva. Durante i primi mesi prendeva segretamente note,che in seguito distrusse, forse per non destare il sospetto degli altri, forse perchè non ne aveva più bisogno. Al termine di un periodo predeterminato di esercizi di natura  morale e fisica, il sacerdote gli ordinò di ricordare i propri sogni e di confidarglieli al mattino. Accertò che nelle notti di luna piena sognava i bisonti. Confidò codesti sogni ripetuti al suo maestro; questi finì per rivelargli la sua dottrina segreta. Una mattina, senza congedarsi da alcuno, Murdok partì. In città, sentì la nostalgia di quelle prime sere nella prateria in cui aveva sentito, un tempo, la nostalgia della città. Si recò dal professore  e gli disse che conosceva il segreto e che aveva deciso di non palesarlo.
Bentornato
-La lega un giuramento?- domandò l' altro.
- Non è questa la ragione,-disse Murdok.- In quelle terre remote ho imparato qualcosa che non posso dire.-
-Forse l'idioma inglese non basta ad esprimerlo?-
-Non si tratta di questo. Ora che possiedo il segreto, potrei enunciarlo in cento modi diversi e anche contraddittori. Non so come dirle che il segreto è prezioso e che ora la scienza, la nostra scienza , mi sembra nient'altro che futile.-
Aggiunse dopo una pausa:
-Il segreto,d'altronde, vale meno delle vie che mi hanno condotto ad esso. Codeste vie bisogna averle percorse.-
Il professore gli disse con freddezza:-Comunicherò la sua decisione al Consiglio.Lei pensa di vivere tra gli indi?-
Murdok rispose:-No. Forse non tornerò nella prateria. Ciò che mi hanno insegnato i suoi uomini vale per qualunque luogo e per qualunque circostanza.
Tale fu, in essenza, il dialogo.
Fred si sposò , divorziò, ed ora è uno dei bibliotecari di Yale.