SOMMARIO

Anno IX
Numero 1
SPECIALE
I cavalieri cosacchi
in Carnia

1945
Febbraio 2017

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Motivo del nostro viaggio
MF
Per spiegare
il motivo che portò, nell'agosto del '45, l'orda cosacca in Friuli è necessario fare due passi a ritroso nel tempo.
Prima della Rivoluzione d'ottobre i cosacchi popolavano le vaste pianure steppiche della Russia meridionale solcate dai fiumi Don, Terek e Kuban; erano contadini ed allevatori più agiati di quelli russi. Infatti il governo zarista aveva concesso loro parecchi privilegi e, cosa più importante, autonomia e rispetto delle tradizioni; in cambio i cosacchi fornivano all'esercito imperiale le armate di cavalleria.
I cosacchi non erano i soli a popolare la steppa; con loro vivevano gli inogorodnie, contadini poveri non cosacchi, residuo del tentativo zarista di russificare la regione al tempo della sua annessione; questa politica era parzialmente cambiata in quanto Pietroburgo aveva capito - dopo le terribili rivolte di Pugagiov -che questi cavalieri della steppa era meglio averli amici che ribelli.
Quando nel 1917 esplose il processo rivoluzionario la maggioranza dei cosacchi continuò a militare nell'esercito imperiale, di cui costituivano il nerbo delle armate di cavalleria. Erano avvezzi ad andare a cavallo fin dall'infanzia, allevati da generazioni a servire nella cavalleria, con una efficienza nota fin dai tempi delle campagne contro Napoleone.
Nella guerra civile la cavalleria aveva acquisito estrema importanza; il territorio era vasto e pianeggiante, enormi le distanze dei vari fronti tra loro, scarse le vie di comunicazione; questi fattori rendevano difficile la guerra di trincea mentre favorivano gli scontri campali. La guerra civile nella Russia meridionale fu caratterizzata fin dall'inizio dalla guerriglia, nella quale la cavalleria cosacca era eccezionale; basti ricordare la scorreria della cavalleria del Don comandata dal generale Màmontov che sconvolse nel '19 le retrovie rosse per un raggio di mille chilometri.
II carattere dei cosacchi era tuttavia profondamente individualistico; combattevano come leoni solo se motivati, mentre quando il morale diventava basso, erano facili allo sconforto.
Inoltre la maggioranza dei cavalleggeri, a differenza degli ufficiali, non odiava all'inizio il "potere rosso", anche se non lo amava. Il cosacco era disposto a combattere per difendere la propria staniza ma non per riportare la restaurazione in Russia. Questa fu una delle tante cause che non permisero ai Denikin o ai Wrangel di portare alla vittoria i bianchi. La sconfitta fu terribile.
Si racconta che quando i cosacchi evacuarono Novorossijsk dovettero abbandonare con la morte nel cuore i loro cavalli, e che molti di questi fedeli amici si slanciarono in acqua invocando il loro padrone.
Questi cosacchi superstiti si sparpagliarono per il mondo pieni di nostalgia per la loro steppa e rancore verso il potere bolscevico; quelli che restarono in Russia vennero inglobati dai rossi. La repressione sovietica non fu tremenda all'inizio, quando gli ideali umanitari e progressisti della Rivoluzione erano ancora chiari e sentiti e prevalevano negli animi degli uomini nonostante gli orrori della guerra civile; ma lo divenne con l'avvento dello stalinismo. Diventa così facile comprendere perché i cosacchi accolsero con gioia i tedeschi nel loro territorio nel 1940-41 e senza indugi si schierarono in massa dalla loro parte; la guerra civile per loro non era mai cessata, e le persecuzioni subite sotto il dominio di Stalin, che rinnegava i principi della Rivoluzione stessa, aveva inasprito gli animi e non dava loro scelta alcuna.