SOMMARIO

Anno IX
Numero 2
Giugno 2017

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ARCHIVIO

 

 

 

 

Viaggio in Italia
di Andrea Pertegato
09 01Un saluto a tutti gli amici dell’Alpitrek ed in particolare al caro Mauro Ferraris.
Sono Andrea Pertegato, la scorsa estate con il mio amico Stefano Asirelli abbiamo percorso, in sella a due andalusi, il viaggio Milano Roma di Battisti e Mogol.
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Alcuni anni fa è arrivato il mio primo andaluso, Lujoso XI, e da lì a poco ho iniziato a sognare di ripercorre le orme dei due grandi artisti che attraversano mezza Italia, nel giugno 1970, a cavallo di due lusitani.
Premetto di non essere un cavaliere esperto, premessa obbligatoria per chi legge e del tutto inutile per chi mi incontra a cavallo, ma non esserlo mi avvicinava ancor di più allo spirito di Battisti che, per la prima volta, nella primavera del 1970 aveva incontrato il mondo dei cavalli attraverso l’arte del maestro Albert Moyersoen e della sua famiglia.
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L’itinerario: per prima cosa, dopo aver deciso di voler intraprendere questo viaggio ho dovuto iniziare a pianificarlo. Serviva ricostruire l’itinerario originale o almeno il più aderente possibile a quello originale.
persone
Ho cercato di mettermi in contatto con Giulio Rapetti Mogol ma non ho mai superato il filtro delle sue assistenti. Successivamente sono riuscito a rintracciare la Famiglia Moyersoen, si proprio così, il maestro Albert Moyersoen e la sua famiglia, gli stessi che insegnarono a Battisti e Mogol i primi rudimenti dell’equitazione, gli procurarono i due cavalli lusitani e li accompagnarono per gran parte del viaggio sia a cavallo che con una Land Rover 88 telonata.
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Ne specifico il modello perché anche io, casualmente, prima ancora di decidere di avventurarmi in questa impresa, ne avevo acquistata una identica, e oltre ad avere un cavallo molto simile a quello di Battisti, durante il viaggio ero seguito dalla stessa Land Rover.
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Inizialmente dopo aver avuto il piacere di incontrare i Moyersoen, mi sono reso conto che neppure i loro cari ricordi messi a mia disposizione, potevano essere sufficienti per ricostruire l’intero itinerario del 1970.
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Facebook: senza arrendermi ho cambiato perciò la mia strategia ed ho pensato di poter raggiungere più persone attraverso l’utilizzo di social come Facebook. Era quindi scontato che il mio sogno personale, che volevo condividere con il mio amico Stefano, non avrebbe più avuto una connotazione intima e al contrario sarebbe stato condiviso con un gran numero di nuovi amici.
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Mano a mano che iniziavo a raccogliere le prime testimonianze e ricostruivo il viaggio del 1970, iniziavo anche le ricognizioni.
La prima e la più importante è stata quella da Bardi a Pontremoli, lungo la via degli Abati, grazie alla sig.ra Lucia Strinati, che ci guidava, in compagnia di Paolo Milani.
Mi sono reso conto subito che non avevo abbastanza tempo per effettuare le ricognizioni della maggior parte del percorso. Ho deciso quindi che mi sarei affidato alla collaborazione volontaria dei nuovi amici di Facebook.
Le reazioni dall’ambiente di chi ama i cavalli ed il trekking andavano dalla pessimistica messa in guardia, per un viaggio per il quale né i cavalieri né i cavalli erano all’altezza, al più caloroso sostegno con ogni mezzo per aiutarci nella realizzazione del viaggio.
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Dopo circa sei mesi di lavoro e contatti, oltre il 70% del percorso era stabilito. Non conoscevo direttamente le strade ed i sentieri che avremmo seguito, ma avevo stabilito una rete di cavalieri esperti che ci avrebbe accompagnato e avrebbe verificato l’idoneità dei sentieri prima del nostro arrivo.
Ogni cavaliere in carica per una certa tratta, ci aveva fornito indicazioni per le soste e il ricovero dei cavalli.
La voce del viaggio Milano Roma a cavallo si stava spargendo e nascevano nuove amicizie che poi si sono consolidate durante il viaggio stesso se non addirittura prima.
Rimaneva un 30 % del percorso da definire, la parte della bassa Toscana e tutto il Lazio. Io esausto, avevo deciso di lasciarlo così, volevo in parte lasciare spazio all’improvvisazione e confidavo nel passa parola tra cavalieri, che ci avrebbe messo in contatto con le persone giuste strada facendo.
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L’allenamento: io e Stefano, appena avevamo l’occasione andavamo a cavallo lungo passeggiate da 5 a 8 ore di sella, quasi sempre al passo. Il mio cavallo era abbastanza abituato anche ai sentieri di montagna, con i nostri allenamenti dalla Ca’ di Gianni, di San Piero in Bagno, al Monte Fumaiolo.
Due mesi prima del viaggio ho avuto un turno di servizio nella mia città, Ravenna, e ne ho approfittato per mettere alla prova me e il mio cavallo. Ho montato per 14 giorni consecutivi, nei miei giorni di riposo 6-8 ore di passo, nei giorni di servizio, notturne in spiaggia di 4 ore con andature di trotto e galoppino. Rimaneva l’incognita dei 6-7 giorni di sentieri appenninici lungo la Via degli Abati e la Francigena.
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Inoltre non avevo ancora trovato il cavallo per il mio amico Stefano e dovevamo sbrigarci per provarlo ed allenarlo un po’.
Circa due mesi prima della partenza avevamo trovato un ottimo andaluso della azienda “La Casina”, di Savio, e il proprietario aveva deciso di metterlo a nostra disposizione a titolo gratuito per il viaggio.
Alla prima passeggiata i due andalusi sembravano affiatati da sempre e non volevano più separarsi. Che fare quindi? Si abbiamo acquistato anche Vacillon, l’altro cavallo del viaggio. Per sicurezza li abbiamo messi nello stesso recinto per tutto il mese prima della partenza, sembravano davvero felici e noi più di loro.
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Il nostro allenamento proseguiva con passeggiate al passo per 6-8 ore al giorno 4-5 giorni al mese. Eravamo convinti che durante il viaggio con tappe da 35-40 km al giorno si sarebbero allenati strada facendo.
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Le bardature: io avevo scelto una sella Alpitrek per il mio cavallo già alcuni anni prima. La maggior parte delle mie passeggiate le facevo sempre con l’intera bardatura Alpitrek. Per il mio viaggio avevo preferito lasciare i cavalli più leggeri e utilizzare solo un paio di bisacce con il minimo indispensabile per una giornata di sella. Due litri di acqua, qualche barretta energetica, secchio o musetta per abbeverare i cavalli, longhina, cartine, portafoglio, telefono e infine l’impermeabile, che nei primi sei giorni di viaggio non abbiamo quasi mai tolto.
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Avrete notato che non avevamo ferri di scorta o attrezzatura da mascalcia. Primo perché al massimo potevo rimettere un ferro ma non molto di più, secondo perché che ci accompagnava era perfettamente attrezzato e in grado di darci assistenza. Lujoso era montato quindi con sella Alpitrek, feltro di lana Alpitrek, coperta militare di lana e bisacce Alpitrek. Questo per la maggior parte del viaggio, poi una puntura di un tafano sulla groppa di Lujoso gli aveva provocato una piccola fiaccatura che mi ha visto costretto al cambio di sella con quella di Vacillon. Vacillon era partito con una sella da Trekking e sottosella in microfibra, prestateci dal suo precedente proprietario per non cambiargli sella poco prima del viaggio. Dopo dieci giorni quindi abbiamo scambiato le selle ai cavalli, la Trekker non aveva appoggi sulla fiaccatura di Lujoso, Vacillon è andato benissimo anche con la sella Alpitrek e abbiamo mantenuto le montature fino a Roma.
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Alimentazione dei cavalli: solo in un paio di tappe appenniniche abbiamo portato con noi una razione di 2 kg di mangime per ogni cavallo, solitamente la razione la ricevevano alla mattina presto e alla sera all’arrivo.
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Il mangime (Winner della G.I.Ma) lo abbiamo portato da casa per evitare cambiamenti di alimentazione ad ogni tappa. Il fieno ci veniva fornito nei vari punti tappa dove ricoveravamo i cavalli. I cavalli all’arrivo a Roma erano un po’ dimagriti ma in perfetta forma.
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Ricovero dei cavalli: nelle prime tappe avevo chiesto e prenotato due box, questo quando ancora avevo solo Lujoso e non sapevo ancora quale sarebbe stato il cavallo montato da Stefano. Dopo i primi giorni di viaggio mi sono reso conto che il mio cavallo non mangiava molto perché sempre con la testa fuori dal box a cercare il suo amico Vacillon. Di conseguenza, in ogni sosta in cui era possibile, abbiamo preferito metterli assieme in un recinto o un tondino. Oltre a mangiare di più avevano la possibilità di muoversi e smaltire meglio eventuali accumuli di acido lattico. Avevamo con noi la classica siringa pronta che non è mai servita. Una sola notte i cavalli hanno bivaccato legati agli alberi, dormendo sdraiati senza problemi. Il fieno che abbiamo trovato nei posti in cui siamo stati ospitati era sempre di ottima qualità.
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Ricovero cavalieri: avevamo portato con noi tende e sacchi a pelo dove abbiamo dormito per quattro notti non consecutive. Sette notti le abbiamo passate in agriturismi attrezzati per ospitare cavalli o con maneggio come la “Corte del Gallo” di Rivergaro. Quattro notti le abbiamo trascorse in alberghi o pensioni, (compreso l’albergo Roma di Borgotaro dove si fermarono a dormire Battisti e Mogol nel giugno del 1970). Le rimanenti notti le abbiamo trascorse con il sacco a pelo nelle scuderie o club house degli amici che ci ospitavano. Una sola giornata di riposo esattamente a metà viaggio, presso l’agriturismo San Marco di Rossignano.
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Supporto logistico: per almeno sette giorni di viaggio ci ha accompagnato Sabrina Prisco, pilota di elicottero in ferie, ritrovata dopo vent’anni grazie a facebook. Sabrina ci seguiva o ci precedeva con la Land Rover ed il trailer. In certe tappe, quando il percorso lo permetteva, ci aspettava anche nelle soste di mezza giornata per condividere con noi le merende ed il pranzo. Altri amici ci hanno seguito in quei giorni, mia sorella e mio cognato, la Carlotta, prima come amica ed ora mia compagna. Sulla Land Rover viaggiavano i nostri zaini, mappe di scorta, il mangime per i cavalli e qualche volta Rex. Si Rex il mio fantastico cane che ci ha sempre seguiti ad esclusione di poche tappe con attraversamenti di parchi che non consentiva l’accesso ai cani. Durante la notte la Land Rover diventava il rifugio di Rex, la sua seconda casa.
Quando Sabrina non ha potuto seguirci, alla sera a turno, io e Stefano, andavamo a recuperare Land e Trailer che a volte portavamo fino alla tappa successiva. La storia del lupo, della pecora e del cavolo si riproponeva quasi ogni sera, ma con le nostre modeste disponibilità non potevamo permetterci un servizio logistico di supporto.

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Tempi di recupero per animali e cavalieri. Normalmente partivamo sulle 8-9 di mattina dopo aver accudito i cavalli e sistemato i bagagli. Durante la giornata si effettuavano una o due soste, quella del pranzo di circa 2 ore, dove allentavamo le selle ai cavalli e li facevamo riposare, oltre a qualche sosta estemporanea di circa mezz’ora quando incontravamo amici che ci offrivano una merenda e da bere. Solo poche volte non abbiamo fatto soste per via della pioggia ininterrotta e del ritardo sulla tabella di marcia. Durante la marcia a volte scendevamo per far riposare i cavalli e sgranchirci un po’. Una tappa, da Carrara a Viareggio, abbiamo marciato sempre a piedi senza mai salire, neppure per una foto, perché il giorno primai cavalli avevano sofferto un po’ ed avevamo avuto degli inconvenienti lungo il percorso. Abbiamo quindi deciso di far riposare i cavalli e per coerenza di non caricarli ma di camminare e percorrere anche quel giorno la nostra porzione di tragitto.

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Considerando le bellissime cene organizzate praticamente ad ogni tappa con i nuovi amici del viaggio, i preparativi della mattina, il recupero del Land Rover e la sistemazione per la sera, sia io che Stefano abbiamo viaggiato a ritmi di 4-5 ore di sonno al giorno per 10 giorni, un solo giorno di riposo a metà percorso e altri 10 giorni a 5-6 ore di sonno. Nel mio lavoro, occupandomi anche di fatica operazionale, sapevo bene a cosa si andava incontro. Due notti di privazione del sonno, cioè dormendo ben al disotto di quello che è la nostra media naturale, portano alla esposizione ad errori, cambiamenti dell’umore e micro-sonni durante il giorno. Per i micro-sonni, non essendo alla guida di automezzi per lunghe ore, non eravamo molto esposti, tranne alla sera quando recuperavamo i nostri mezzi. Cercavamo di recuperare con dei sonnellini dopo il pranzo seduti vicino ai cavalli. Non ci sono molti rimedi per la riduzione del riposo, se non quello di dormire fino al risveglio naturale, senza sveglia. Quindi dovevamo tenerne conto ogni qual volta si doveva prendere una decisione importante, soffermandoci di più sulle potenziali alternative e chiedendo consigli a chi ci accompagnava, che di certo era più riposato di noi.

Inconvenienti. Durante l’avvicinamento a Borgo Val di Taro, io e Stefano, soli e stanchi per la pioggia che ci aveva accompagnati fin dalla partenza da Bardi e ci aveva impedito di fare soste, stavamo camminando davanti ai nostri cavalli quando abbiamo visto Rex, il mio cane, tornare da noi seguito da un cinghiale con il suo piccolo che urlando correva verso di noi. Solo a pochi metri dai noi il cinghiale e il cucciolo hanno svoltato imboccando un altro sentiero lasciandoci senza fiato dalla paura. In un'altra tappa durante una discesa lungo un ripido sentiero scivoloso, mentre avanzavo a piedi davanti al mio cavallo, Lujoso è scivolato, e il tentativo di trattenerlo dalle redini ha prodotto solo il mio scivolamento tra i sassi del sentiero ferendomi il ginocchio in modo non grave ma molto doloroso per diversi giorni. In una strada secondaria, mentre raggiungevamo il Buttero Piero Crociani a Marsigliana, lungo un rettilineo un autotreno ci ha incrociati ad almeno 80-90 km/h e mentre imprecavo verso il camion mi sono ritrovato oltre il fosso ancora in sella senza sapere come avevo fatto a non cadere. Lo spavento peggiore però è stato quando uno stretto sentiero, che aveva retto al passaggio di altri due cavalli, è franato al passaggio di Lujoso che è finito nel fango fino alla pancia con la testa all’altezza del sentiero. Ci è voluta tutta l’esperienza di Luca Urbani per far uscire il cavallo dalla frana e anche quando l’ho visto uscire indenne non ho smesso di tremare per alcuni minuti. Altri piccoli inconvenienti ci sono stati, come potete facilmente immaginare, ma non vale la pena menzionarli."