Leggendo
in “Trekking a cavallo” il richiamo di Andrea
Mischianti a
Robert Burns, poeta scozzese, intendo trasmettere agli amici i
risultati di una mia ricerca sulle origi-ni del nostro Canto
dell’Addio.
Su tutti i libri di musica delle scuole medie figura almeno un
trafiletto riguardante questo canto, variamente intitolato, che viene
sistematicamente attribuito a Robert Burns. Ma questi, poeta del 1700,
si limitò a scriverne le parole, e non la musica,
ori-ginariamente con il titolo I fee’d a lad at Michaelmass,
e
successivamente con il tito-lo definitivo Auld lang syne.
La musica che ricevette le parole di Robert Burns era molto
più
vecchia, forse ancora del 1400, e sarebbe certamente caduta
nell’oblìo se un certo Davide Riccio, nativo di
Pancalieri
(To), nel 1500 non l’avesse salvata, trascrivendola su carta.
Tralasciando tutti gli aspetti della sua avventurosa vita politica
scozzese, che lo porta-rono ad essere pugnalato davanti a Maria
Stuarda, interessante fu la sua attività musi-cale: al Real
Collegio Musicale di Londra è esposta la sua chitarra; ed in
Scozia era soprannominato “David the fiddler”
(Davide il
violinista).
E due secoli dopo si scoprirono le sue ricerche sull’antica
musica popolare locale.
Infatti William Thompson riconobbe a Davide Riccio (“Orpheus
Caledonius”, 1725) la paternità di sette arie fra
le
più belle ed importanti della musica tradizionale scoz-zese.
E
James Oswald gli attribuì diverse sue composizioni
(“Curious collection of scot tunes”, 1741). Fra le
antiche
musiche popolari salvate, sembra figurasse proprio quella struggente
musica che, con parole di Robert Burns e titolo “Auld Lang
Syne”, si diffuse nel mondo angloamericano come canto di
Capodanno, in Giappone divenne inno studentesco, in Corea del Sud fu
temporaneo inno nazionale, e in tutto il mondo costituisce estremo
saluto nelle cerimonie funebri. Musica che, trascritta in misura
ternaria 3/4 tipica del valzer, divenne di pubblico dominio nel secondo
dopoguerra come colonna sonora del film “Il ponte di
Waterloo” sotto il titolo “Valzer delle
can-dele”.
Alcuni ipotizzano, ma è cosa impossibile da verificare, che
il
nostro Davide Riccio cantasse già questa musica facendo il
menestrello a Porta Palazzo, prima di partire per la Scozia.
Il nostro Canto dell’addìo prende musica e parole
dall’antico canto scozzese. Non ci è noto in quale
occasione lo scoutismo abbia adottato questo canto. Figura
già
in can-zonieri scout francesi degli anni ’20: Choral des
Adieux e
Le chant des Adieux con parole diverse fra di essi. Il nostro caro don
Dusan Stefani ne curò un’ottima armo-nizzazione
per coro
in occasione dell’incisione dei Canti Scout del TO XXIV.
Ho volutamente tralasciato l’antico testo scozzese, lo
spartito
di don Stefani, e l’elenco delle fonti delle mie ricerche.
Gli
interessati non hanno che da chiedermeli. In cambio chiedo, da scout,
di citare il mio nome.
Alberto
Masino, scout e cavaliere, autore della ricerca