SOMMARIO

Anno IX
Numero 2
Giugno 2017

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ARCHIVIO

 

 

 

 

Canto dell'Addio
di Alberto Masino


Leggendo in “Trekking a cavallo” il richiamo di Andrea Mischianti a Robert Burns, poeta scozzese, intendo trasmettere agli amici i risultati di una mia ricerca sulle origi-ni del nostro Canto dell’Addio.
Su tutti i libri di musica delle scuole medie figura almeno un trafiletto riguardante questo canto, variamente intitolato, che viene sistematicamente attribuito a Robert Burns. Ma questi, poeta del 1700, si limitò a scriverne le parole, e non la musica, ori-ginariamente con il titolo I fee’d a lad at Michaelmass, e successivamente con il tito-lo definitivo Auld lang syne.
La musica che ricevette le parole di Robert Burns era molto più vecchia, forse ancora del 1400, e sarebbe certamente caduta nell’oblìo se un certo Davide Riccio, nativo di Pancalieri (To), nel 1500 non l’avesse salvata, trascrivendola su carta.
Tralasciando tutti gli aspetti della sua avventurosa vita politica scozzese, che lo porta-rono ad essere pugnalato davanti a Maria Stuarda, interessante fu la sua attività musi-cale: al Real Collegio Musicale di Londra è esposta la sua chitarra; ed in Scozia era soprannominato “David the fiddler” (Davide il violinista).
E due secoli dopo si scoprirono le sue ricerche sull’antica musica popolare locale.
Infatti William Thompson riconobbe a Davide Riccio (“Orpheus Caledonius”, 1725) la paternità di sette arie fra le più belle ed importanti della musica tradizionale scoz-zese. E James Oswald gli attribuì diverse sue composizioni (“Curious collection of scot tunes”, 1741). Fra le antiche musiche popolari salvate, sembra figurasse proprio quella struggente musica che, con parole di Robert Burns e titolo “Auld Lang Syne”, si diffuse nel mondo angloamericano come canto di Capodanno, in Giappone divenne inno studentesco, in Corea del Sud fu temporaneo inno nazionale, e in tutto il mondo costituisce estremo saluto nelle cerimonie funebri. Musica che, trascritta in misura ternaria 3/4 tipica del valzer, divenne di pubblico dominio nel secondo dopoguerra come colonna sonora del film “Il ponte di Waterloo” sotto il titolo “Valzer delle can-dele”.
Alcuni ipotizzano, ma è cosa impossibile da verificare, che il nostro Davide Riccio cantasse già questa musica facendo il menestrello a Porta Palazzo, prima di partire per la Scozia.
Il nostro Canto dell’addìo prende musica e parole dall’antico canto scozzese. Non ci è noto in quale occasione lo scoutismo abbia adottato questo canto. Figura già in can-zonieri scout francesi degli anni ’20: Choral des Adieux e Le chant des Adieux con parole diverse fra di essi. Il nostro caro don Dusan Stefani ne curò un’ottima armo-nizzazione per coro in occasione dell’incisione dei Canti Scout del TO XXIV.
Ho volutamente tralasciato l’antico testo scozzese, lo spartito di don Stefani, e l’elenco delle fonti delle mie ricerche. Gli interessati non hanno che da chiedermeli. In cambio chiedo, da scout, di citare il mio nome.

Alberto MasinoAlberto Masino, scout e cavaliere, autore della ricerca