SOMMARIO
Anno X
Numero 1
Novembre 2018
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Il cappello di feltro
di Marco Tenenti
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Il
cappello di feltro era diffuso in tutto l’ovest (ma non solo), aveva
principalmente due funzioni: parasole e parapioggia, in più teneva
calda la testa d’inverno e sempre la testa fresca d’estate soprattutto
se la calotta era alta tanto da permettere un discreto cuscino d’aria.
I modelli non erano poi tanti ma l’uso li personalizzava al punto da
renderli inconfondibili. Nell’est erano uguali a quelli europei:
bombette, cilindri di varia fattura, i più pregiati in feltro di
castoro, morbidi, vellutati e impermeabili.
Una delle caratteristiche di questo splendido materiale antico come
l’uomo è appunto l’impermeabilità, tutti i tipi sono abbastanza
impermeabili, quelli di lana sono meno pregiati e se non trattati
s’inzuppano più facilmente poi ci sono quelli di coniglio con una
resistenza all’acqua ben maggiore poi quelli di castoro, costosi ma
superiori.
il cappello di feltro è duro a morire ed è indispensabile per chiunque
deve stare sotto pioggia per parecchio tempo: ripara e permette al
cranio di respirare nel contempo.
Il feltro va curato, se trascurato prende forme diverse da quelle
volute, non deve essere asciugato vicino a forti fonti di calore meglio
appoggiati con cura in posti asciutti e ventilati.
Il cappello diventa lavagna dell’anima di chi lo porta, se fate
attenzione alla forma e alle decorazioni che possono anche non esserci
potete capire molto sui gusti, abitudini e tipo di vita di chi
l’indossa, conosco un tipo che per gioco ti spiega l’anima dell’uomo
solo guardando il cappello, il buffo è che azzecca quasi sempre, i suoi
commenti sono sussurrati sottovoce agli amici giubilanti e
incuriositi.
Nel Texas e California il cappello risente dell’influenza spagnola, la
calotta non è alta e la falda larga per riparare meglio il volto dai
raggi del sole, a sud di Rio Bravo vi sono i Sombrero diffusi in tutto
il Messico, derivano dai cappelli di paglia dei contadini, ora la
paglia si è diffusa anche a nord del Rio con un elaborato intreccio, i
copricapi di questo tipo sono ottimi nel calore opprimente dell’estate.
Gli indiani non conoscevano il cappello, l’infiammazione oculare
era piaga diffusa, come nota Parkman nel suo viaggio nel 1846,
qualcuno usava visiere in cuoio crudo per proteggere le pupille, alcuni
prendevano dei cappelli , li sfondavano e usavano solo le falde. Il
cappello nero di calotta alta che siamo abituati a vedere indossati
dagli indiani dell’epoca delle riserve sono forniture di cappelli
quaccheri, infatti erano quest’ultimi che gestivano le Riserve nel
primo periodo, l’estro indiano li abbelliva con ricami di perline e
penne
(Da “ l’esploratore a cavallo” edito dai “quaderni dell’alpitrek” proprietà registrata)
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Cappelloni feltro di castoro per gli elegantoni di Londra
È incredibile ma la caccia al castoro motore dell’iniziale esplorazione
del continente americano è dovuta a questa moda, la guerra del castoro
sanguinosa all’est è servita a finanziare perfino la ricerca del
“passaggio a nord ovest”, innumerevoli morti e tribolazioni tra gli
indiani dell’est, man mano che la caccia si spostava a ovest il trapper
passava dalla canoa al cavallo fino ad arrivare alle Montagne Rocciose
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