Roberto racconta
come ha fatto che ciò succedesse, mentre leggo mi vengono in mente le parole
dette da………..quando le trovo le invio quando le avevo lette il rapporto tra
tempo e lavoro era stato definito in maniera semplice e precisa, sicuramente
Roberto non ha letto quelle righe, che comunque lette o non lette son per noi
perfette
“Ispirato
da un nuovo mondo mi rendo disponibile al suo divenire”.
Quand'ero
del "sistema" correvo come un matto per sistemare cose che
non stavano insieme, pensavo: «Appena finisco l’inserimento del nuovo personale
sistemo quella questione spinosa con il commercialista e poi raggiungo il
fatturato programmato e... domani dedico la serata a noi». Ero completamente
fuori tempo rispetto alla pulsione spontanea che fa crescere i fiori, muovere
le nuvole e battere il cuore. Avevo più bisogni che energia per soddisfarli.
Ero uno schiavo!
Non avevo tempo.
Il
rammarico mi teneva sveglio di notte.
Chi ha il mio
tempo?
Carta e penna,
feci un elenco di chi lo possedesse, giocando in quella notte insonne. Dovevo
sapere dove cercarlo e dove andava a finire.
La lista fu
lunga e c’era dentro di tutto, tra cui un oggetto nero con un lato in vetro,
posizionato in bella vista e circondato da divani rivolti verso di lui.
Quando la lucina
rossa in basso a destra diventava verde, appariva gente che parlava, immagini
che si muovevano e spettacoli che mi intrattenevano per del tempo. Tempo che
stimai di un’ora al giorno. Una media di trenta ore al mese e trecentosessanta
ore l’anno.
Il mattino
seguente cominciai a guardare quel televisore come un colpevole, non era più un
semplice oggetto d’intrattenimento ma un’ora giornaliera del mio tempo.
Osservandone i
contenuti, da questo nuovo punto d’osservazione, mi sembrò che il pretesto
chiamato “informazione” minasse anche il poco tempo libero che avevo.
Con la stessa
cadenza dei pasti, un uomo - imitando un manichino parlante - presentava
immagini e vicende che mi giungevano come «attento non sei al sicuro, il tuo
vicino potrebbe essere un mostro, non intraprendere niente fuori dall’ordinario
perché già l’ordinario è in grave difficoltà, questo paese è uno stivale
bucato, il footing al parco di tua figlia verrà stuprato dietro un cespuglio».
E poi chiudeva:
«Iniziano i saldi comprale un tapis roulant, il tuo bomber preferito ha bombato
la tua valletta preferita, ricordati che scade il canone rinnovalo così
continueremo a darti informazioni indispensabili».
Dopo qualche
giorno lo regalai!
In un solo gesto
mi riappropriai di trecentosessanta ore l’anno e sette ore la settimana che
usai per fare ciò per cui lamentavo di non avere tempo. In qualche mese
cambiarono le mie abitudini.
Tra le voci
nella lista spiccava Entrate, a cui mi dedicavo moltissimo affinché
raggiungessero la somma mensile che sceglievo occorrermi.
Quanto valeva
un’ora del mio tempo?
Divisi la somma
per le ore di lavoro mensili e risultò un importo di sedici euro. Ogni sedici
euro che eliminavo, recuperavo un’ora di tempo.
Feci qualche
raccomandata con ricevuta di ritorno, disdicendo contratti sottoscritti tempo
addietro.
In
breve mi riappropriai di diverse ore, fu più semplice del previsto. Il gioco
cominciò a piacermi e continuai a farlo.
Tutto quello che
decidevo di comprarmi o avere lo pesavo su una nuova bilancia, non era più una
rinuncia scegliere di non avere qualcosa ma una scelta, la mia nuova priorità
era avere più spazio per me.
Non mi sembrava
più che qualcuno là fuori me lo rubasse senza che io potessi farci niente, se
non scuotere la testa.
Più lo facevo,
più mi impratichivo e più azzardavo.
Rilanciai mettendo
sul tavolo tutto quello che avevo: vendere, realizzare, sistemare le cose in
sospeso e con quello che rimaneva prendermi tre anni che volevo.
Per il dire
comune, una follia. «Non si può fare! Dopo cosa farai?».
Non ne avevo la
minima idea.
Abbracciai una
spaziosa essenzialità, abitando per qualche anno nei boschi, lasciai morire
aspetti di me, bisogni e finte certezze. Imparai che potevo vivere con poco
niente. Quando fui pronto un cavallo mi venne a prendere e la mia nuova vita si
riempi di zoccoli e fieno, sentieri e campagna, selle e campanelle, stagioni e
nuove relazioni.
Ora conduco una
vita di confine, in assetto leggero: non sono più
del sistema, non gli sono ostile ma cerco di usarlo con stile.
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