SOMMARIO

Anno XII
Numero 21
Febbraio 2020

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Puledri… i sette errori da non commettere
di Andrea Mischianti

L’educazione di un puledro è una materia che trattiamo con molta attenzione, devozione e passione, nella nostra Accademia.
Nel corso degli anni abbiamo osservato molti cavalieri commettere errori e causare problemi educativi e comportamentali nei loro cavalli.
Quotidianamente riceviamo “richieste d’aiuto” per puledri e cavalli domati grossolanamente e senza una vera e propria competenza .
Abbiamo deciso di elencare e declinare questi errori comuni per aiutare chi si approccia all’acquisto di un puledro o di un giovane cavallo, augurandoci che questi consigli possano evitare , quantomeno, un inizio confuso e difficile.


1- Affidare l’educazione del proprio puledro a dilettanti invece che a professionisti

Generalmente il primo grosso errore è farsi tentare dalla proposta di un amico o conoscente che si è recentemente improvvisato addestratore, domatore, sussurratore o mille altri nomi e nomignoli che, oggi sono a disposizione di coloro che amano inventarsi un mestiere senza, averne la conoscenza.
La conoscenza di suo, implica esperienza e l’esperienza deve fondarsi su risultati positivi evidenti, non basta , in sostanza, dire “ monto a cavallo da una vita “ per determinare automaticamente lo status di esperto del settore.
Si dovrebbe verificare prima “come” monta a cavallo “da una vita” il suddetto signore.
In ogni centro ippico, scuderia, allevamento o circolo troviamo legioni di personaggi che si autodeclamano “maestri” senza in realtà, averne la competenza.
Parlare con questi tipi, per far comprendere che prima di insegnare occorre studiare e a lungo ed essere inoltre dotati di talento, vi assicuro non è impossibile, è inutile.
Essi si nutrono di apparenza, raccontano esperienze mai vissute e snocciolano nozioni fondate su una pseudoscienza , scopiazzata da social, libri e video.
Parole come “etologia”, “comunicazione”, “biomeccanica”, “equilibrio”, “psicologia” etc , vengono snocciolate continuamente ed usate come il prezzemolo e il sale in cucina. In realtà , spesso queste persone non sanno realmente di cosa stanno parlando, ma l’effetto scaturito da queste parole , riesce a dargli, agli occhi dei neofiti, un’aura mistica e professionale. Poi invece sono i fatti a parlare e gli errori commessi li pagano sempre i cavalli.
Il nostro consiglio quindi, per evitare il primo fatidico sbaglio, è affidarsi ad un professionista ed informarsi bene sul curriculum vitae di quest’ultimo.
Lasciare nelle mani di un competente uomo di cavalli, il proprio puledro, invece di affidarsi al primo scappato di casa è certamente la scelta migliore.


2- Il secondo errore comune è nascosto e bene, nella diffusa incorretta gestione del puledro a terra

Si inizia da qui, con una semplice cavezza a moltiplicare il cosiddetto “ riflesso d’opposizione” nell’ animale che, a forza di tironi ed inutili pressioni, reagisce invece che rispondere ed inizia a rifiutare le richieste fino a diventare poco o per nulla gestibile dal proprietario.
I cavalli imparano dal rilascio della pressione, non dalla pressione stessa.
Ho detto “imparano” non “ sono costretti”.
Qui sta al cavaliere decidere se vuole costringere il proprio cavallo a compiere un’azione oppure convincerlo a compiere la medesima senza l’uso della forza e della coercizione. Ovviamente noi apparteniamo a questo secondo stile di pensiero e conseguentemente di tecnica collaterale. Comunemente osserviamo che i cavalli che non hanno avuto una buona e chiara educazione alla cavezza da piccoli, presentano difese quali il tirare indietro quando sono legati, il rifiuto a spostare i posteriori quando richiesto, il timore di entrare in un van o in un trailer e via dicendo.
Il consiglio è di andare a scuola da cavalieri e uomini di cavalli che possano insegnarvi come presentare la cavezza al vostro puledro nella maniera corretta e come gestirlo da terra nella quotidiana vita di una scuderia.
Improvvisarvi domatori non vi porterà lontani e la fase della cavezza è un’aspetto fondamentale della prima parte del percorso educativo di un cavallo.


3- Desensibilizzazione

Quante volte ascoltiamo questa parola…oramai nell’immaginario collettivo essa è la risoluzione ad ogni problema del cavallo.
In realtà come sempre i problemi del cavallo sono causati dall’uomo e non hanno nulla a che vedere con la sua natura. Abusare della desensibilizzazione di un cavallo non è soltanto inutile ma anche dannoso e porta spesso a risultati pessimi.
Non comprendere il concetto della desensibilizzazione è cosa grave e conduce i cavalieri ad eccedere nella pressione costante, contribuendo a rendere il cavallo sordo, pigro, svogliato oppure preoccupato, ansioso e pronto alla fuga.
Noi preferiamo un cavallo sensibile ma calmo, attento ma sereno, pronto ma tranquillo.
Il consiglio è non tentare di imitare ciò che si è visto in un video, un corso oppure in un libro e capire veramente di cosa stiamo parlando quando iniziamo a lavorare con un puledro o un cavallo.


4- La fretta di sellare il puledro è cosa e guaio comune

Con frequenza notiamo che alcuni cavalieri e pseudo domatori sono ossessionati dal sellare il puledro il prima possibile, creando anche una competizione in termini di tempo.
Le diffuse gare di doma puledri ne sono un esempio chiaro.
Chi sella e monta per primo è il più bravo.
Non è sempre così, anzi lo è molto di rado tranne se si tratta di un grande uomo di cavalli o quantomeno di un cavaliere dotato di talento.
Comunemente si tende a sellare troppo presto e si saltano i fondamentali pilastri del lavoro a terra, il risultato è un cavallo con grandi lacune e mancanze in termini di esperienza.
Il puledro si , porterà a sella ma non sarà sereno, lavorerà teso, nervoso, disorientato.
Questo non è quello che vogliamo, soprattutto per lui.
Il rispetto e l’amore non si dimostrano a suon di carotine e zuccherini ma attraverso una giusta educazione che permetta al nostro amico di affrontare il percorso con l’uomo in tutta serenità.
Il consiglio è mai avere fretta di sellare ed osservare bene chi vi doma un puledro, come lo fa e quanto tempo ci mette. L’educazione di un puledro non è una gara ma una grossa responsabilità.


5- La competizione è diffusamente amata dagli uomini come veicolo di appagamento del proprio ego e dimostrazione delle capacità e dei talenti personali, spesso però i cavalieri dimenticano che il cavallo dovrebbe essere d’accordo anche lui e non essere trattato meramente come un mezzo, uno strumento, una cosa.

Anche qui osserviamo a malincuore puledri prematuramente impegnati in gare, competizioni ed eventi troppo impegnativi a livello tecnico e mentale per dei giovani individui che vengono costretti a gareggiare senza aver avuto una corretta e progressiva preparazione.
Il consiglio è quello di saper aspettare, virtù fondamentale per un buon cavaliere.
Procedete per gradi, lento vuol dire preciso, preciso vuol dire veloce, racconta un vecchio adagio…
Non abbiate fretta di portare i vostri giovani cavalli in gara, avrete tutto il tempo di farlo quando saranno pronti.


6- Il disconoscimento dell’uso di una corda (rope, lariat, lazo, laccio o come volete chiamarlo) come primo strumento di comunicazione con i puledri è una “malattia professionale” purtroppo diffusa tra molti “domatori fai da te”.

Invece l’uso delle corde è denominatore comune di tutti i grandi uomini di cavalli, dai fratelli Dorrance a Ray Hunt, da Buck Brannaman, il nostro maestro, a tutti i buoni allievi e cavalieri che seguono questa scuola di pensiero.
E’ molto importante che il puledro, all’inizio, capisca che il rilascio della pressione sia verso la fine della corda in direzione dell’uomo e non viceversa.
Questo concetto sembra semplice ed ovvio ma non lo è affatto e chi conosce i puledri, lo sa bene.
Da qui inizia tutto ed è qui che potremo creare un rapporto di fiducia, rispetto e comprensione, attraverso l’armonia oppure causare difese e rifiuti difficili da recuperare in futuro.
Il consiglio è scegliere attentamente chi lavora con il puledro ed essere certi che questi sappia bene come utilizzare un rope ed abbia esperienza sufficiente per comunicare in sicurezza e chiarezza con il giovane cavallo.


7- Troppo frequentemente, viaggiando in tutto il mondo, tra scuderie, centri ippici e allevamenti, ci accorgiamo che le strutture dedicate alla doma dei puledri sono non consone, oppure fatiscenti o completamente assenti.

L’importanza di uno o più tondini solidi e ben fatti è fondamentale , per esempio e lo stesso lo sono campi ed arene dove iniziare le prime esperienze con i puledri.
Il consiglio è di verificare con cura la struttura che ospiterà il vostro giovane amico per qualche tempo, se le strutture non sono idonee , ben tenute e magari anche pericolose, non lasciatelo lì, ma preferite una scuderia bella, pulita e con degli spazi dedicati interamente ai puledri.
Generalmente i professionisti hanno buoni tondini, ampi paddocks e campi dove i puledri possano trascorrere il tempo libero in pace e allegria, senza essere costretti unicamente a vivere tra il box e l’arena.

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