SOMMARIO

Anno XII
Numero 21
Febbraio 2020

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ARCHIVIO

 

 

Cani e trekking a cavallo
di Mauro Ferraris

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Il 4 agosto del 2007 eravamo sul bordo del primo dei laghi margherita appena sopra il rifugio del Thabor che è poco sopra il colle di valle stretta uno dei posti belli della terra.
alcuni cavalli erano impastoiati altri legati a delle rocce, alcuni liberi, tutti erano tranquilli, anche noi.
non amo particolarmente i cani, sono per i gatti, ma Andrea Natalia e Tali avevano portato due pastori australiani molto bravi simpatici e soprattutto bene educati.

Avere cani male educati è un vero disastro uccidono le marmotte rubano si allargano è soprattutto ci fanno odiare dai pastori quando inseguono il bestiame al pascolo, per questo i cani non li vogliamo.
Ma i cani di Andrea stavano sempre vicino ai posteriori dei cavalli pronti a eseguire gli ordini ricevuti come bravi soldati in più difendevano il campo e andavano a prendere i cavalli quando si doveva sellare.

Bene proprio mentre inghiottivamo un frugale boccone sui laghi ne stavo accarezzando insolitamente (per me) uno, quello di Tali credo.
Il cane stava immobile a godersi le carezze quando Andrea mi racconta questa storia:
i cowboys lavorano sempre a cavallo e i cani aiutano molto il loro lavoro.  Avevo notato (racconta  Andrea) che quando eravamo in sosta  ad esempio per  colazione davano scappellotti ai cani non loro se si avvicinavano.
Il motivo l'avevo capito tempo dopo, rispettavano il padrone del cane e non volevano confondere e complicare il rapporto che quest'ultimo aveva con il suo "padrone".
Ok avevo non solo capito ma condividevo il pensiero, avevo smesso di accarezzare il cane che più felice ancora di prima aveva ripreso la sua strada a metà tra gioco e lavoro come la mia.
 
p.s. Andrea lavora ogni anno con i cowboys nel Nevada e nell'Hidao, conosce e apprezza il loro lavoro e le loro abitudini
 
p.s.s. quando una persona si avvicina al mio cavallo e lo tratta come fosse suo gli faccio capire che il rispetto è una delle cose più importanti e che non si sbaglia mai quando si sta al proprio posto e ringrazio Andrea per avermelo ricordato ai laghi margherita in una bella fresca giornata d'agosto.
 
nota: il termine padrone usato non è corretto ma è il più vicino alla situazione simbiotica che si viene a creare tra esseri uguali che hanno ruoli diversi

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Domenicadiecigennaioduemilasedici
Oggi parlando con Andrea mi è tornato in mente questo suo racconto del lontano 2007
Alcune persone (forse molte) non sanno con chiarezza chi sono e conseguentemente quale è il loro posto, esse più o meno volontariamente si allargano esattamente come i cani dei cowboys descritti nel suo precedente racconto
Già i Greci sapevano che la saggezza consiste nel conoscere i propri limiti, conoscerli bene e non oltrepassarli,

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Ormai è passato molto tempo e nessuno o pochi lo ricordano
Se
Lo ricordassero si starebbe meglio
La legge della jungla è giusta e feroce come la vita e rimette sempre nell’unico posto che ti spetta per quello che sei non per quello che credi di essere (senza esserlo)
A volte la legge è benevola  dà solo un buffetto o uno spintone per rimandarti al tuo posto quando decidi di “allargarti”

Nota aggiuntiva
Nei trekking a cavallo il cane può essere d’aiuto se è ben educato ma se non lo è costituisce un problema,
in montagna allontana gli animali selvatici,insegue marmotte e le uccide per gioco quando le prende, entrare nelle aree protette è severamente vietato, in altre meno rigorose è possibile introdurlo ma solo al guinzaglio, nelle Alpi Francesi il guinzaglio è d’obbligo ovunque, il cane del turista male educato fa enormi danni alle greggi degli ovini, ben maggiori di quelli fatti dai lupi, i lupi cacciano per fame, non per divertimento. Questi cani possono rompere l’equilibrio che cerchiamo di mantenere con ciò che circonda, ovviamente non è colpa del cane.

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