Incidere anche
lievemente la crosta di banalità che copre il ricordo dei nomadi a cavallo del Nord
America non è molto facile. La storia passata e presente si presta a
manipolazione, e conseguente speculazione come del resto molte altre
storie, il mito del buon selvaggio è ancora presente, non più come negli anni
80 ma si è ben incuneato nel pensiero unico contemporaneo.
Chi erano gli
indiani, come vivevano, cosa pensavano e come si comportavano?
Quali erano i
rapporti con gli euroamericani?
Gli indiani non
sono stupidi e molti di loro hanno raccontato storie che sapevano piacere ai
perbenisti, agli amici degli indiani che vivevano all’est, ma i rapporti che
avevano e che hanno con l’uomo bianco son tesi all’ovest ancora adesso.
Molte ferite sono
aperte ancora oggi, anche se i tempi ultimamente cambiano veloci.
Esiste accurata
documentazione: diari e rapporti perlopiù nascosta mentre impera il romanzo, la
filmografia, molti europei che si riversano nelle riserve sono delusi nel
vedere loro vestiti come noi seduti ad ascoltare musica rock, ma coloro che
cercano trovano non facilmente ma trovano ancora qualcosa tra l’erba della
prateria o tra gli ubriachi nella piazza di Rapid City
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