Eravamo in
viaggio da 2 giorni, in agosto quest'anno faceva caldo anche in alta quota.
Ci eravamo
accampati al bivacco quando dopo i saluti serali, ero andato a controllare i
cavalli.
Il cielo era
stellato, si vedeva bene il carro, la stella polare e tante altra costellazioni
(ma io sono troppo ignorante e non le conosco).
Avevo deciso che
il giorno dopo sarebbe stata una tappa leggera e che saremmo arrivati in un
rifugio molto comodo per i cavalli poiché è adibito a comode poste coperte per
cavalli e dotate di mangiatoie. Nel cilindro avevo ancora abbastanza fieno
pressato, quindi pensavo che con al massimo 5 ore di marcia saremmo potuti
arrivare al punto tappa per la sosta.
L'unico mio dubbio era la possibilità di trovare o meno l' acqua; infatti ero
passato nel rifugio designato un mese prima e c'era ancora sufficiente acqua
nel pozzo, poi successivamente 5 giorni prima e già l'acqua iniziava a
scarseggiare . Ricordo che quel giorno per riempire 1 secchio ci erano voluti 5
minuti e che, mentre lasciavamo il rifugio, incrociai un gruppo di 20
partecipanti ad un raduno regionale a cavallo e che si stavano fermando per la
sosta proprio in questo rifugio.
Quella notte
dormivo pensando a come avrei potuto fare qualora arrivati al rifugio, non
avessi trovato l'acqua; un pensiero che mi frullava in testa come un macigno ma
dovevo provare perché era una tappa buona per i cavalli (5 ore di marcia in
pianura nella pineta al passo) ed anche da un punto di vista turistico
(paesaggi, flora, fauna, panorami) per la persona che accompagnavo.
La mattina
seguente partimmo non troppo presto e, anche se l'itinerario era breve, l'andatura
era al passo ma sostenuto. Pensavo che se fossimo arrivati entro le 14.00 al
rifugio, e non avessimo trovato l' acqua, avevo abbastanza ore di luce per
andare a cercarla da un'altra parte. Se invece l' avessimo trovata, avremmo
pranzato con calma, ci saremmo potuti riposare, e poi preparato il campo per la
notte (recupero legna per la notte, pulizia del rifugio, sistemazione
equipaggiamento). Ci sarebbe rimasto del tempo libero per andare a fare un giro
fino al tramonto su un monte vicino dove solitamente si avvista una coppia di aquila
reale che danza sul cielo sovrastante.
Arrivammo intorno
alle 14.30 e subito dopo essere smontato dalla sella, mi precipitai nella
fontana con l'unico desiderio subito infranto: non c'era acqua.
I cavalli non
erano tanto affaticati nonostante il caldo patito nella giornata, ma decisi di
togliere ugualmente tutto l'equipaggiamento e di razionare le scorte di acqua
potabile del 50% (1 lt+ ½ lt per 2 giorni) e destinare la parte restante per i
cavalli. Infatti dopo aver bevuto, si
erano riposati nelle poste.
Il pranzo era
frugale e essenziale e, mentre mangiavo, quantificai l' acqua presente nel
piatto della fontana (sporca di sapone) e poi dell' altra acqua presente in un
piccolo abbeveratoio vicino pieno di pietre e spazzatura. Complessivamente si
poteva arrivare massimo a 10 lt di Acqua. Complessivamente
si poteva arrivare al massimo a 5 lt di acqua da potere offrire ai cavalli.
Appena finito di
mangiare, andai a parlare con la persona che accompagnavo e in maniera pacata e
serena spiegai che avevamo poca acqua per i cavalli e che era opportuno fare
qualche tentativo nel raggio di 10 km di ricerca di punti d’acqua. Speravo che
la persona in questione non fosse ansiosa, che non si spaventasse anche perché
questo avrebbe comportato su di me maggiori pressioni emotive oltre a dovere
risolvere un’altro problema: mantenere la persona tranquilla come se questo
imprevisto fosse calcolato e quindi da risolvere con adeguata soluzione che già
sapevo. Le dissi anche che, qualora non avessimo trovato acqua sufficiente per
i bisogni dei cavalli, saremmo dovuti ricorrere al prelievo dell’acqua sporca
nell’abbeveratoio e nel piatto della fontana e bollirla nelle nostre gavette a
poco a poco e attendere il raffreddamento prima di darla ai cavalli. Volevo
preparare il viaggiatore a tutto ma rassicurandolo che era tutto sotto
controllo.
Erano le 4 del
pomeriggio e faceva caldo, e mentre toglievamo dei sacchetti della spazzatura
lasciati da precedenti ospiti del rifugio, trovammo delle bottiglie di plastica
vuote e 2 boccioni del vino da 5 lt/cad vuoti. Pensai che forse qualcosa stava
andando bene ed era un buon inizio per la ricerca di fonti d’acqua. Pensai in
me una mappa delle possibili fonti d’acqua dalla più vicina alla più lontana in
relazione alle ore di luce rimaste. Il primo era a circa 5 km. (prima in discesa
scarichi e dopo in salita altri 5 km carichi…forse?!), il secondo era a 8 km.
Che sarebbero diventati di più se il punto di partenza fosse stato il primo
possibile punto d’acqua, nel caso fosse stato secco. Il terzo non lo considerai
perché sarebbe stato troppo impegnativo da raggiungere.
Le bottiglie
trovate ci avrebbero permesso di trasportare fino a 25 lt. di acqua che sarebbe
stata sufficiente per la sera e per abbeverare i cavalli al mattino.
Partimmo alla
ricerca e durante la discesa incontrammo 2 escursionisti a piedi ai quali
chiesi se nel rifugio da dove venivano avevano visto se il pozzo era chiuso o
meno con il lucchetto e se vi era dell’acqua all’interno. Loro risposero che
erano sicuri che il pozzo non era bloccato dal lucchetto ma che non avevano
aperto il coperchio per verificare se ci fosse o meno acqua.
A quel punto non
mi rimaneva che sperare di trovare l’ acqua nel pozzo, anche se ero cosciente
che il pozzo è alimentato da acqua piovana e che agosto era già il quarto mese
di siccità e che ogni tanto quell’acqua viene usata per abbeverare la mandria
di manze che pascola nei dintorni.
La discesa
continuava anche se pensavo a una soluzione per tagliare la strada del ritorno
senza affaticare troppo i cavalli.
Quei 5 km li
percorsi come se fossero 50, il sentiero sembrava non finire mai quando finalmente
arriviamo. Il pozzo era chiuso ma non c’era il lucchetto. Legai i cavalli con
moderata velocità (soprattutto per non trasmettere le mie ansie interiori che
avrebbero comportato una trasmissione di sensazioni di insicurezza nei
confronti della persona che accompagnavo).
Aprii un lato della
copertura del pozzo ed all’apparenza sembrava essere vuoto. Mentre stavo per
richiuderlo vidi qualcosa che si agitava sul fondo e vidi un’ alone tipico di
quando l’acqua si sposta a seguito di un insetto che si appoggia. Infatti, era
un piccolo insetto che ahimè era caduto o forse cercava anche lui acqua nel
pozzo e aveva smosso quel poco di acqua rimasta.
Dentro di me
sentii che improvvisamente si sciolse un nodo e riflettei ancora una volta che
qualcuno mi guarda da lassù…
Da un lato della
bisaccia tirai fuori il secchio e lo calai nel pozzo, così in prima battuta
avremmo potuto abbeverare i cavalli. Tirato su il secchio, l’acqua all’ interno
era verde ma i cavalli la bevettero ugualmente. Legati i cavalli in maniera
sicura, iniziammo a svuotare le bisacce e a caricare le bottiglie e i bidoni di
acqua. Riuscimmo a distribuire su 2 cavalli 25 lt. Di acqua. Le ultime
bottiglie riempite avevano assunto un colore verde foresta o verde brillante.
Infatti, negli ultimi prelievi di acqua, il secchio toccava il fondo del pozzo.
Ci affrettammo a
caricare ed equilibrare i cavalli.
La marcia
riprese, era già tardi e le ore di luce rimaste erano poche ed ancora bisognava
sistemare il campo per la sera, fare la legna nel bosco e soprattutto sistemare
e rifocillare i cavalli.
Ricordavo un
sentiero che ci avrebbe permesso di tagliare nel bosco ed arrivare prima, ma
dopo alcuni km il sentiero era stato cancellato dai continui passaggi del
trattore del taglialegna; per un’ attimo mi sentii spaesato. Grazie a Dio e a chi
vigila lassù su di me, riuscimmo a raggiungere il sentiero principale.
Arrivammo prima che facesse buio e poi fu la mia gioia. Cavalli sereni, il
rumore delle foglie che cadevano…c’era pace…mi sentivo libero.
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