SOMMARIO

Anno XIV
Numero 23
Febbraio 2022

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ARCHIVIO

 

 

L'importanza dell'acqua
di Orazio Leotta

Eravamo in viaggio da 2 giorni, in agosto quest'anno faceva caldo anche in alta quota.

Ci eravamo accampati al bivacco quando dopo i saluti serali, ero andato a controllare i cavalli.

Il cielo era stellato, si vedeva bene il carro, la stella polare e tante altra costellazioni (ma io sono troppo ignorante e non le conosco).

Avevo deciso che il giorno dopo sarebbe stata una tappa leggera e che saremmo arrivati in un rifugio molto comodo per i cavalli poiché è adibito a comode poste coperte per cavalli e dotate di mangiatoie. Nel cilindro avevo ancora abbastanza fieno pressato, quindi pensavo che con al massimo 5 ore di marcia saremmo potuti arrivare al punto tappa per la sosta.
L'unico mio dubbio era la possibilità di trovare o meno l' acqua; infatti ero passato nel rifugio designato un mese prima e c'era ancora sufficiente acqua nel pozzo, poi successivamente 5 giorni prima e già l'acqua iniziava a scarseggiare . Ricordo che quel giorno per riempire 1 secchio ci erano voluti 5 minuti e che, mentre lasciavamo il rifugio, incrociai un gruppo di 20 partecipanti ad un raduno regionale a cavallo e che si stavano fermando per la sosta proprio in questo rifugio.

Quella notte dormivo pensando a come avrei potuto fare qualora arrivati al rifugio, non avessi trovato l'acqua; un pensiero che mi frullava in testa come un macigno ma dovevo provare perché era una tappa buona per i cavalli (5 ore di marcia in pianura nella pineta al passo) ed anche da un punto di vista turistico (paesaggi, flora, fauna, panorami) per la persona che accompagnavo.

La mattina seguente partimmo non troppo presto e, anche se l'itinerario era breve, l'andatura era al passo ma sostenuto. Pensavo che se fossimo arrivati entro le 14.00 al rifugio, e non avessimo trovato l' acqua, avevo abbastanza ore di luce per andare a cercarla da un'altra parte. Se invece l' avessimo trovata, avremmo pranzato con calma, ci saremmo potuti riposare, e poi preparato il campo per la notte (recupero legna per la notte, pulizia del rifugio, sistemazione equipaggiamento). Ci sarebbe rimasto del tempo libero per andare a fare un giro fino al tramonto su un monte vicino dove solitamente si avvista una coppia di aquila reale che danza sul cielo sovrastante.

Arrivammo intorno alle 14.30 e subito dopo essere smontato dalla sella, mi precipitai nella fontana con l'unico desiderio subito infranto: non c'era acqua.

I cavalli non erano tanto affaticati nonostante il caldo patito nella giornata, ma decisi di togliere ugualmente tutto l'equipaggiamento e di razionare le scorte di acqua potabile del 50% (1 lt+ ½ lt per 2 giorni) e destinare la parte restante per i cavalli. Infatti dopo aver bevuto,  si erano riposati nelle poste.

Il pranzo era frugale e essenziale e, mentre mangiavo, quantificai l' acqua presente nel piatto della fontana (sporca di sapone) e poi dell' altra acqua presente in un piccolo abbeveratoio vicino pieno di pietre e spazzatura. Complessivamente si poteva arrivare massimo a 10 lt di Acqua. Complessivamente si poteva arrivare al massimo a 5 lt di acqua da potere offrire ai cavalli.

Appena finito di mangiare, andai a parlare con la persona che accompagnavo e in maniera pacata e serena spiegai che avevamo poca acqua per i cavalli e che era opportuno fare qualche tentativo nel raggio di 10 km di ricerca di punti d’acqua. Speravo che la persona in questione non fosse ansiosa, che non si spaventasse anche perché questo avrebbe comportato su di me maggiori pressioni emotive oltre a dovere risolvere un’altro problema: mantenere la persona tranquilla come se questo imprevisto fosse calcolato e quindi da risolvere con adeguata soluzione che già sapevo. Le dissi anche che, qualora non avessimo trovato acqua sufficiente per i bisogni dei cavalli, saremmo dovuti ricorrere al prelievo dell’acqua sporca nell’abbeveratoio e nel piatto della fontana e bollirla nelle nostre gavette a poco a poco e attendere il raffreddamento prima di darla ai cavalli. Volevo preparare il viaggiatore a tutto ma rassicurandolo che era tutto sotto controllo.

Erano le 4 del pomeriggio e faceva caldo, e mentre toglievamo dei sacchetti della spazzatura lasciati da precedenti ospiti del rifugio, trovammo delle bottiglie di plastica vuote e 2 boccioni del vino da 5 lt/cad vuoti. Pensai che forse qualcosa stava andando bene ed era un buon inizio per la ricerca di fonti d’acqua. Pensai in me una mappa delle possibili fonti d’acqua dalla più vicina alla più lontana in relazione alle ore di luce rimaste. Il primo era a circa 5 km. (prima in discesa scarichi e dopo in salita altri 5 km carichi…forse?!), il secondo era a 8 km. Che sarebbero diventati di più se il punto di partenza fosse stato il primo possibile punto d’acqua, nel caso fosse stato secco. Il terzo non lo considerai perché sarebbe stato troppo impegnativo da raggiungere.

Le bottiglie trovate ci avrebbero permesso di trasportare fino a 25 lt. di acqua che sarebbe stata sufficiente per la sera e per abbeverare i cavalli al mattino.

Partimmo alla ricerca e durante la discesa incontrammo 2 escursionisti a piedi ai quali chiesi se nel rifugio da dove venivano avevano visto se il pozzo era chiuso o meno con il lucchetto e se vi era dell’acqua all’interno. Loro risposero che erano sicuri che il pozzo non era bloccato dal lucchetto ma che non avevano aperto il coperchio per verificare se ci fosse o meno acqua.

A quel punto non mi rimaneva che sperare di trovare l’ acqua nel pozzo, anche se ero cosciente che il pozzo è alimentato da acqua piovana e che agosto era già il quarto mese di siccità e che ogni tanto quell’acqua viene usata per abbeverare la mandria di manze che pascola nei dintorni.

La discesa continuava anche se pensavo a una soluzione per tagliare la strada del ritorno senza affaticare troppo i cavalli.

Quei 5 km li percorsi come se fossero 50, il sentiero sembrava non finire mai quando finalmente arriviamo. Il pozzo era chiuso ma non c’era il lucchetto. Legai i cavalli con moderata velocità (soprattutto per non trasmettere le mie ansie interiori che avrebbero comportato una trasmissione di sensazioni di insicurezza nei confronti della persona che accompagnavo).

Aprii un lato della copertura del pozzo ed all’apparenza sembrava essere vuoto. Mentre stavo per richiuderlo vidi qualcosa che si agitava sul fondo e vidi un’ alone tipico di quando l’acqua si sposta a seguito di un insetto che si appoggia. Infatti, era un piccolo insetto che ahimè era caduto o forse cercava anche lui acqua nel pozzo e aveva smosso quel poco di acqua rimasta.

Dentro di me sentii che improvvisamente si sciolse un nodo e riflettei ancora una volta che qualcuno mi guarda da lassù…

Da un lato della bisaccia tirai fuori il secchio e lo calai nel pozzo, così in prima battuta avremmo potuto abbeverare i cavalli. Tirato su il secchio, l’acqua all’ interno era verde ma i cavalli la bevettero ugualmente. Legati i cavalli in maniera sicura, iniziammo a svuotare le bisacce e a caricare le bottiglie e i bidoni di acqua. Riuscimmo a distribuire su 2 cavalli 25 lt. Di acqua. Le ultime bottiglie riempite avevano assunto un colore verde foresta o verde brillante. Infatti, negli ultimi prelievi di acqua, il secchio toccava il fondo del pozzo.

Ci affrettammo a caricare ed equilibrare i cavalli.

La marcia riprese, era già tardi e le ore di luce rimaste erano poche ed ancora bisognava sistemare il campo per la sera, fare la legna nel bosco e soprattutto sistemare e rifocillare i cavalli.

Ricordavo un sentiero che ci avrebbe permesso di tagliare nel bosco ed arrivare prima, ma dopo alcuni km il sentiero era stato cancellato dai continui passaggi del trattore del taglialegna; per un’ attimo mi sentii spaesato. Grazie a Dio e a chi vigila lassù su di me, riuscimmo a raggiungere il sentiero principale. Arrivammo prima che facesse buio e poi fu la mia gioia. Cavalli sereni, il rumore delle foglie che cadevano…c’era pace…mi sentivo libero.

orazio



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