principali tratturi tra l'Abruzzo e la Puglia
Finalmente, per una serie di coincidenze favorevoli, è arrivato il momento
di realizzare questa mia idea: seguire le tracce dei pastori che ogni anno
andavano e tornavano dall’Abruzzo alla Puglia
Così il giorno 22 maggio 2021 sono partito. Ho sellato i miei due cavalli
ed ho caricato sulla mia cavalla saura i due borsoni militari con dentro il mio
campo mobile…. e via!
passaggio dal km 0 del Regio Tratturo Magno
io e i miei due cavalli
Alla sella ho legato un vecchio ombrello da pecoraio malridotto, donatomi
dal mio amico Gabriele. Chi sa quante transumanze ha fatto quell’ombrello! Volevo
portarlo sul tratturo magno perché, così vecchio e rotto, rappresenta la vita del
pecoraio. Nessun pecoraio va in giro senza l'ombrello di legno.
È fatto di legno per non attirare il fulmine, che è uno dei peggior nemici del
povero pastore e anche di chi tenta, ogni tanto, di ritrovare un po’ di libertà
vivendo all’aria aperta.
Quando i pastori facevano la transumanza a volte sotto quell'ombrello ci
dormivano, per ripararsi anche dall'umidità della notte o dal sole del
mezzogiorno d’estate. Era il loro telo tenda dalle misure molto ridotte.
Il Regio Tratturo Magno era il più lungo ed il più importante di tutti i
tratturi che portavano da L’Aquila a Foggia. Quello descritto nella poesia di
Gabriele D’Annunzio “I Pastori”. Aveva
una lunghezza di 244 km ed una larghezza di circa 112 metri, che derivano da
vecchie unità di misura: 60 passi napoletani. Dovevano avere gambe belle lunghe
all’epoca nel Regno di Napoli!!
La strada non la conoscevo minimamente. Avevo tracciato con i moderni
applicativi delle tracce di circa 30 km al giorno da casa mia fino a Foggia. Sapevo
però che i giorni di ferie che avevo non mi sarebbero bastati per andare e
anche per tornare fino a Foggia.
Alcuni cavalieri avevano espresso il
desiderio di percorrere il viaggio con me. Ed io li ho accolti con piacere
nonostante le incognite che c’erano perché in effetti non li conoscevo e non
avevo idea di come potevano andare le cose.
I primi quattro giorni ho percorso circa 100/120 km e li ho fatti in
solitudine con i miei due cavalli. Nilo il grigio ¾ PSA e ¼ PSI e Stella la
saura haflinger per quarter che e’ nata tra le mie mani, le aprii io la
placenta per farla respirare.
Nilo e Stella tra le rovine di Peltuinum
Ti racconto di questa sensazione che ho
avuto lungo il cammino verso il mare. La terza mattina, quando ho superato
l’unico modesto valico (900 m slm)che c’era su questo tratturo,nella località
detta Forca di Penne, ho iniziato a vedere il mare in lontananza. Durante il
cammino ho avuto più volte modo di pensare a questi pastori lontani da
settembre fino a maggio dalle loro famiglie, al loro incedere al passo lento
delle pecore, magari con scarpe inadeguate e piedi piagati.Non erano neanche proprietari
del gregge che portavano sul tavoliere delle puglie. Erano semplici lavoranti…
per un salario da fame. Ebbene nel pensare a questo e nel vedere il mare che
compariva lontano, e poi spariva e poi compariva un po’ più vicino magari il
giorno successivo mi sono commosso più volte. Guardavo gli occhi dei miei
cavalli e vedevo gli occhi delle bestie da soma usate per la transumanza già
qualche secolo fa. Dopo 5 giorni di cammino sono arrivato al mare, a Vasto,
provincia di Chieti in una delle riserve naturali più belle d’Italia. Punta
Aderci.
“E scendono all’adriatico selvaggio che verde è come i pascoli dei monti”
(Poesia I pastori di G. D’Annunzio)
arrivo sul mare Adriatico
Gli incontri fatti sono stati tanti, mi sono appoggiato a molti maneggi. A
Foggia non sono arrivato perché non avevo giorni sufficienti per tornare
indietro. Cosi arrivati a San Salvo con i miei compagni di viaggio che si erano
aggiunti, ho lasciato il consegna l’ombrello a Marco che lo custodisce, presso
in Circolo Ippico Sansalvese, nell’ultimo avamposto che ho potuto raggiungere a
confine tra l’Abruzzo ed il Molise.
Arrivati lì siamo tornati indietro percorrendo un’altra strada. Siamo
andati decisamente verso l’entroterra seguendo in fiume Trigno, che segna il
confine tra Abruzzo e Molise, e seguendo la dorsale appenninica siamo rientrati
a L’Aquila. Molte notti passate sotto il telo tenda. Cavalli al Picchetto a
pascolare la buona erba dei primi di giugno. Qualche volta avena o quel che si
trovava.
I km che ho percorso in totale sono circa 410 tra l’andata ed il ritorno descrivendo
un grande anello tra Abruzzo e Molise. Il viaggio è stato bellissimo anche se
non privo di difficoltà ed imprevisti tutti superati grazie ai tuoi insegnamenti.
Ringrazio i miei compagni di viaggio che mi hanno accompagnato: Elisa,
Simona, Antonio e Cesare. Ringrazio i miei due cavalli Nilo e Stella. Ringrazio
Dio per questa avventura in cui tutto è andato liscio senza gravi intoppi.
in marcia
Bobbino
sosta aspettando il fresco
riposare e sorvegliare
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