Caro Nunzio sai
di cosa parlo
Che io sappia
nessuno, tranne l’Alpitrek, effettua trekking o viaggi in pieno inverno, le
giornate son corte il freddo pungente, la neve e l’eternità della notte mettono
alla prova il cavaliere.
Nessuno tranne
l’Esercito ed è proprio l’Esercito alpino che ha insegnato all’ Alpitrek
il modo di farli.
Ovviamente si
parla di trekking veri e propri, con marce e notti all’aperto non di tappe da
un agriturismo all’altro con i quadrupedi sistemati nei box.
Ovviamente mi
riferisco ai tempi attuali, non ai momenti del conflitto in cui l’inverno
veniva sgranocchiato come l’estate, ascoltando racconti, come quelli dei
cavalieri di Savoia ad esempio ma non solo, l’immaginazione si fonde nel
passato da loro vissuto.
Perché
l’Alpitrek si cimenta ora nei Campi Invernali?
Il nostro mondo
è fatto di quattro stagioni, per alcuni viverle può essere affascinate, come tu
ben sai i quadrupedi sono sereni là dove gli uomini in genere sclerano.
Molti
trasmettono il loro personale pensiero ad atri pensando che sia non solo giusto
ma anche universale, è la caratteristica odierna del pensiero
occidentale, non importa loro se siano bipedi, quadrupedi o ali
dell’aria, lo applicano e basta.
È da “cretini”
marciare nella neve fino al calar del sole o nella bufera, piantare il telo
accendere il fuoco, inghiottire un boccone e cacciarsi nel sacco dopo aver
ingurgitato un caffè bollente? Alzarsi nella tremula luce dell’alba per
ricominciare la marcia, camminando riesci a scaldarti e per la notte hai il
sacco.
La notte è lunga
e siderale, se sei sistemato astutamente non si ha neppure freddo, i cavalli
sono a fianco immobili come statue, gli occhi son chiusi e la valanga di
pensieri e di miserie precipitano nella mente, alcuni si oggettivano pure
per chiarire idee dubbiose e complicate.
È la notte
lunga, stai nell’unico posto caldo: il sacco; occorre essere un po’ sereni per
non farti prendere dall’angoscia.
Note
L’Artiglieria da
Montagna con le sue “magnifiche” Batterie attraversava le montagne in pieno
inverno; era una fila scura nella neve al tramonto, uomini e muli avanzavano
pazienti creando anni dopo un ricordo indelebile.
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