SOMMARIO

Anno XIV
Numero 23
Febbraio 2022

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Trekking invernali
di Mauro Ferraris

Caro Nunzio sai di cosa parlo

Che io sappia nessuno, tranne l’Alpitrek, effettua trekking o viaggi in pieno inverno, le giornate son corte il freddo pungente, la neve e l’eternità della notte mettono alla prova il cavaliere.

Nessuno tranne l’Esercito ed è  proprio l’Esercito alpino che ha insegnato all’ Alpitrek il modo di farli.

Ovviamente si parla di trekking veri e propri, con marce e notti all’aperto non di tappe da un agriturismo all’altro con i quadrupedi sistemati nei box.

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Ovviamente mi riferisco ai tempi attuali, non ai momenti del conflitto in cui l’inverno veniva sgranocchiato come l’estate,  ascoltando racconti, come quelli dei cavalieri di Savoia ad esempio ma non solo, l’immaginazione si fonde nel passato da loro vissuto.

Perché l’Alpitrek si cimenta ora nei Campi Invernali?

Il nostro mondo è fatto di quattro stagioni, per alcuni viverle può essere affascinate, come tu ben sai i quadrupedi sono sereni là dove gli uomini in genere sclerano.

Molti trasmettono il loro personale pensiero ad atri pensando che sia non solo giusto ma anche universale, è  la caratteristica odierna del pensiero occidentale, non importa  loro se siano bipedi, quadrupedi o ali dell’aria, lo applicano e basta.

È da “cretini” marciare nella neve fino al calar del sole o nella bufera, piantare il telo accendere il fuoco, inghiottire un boccone e cacciarsi nel sacco dopo aver ingurgitato un caffè bollente? Alzarsi nella tremula luce dell’alba per ricominciare la marcia, camminando riesci a scaldarti e per la notte hai il sacco.

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La notte è lunga e siderale, se sei sistemato astutamente non si ha neppure freddo, i cavalli sono a fianco immobili come statue, gli occhi son chiusi e la valanga di pensieri e di miserie  precipitano nella mente, alcuni si oggettivano pure per chiarire idee dubbiose e complicate.

È  la notte lunga, stai nell’unico posto caldo: il sacco; occorre essere un po’ sereni per non farti prendere dall’angoscia.


Note

L’Artiglieria da Montagna con le sue “magnifiche” Batterie attraversava le montagne in pieno inverno; era una fila scura nella neve al tramonto, uomini e muli avanzavano pazienti creando anni dopo un ricordo indelebile.

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