SOMMARIO

Anno XV
Numero 24
Aprile 2023

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ARCHIVIO

 

 

 

 

Il Giardino Botanico Rea
di Liliana Quaranta
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Siamo agli inizi degli anni sessanta, quando un amatore e collezionista di piante rare, Giuseppe Giovanni Bellia, crea i "Vivai di San Bernardino", azienda agricola specializzata nella coltura di piante erbacee perenni per il giardino roccioso e la proda mista, che in pochi anni arriverà ad avere i in catalogo alcune migliaia di specie e cultivar tra le quali molte rarità introvabili all'epoca nei vivai italiani.
Ma Giuseppe Giovanni Bellia desidera qualche cosa di più, e così nel 1967 realizza il suo sogno trasformando i vivai in un giardino sperimentale, rivolto all'acclimatazione di specie alpine ed erbacee perenni di il mondo. Grazie alla preziosa collaborazione di molti studiosi ed appassionati botanici, il giardino va incontro ad un periodo di intensa attività in cui le collezioni botaniche si arricchiscono progressivamente con la coltivazione di piante ottenute da semi provenienti da diversi Orti Botanici.

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Il giardino prende il nome "Rea" in onore a Giovanni Francesco Re, medico e naturalista, che all'inizio dell'Ottocento studiò la flora della Val di Susa e della Val Sangone, pubblicando nel 1805 la "Flora Segusiensis". Seguendone le orme, Bellia e i suoi collaboratori proseguono le indagini floristiche in Val Sangone e il risultato delle loro ricerche viene pubblicato periodicamente sul Bollettino d'Informazione "Rea", oltre ad essere documentato da centinaia di exiccata d'erbario raccolti e classificati in quegli anni, ora custoditi presso il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino.
Nel 1970 Bellia riunisce a Rea i direttori e i curatori del principali giardini botanici delle Alpi occidentali e con loro costituisce la C.I.G.A.A.O., Confederazione Internazionale Giardini Alpini delle Alpi Occidentali, che nel 1974 a Romagnese (Pavia) prenderà il nome di AIGBA, Associazione Internazione dei Giardini Botanici Alpini.

Negli anni '80 il giardino botanico Rea inizia purtroppo ad attraversare un periodo di difficoltà. Affinchè il lavoro ed il sogno di Bellia non andassero perduti, nel 1989 la Regione Piemonte acquista la proprietà del giardino e ne affida la gestione alla Comunità Montana Val Sangone (ora Unione  Montana) che ne cura la direzione tecnico-amministrativa, su  indirizzo del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino.
La Comunità Montana Val Sangone e la Società Cooperativa Agricola Produttori Val Sangone eseguono una profonda ristrutturazione, rimodernando completamente il Giardino che nel 1992 viene riaperto al pubblico e da allora mai più chiuso.
I miglioramenti sulle strutture e sulle collezioni di piante sono rivolti principalmente ad un utilizzo didattico e divulgativo, per scolaresche e gruppi di visitatori e studiosi.

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Ma a partire dal 2012 sono nuovamente ripresi i problemi per mancanza dì fondi stanziati dalla Regione Piemonte che chiude anche la convenzione con il Museo di Scienze Naturali. Attualmente la gestione è rimasta alla Società CAPVS che ne cura la gestione amministrativa-tecnica, la didattica e l'organizzazione di corsi ed eventi, in attesa di una definizione dei ruoli tra i vari Enti preposti: Regione Piemonte, Unione Montana e Comune di Trana. Nel 2014 è stata creata l'associazione di volontariato "Amici del Giardino Botanico Rea", a supporto della parte di promozione e divulgazione delle attività. Quindi con quest'ultima evoluzione, il Giardino si è trasformato in un polo culturale che, oltre a tutte le iniziative volte a far conoscere flora e ambiente della nostra zona, ospita corsi, conferenze, concerti, presentazione di libri e altri eventi culturali.

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Le collezioni attuali comprendono alberi, arbusti ed erbacce perenni appartenenti alla flora autoctona ed esotica. Sulla base di un Progetto di studio per la conoscenza della flora locale, sono state create aree per le specie raggruppate in base all'ambiente in cui vivono in natura, quindi una piccola zona acquatica, un roccioso calcareo ed uno di serpentino (roccia tipica della nostra zona), oltre al preesistente bosco misto di latifoglie.

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In due serre sono coltivate le specie provenienti dalle zone a climi caldi: una è riservata alle piante succulente di ambiente semi-desertico, l'altra invece ospita un discreto numero di essenze della flora tropicale e subtropicale.
La vecchia serra originaria è stata invece trasformata in un ampio salone dove si svolgono mostre e convegni, oltre a corsi e conferenze su temi botanici e orticoli.
Una terza serra tiepida è stata costruita nel 2004, a fianco delle altre due, per ospitare una ricca collezione di piante carnivore e usata come ricovero invernale per piante delicate, agrumi, pelargoni, fucsie.

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Le collezioni di Fucsie e di Iris sono state oggetto di studio, ampliamento e ristrutturazione, in omaggio al lavoro e alle passioni botaniche di Giuseppe Giovanni Bellia, che aveva creato queste collezioni, ma che nel corso degli anni erano andate in parte perdute.
La collezione di Iris rizomatose, seconda solo al Giardino delle Iris di Firenze,   ammonta a circa 250 specie e cultivar differenti, tra cui una ventina di cultivar ibridate dallo stesso Bellia, e una cinquantina di Iris bulbose e botaniche, in corso di ampliamento e di studio con un apposito progetto di conservazione sulle specie spontanee piemontesi.
La Collezione di Fuchsie è costituita da circa 60 cultivar differenti di ibridatori italiani e stranieri e degli anni che vanno dal 1840 ai nostri giorni. Le specie botaniche sono una ventina appartenenti alle 6 sezioni diffuse in America centro-meridionale e Nuova Zelanda.

Alcune aiuole sono dedicate alle piante aromatiche, officinali, alimentari curiose e ad una aiuola catalogo di grani antichi e storici, in accordo con una Associazione di agricoltori locali, per sviluppare una nuova economia sul territorio.
In  questi ultimi anni è stata sistemata una zona con specie che attirano e nutrono farfalle e
insetti utili.
V’è inoltre un arboreto con arbusti e alberi da tutto il mondo, un piccolo Museo e una biblioteca.

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Da tutto ciò si evince che anche gli Orti Botanici si evolvono in base alle richieste da parte delle comunità scientifiche, delle emergenze ambientali, del pubblico di visitatori e al tessuto sociale del Paese in cui sono inseriti.  Per secoli in Europa gli Orti botanici sono stati un fondamentale supporto al sapere scientifico universitario e hanno partecipato attivamente alla ricerca in campo medico, farmaceutico, agronomico, oggi si tende a riconoscergli sempre più anche un importante ruolo nei confronti della difesa delle piante in via di estinzione e dell' educazione ambientale.
Attualmente, come indica il prof. Pavone, "Assumono maggior rilievo finalità prettamente socio-culturali e turistiche. Sono considerati come poli in grado di catalizzare nuovi interessi culturali.
L'attrattiva è rappresentata oltre che dalle collezioni botaniche, dalla bellezza degli allestimenti e dalla presenza di beni artistici, archeologici e storici. Non meno importante è la loro funzione ricreativa".

Al Giardino Botanico Rea si lavora con questi scopi. Le piante sono corredate con le classiche etichette e dove possibile, integrate da pannelli illustrati e guide tematiche. Le attività sono di tipo didattico, finalizzate ad una migliore conoscenza del patrimonio vegetale, di conservazione delle specie locali e si insegna alle persone l'importanza delle piante per la nostra vita e la nostra società.

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Considerazioni di Arianna Corradi, volontaria al Giardino
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Il Regno Vegetale è una ricchezza che ci circonda, spesso data per scontata, ma forse troppo poco osservata con attenzione. Son passata davanti al Giardino per più di vent’anni, ma mai avrei immaginato di trovarvi all’interno tanta bellezza: un luogo con un’anima pulsante di vita, colori, sfumature.
Mille voci silenziose, testimoni di fascino e mistero, semplicità e ingegno, che presto intoneranno il loro canto più bello.

Un angolo della Valsangone in cui è possibile trascorrere un tempo quieto tra fiori e piante  provenienti da tutto il mondo, come alcune sequoie sotto le quali, in un attimo, sei oltreoceano.
Liliana e Monica, che lavorano al giardino da più di trent’anni, conoscono umori e segreti di centinaia di specie, e se ne occupano con attenzione e perizia. E par di sentirla, la cura con cui questi esseri così diversi vengono accuditi, capiti. Ognuno a suo modo.

Per approfondire o ampliare conoscenze, per fare scorta di bellezza, o per semplice curiosità, il Giardino è aperto dal lunedì al venerdì, e da maggio anche la domenica pomeriggio.

p.s L’Alpitrek è da tempo legata a questo luogo: tramite il sig. Bellia, nel 1983, un messaggio del Presidente Sandro Pertini venne recapitato ai cavalieri che in quell’anno attraversarono l’intero arco alpino, da Ventimiglia a Venezia, e che lo consegnarono alle amministrazioni dei comuni alpini incontrati.

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