SOMMARIO

Anno II - numero 2 dicembre 2010

____________ 

ARCHIVIO

 

 

 

 

NORD EST: TREKKING TRA TRIESTE E SLOVENIA

Mario Crevato

Profondo nordest – sconosciuto

C'è un pezzettino di mondo qui, nel profondo nord-est d'Italia che pochi Italiani conoscono. Quelli che d'estate vanno in vacanza nella vicina Dalmazia vi passano fugacemente e come tutti noi quando viaggiamo in macchina ben poco riusciamo a scorgere e tanto meno apprezzare di ciò che attraversiamo.

Vorrei parlarvi di questo mio piccolo mondo, che mi fa passare il desiderio e curiosità per altri più lontani e grandi mondi, un piccolo mondo ma dove in 1-2 giorni di cavallo riesci a passare dalla periferia di una grande città, Trieste in questo caso, in mezzora, a sudest, ti trovi avvolto da un paesaggio alpino come la Val Rosandra, se giri verso sud ovest invece ti trovi dopo 2 orette nell'Istria Slovena, collinosa, uliveti e vigne che ti pare di essere in qualche Toscana o Umbria, giri di nuovo verso est, con una serie di cenge e pareti per 400 metri si alzano creando un qualcosa che devo aver visto già da qualche parte ma “NON” viaggiatore come sono sarà stata qualche rivista o al massimo qualche documentario sui Pirenei o qualche altro posto della Francia se ben ricordo, sopra questi enormi gradini, che paiono fatti quasi apposta per chissà che enormi creature della notte dei tempi passi in un piccolo mondo nuovamente diverso, diritto, arido e sassoso, un altipiano carsico che ruba l'acqua al cielo in cavità o tra le fessure, dove d'estate ben devi pianificare la strada col tuo cavallo per riuscire a farlo bere. Un po' più in là, a tre ore di sella da Trieste sei già sul confine della Croazia, oltre per ora non ci vai a cavallo ma la vista ti offre qualcosa di veramente grande per essere un “piccolo mondo”. Ci mancano solo i bisonti che pascolano e qualche banda di apache che ti segue lontano sulla cresta dei monti sopra la valle che da Jelovice va verso sud a Vodice.

Siamo sotto la catena del Slavnik  (Taiano), nella “Čičarija”, la quale prosegue con altre vette sempre attorno i 1000 metri giù verso sud. parallela al “gradone” per quasi 60 km fino alle porte di Rijeka (Fiume) e quindi golfo del Quarnaro e le varie isole dalmate. Passi il Slavnik e dall'altra parte un altro “mondo”, sempre piccolo ma che con un netto confine marcato dalla strada Trieste-Rijeka, passa da terreno carsico a arenaria e quindi morbide colline e galoppabili prati, mele tantissime mele, è la regione di “Brkini”, il regno delle mele, dei antichi carbonai, dei boschi di castagne, dove le ghiacciate invernali, congelando la linfa degli alberi spaccavano interi boschi e tralicci elettrici, dove la miseria del ante guerra portava i carbonai a vendere il proprio “nero” a Trieste, facce sporche di carbone e sudore, a bussare alle porte della “signoria” cittadina. Insomma un piccolo mondo, un mondo da tutto insieme 4 giorni di sella, ma che ti fa vivere un variopinto viaggio. E poi la gente e le lingue: lo sloveno dei carbonai dei Brkini, in Ciciaria, troviamo un antico dialetto fossile romeno, subito a sud il croato, sotto, in Istria, croato, istroveneto, e sloveno e poi a Trieste, erede del suo passato di importante porto dell'Impero Austro-Ungarico, di Aquileia e della Serenissima oltre all'italiano e sloveno l'orecchio viene carezzato dal greco, serbo, tedesco, friulano e chi più ne ne metta.

Tanto variopinto e articolato questo piccolo paradiso, piccolo ma saturo di Natura, poco popolato, tranne che sulla costa, all'interno qualche paesetto poco abitato e per il resto l'ideale per chi intende viaggiare a cavallo alla ricerca di un non so che, avventura, silenzio, lo sferzare rumoroso della Bora o alla ricerca della visione di qualche orso o branco di lupi che qui non mancano. Ne trovi di cavalli, da soli al pascolo o con qualcuno sopra col quale scambiare qualche racconto di avventure, un sorso di grappa o un invito a farsi visita nella cavalcata della prossima domenica. Di cavalli ce ne sono parecchi qua attorno, alle spalle di Trieste ma ancor più subito oltre in Slovenia, al pascolo, nella tirchia landa carsica, in qualche giardino o stalla trasformata in scuderia famigliare. Pochi i maneggi, ma tanta gente che “vive” il cavallo in maniera anticonformista rispetto alle pattinate riviste del settore. Un cavallo “spontaneo” e più intermediario con la Natura dei luoghi descritti sopra.

L'ho scoperto poco meno di dieci anni fa questo piccolo mondo, o per dire meglio, ho iniziato ad apprezzarlo e vederlo in un'altra luce. Tra i vari angoli di questa terra di confine, in particolar modo una piccola valle sospesa, a mezza costa sul versante est del Slavnik, proprio in occasione dell'apertura dei confini con la Slovenia, come esame di accompagnatore di t. equestre, mi venne dato di organizzare un trekking di due giorni e mi trovai a esplorare posti poco battuti nell'abituale attività di escursionismo a piedi, bici. Una conca circondata dai pini verso nord e verso sud, verdi prati dal lento salire verso la cima del monte. Ha anche un “padrone di casa” questa fetta di paesaggio da film. Un pastore, “chiamami pure Bozzo” mi disse un tempo. Mi hanno parlato spesso di questo personaggio, magrissimo e barbuto, descritto come schivo e taciturno, ma come sempre mal si giudica ciò che non si conosce. Ben presto si è rivelato di piacevole conversazione e colto. Le vicende della vita lo hanno portato fin quassù a vivere in solitudine. Al disfacimento della ex Jugoslavia si trovò ad abbandonare il suo lavoro di grafico pubblicitario, un periodo a Venezia a progettare stand fieristici e poi nuovamente per sfortunate vicende a cercare altri sbocchi, pescatore sulla costa istriana e infine ad allevare un gregge di capre da carne, a difenderle dai lupi.

Negli anni, dal 2004, cioè dall'apertura del confine, ci trovavamo solamente a passare di qua, essendo un passaggio quasi obbligato per attraversare il massiccio del Slavnik verso i Brkini.

Nell'inverno del 2005, dopo due anni da una esperienza invernale “estrema” con i cavalli sul Carso Triestino di due anni prima decisi di fare un qualcosa di simile ma in solitaria in questa bella valle. Alla fine ci andai assieme all'amico Alberto. Un inverno caldo tutto sommato, con poca neve. E oltre a ciò ci siamo sistemati, cavalli compresi, in una delle stalle-fienile, la meno diroccata. Un vero lusso se paragonato a 2 anni prima con gli allora 150 km orari di vento di “Bora e i -10 gradi il dormire in tenda. Allora fieno ed acqua ce lo portò un mezzo di trasporto. L'avventura è stata vissuta all'insegna del ghiaccio e del vento che strappava i vestiti. I 5 cavalli, avvolti da doppie coperte invece sembravano sbattersene delle avversità climatiche. Qui sul Slavnik invece, 700 metri più in alto, chissà come sarebbe con le medesime condizioni climatiche. Sicuramente qualche lupo sarebbe venuto ad approfittare della situazione per venir a sgraffignarci qualcosa. Dopo un paio d'anni di abbandono abbiamo cominciato ad organizzare qui dei campi estivi, un po' scostati dalla malga, su un cocuzzolo ai margini del bosco. Un gruppo di rocce ideale per accendere un fuoco riparato dal vento, alberi per legare i cavallo, una zona piana per le tende e dormire, l'acqua a 200 m ma comunque il campo lo prepariamo il giorno prima e riempiamo una tinozza da 200 litri. Cavalli prima al pascolo, legati a corda lunga tesa e per la notte all'albero, con del fieno fornitoci dall'amico Bozzo. Il cibo e provviste, trasportati il giorno prima, sono stati rigorosamente chiusi in uno di quei bidoni blu ermetici. Cibo abbandonato diventa subito preda di cinghiali, volti lupi o nella peggiore delle ipotesi degli orsi, rischio reale da queste parti ma che se non motivati dal “palato” se ne restano ben lontani dall'uomo casinista e chiassoso. Un padellone, un po' di barattoli di fagioli, pancetta, cipolla peperoncino e salsicce, polenta precotta, bottigliette di vino da ½ litro ed ecco quella convivialità che non può mancare a noi triestini anche se il panorama offerto ci basterebbe. Nelle versioni “tutto in sella” abbiamo adottato una soluzione che non ci fa rinunciare a un vero pasto caldo: una di quelle teglie da forno antiaderenti in alluminio, 20x30x5 cm sta perfettamente nella bisaccia e fa da contenitore per altro materiale, in alcuni casi di tempo umido, 2-3 manciate di legnetti secchi che bastano per il soffritto e per dare una bollita poi ai fagioli e la polenta che comunque sono precotti. Per la notte i cavalli vengono sistemati legati ad un albero con qualche accorgimento affinché non si attorciglino attorno (qualche tronco di traverso o corde teste all'altezza del petto). Per noi bipedi dipende dai gusti personali, o tendine compatte (stanno bene dietro la sella) oppure in sacco bivacco, dove ci si infila con tutto il sacco a pelo, scarpe e vestiti e magari imbottendolo di foglie o fieno per aumentare l'isolamento nei bivacchi invernali. A volte allestiamo un tendone comune che permette di ospitare anche 8-10 persone, una struttura fai-da te con teli economici acquistabili nei consorzi agrari .

Per ora aspettiamo che passi questo autunno di pioggia e fango che nonostante la buona volontà poco ci attira ad uscire per più giorni.

Intanto viviamo nel pensiero su come organizzarci all'entrata della Croazia nella UE, e così spingerci ancor più in questo selvaggio e lontano nord-est, un piccolo-grande mondo alle porte di casa.