SOMMARIO

Anno II - numero 2 dicembre 2010

____________ 

ARCHIVIO

 

 

 

 

ALICE NELLA VALLE DELLE MERAVIGLIE

Paola Giacomini

Il luogo,
incantato per muta bellezza,
urla nel terrore quando il cielo del Mare e il cielo del Monte si stringono in lotta di tuono.

Uomini in un passato remoto, riconobbero la presenza di dio in quelle sperdute cenge e scrissero senza inventare un alfabeto le loro preghiere al cielo sulle rocce alle sue pendici.
Queste valli glaciali sospese fino a 2500 metri di altitudine sono irraggiungibili per la neve otto mesi all'anno. Esse non si aprono che al solstizio d'estate per un breve periodo.
Pastori sacerdoti soldati streghe e poeti percorsero il cammino dal mare per cercare speranza dove cadono i fulmini.
Il cammino arduo, il clima rude.
Chi erano? Pastori in transumanza? Guerrieri? Pellegrini?
Fede? Superstizione?
Da dove vennero?
Dalle ricche pianure piemontesi? Dalla calda Provenza? Dalle valli circostanti? Dalla costa?

Lago Verde, lago Nero e lago Basto portano alla valle delle Meraviglie passando attraverso la Baisse de Valmasque, la massa rocciosa di forma piramidale in alto a sinistra è la vetta del Monte Bego.

1460: De Monfort considera le incisioni raffigurazioni diaboliche.
Si accede alle Meraviglie dalla Val d'inferno, veglia sui laghi e sulle pietre la Cima del Diavolo, per scollinare verso il col di Tenda si scende nella Valmasque, valle delle Streghe, il lago Saorge prende il nome dal comune omonimo da cui proveniva un pastore che il diavolo fece annegare in quelle acque insieme al proprio gregge. La toponomastica non smentisce questa idea.
Altri autori interpretano le incisioni come simboli fenici e cartaginesi, insegne romane, segnali per gli extraterrestri, mappe astrali.

1897: Clarence Bicknell, botanico inglese, si innamora di questo mistero al punto da dedicare tutte le buone stagioni a cercare nelle tracce lasciate sulle rocce di questa valle di Prodigi il filo tirato da millenni da uomini lontani nel tempo fino alla sua morte.
Di famiglia agiata, laureato in Matematica, pastore della chiesa anglicana per tredici anni dal 1873, in seguito a un periodo di crisi spirituale decide di dedicarsi ai viaggi e allo studio. A Bordighera nel 1888 fonda il Museo Bicknell dove raccoglie le sue collezioni botaniche e archeologiche dopo anni di permanenza in Italia. Interessato di botanica archeologia e mineralogia, esperantista dal 1897 ha lasciato, con il suo approccio scientifico allo stupore per la bellezza della vita, un'eredità di domande a cui gli uomini di tutti i tempi hanno sempre cercato di rispondere.

Agli studi di Bicknell seguono quelli di Carlo Conti, scultore piemontese incaricato da Piero Baroncelli a continuare il rilievo delle incisioni. Divide l'area in zone e cataloga migliaia di rocce eseguendone il calco, data l'innumerevole quantità di dati da lui raccolti è costretto a marcare le rocce già catalogate, vi incide le sue iniziali man mano che le riproduce. Esplorando le vallate del Bego sulla maggior parte delle rocce si riscontrano le iniziali 'CC' a perpetua testimonianza del suo enorme lavoro.

Durante la Seconda Guerra Mondiale è l'esercito italiano ad occuparsi di questo territorio, viene messa in opera la strada d'alta quota tuttora percorribile per lunghi tratti per collegare la Valmasque con la Valle delle Meraviglie.
Per costruire la strada i soldati non prendono molto a cuore il territorio che stanno attraversando e distruggono tranquillamente le rocce che gli ostacolano il cammino facendole saltare. La più famosa di queste è quella che Bicknell aveva chiamato Roccia delle Scale del Paradiso. Fortunatamente l'aveva fotografata lasciandone a noi memoria perché narrava un tema atipico che non si ritrova altrove nelle incisioni del Bego. Alcuni frammenti di questa roccia sono custoditi al Musèe des Merveilles a Tenda, e capita ancora che qualche guardaparco ne riconosca tra i sassi.
Il collegamento tra i due valloni non è mai stato ultimato poiché quando, a metà della guerra, l'Italia non è più riuscita a far finta di avere dei denti, l'esercito si è ritirato da quest'area lasciando il lavoro incompiuto.
Questa strada ha cambiato molto le condizioni di accesso alla zona delle incisioni poiché, sebbene incompleta, permette di superare la parte più ardua del cammino degli antichi pellegrini con l'agio di una pendenza che non supera il 10% come si conviene ad un itinerario adatto al passaggio di equini e carri. Ora permette di raggiungere le zone delle incisioni in fuoristrada, solo alcuni mezzi hanno la concessione per percorrerle ma quelli che possono farlo risalgono ogni giorno fino ai laghi su un versante o sull'altro del Monte, diventa quindi un lusso facile da soddisfare poter raggiungere in comodità questo santuario perduto tra le rocce anche se non è molto piacevole per chi percorre lo stesso itinerario a piedi in bici o a cavallo trovarsi dietro a queste auto che procedono alla sua stessa velocità facendo molto più rumore e lasciando come traccia di sé una lunga fumata nera.

A guerra conclusa il territorio di Tenda, comprendente quasi tutto il territorio del Bego, passa alla Francia, rimangono in territorio italiano la zona XXII Lago del Vej del Bouc ed il versante italiano del colle del Sabbione zona XX. Seguono altri studi, il più noto è quello diretto da Henry de Lumley del Musèe de l'Homme de Paris. Oggi la stima è di centomila incisioni protostoriche, medioevali e moderne.

La zona interessata dal fenomeno delle incisioni è poco lontana dal confine tra Francia e Italia, questo territorio appartiene per la maggior parte al comune di Tende ed era italiano fino al 1947, è una regione ibrida dove le regole sono francesi ma le tradizioni sono italiane, è una regione dove le montagne uniscono ciò che sulla carta è diviso.

Le incisioni dell'età dei metalli sono riconducibili a una quindicina di temi iconografici sintetizzati in sei tipologie principali: corniformi, armi, figure geometriche, scene di aratura, antropomorfi e figure non definite come le micro coppelle isolate sparse. Si ritiene che le figure portate al più alto livello di astrazione siano quelle di epoca più recente, come se l'approfondimento dell'argomento avesse portato i pellegrini a una più precisa sintesi degli oggetti che andavano a rappresentare.

Il Toro dalle corna ritorte, dalla schiena quadrata di una vita di fatica è un aiuto che dio ha lasciato all'uomo per sopravvivere al lavoro su una terra vera e dura.
Su tutte le altre raffigurazioni prevale lo schema iconografico della testa bovina in varie associazioni. I segni cornuti, stilizzazione dei bovini più o meno integralmente rappresentati costituiscono i tre quarti del lotto. L'interpretazione è confermata dalle scene di aratura o di lavoro dove questi corniformi appaiono in tutti gli stadi del loro grafismo.
La motivazione religiosa e culturale che sta alla base dell'impressionante fenomeno di queste migliaia di incisioni rupestri è oggetto di discussione.
Molti studiosi concordano in linea di massima con Henry de Lumley nel considerare le incisioni delle Alpi Marittime, un'enorme area di culto a una divinità tauromorfa del fulmine e del temporale.
Questo dio dell'area alpina viene collocato preferenzialmente sulle cime delle montagne e assomma i compiti di guardiano delle mandrie dei fulmini e dei temporali oltre che di protettore degli alti passi alpini.

La Lancia con la punta di metallo rimane un oggetto qualsiasi senza il voto a Dio che le dà il potere di sconfiggere qualsiasi nemico.
Le armi e gli strumenti agricoli sono rappresentati con un realismo preciso e databile grazie alla corrispondenza dei contorni con oggetti reali. Questa categoria di figure è ottenuta appoggiando gli oggetti alla roccia, tracciandone il profilo e completandoli successivamente all'interno. Il confronto tra le incisioni e reperti archeologici ritrovati nelle regioni di Remedello, del Rodano, della Polada e di Terremare, ha permesso di supporre la datazione dei graffiti e la provenienza di chi li ha scolpiti

La Terra rappresentata in misteriosi reticolati diventa feconda portando armenti grassi e in buona salute mentre il grano cresce rigoglioso per dimenticare la fame.
Si ritiene che le figure geometriche a contorno chiuso, di forme isolate o associate, divise con tratti incrociati, siano la rappresentazione topografica di recinti prati orti abitati: descrivono il territorio visto dall'alto come una sorta di catasto antecedente la scrittura. Dovrebbero essere i graffiti più antichi, perché sempre sottoposte a incisioni dell'età dei metalli, epoca in cui la terra, l'allevamento e l'agricoltura avevano un ruolo di primo piano nell'economia delle popolazioni che raggiungevano per prime il Monte. Può essere che chi ha scolpito queste incisione possa essere salito lassù per invocare la fertilità della terra su cui ha scelto di vivere. Capita che nelle maglie dei reticolati si possano notare coppelle o microcoppelle, quando il sole torna dopo una bella pioggia le rocce asciugano rapidamente ma le gocce che restano intrappolate in queste minuscole scodelle scavate scintillano preziose in controluce.

Le altre figurazioni sono rare: simboli solari, spirali scale o stelle, antropomorfi. Questi ultimi sono spesso evoluzioni successive di corniformi precedentemente tracciati in associazione con armi e reticolati che insieme compongono figure apparentemente più intelleggibili solo perché meno astratte a un primo colpo d'occhio.

Non tutti hanno la possibilità di partire per il pellegrinaggio al Monte. Forse quando qualcuno si accinge a salire porta con sé, oltre al suo voto, anche il pensiero di amici e parenti che rimangono ad attenderlo.
Su molte rocce tra un graffito e l'altro si possono notare migliaia di punti incisi singolarmente. C'è chi dice che questi fossero semplicemente delle prove fatte per sperimentare la punta dell'oggetto con cui i pellegrini portavano a compimento la loro preghiera e chi dice che fossero essi stessi delle preghiere, forse pensieri per chi rimaneva in pianura.

Lo Stregone è il simbolo del Musée des Merveilles di Tende, in questa incisione sono sintetizzati i temi iconografici descritti nel testo: il corpo dello sciamano è un corniforme, le cui corna vanno a costituire il contorno del viso diviso da linee che formano un reticolato, gli occhi e la bocca sono formati da microcoppelle, le mani portano due pugnali o punte di lancia. L'insieme porta all'immagine di una figura antropomorfa che racchiude in sé tutte le altre. La scelta di scolpire in una parte o in un'altra della roccia non sembra casuale, per esempio in basso a destra, accanto a questa figura, si può notare un buco nella roccia, di quei buchi dove l'acqua si ferma anche per giorni dopo la pioggia, se la divinità che veniva adorata qui portava acqua quando non c'era, una riserva anche minima come questa, poteva forse portarle ristoro.

In val Fontanalba predominano le teste cornute, gli uomini che spingono aratri o porgono armi e recinti per il bestiame e villaggi, nella valle delle Meraviglie invece, con i corniformi si riscontra un elevato numero di armi e appaiono figure geometriche descrivibili come labirinti. In Vallaurette non si trovano corniformi, armi né uomini ma solo figure geometriche. Forse queste differenze sono dovute ad abitudini di popoli provenienti da regioni diverse o forse le persone attribuivano ad ogni valle un potere diverso dalle altre. Secondo il professor Henry De Lumley la ripetitività delle figure e delle associazioni non è casuale. Una comparazione sistematica, anche con sistemi computerizzati ha permesso di verificarlo. Allora l'insieme potrebbe essere leggibile come un immenso codice a cielo aperto.

Gran parte della scienza attribuisce l'importanza di questo luogo semplicemente alla forma, al colore e alla composizione delle sue rocce. Sono lisce piatte e dure quasi come delle lavagne, sono rosse come il sole al tramonto e come il sangue, l'elevata componente metallica fa sì che attraggano i fulmini. Può essere che sia semplicemente così ma può anche essere diversamente.

Beg era lì anche quando nessuno sapeva che esistesse
era così senza che nessuno lo immaginasse
fulmini tempeste e sole gli facevano compagnia
Beg non era mortale
Beg era lì e lì si trova ancora
Beg dio signore
Beg cima di un monte di ferro e di fuoco buttata in mezzo alle alpi marittime.
Beg che guarda da lassù il mare scintillare
il Bego montagna sacra, continua con le sue migliaia di incisioni ad attirare e affascinare gli uomini.

 

Bibliografia essenziale
Alice: alcuni personaggi che sono caduti nella Valle delle Meraviglie salendo dalla Valle dell'Inferno e con stupore hanno indagato su questi misteri

Clarence Bicknell "Guida alle incisioni rupestri preistoriche nelle Alpi Marittime italiane" (traduzione da originale inglese del 1913) Bordighera 1972

Carlo Conti "Undici anni di esplorazioni alle Meraviglie di Monte Bego", Rivista Ingauna e Intemelia, 1939.

Henry De Lumley "Le grandieuse et le sacré. Gravures rupestres protohistoriques et historiques de la région du Mont Bego, Episud, La Calade, Aix-en-Provence" 1995

GRCM "La spada sulla roccia",Torino 2009

Nicola Peluffo "Una incisione di Monte Bego: scala del Paradiso o scala proto-aritmetica?", Bollettino Camuno Studi Preistorici, 1968, vol. 3, pp. 185-187.

Edmond Rossi "Fantastique Vallèe des Merveilles", Paris 1979

nb: in fondo al vallone delle Meraviglie il torrente cade in cascata, lì avevano l'abitudine di sostare Clarence Bicknell e sua moglie che si chiamava Alice risalendo verso la zona delle incisioni, quel luogo si chiama ancora fontaine d'Alice.