SOMMARIO

Anno III  numero 1
aprile 2011

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ARCHIVIO

 

 

 

 

POSTA
Stimato Direttore Ferraris,

ho letto con grande interesse i Quaderni da Voi pubblicati e non trovo parole per complimentarmi per l'estrema competenza degli autori. Vorrei sottoporre una domanda a Luca Zignin, circa il contenuto dell'articolo "La discesa nel rispetto del metodo" pubblicato sul numero 2 ove si cita il dott. Meregaglia e si mostra la foto di un ufficiale di cavalleria che affronta una discesa leggero in sella, con il busto in avanti.

Tengo al lato della mia scrivania la celebre foto nella quale il Caprilli affronta la rampa di Riotorto con un assetto, ehm, diverso, ovvero con il bacino lievemente avanzato e il busto perfettamente in linea con gli anteriori del cavallo, certamente NON portato in avanti. Nella didascalia si parla di baricentro del cavaliere nel poligono di appoggio definito dagli arti.

Poiché sono da anni solito affrontare in questo modo le non poche rampe presenti in Liguria, mi sto ora ponendo dubbi sul da farsi.

Le allego l'immagine e spero vivamente in una delucidazione

cordiali saluti

Thomas Abbondi
 

segue risposta:

gentile sig Abbondi nel ringraziarla per la sua allego la risposta di luca zignin, preciso che non siamo grandi cavalieri ma sappiamo distinguere chi lo è, stravagante è che dei "miseri" come noi si siano trovati a difendere accademicamente un metodo che fino a vent'anni fà era indiscusso, la foto di cui lei parla è stata scattata all'inizio della ricerca sull'equitazione iniziata dal Cap. Federico Caprilli e poi sviluppata nell'evolversi della stessa, lucio lami nel suo nel suo ultimo saggio "le passioni del gragone" ed. mursia illustra il percorso professionale e umano del Cap.collocandolo nel suo ambiente e nella sua epoca, libro interessante per chi vuole cercare di capire, bene a pag.97 ci sono le foto che allego e il suo commento, affrontare la discesa è impegnativo nelle cacce di una volta, nella cavalleria e per noi che andiamo in montagna, questo è il motivo per cui ci siamo soffermati sulla "discesa nel rispetto del metodo" proprio nel momento dove ognuno , grande o piccolo cavaliere che sia inveta il suo , a me interessa salvare il concetto semplice: dialogo della mano azione della gamba. per scendere ci vuole perizia e coraggio, si scende come si può quando non si è in grado di essere corretti ma occorre saper come sfà in modo corretto, noi siamo vecchi soldati e allego un'altra foto simile a come noi siamo, noi dell'ak, e stata scattata in russia nel1942 si vede come uno squadrone di " Savoia" scende una balza in azione scusi se mi son dilungato ma come ripeto trovo stranissimo che solo in Italia i concetti sono confusi non solo tra la gente qualunque ma anche tra gli istruttori della federazione 
mauroferraris 

Gentile sig. Abbondi,

la storia dell'equitazione caprilliana è stata un'evoluzione che è iniziata con Caprilli ma non si è fermata dopo la sua morte: i suoi allievi l'hanno portata avanti alla scuola di Pinerolo.

La posizione utilizzata nella sua foto è stata anche codificata da Caprilli stesso in uno dei suoi pochi scritti ma un'evoluzione successiva ha portato alla posizione della foto pubblicata con l'articolo.

In discesa come in salita il cavallo utilizza tutti e quattro gli arti per camminare. Se noi andiamo a gravare maggiormente su due di questi (nel caso della foto gli anteriori) il nostro compagno sarà sbilanciato. E inoltre le mani del cavaliere devono necessariamente allungare le redini per consentire al cavallo di allungare l'incollatura, che come sicuramente saprà è il suo bilancere. Se il collo si alza automaticamente il treno posteriore si abbassa e il cavallo smette di camminare e inizia a scivolare correndo il rischio di farsi delle abrasioni.

Infine c'è da fare un discorso di esperienza: abbiamo visto nel corso degli anni che il cavallo è più in equilibrio e più facilmente controllabile quando il cavaliere affronta la discesa seguendo l'incollatura del cavallo con il busto.

Grazie per l'interessamento.

Distinti saluti

Luca Zignin

P.S. Il Dott. Meregaglia è stato allievo degli allievi di Caprilli alla scuola di Pinerolo.

Questo articolo è stato anche pubblicato sul sito del C.I. Il Castellazzo che fu di Graziano Mancinelli e dove ora insegna il Cav. Orlandi, olimpionici di salto ostacoli e promotori dell'equitazione caprilliana.

 

clicca sulla foto per ingrandire

 


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caro mauro.... mi è capitata una cosa bizzarra...
martedì, come ti avevo già accennato, ho accompagnato un signore a fare un giro di tre ora a cavallo alla mandria. l'arzillo diversamente giovane di 75 anni è arrivato in scuderia con il suo trailer a un posto trainato da una panda 4x4 modello vecchio (dice di essere andato così fino a savona senza nessun problema). la presentazione fa ben sperare.
il signor ginetto è un bel tipo, vivace, chieccherone, ginnico per quel che gli permette la sua età, curioso.
partiamo al passo. voleva godersi i boschi e non strafare. dopo circa tre quarti d'ora di strada abbiamo incontrato una discesa. io l'affronto con la mia cavalla e arrivato al fondo mi giro per vedere come si sarebbe comportato.
stupito osservo che il buon ginetto, più la discesa entrava nel vivo, più avanzava il suo busto senza che le mani lasciassero scivolare le redini e perdessero il contatto con la bocca del cavallo. la gamba rimaneva al suo posto senza scivolare né avanti né indietro. assetto tecnicamente perfetto a dispetto dell'età.
a quel punto il curioso sono diventato io e ho iniziato a indagare sul suo passato da cavaliere e ho scoperto che tra gli anni '70 e '80 vinceva gare di salto ostacoli con cavalli persani che si andava a comprare lui a due anni e addestrava (per altro con la rendita della vendita di quei cavalli si è costruito il maneggio coperto a casa) ma soprattutto (e credo che questa sia
la cosa che ci interessa di più) che è figlio di un ufficiale di nizza cavalleria (di stanza a pinerolo) e che era sottoufficiale di piemonte cavalleria a trieste, guarda caso con d'inzeo (anche se sembra che all'epoca in cui era a trieste in caserma non ci fossero più cavalli).
spero che possa venire alla lezione di barbero.

a presto

luchino