Stimato Direttore Ferraris,
ho letto con grande interesse i Quaderni da Voi
pubblicati e non trovo parole per complimentarmi
per l'estrema competenza degli autori. Vorrei
sottoporre una domanda a Luca Zignin, circa il
contenuto dell'articolo "La discesa nel
rispetto del metodo" pubblicato sul numero 2
ove si cita il dott. Meregaglia e si mostra la
foto di un ufficiale di cavalleria che affronta
una discesa leggero in sella, con il busto in
avanti.
Tengo al lato della mia scrivania la celebre
foto nella quale il Caprilli affronta la rampa di
Riotorto con un assetto, ehm, diverso, ovvero con
il bacino lievemente avanzato e il busto
perfettamente in linea con gli anteriori del
cavallo, certamente NON portato in avanti. Nella
didascalia si parla di baricentro del cavaliere
nel poligono di appoggio definito dagli arti.
Poiché sono da anni solito affrontare in
questo modo le non poche rampe presenti in
Liguria, mi sto ora ponendo dubbi sul da farsi.
Le allego l'immagine e spero vivamente in una
delucidazione
cordiali saluti
Thomas Abbondi
segue risposta:
gentile sig Abbondi nel ringraziarla per la sua
allego la risposta di luca zignin, preciso che non
siamo grandi cavalieri ma sappiamo distinguere chi
lo è, stravagante è che dei "miseri"
come noi si siano trovati a difendere
accademicamente un metodo che fino a vent'anni fà
era indiscusso, la foto di cui lei parla è stata
scattata all'inizio della ricerca sull'equitazione
iniziata dal Cap. Federico Caprilli e poi
sviluppata nell'evolversi della stessa, lucio lami
nel suo nel suo ultimo saggio "le passioni
del gragone" ed. mursia illustra il percorso
professionale e umano del Cap.collocandolo nel suo
ambiente e nella sua epoca, libro interessante per
chi vuole cercare di capire, bene a pag.97 ci sono
le foto che allego e il suo commento, affrontare
la discesa è impegnativo nelle cacce di una
volta, nella cavalleria e per noi che andiamo in
montagna, questo è il motivo per cui ci siamo
soffermati sulla "discesa nel rispetto del
metodo" proprio nel momento dove ognuno ,
grande o piccolo cavaliere che sia inveta il suo ,
a me interessa salvare il concetto semplice:
dialogo della mano azione della gamba. per
scendere ci vuole perizia e coraggio, si scende
come si può quando non si è in grado di essere
corretti ma occorre saper come sfà in modo
corretto, noi siamo vecchi soldati e allego
un'altra foto simile a come noi siamo, noi dell'ak,
e stata scattata in russia nel1942 si vede come
uno squadrone di " Savoia" scende una
balza in azione scusi se mi son dilungato ma come
ripeto trovo stranissimo che solo in Italia i
concetti sono confusi non solo tra la gente
qualunque ma anche tra gli istruttori della
federazione
mauroferraris
Gentile sig. Abbondi,
la storia dell'equitazione caprilliana è stata
un'evoluzione che è iniziata con Caprilli ma non
si è fermata dopo la sua morte: i suoi allievi
l'hanno portata avanti alla scuola di Pinerolo.
La posizione utilizzata nella sua foto è stata
anche codificata da Caprilli stesso in uno dei
suoi pochi scritti ma un'evoluzione successiva ha
portato alla posizione della foto pubblicata con
l'articolo.
In discesa come in salita il cavallo utilizza
tutti e quattro gli arti per camminare. Se noi
andiamo a gravare maggiormente su due di questi
(nel caso della foto gli anteriori) il nostro
compagno sarà sbilanciato. E inoltre le mani del
cavaliere devono necessariamente allungare le
redini per consentire al cavallo di allungare
l'incollatura, che come sicuramente saprà è il
suo bilancere. Se il collo si alza automaticamente
il treno posteriore si abbassa e il cavallo smette
di camminare e inizia a scivolare correndo il
rischio di farsi delle abrasioni.
Infine c'è da fare un discorso di esperienza:
abbiamo visto nel corso degli anni che il cavallo
è più in equilibrio e più facilmente
controllabile quando il cavaliere affronta la
discesa seguendo l'incollatura del cavallo con il
busto.
Grazie per l'interessamento.
Distinti saluti
Luca Zignin
P.S. Il Dott. Meregaglia è stato allievo degli
allievi di Caprilli alla scuola di Pinerolo.
Questo articolo è stato anche pubblicato sul
sito del C.I. Il Castellazzo che fu di Graziano
Mancinelli e dove ora insegna il Cav. Orlandi,
olimpionici di salto ostacoli e promotori
dell'equitazione caprilliana.
clicca sulla foto per
ingrandire
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caro mauro.... mi è capitata una cosa bizzarra...
martedì, come ti avevo già accennato, ho accompagnato un signore a fare un
giro di tre ora a cavallo alla mandria. l'arzillo diversamente giovane di 75
anni è arrivato in scuderia con il suo trailer a un posto trainato da una
panda 4x4 modello vecchio (dice di essere andato così fino a savona senza nessun
problema). la presentazione fa ben sperare.
il signor ginetto è un bel tipo, vivace,
chieccherone, ginnico per quel che
gli permette la sua età, curioso.
partiamo al passo. voleva godersi i boschi e non strafare. dopo circa tre
quarti d'ora di strada abbiamo incontrato una discesa. io l'affronto con la
mia cavalla e arrivato al fondo mi giro per vedere come si sarebbe comportato.
stupito osservo che il buon ginetto, più la discesa entrava nel vivo, più
avanzava il suo busto senza che le mani lasciassero scivolare le redini e
perdessero il contatto con la bocca del cavallo. la gamba rimaneva al suo
posto senza scivolare né avanti né indietro. assetto
tecnicamente perfetto a dispetto dell'età.
a quel punto il curioso sono diventato io e ho iniziato a indagare sul suo
passato da cavaliere e ho scoperto che tra gli anni '70 e '80 vinceva gare
di salto ostacoli con cavalli persani che si andava a comprare lui a due anni e
addestrava (per altro con la rendita della vendita di quei cavalli si è
costruito il maneggio coperto a casa) ma soprattutto (e credo che questa sia
la cosa che ci interessa di più) che è figlio di un ufficiale di nizza cavalleria (di stanza a
pinerolo) e che era sottoufficiale di piemonte cavalleria a
trieste, guarda caso con d'inzeo (anche se sembra che all'epoca in cui era a trieste in caserma non ci
fossero più cavalli).
spero che possa venire alla lezione di barbero.
a presto
luchino
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