SOMMARIO

Anno III  numero 1
aprile 2011

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ARCHIVIO

 

 

 

 

ATTRAVERSO LA SPAGNA: LOGISTICA E PROGRESSIONE

Paola Giacomini

camminano verso Gerusalemme il loro simbolo è la palma li chiamano Palmieri

camminano verso Roma il loro simbolo è la croce li chiamano Romei

camminano verso Santiago de Compostela il loro simbolo è la conchiglia li chiamano Pellegrini

 

 

Finisterra, ultimo confine occidentale, a cavallo da qui si può solo tornare indietro, quelle onde là davanti sono già oltre le Colonne d’Ercole, in quel Mare vivono Draghi decisi a ricordare all’uomo i suoi limiti.

Solo il sole può continuare la sua strada verso Ovest senza che lo tocchino.

Qui finisce il cammino dell’uomo mortale finché cammina con le proprie gambe.

Per terra una conchiglia rotta in mille pezzi conserva il suo aspetto e sembra ricordare la strada percorsa.

 

Il giorno prima si era fermato vicino a un ruscello il suo cavallo pascolava lì intorno l’erba grassa, il bucato asciugava nel sole e lui leggeva nell’ombra con la schiena appoggiata a un masso.

Ciò che leggeva lo spingeva in avanti.

 

 

San Giacomo Maggiore, miniatura della “Legenda Aurea” di Iacopo da Varazze.

bastone cappello conchiglia e un libro in mano su cui sono scritte delle storie da raccontare a chi vorrà ascoltare

 

Monte Pedroso, 25 luglio 813.

Veglia alle Stelle. Pelagio eremita lassù non riesce a contenere la gioia.

Veglia e prega di aver davvero riconosciuto un angelo e non un demone in quel messaggero.

Un bagliore nella valle gli ha segnalato il luogo dove è stato seppellito l’apostolo Giacomo, colui che aveva portato le storie dell’Avvento del Messia in terra di Spagna.

 

Quella notte cominciava una lunga storia di passi polverosi.

 

I fedeli cominciano ad accorrere e quella luce torna a splendere ogni notte indicando a tutti lo stesso luogo. La voce corre da bocca a orecchio e pellegrini attirati dal Mistero giungono da capanne e castelli a scambiare le loro miserie con la grazia del Cammino.

Il vescovo della diocesi, Teodomiro, viene a constatare lo strano bagliore notturno e ordina di fare delle ricerche. Una fitta coltre di rovi ricopre sotto archi di marmo l’antico sepolcro dell’Apostolo.

In un Campo di Stelle cresce una Cattedrale.

Sulle rotte più battute vengono attrezzati hospitales e ricoveri per dare ristoro ai fedeli lontani da casa.

 

Ascoltando il rumore dei ferri sulle pietre compare come un ricordo del passato sulla strada asfaltata tra Villaretto e Madonna della neve. Supera il tornante e prende un’erta mulattiera.

È un istante e già scompare. Lascia la nebbia che ancora avvolge il fondovalle. Davanti a lui le creste dell’Orsiera.

Cammina sulla direzione del Tramonto. L’Ovest lo attira verso la Spagna.

 

 

Carte des chemins de s. Jacques de Compostelle 1648

Camino Francés de Santiago de Compostela

 

La via più nota per raggiungere la Cattedrale è il Camino Francés che comincia a Saint Jean Pied de Port, scavalca i Pirenei a Roncisvalle, si riunisce alla Via Tolosana proveniente da Arles a Puente la Reina e attraversa le assolate piane di Castilla y Leon per raggiungere la Galicia.

Il tempo che occorre normalmente per percorrere questa via a piedi come a cavallo è tra i venticinque giorni e il mese. Su un tale intervallo di tempo l’andare del pellegrino è condizionato dalle caratteristiche della vita all’aria aperta con tutte le sorprese che il cielo decide di riservargli e deve essere pronto a proteggersi dal caldo, dal vento, dal temporale.

Un pellegrino a cavallo può avere con sé tutto il necessario senza che il cavallo ne paghi le conseguenze, in commercio sono pubblicizzati materiali di ogni tipo, apparentemente la tecnologia non ha freni in ogni campo.

 

Accipe hanc peram habitum peregrinationis tuae ut bene castigatus et emendatus pervenire merearis ad limina sancti Iacobi, quo pergere cupis, et peracto itinere tuo ad nos incolumis con gaudio revertaris, ipso praestante qui vivit et regnat Deus in omnia saecula saeculorum

Ricevi questa bisaccia, che sarà il vestito del tuo pellegrinaggio affinché, vestito nel modo migliore, sarai degno di arrivare alla porta di San Giacomo dove hai desiderio di arrivare e, compiuto il tuo viaggio, tornerai da noi sano e salvo con grande gioia, se così vorrà Dio che vive e regna per tutti i secoli dei secoli.

Accipe hunc baculum, sustentacionem itineris ac laboris ad viam peregrinationis tuae ut devincere valeas omnes catervas inimici et pervenire securus ad limina sancti Iacobi et peracto cursu tuo ad nos revertaris cum gaudio, ipso annuente qui vivit et regnat Deus in omnia saecula saeculorum

 

Ricevi questo bastone, per sostegno del viaggio e della fatica sulla strada del tuo pellegrinaggio affinché ti serva a battere chiunque ti vorrà far del male e ti faccia arrivare tranquillo alla porta di San Giacomo e, compiuto il tuo viaggio, tornerai da noi con grande gioia, con la protezione di Dio che vive e regna per tutti i secoli dei secoli.

La partenza verso luoghi di pellegrinaggio poteva essere per libera scelta (chiedere una grazia, adempiere un voto, ricerca religiosa personale) ma poteva anche essere imposta come pena da un giudice o come penitenza da un confessore per colpe o peccati particolarmente gravi.

 

comodità ed essenzialità

 

Per entrare nel crudo delle creste battute dal vento bruciate dal sole coperte di neve spazzate dalla tempesta improvvisa è meglio attrezzarsi per vivere in modo confortevole in ogni situazione, avendo con sé tutto l’indispensabile senza inutili fronzoli.

Partire a cavallo per un’avventura di questo tipo è più facile per chi è autonomo con il minimo indispensabile

 

Logistica

L’equipaggiamento può essere inventato da chiunque in base alle sue esigenze e fantasie. A chi volesse intraprendere il pellegrinaggio in questo modo e preferisse andare sul sicuro partendo con un metodo collaudato consiglierei di consultare due libri:

   

 “Trekking a cavallo” di Mauro Ferraris. Il capitolo sull’equipaggiamento (pag 67-90) è nato dalla sperimentazione sul terreno di materiali semplici di facile manutenzione e riparazione. Le scelte prese affinando la tecnica del trekking a cavallo in montagna privilegiano il concetto di essenzialità nel rispetto del metodo dell’equitazione naturale di Federico Caprilli.

“Techniques de voyage à cheval” di Emile Brager che ha approfondito gli aspetti del viaggio di lunga percorrenza. L’aspetto privilegiato è l’autonomia.

 

Qualunque sia la scelta metterei in evidenza alcuni aspetti:

- tutto il materiale a diretto contatto con l’animale deve essere naturale e il più possibile traspirante

- tutto l’equipaggiamento deve essere fissato alla sella in modo da insistere sull’arcione che è fatto apposta per non fiaccare il cavallo.

- il peso di tutto il materiale sommato a quello del cavaliere non deve superare un terzo di quello del cavallo e deve essere bilanciato sui due lati.

 

 

Coperta di lana sottosella, feltro di lana spesso un centimetro, sella stubben, due musette di cotone con cuciture impermeabili, una borraccia da un litro, corda, chiodo da roccia e longhina, impermeabile e cappello, gamella, bisacce e cilindri.

L’equipaggiamento descritto in questa foto è stato messo a punto dai cavalli e cavalieri dell’Alpitrek (associazione di cavalieri alpini amanti dell’avventura, dei cavalli e della libertà) e ha dimostrato di rispondere in maniera appropriata alle esigenze di un trekking di alta montagna (Monviso, Gran Paradiso, Val Troncea, Breithorn) e di viaggi di lunga percorrenza (da Ventimiglia a Venezia 1983, Isbuscenskij 1998, Torino- Verona 2003, Sacra di San Michele- Santiago de Compostela 2006, Susa- Canterbury 2007, Ventimiglia- Lourdes 2009, Nevache- Causse de Mejean 2010)

 

Progressione

Quando un pellegrino partito dal Piemonte entra in Spagna può aver già percorso 1400-1500 chilometri e il suo cavallo è ormai ben allenato, è quindi sufficiente mantenere le dovute attenzioni per conservare questa sua condizione:

- cercare di arrivare al luogo di sosta con il cavallo asciutto;

- scendere di sella e mollare di un buco il sottopancia un chilometro prima di raggiungere l’obiettivo e procedere a piedi;

- in caso di salite impegnative (rare sul camino francés) scendere a piedi prima di raggiungere il cambiamento di pendenza per potersi eventualmente fermare con il cavallo asciutto;

- scendere a piedi in caso di discese impegnative;

- mantenere gli orari e le dosi della razione giornaliera il più possibile costanti.

 

Il clima della Spagna nel mese di giugno non è troppo confortevole per la marcia, la parte di Cammino tra Logroño e Astorga in particolare si snoda tra altipiani coltivati prevalentemente in monocoltura ad orzo. Gli alberi sono delle rarità e nei villaggi i muri delle case possono fare un po’ di ombra ma sono roventi ed emanano calore.

 

 

Mesetas, monocoltura a cereali, qualche volta campi di erba medica, ogni quattro o cinque chilometri un piccolo villaggio una cappella una fontana danno ristoro e spezzano il ritmo.

 

La normale progressione in viaggio prevede tre o quattro ore di marcia in mattinata, una pausa per la seconda colazione di circa un’ora e altre tre o quattro ore di marcia per raggiungere il posto dell’acquartieramento notturno. Le mesetas impongono un altro ritmo:

 

Dal diario di marcia

ore 4: fieno e pietanza

ore 5: sellare e partire

ore 10: ricerca di una fontana con dell’ombra sotto cui accamparsi per far passare le ore torride della giornata.

 

Approvvigionamento

Questo è il momento della giornata in cui fare la spesa per quanto riguarda la mia alimentazione e quella della mia cavalla.

Il foraggio devo trovarlo ogni giorno, lo compro nei paraggi del luogo che ho trovato per accamparmi, lo lego nel telo tenda e torno a prenderlo dopo aver sistemato la cavalla o lo carico sulla sella facendo l’ultimo pezzo di strada a piedi se il fienile non è troppo vicino. Non ci sono pascoli e gli incolti sono spesso trattati con diserbanti. In genere in queste zone è il fieno è arricchito con percentuali elevate di erba medica perché gli allevamenti più frequenti sono di vacche da latte a stabulazione libera. Per le vacche in produzione l’erba medica è una gran risorsa, per i cavalli occorre far attenzione a non esagerare. In genere somministro mezza dose di fieno e mezza dose di paglia per neutralizzare l’eccesso di proteine. La cavalla mangia tutto e l’orzo è di prima qualità.

Per quanto riguarda la pietanza sono più autonoma, la dose di orzo per Isotta è di tre kilogrammi al giorno e nelle musette ne posso portare dieci quindi ne abbiamo per tre giorni ogni volta.

Per quanto riguarda me, in ventiquattro giorni ho dovuto fare la spesa solo una volta a Navarrete, tra riso e buste liofilizzate e uova, verdure e frutta dei contadini, compravo il pane ogni due o tre giorni e sono arrivata fino a Santiago senza dovermi avvicinare alla civilizzazione più del necessario.

 

 

Lungo il cammino non ci sono grandi corsi d’acqua né ruscelli ma è frequente incontrare fontane. L’acqua limpida scorre e disseta, è comodo averla a portata di mano per cucinare e lavare i piatti, per lavarsi e per lavare i vestiti, le ho sempre trovate pulite e così le ho lasciate per chi passava dietro di me. Non avendo un secchio utilizzavo le musette che ai tempi erano ancora nuove e le cuciture non perdevano una goccia, adesso devo utilizzare un sacchetto di plastica che forse è meno poetico ma esercita sempre bene la sua funzione.
Viaggiare con la biancheria pulita è fondamentale come lo è bruscare e strigliare ogni volta il cavallo prima di sellare.

 

ore 11: risolto il problema delle scorte tolgo la sella e, lavato il bucato, preparo il bivacco diurno. Se ci sono abitazioni nelle vicinanze chiedo di poter caricare il telefono. Mangiato un boccone, leggo scrivo dormo e riparo il materiale quando l’usura comincia a comprometterne la funzionalità.

ore 18: sellare e partire

ore 21: ricerca del luogo adatto per l’acquartieramento notturno. In genere dormo senza tetto e senza telo con le stelle come soffitto, solo la notte prima di raggiungere Burgos e nei campi dopo Carrion de los Condes ho dovuto tirare il telo perché l’aria minacciava temporale e temporale è arrivato.

 

 

Il telo è un riparo che permette all’aria di restare accanto a te quando il cielo diventa ingombrante. Senza telo non c’è autonomia. Anche se in quegli ottocento chilometri l’ho usato solo due volte non avrei mai rinunciato a portarmelo dietro. Ci sono oggetti silenziosi e indispensabili dei quali non si può fare a meno se si vuole evitare di appoggiarsi a strutture organizzate. Questo è uno.

 

Variazioni sul tema

La tabella di marcia qui presentata può essere soggetta a variazioni di orario di cui le principali mi sembrano:

- grasse matinée: quando alle quattro del mattino un fine ticchettio sul telo annuncia una giornata di pioggia ci si può riavvolgere beati nel sacco a pelo e godersi qualche ora di sonno in più. Con un buon impermeabile il fresco diventa alleato: permette di procedere normalmente con una breve pausa a metà giornata, di raggiungere la fine tappa verso le tre o le quattro del pomeriggio e di godersi la serata in tutta tranquillità. Quando i giorni di pioggia si susseguono numerosi comincia a diventare necessario trovare una soluzione per far asciugare il bucato ma questo è l’unico inconveniente.

- marcia notturna: quando il caldo diventa un ostacolo le giornate interminabili e i passi lenti si può scegliere di coprire le distanze in quegli orari in cui la terra è calda per il sole del giorno e l’aria è fresca per la brezza notturna. Le notti d’estate sono chiare e di solito la marcia è semplice anche tenendo la frontale spenta. Lungo il Camino Francés le indicazioni a ogni bivio alleggeriscono dal dover pensare alla strada. Per sicurezza può essere utile un catarifrangente da legare alla coda del cavallo.

- dopo Astorga il pellegrino si accorge che l’Atlantico è più vicino, il terreno comincia a piegarsi in rilievi e si sale di quota, la campagna intorno lo circonda con boschi e fitte foreste, il calore lo lascia in pace e può tornare a marciare con la normale progressione con la pioggia e con le belle giornate.

 

Ritmo

Alcuni consigliano di fare un giorno di pausa ogni sette o otto giorni di marcia. Ho provato a fare così e trovavo che, spezzando il ritmo, le energie per riprenderlo erano superiori a quelle guadagnate con il giorno di riposo. Capita in ogni caso di doversi fermare anche per dei giorni se si ha bisogno del maniscalco e lui non ha momenti liberi. Da quando me ne sono accorta sono andata sempre avanti.

Andare e stare mi sembrano due modi di pensare troppo diversi per poter essere mischiati senza fare pasticci.

Il Pellegrino và e il Monaco sta. Lungo la strada mi sembra di aver capito questo.

 

Ultreya Suseya Santiago

più avanti più in alto Santiago

 

Finisterra: isotta guarda il sole che va dove lei non potrà mai andare

sa che già arrivare fino a qui è stata una Grande Avventura

non chiede di più.

È ora di tornare indietro.