camminano verso Gerusalemme
il loro simbolo è la palma li chiamano Palmieri
camminano verso Roma il loro
simbolo è la croce li chiamano Romei
camminano verso Santiago de
Compostela il loro simbolo è la conchiglia li
chiamano Pellegrini
Finisterra, ultimo confine occidentale, a
cavallo da qui si può solo tornare indietro,
quelle onde là davanti sono già oltre le Colonne
d’Ercole, in quel Mare vivono Draghi decisi a
ricordare all’uomo i suoi limiti.
Solo il sole può continuare la sua
strada verso Ovest senza che lo tocchino.
Qui finisce il cammino dell’uomo
mortale finché cammina con le proprie gambe.
Per terra una conchiglia rotta in mille
pezzi conserva il suo aspetto e sembra ricordare
la strada percorsa.
Il giorno prima si era
fermato vicino a un ruscello il suo cavallo
pascolava lì intorno l’erba grassa, il bucato
asciugava nel sole e lui leggeva nell’ombra con
la schiena appoggiata a un masso.
Ciò che leggeva lo spingeva
in avanti.
San Giacomo Maggiore, miniatura della
“Legenda Aurea” di Iacopo da Varazze.
bastone cappello conchiglia e un libro in
mano su cui sono scritte delle storie da
raccontare a chi vorrà ascoltare
Monte
Pedroso, 25 luglio 813.
Veglia
alle Stelle. Pelagio eremita lassù non riesce a
contenere la gioia.
Veglia
e prega di aver davvero riconosciuto un angelo e
non un demone in quel messaggero.
Un
bagliore nella valle gli ha segnalato il luogo
dove è stato seppellito l’apostolo Giacomo,
colui che aveva portato le storie dell’Avvento
del Messia in terra di Spagna.
Quella notte cominciava una
lunga storia di passi polverosi.
I
fedeli cominciano ad accorrere e quella luce torna
a splendere ogni notte indicando a tutti lo stesso
luogo. La voce corre da bocca a orecchio e
pellegrini attirati dal Mistero giungono da
capanne e castelli a scambiare le loro miserie con
la grazia del Cammino.
Il
vescovo della diocesi, Teodomiro, viene a
constatare lo strano bagliore notturno e ordina di
fare delle ricerche. Una fitta coltre di rovi
ricopre sotto archi di marmo l’antico sepolcro
dell’Apostolo.
In
un Campo di Stelle cresce una Cattedrale.
Sulle
rotte più battute vengono attrezzati hospitales e
ricoveri per dare ristoro ai fedeli lontani da
casa.
Ascoltando il rumore dei
ferri sulle pietre compare come un ricordo del
passato sulla strada asfaltata tra Villaretto e
Madonna della neve. Supera il tornante e prende
un’erta mulattiera.
È un istante e già
scompare. Lascia la nebbia che ancora avvolge il
fondovalle. Davanti a lui le creste dell’Orsiera.
Cammina sulla direzione del
Tramonto. L’Ovest lo attira verso la Spagna.
Carte
des chemins de s. Jacques de Compostelle 1648
Camino Francés de Santiago de Compostela
La via più nota per
raggiungere la Cattedrale è il Camino Francés
che comincia a Saint Jean Pied de Port, scavalca i
Pirenei a Roncisvalle, si riunisce alla Via
Tolosana proveniente da Arles a Puente la Reina e
attraversa le assolate piane di Castilla y Leon
per raggiungere la Galicia.
Il tempo che occorre
normalmente per percorrere questa via a piedi come
a cavallo è tra i venticinque giorni e il mese.
Su un tale intervallo di tempo l’andare del
pellegrino è condizionato dalle caratteristiche
della vita all’aria aperta con tutte le sorprese
che il cielo decide di riservargli e deve essere
pronto a proteggersi dal caldo, dal vento, dal
temporale.
Un pellegrino a cavallo può
avere con sé tutto il necessario senza che il
cavallo ne paghi le conseguenze, in commercio sono
pubblicizzati materiali di ogni tipo,
apparentemente la tecnologia non ha freni in ogni
campo.
Accipe hanc peram
habitum peregrinationis tuae ut bene
castigatus et emendatus pervenire merearis
ad limina sancti Iacobi, quo pergere cupis,
et peracto itinere tuo ad nos incolumis con
gaudio revertaris, ipso praestante qui vivit
et regnat Deus in omnia saecula saeculorum
|
Ricevi questa bisaccia,
che sarà il vestito del tuo pellegrinaggio
affinché, vestito nel modo migliore, sarai
degno di arrivare alla porta di San Giacomo
dove hai desiderio di arrivare e, compiuto
il tuo viaggio, tornerai da noi sano e salvo
con grande gioia, se così vorrà Dio che
vive e regna per tutti i secoli dei secoli.
|
Accipe hunc baculum,
sustentacionem itineris ac laboris ad viam
peregrinationis tuae ut devincere valeas
omnes catervas inimici et pervenire securus
ad limina sancti Iacobi et peracto cursu tuo
ad nos revertaris cum gaudio, ipso annuente
qui vivit et regnat Deus in omnia saecula
saeculorum
|
Ricevi questo bastone,
per sostegno del viaggio e della fatica
sulla strada del tuo pellegrinaggio affinché
ti serva a battere chiunque ti vorrà far
del male e ti faccia arrivare tranquillo
alla porta di San Giacomo e, compiuto il tuo
viaggio, tornerai da noi con grande gioia,
con la protezione di Dio che vive e regna
per tutti i secoli dei secoli.
|
La partenza verso luoghi di
pellegrinaggio poteva essere per libera scelta
(chiedere una grazia, adempiere un voto, ricerca
religiosa personale) ma poteva anche essere
imposta come pena da un giudice o come penitenza
da un confessore per colpe o peccati
particolarmente gravi.
comodità
ed essenzialità
Per entrare nel crudo delle
creste battute dal vento bruciate dal sole coperte
di neve spazzate dalla tempesta improvvisa è
meglio attrezzarsi per vivere in modo confortevole
in ogni situazione, avendo con sé tutto
l’indispensabile senza inutili fronzoli.
Partire a cavallo per
un’avventura di questo tipo è più facile per
chi è autonomo con il minimo indispensabile
Logistica
L’equipaggiamento può
essere inventato da chiunque in base alle sue
esigenze e fantasie. A chi volesse intraprendere
il pellegrinaggio in questo modo e preferisse
andare sul sicuro partendo con un metodo
collaudato consiglierei di consultare due libri:
“Trekking a cavallo” di Mauro Ferraris. Il capitolo
sull’equipaggiamento (pag 67-90) è nato dalla
sperimentazione sul terreno di materiali semplici
di facile manutenzione e riparazione. Le scelte
prese affinando la tecnica del trekking a cavallo
in montagna privilegiano il concetto di
essenzialità nel rispetto del metodo
dell’equitazione naturale di Federico Caprilli.
“Techniques de voyage à cheval” di
Emile Brager che ha approfondito gli aspetti del
viaggio di lunga percorrenza. L’aspetto
privilegiato è l’autonomia.
Qualunque sia la scelta
metterei in evidenza alcuni aspetti:
- tutto il materiale a
diretto contatto con l’animale deve essere
naturale e il più possibile traspirante
- tutto l’equipaggiamento
deve essere fissato alla sella in modo da
insistere sull’arcione che è fatto apposta per
non fiaccare il cavallo.
- il peso di tutto il
materiale sommato a quello del cavaliere non deve
superare un terzo di quello del cavallo e deve
essere bilanciato sui due lati.
Coperta di lana sottosella, feltro di
lana spesso un centimetro, sella stubben, due
musette di cotone con cuciture impermeabili, una
borraccia da un litro, corda, chiodo da roccia e
longhina, impermeabile e cappello, gamella,
bisacce e cilindri.
L’equipaggiamento descritto in questa
foto è stato messo a punto dai cavalli e
cavalieri dell’Alpitrek (associazione di
cavalieri alpini amanti dell’avventura, dei
cavalli e della libertà) e ha dimostrato di
rispondere in maniera appropriata alle esigenze di
un trekking di alta montagna (Monviso, Gran
Paradiso, Val Troncea, Breithorn) e di viaggi di
lunga percorrenza (da Ventimiglia a Venezia 1983,
Isbuscenskij 1998, Torino- Verona 2003, Sacra di
San Michele- Santiago de Compostela 2006, Susa-
Canterbury 2007, Ventimiglia- Lourdes 2009,
Nevache- Causse de Mejean 2010)
Progressione
Quando un pellegrino partito
dal Piemonte entra in Spagna può aver già
percorso 1400-1500 chilometri e il suo cavallo è
ormai ben allenato, è quindi sufficiente
mantenere le dovute attenzioni per conservare
questa sua condizione:
- cercare di arrivare al
luogo di sosta con il cavallo asciutto;
- scendere di sella e mollare
di un buco il sottopancia un chilometro prima di
raggiungere l’obiettivo e procedere a piedi;
- in caso di salite
impegnative (rare sul camino francés) scendere a
piedi prima di raggiungere il cambiamento di
pendenza per potersi eventualmente fermare con il
cavallo asciutto;
- scendere a piedi in caso di
discese impegnative;
- mantenere gli orari e le
dosi della razione giornaliera il più possibile
costanti.
Il clima della Spagna nel
mese di giugno non è troppo confortevole per la
marcia, la parte di Cammino tra Logroño e Astorga
in particolare si snoda tra altipiani coltivati
prevalentemente in monocoltura ad orzo. Gli alberi
sono delle rarità e nei villaggi i muri delle
case possono fare un po’ di ombra ma sono
roventi ed emanano calore.
Mesetas, monocoltura a cereali, qualche
volta campi di erba medica, ogni quattro o cinque
chilometri un piccolo villaggio una cappella una
fontana danno ristoro e spezzano il ritmo.
La normale progressione in
viaggio prevede tre o quattro ore di marcia in
mattinata, una pausa per la seconda colazione di
circa un’ora e altre tre o quattro ore di marcia
per raggiungere il posto dell’acquartieramento
notturno. Le mesetas impongono un altro ritmo:
Dal diario di marcia
ore 4: fieno e
pietanza
ore 5: sellare e
partire
ore 10: ricerca di una
fontana con dell’ombra sotto cui accamparsi per
far passare le ore torride della giornata.
Approvvigionamento
Questo è il momento della
giornata in cui fare la spesa per quanto riguarda
la mia alimentazione e quella della mia cavalla.
Il foraggio devo trovarlo
ogni giorno, lo compro nei paraggi del luogo che
ho trovato per accamparmi, lo lego nel telo tenda
e torno a prenderlo dopo aver sistemato la cavalla
o lo carico sulla sella facendo l’ultimo pezzo
di strada a piedi se il fienile non è troppo
vicino. Non ci sono pascoli e gli incolti sono
spesso trattati con diserbanti. In genere in
queste zone è il fieno è arricchito con
percentuali elevate di erba medica perché gli
allevamenti più frequenti sono di vacche da latte
a stabulazione libera. Per le vacche in produzione
l’erba medica è una gran risorsa, per i cavalli
occorre far attenzione a non esagerare. In genere
somministro mezza dose di fieno e mezza dose di
paglia per neutralizzare l’eccesso di proteine.
La cavalla mangia tutto e l’orzo è di prima
qualità.
Per quanto riguarda la
pietanza sono più autonoma, la dose di orzo per
Isotta è di tre kilogrammi al giorno e nelle
musette ne posso portare dieci quindi ne abbiamo
per tre giorni ogni volta.
Per quanto riguarda me, in
ventiquattro giorni ho dovuto fare la spesa solo
una volta a Navarrete, tra riso e buste
liofilizzate e uova, verdure e frutta dei
contadini, compravo il pane ogni due o tre giorni
e sono arrivata fino a Santiago senza dovermi
avvicinare alla civilizzazione più del
necessario.
Lungo
il cammino non ci sono grandi corsi d’acqua né
ruscelli ma è frequente incontrare fontane.
L’acqua limpida scorre e disseta, è comodo
averla a portata di mano per cucinare e lavare i
piatti, per lavarsi e per lavare i vestiti, le ho
sempre trovate pulite e così le ho lasciate per
chi passava dietro di me. Non avendo un secchio
utilizzavo le musette che ai tempi erano ancora
nuove e le cuciture non perdevano una goccia,
adesso devo utilizzare un sacchetto di plastica
che forse è meno poetico ma esercita sempre bene
la sua funzione.
Viaggiare con la
biancheria pulita è fondamentale come lo è
bruscare e strigliare ogni volta il cavallo prima
di sellare.
ore 11: risolto il
problema delle scorte tolgo la sella e, lavato il
bucato, preparo il bivacco diurno. Se ci sono
abitazioni nelle vicinanze chiedo di poter
caricare il telefono. Mangiato un boccone, leggo
scrivo dormo e riparo il materiale quando
l’usura comincia a comprometterne la funzionalità.
ore 18: sellare e
partire
ore 21: ricerca del
luogo adatto per l’acquartieramento notturno. In
genere dormo senza tetto e senza telo con le
stelle come soffitto, solo la notte prima di
raggiungere Burgos e nei campi dopo Carrion de los
Condes ho dovuto tirare il telo perché l’aria
minacciava temporale e temporale è arrivato.
Il
telo è un riparo che permette all’aria di
restare accanto a te quando il cielo diventa
ingombrante. Senza telo non c’è autonomia.
Anche se in quegli ottocento chilometri l’ho
usato solo due volte non avrei mai rinunciato a
portarmelo dietro. Ci sono oggetti silenziosi e
indispensabili dei quali non si può fare a meno
se si vuole evitare di appoggiarsi a strutture
organizzate. Questo è uno.
Variazioni
sul tema
La tabella di marcia qui
presentata può essere soggetta a variazioni di
orario di cui le principali mi sembrano:
- grasse matinée:
quando alle quattro del mattino un fine ticchettio
sul telo annuncia una giornata di pioggia ci si può
riavvolgere beati nel sacco a pelo e godersi
qualche ora di sonno in più. Con un buon
impermeabile il fresco diventa alleato: permette
di procedere normalmente con una breve pausa a metà
giornata, di raggiungere la fine tappa verso le
tre o le quattro del pomeriggio e di godersi la
serata in tutta tranquillità. Quando i giorni di
pioggia si susseguono numerosi comincia a
diventare necessario trovare una soluzione per far
asciugare il bucato ma questo è l’unico
inconveniente.
- marcia notturna:
quando il caldo diventa un ostacolo le giornate
interminabili e i passi lenti si può scegliere di
coprire le distanze in quegli orari in cui la
terra è calda per il sole del giorno e l’aria
è fresca per la brezza notturna. Le notti
d’estate sono chiare e di solito la marcia è
semplice anche tenendo la frontale spenta. Lungo
il Camino Francés le indicazioni a ogni bivio
alleggeriscono dal dover pensare alla strada. Per
sicurezza può essere utile un catarifrangente da
legare alla coda del cavallo.
- dopo Astorga il pellegrino
si accorge che l’Atlantico è più vicino, il
terreno comincia a piegarsi in rilievi e si sale
di quota, la campagna intorno lo circonda con
boschi e fitte foreste, il calore lo lascia in
pace e può tornare a marciare con la normale
progressione con la pioggia e con le belle
giornate.
Ritmo
Alcuni consigliano di fare un
giorno di pausa ogni sette o otto giorni di
marcia. Ho provato a fare così e trovavo che,
spezzando il ritmo, le energie per riprenderlo
erano superiori a quelle guadagnate con il giorno
di riposo. Capita in ogni caso di doversi fermare
anche per dei giorni se si ha bisogno del
maniscalco e lui non ha momenti liberi. Da quando
me ne sono accorta sono andata sempre avanti.
Andare e stare mi sembrano
due modi di pensare troppo diversi per poter
essere mischiati senza fare pasticci.
Il Pellegrino và e il Monaco
sta. Lungo la strada mi sembra di aver capito
questo.
Ultreya
Suseya Santiago
più avanti più in alto
Santiago
Finisterra: isotta guarda il sole che va
dove lei non potrà mai andare
sa che già arrivare fino a qui è stata
una Grande Avventura
non chiede di più.
È ora di tornare indietro.
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