SOMMARIO

Anno IV
Numero 1
Gennaio 2012

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ARCHIVIO

 

 

 

 

CON I CAVALLI NELLA NEVE
di Mauro Ferraris

SOFFICE E LEGGERA, BAGNATA E PESANTE, ANCHE LA NEVE COSTITUISCE UN FONDO SUL QUALE DIVERTISI IN SELLA. A PATTO CHE SI SEGUANO ALCUNI ACCORGIMENTI TECNICI E DI BUON SENSO

Un cavaliere crociato francese, inseguito, poco dopo l’anno mille
si trovò circondato nei monti sopra Emessa.
La via di salvezza era sbarrata da un burron.
Era stanco di combattere, consapevole assaporava la grande pace.
Sfoderata la spada, anziché usarla nell'ultima estrema tenzone,
la piantò in terra e su di essa, meditando, chiese scusa di comportamenti malvagi.
Gli arabi
prima di ucciderlo si fermarono a semicerchio,
aspettando che la preghiera finisse. Da un mese era iniziata la primavera,
ma in pochi minuti cadde dal cielo tanta neve da riempire il burrone e permettere al cavaliere la fuga.
Ma il cavaliere non fuggì.
La neve aveva coperto ogni cosa, ogni pietra, ogni elmo e ogni scudo.
Si era posata lieve sulle else delle spade e sulle groppe dei cavalli. Musulmani e cristiani erano diventati talmente simili da non potersi più distinguere.
Il cavaliere lasciò la sua spada piantata nei monti sopra Emessa e,
accompagnato dai suoi vecchi nemici, tornò sulle montagne alte e francesi.
Divenne uomo di pace e ogni volta che vide cadere la neve sellò il suo destriero
per entrarvi e farsi cullare dai suoi fiocchi alla ricerca della purezza perduta.

E’ vera la leggenda, la neve copre ogni cosa, restituisce per un attimo la purezza anche alla terra brutalizzata dall'uomo.  Con la neve gli accorti restano a casa,  la maggior parte dei cavalli sportivi chiusa nei box. Solo coloro cha amano la poesia e l'avventura sel­lano e affrontano la bufera con la gioia di entrarvi a farne parte. Queste righe sono scritte soprattutto per loro. La prudenza deve essere usata per evitare i pericoli ma non deve essere scusa per evitare l'azione, soprattutto quando quest'ultima non è obbligatoria. Gli spiriti liberi ben sanno che umiltà e prudenza sono la condizione dell'avventura, quando questa è pas­sione di vita.
I cavalli da sempre nei mesi invernali cacciano fuori un folto pelo lanugino­so alla radice. Nord America, Patagonia, Norvegia, aride e diabolicamente fredde steppe dell'Asia sono luoghi pieni di cavalli come l'isola d'Islanda.
Mongoli, cosacchi, indiani, da sempre usano i cavalli in tutte le sta­gioni dell'anno, inverno compreso. Se vogliamo possiamo farlo anche noi. Come?
Gli esquimesi polari hanno nel loro essenziale idioma ben ventitré parole per indicare i diversi tipi di neve. A noi ne bastano tre o quattro.

NEVE FRESCA
La neve fresca è quella appena caduta. A seconda della stagione, del luogo può essere bagnata e pesante oppure leggera e farinosa.
Quando la neve è pesante i cavalli marciano con fatica: se vogliamo affrontare lunghi percorsi, la coltre non deve superare i 30-35 cm. Con questo tipo di neve, ideale per fare le "palle di neve" (belle, rotonde, dure, precise), determinato da temperature intorno o superiori agli 0° C, di conse­guenza considerate alte, si forma in genere, aderente all'orlo plantare del piede del cavallo, il fastidioso "zocco­lo di neve" che impedisce una confor­tevole e corretta progressione. Per ovviare a questo inconveniente si pos­sono fissare tra ferro ed unghia del piede, delle gomme per non consenti­re l'aderenza della neve allo zoccolo. Se non le abbiamo, lo zoccolo di neve dobbiamo toglierlo noi. Viene via facilmente sollevando la gamba e piantando la lama del coltello da cac­cia tra neve e ferro facendo leva verso il basso. Chi non ha il coltello può usare il curasnetta,  ma tribola di più. La neve farinosa è indubbiamente più divertente: possiamo affrontarla anche quando arriva a 40 cm, non crea ade­renza agli zoccoli e i cavalli progredi­scono abbastanza bene. Ovviamente la progressione della marcia a cavallo su coltre nevosa è molto più faticosa. Provate voi a marciare a piedi nella neve e vedrete che vi stancherete mol­to di più (e molto prima). La progres­sione della compagnia avviene in fila indiana, alternando il capofila ogni volta che il suo focoso destriero comincia ad essere stanco, così il secondo diventa primo e il primo ulti­mo e l'ultimo trova la pista aperta e già in parte battuta e può riposarsi un pochino. Quando i cavalli sono tutti stanchi si scende di sella e si procede a piedi alleggerendo così il peso e il conseguente sforzo dei cavalli. Quan­do sono ancora più stanchi, i cavalli vengono legati alla coda del cavallo precedente e i cavalieri (tutti, tranne quello che conduce i cavalli) battono la pista. Se si hanno le racchette da neve tanto meglio, è l'ora di infilarle nei piedi. Se la neve supera i 50 cm, occorre mettere mano alle pale e apri­re noi il sentiero ma questo l'ho visto fare solo nell'esercito e a qualche disperato gruppo di cavalieri. Dopo essere caduta, la neve si assesta, giorno soleggiato si alterna a notte gelata, la neve si comprime sotto il suo stesso peso. Il susseguirsi delle gelate notturne può indurire la crosta nevosa fino al punto di permetterci, nelle giornate terse e fredde, di gal­leggiare sopra restando in sella. Allo­ra possiamo elevarci con facilità anche maggiore che nei mesi estivi. Quando fa freddo in genere il tempo è splendido e con la neve dura possia­mo cavalcare alti colli, magicamente, ma dobbiamo stare attenti, possono esserci buche non gelate dove i caval­li possono sprofondare fino alla pan­cia, allora "giù di pala" per farli usci­re, spalando si suda, il sudore ghiac­cia addosso, raffreddori, bronchiti, reumatismi arrivano, meglio restare a casa; le spese le faranno i nipoti che si sentiranno raccontare le solite storie dei box.
Chi fa queste cose, e sono pochi, intuisce i passaggi. Lo scout esplora sondando il terreno per primo, la compagnia lo segue al suo cenno. Le creste battute dal vento hanno meno neve e quasi sempre ghiacciata. Là in genere si passa e con poca fatica. I cavalli,  nostri compagni di gioco e lavoro, i cavalli tramutano la noiosa domenica casalinga in un'entusiasmante uscita all'aria aperta, ci butta­no aria, tanta aria pulita nei polmoni corrotti dal lavoro quotidiano, riscattandoci, almeno per qualche ora.



LA TOSATURA IN INVERNO
E' un bel dilemma. Un cavallo tosato dall'inizio della stagione fredda riesce a cacciare fuori abbastanza pelo da non correre grossi rischi nelle normali passeggiate e vive abitual­mente in un box. I cavalli non tosati possono affrontare anche climi molto rigidi e possono vivere all'aperto tut­to l'anno (ovviamente devono avere una tettoia chiusa sui tre lati). Il folto pelo tuttavia favorisce una forte sudo­razione durante il lavoro, al punto di condizionarne l'organizzazione. L'organizzazione del percorso delle tappe e delle soste deve quindi tenere rigorosamente conto delle cose dette prima perché il cavallo deve arrivare alla sosta o a fine giornata asciutto. Le tappe invernali devono rispettare questa regola fondamentale, possiamo salire in sella fino al colle facendo sudare il cavallo, ma non possiamo fermarci, si deve proseguire a piedi nella discesa sull'altro versante fer­mandoci anche dopo un'ora per ripo­sarci, solo se l'ora è bastata ad asciu­gare il manto dei cavalli. Se si rispet­tano queste regole i cavalli con pelo lungo possono affrontare situazioni incredibili sia di giorno che di notte, come la cavalleria mongola, ma non solo, insegna.

LA PREPARAZIONE
I cavalli conoscono la neve e non la temono, le uscite invernali devono essere comunque equilibrate, ancor più di quelle estive. Lo sforzo sulla neve è maggiore e può stressare il cavallo velocemente, occorre fare soste frequenti e soprattutto iniziare gradualmente. D'inverno più cavalieri si è, meno faticoso è il cammino, la neve non fa gelare il terreno ma là dove essa non c'è, il terreno gelato è una pericolosa insidia, difficile da superare: occorre procedere con la cavalcatura sempre scossa e su linee di minima pendenza. I ferri di cavalli devono essere ramponati, non solo i posteriori, ma anche gli anteriori. I ramponi si avvitano quando c'è ghiaccio o, peggio, terreno ghiaccia­to, o quando il sentiero attraversa ruscelli di ghiaccio, questi ultimi sono molto pericolosi se non si hanno i ramponi. Ricordiamoci che fare "retrofront" non è mai umiliante. I cavalli devono conoscere la neve, saperla affrontare con il lavoro per gradi. Conoscere il ghiaccio e il suo pericolo, avere fiducia nel cavaliere che con la neve diventa spesso conducente.

IL MOTIVO
I quadrupedi hanno sempre aiutato l'uomo nel lavoro, l'uomo adesso non li usa più (da pochi decenni nel mon­do civile) e li ha dimenticati. Ma per secoli montanari e soldati sono vissu­ti in simbiosi con cavalli e muli. Da poco più di un decennio sono scom­parsi anche dall'esercito, quindi oggi è difficile spiegare il motivo che spin­ge alcuni cavalieri ad affrontare gior­ni di marcia a cavallo nella neve in inverno. I viaggi d'inverno a cavallo sono oggi inutili e non servono per fortuna a nulla. Perché? Perché non appartengono più a questo mondo, ma a quell'altro frequentato nei sogni di coloro che possono ancora permetter­si di sognare, di coloro che traggono ancora piacere nella faticosa marcia, nel freddo, nella neve, con il ghiaccio attaccato alla barba folta, per coloro che possono scaldarsi le mani gelate infilandole negli angoli deliziosamen­te caldi che il cavallo offre.



Metodo di progressione:
terreno piano: 45 min. in sella e 15 a piedi con cavallo
terreno in salita: 20 min. in sella e 20 a piedi, discesa sempre a piedi.
terreno coperto di neve: sempre a pie­di quando il manto nevoso supera i 25 cm. Si cammina lentamente, siamo più coperti che in estate; l'equipag­giamento pesante non agevola i movi­menti.

QUANDO SI SPALA
I cavalli vengono legati e guardati da uno o due cavalieri, gli altri apriranno la stra­da con questo metodo.
1. La guida traccia un sentiero intelligente cercando di mantenersi sui crostoni venti­lati e quindi poco innevati evitando i vallo­ni per quanto gli è possibile;
2. se il tratto è lungo e la crosta della neve dura, si taglia la neve col machete, trac­ciando due strisce parallele tra loro, lar­ghe 40-50 cm;
3. i cavalieri spaleranno, togliendo veloce­mente la neve tra le due strisce tagliate, scaglionandosi lungo il tragitto senza dar­si noia tra loro. Il sentiero scavato sarà profondo a seconda dei casi, quanto basta per non fare sprofondare i cavalli. In pri­mavera la neve può avere una crosta spessa alcuni centimetri, che cederà sot­to il peso dei cavalli, questa crosta gelata può provocare lesioni agli arti in quanto è dura e tagliente.

IL TERRENO PUÒ' ESSERE
Gelato: quando la temperatura in pie­no giorno è di parecchi grado sotto lo 0°. Diventa difficile e pericoloso ogni dislivello, probabili risentimenti ai piedi dei cavalli, si marcia attenti e a piedi. E' un brutto affare.
Strato di fanghiglia che ricopre il terreno gelato: quando la temperatu­ra più alta del giorno rispetto a quella della notte sgela solo la superficie del terreno che diventa scivolosa e sdruc­ciolevole.
Ghiaccio: la temperatura sotto lo 0° ghiaccia i torrenti e l'acqua ruscellante sui sentieri; diventano pericolosi gli attraversamenti, si usa la picca per scavare il sentiero nel ghiaccio.
Neve: farinosa-marcìa-ghiacciata. Neve farinosa: la neve cade farinosa e la costante bassa temperatura la mantiene tale: si procede anche se è alta 40 cm senza intervenire in quan­to è soffice e leggera. Neve marcia o pesante: rende fatico­sa la progressione, la temperatura è intorno allo 0° C, è neve da spalare. Neve ghiacciata o neve dura: è la migliore per la marcia, ma anche la più pericolosa; i cavalli devono avere ramponi ai quattro ferri. Prestare attenzione sulle forti pendenze e nei traversi, a volte è necessario che anche i cavalieri abbiano ramponi ai piedi e siano muniti di picca.

PROGRESSIONE SULLA NEVE
In caso di neve alta, la marcia proce­de con i cavalieri che camminano davanti ai loro cavalli, diminuisce così il peso del quadrupede e la sua incidenza sul manto nevoso. Quando la neve supera i 40 cm - e non è fari­nosa - si dovrà spalare per procedere in sicurezza. Ricordarsi che continua­re a progredire senza spalare stressa il cavallo completamente, in breve tem­po non solo fisicamente ma anche psi­cologicamente.

L'EQUIPAGGIAMENTO
È quello estivo più guantoni, camicia e panciotto di pile, colbacco e coperta per i cavalli, pala, candele, corda e 2 chiodi da roccia.
Occorre non sudare troppo quando si cammina, il freddo può farlo gelare addosso; si usa il cinturone per avere gli attrezzi a portata di mano - accen­dino, coltello, piastrina - e isolare nel contempo il busto dagli spifferi gelidi provenienti dal basso, la giacca a ven­to deve poter chiudersi ai polsi e al collo. Quando nevica, la temperatura non è eccessivamente fredda, cercare di bagnarsi il meno possibile, anche a costo di procedere in sella, proteggere il materiale, non bagnare mai il sacco a pelo, evitare scavalcamenti in quota tenendo presente che può cadere in poche ore parecchia neve e che mag­giore sarà il dislivello superato, mag­giore sarà il manto nevoso da affron­tare.

INIZIO DI GIORNATA
I  cavalli mangiano fieno durante la notte se ne hanno voglia; il mattino inizia con l'abbeverata, abitualmente ancora   al   buio,   possibilmente  si avranno lumi a gasolio per rischiara­re i filari, tenendo sotto controllo i quadrupedi   e  per poter  intervenire tempestivamente in caso di necessità; ogni cavaliere sarà attento al suo cavallo. Se i cavalli non sono ricoverati sotto tettoie o stalle, devono esse­re sistemati su terreno piano al riparo dal vento con una o due coperte, a seconda della temperatura, se hanno pelo lungo o se sono tosati; in caso di grande freddo aggiungeremo anche il cappuccio copricollo, la vicinanza tra loro dei quadrupedi legati al filare può aumentare  la temperatura di qualche grado, almeno nelle parti del corpo a contatto tra loro. Ovviamente i cavalli devono cono­scersi bene per sopportare   questa vicinanza, loro mangiano la pietanza - mai troppa la mattina - noi consu­miamo la prima colazione (caffè, lat­te, biscotti, cioccolato), poi arrotolia­mo il materiale, si governano i caval­li, togliendo loro le coperte e usando brusca, striglia, pettine e spazzola, si puliscono le unghie e si ungono gli arti con abbondante grasso e così anche i nostri scarponi.
Poi viene messa la sella e comincia ordinata la marcia,  prima a piedi, poi, dopo aver tirato il sottopancia, salia­mo in groppa anche noi.
II  campo verrà ripulito e i cavalieri prima di partire aiuteranno il logisti­co nello sgombero del campo.

La progressione del gruppo è in fila indiana, con guida in testa, seguita dai novizi alternati tra i veterani, poi il responsabile seguito da due cava­lieri esperti.