SOMMARIO

Anno IV
Numero 1
Gennaio 2012

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ARCHIVIO

 

 

 

 

Il Puukko lappone
di Piervittorio Stefanone

Immaginate un panorama fatto di vette, di sorgenti di montagna i cui ruscelli percorrono vallate dalle distanze smisurate. Immaginate mandrie di renne, branchi di lupi, battiti d’ali d’aquile di mare. Immaginate il gelo invernale e il verde rigoglioso dell’estate.
Tutto questo è la terra del popolo Sami,  che si estende lungo la parte nord della Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia.
Per raccontare di questo popolo e dei suoi stretti rapporti con la natura, sotto certi versi così simili a quelli dei pellerossa nord americani, non basterebbe un libro ed esulerebbe comunque dal tema che mi sono proposto: il Puukko Sami, quel coltello della tradizione finnica che tutti conoscono, almeno superficialmente.
Vorrei andare un po’ più in profondità.
 Si può dire che gli attuali puukko derivano dal coltello usato dagli allevatori di renne della Lapponia già  verso il X secolo d.C., in piena … era vichinga. Erano formati da una lama al cui codolo veniva inserito una prima piastrina d’ottone ed un certo numero di dischi di corteccia di betulla. Una seconda piastrina d’ottone serviva a comprimere questi dischi, rivettando il codolo molto strettamente. Sembrerebbe tutto facile se non si dovesse porre attenzione al sistema di impilamento dei dischi di corteccia che seguono un principio d’incrocio della struttura lignea piuttosto complicato in cui le nervature si sovrappongono a croce. Il coltello veniva quindi esposto ad una fonte di calore vicino ai cento gradi così che la resina, sciogliendosi, faceva da ulteriore collante.
Il leuku lappone fu quindi la base per l’huggare vichingo, di grandi dimensioni, usato sia come utensile sia come arma da guerra e da questo deriverà lo scramasax dei Franchi.
Tra il 1862 e il 1875 venne a Fiskars, in Finlandia, Thomas Woodwar, un inglese che lavorò come mastro di forgiatura ed ebbe come discepolo Kalle Keränen il quale, verso il 1870 creò un coltello da lui battezzato Tommi, dal nome del suo maestro, che divenne il simbolo nazionale.
Più o meno nello stesso periodo il coltellinaio dello zar Nicola II, Iisakki Järvenpää, creò un puukko il cui modello è tutt’ora in produzione.
Da allora il puukko ha subito trasformazioni profonde ma ciò che non è mai cambiato dalle sue origini è il suo intrinseco fascino… quasi mistico. Donare un puukko è per i Sami un gesto importante, un segno d’amicizia e di fiducia: i genitori regalano questo coltello ai figli che, raggiunta la maggiore età, si avviano verso la propria strada.
Proviamo a conoscerlo meglio: il manico, detto takahela, è quasi sempre di legno di betulla artica, talvolta in osso di renna, ora anche in materiale plastico. Questo si va assottigliando verso la lama, mentre verso il pomolo, chiamato pää eli kahva, è più ampio, permettendo una presa più solida nell’arretrare la lama, specie quando lo si usa per tagliare la legna. La maggior parte dei puukko non possiede la guardia, detta sormisuojahela, presente, quasi esclusivamente, in alcuni puukko da caccia che in dialetto sami vengono detti stuorra niibas o metsästyspuukko,  molti dei quali hanno una lama allargata verso la punta così da essere usati come skinner. La lama o terä è in acciaio al carbonio, in 420 C, AISI 420C oppure in acciaio inossidabile Sandvik 12C27. Il suo spessore non è mai superiore ai 5mm e la lunghezza va dai 12cm sino ai 23 cm ed oltre dei leuku, con l’esclusione dei puukko da intaglio, detti vuolupuukko, che sono assai più piccoli. I puukko svedesi generalmente non superano i 13 cm. La lama è filante con punta, detta alahela, un po’ rialzata, che può essere a goccia (drop point) quando la lama è ricurva verso il basso o a clip point, cioè con punta uncinata per renderla più sottile e affilata. In questo secondo caso il retro della lama può possedere un falso filo. Il filo si può definire a cuneo, considerando la sezione verticale della lama. Vi sono lame formate da tre strati d’acciaio (forgiatura per laminazione) di cui i due esterni sono di inox 18/8, morbidi e elastici che ricoprono uno strato centrale di acciaio inox ad elevato contenuto di carbonio indurito a 59 RC.
Puukkottaa in finlandese significa tagliare e senz’altro questo tipo di coltello assolve il suo compito splendidamente: la lama è robusta, molto affilata e facile da riaffilare perché la componente dura da asportare è esposta tra le due laterali solamente per pochissimi decimi di millimetro e, inoltre, l’angolo di affilatura e l’angolo di taglio coincidono. Basta appoggiare il tagliente su una pietra ad acqua con grana 1200-1500 ben inumidita e levigarlo con movimenti circolari. Un filo tradizionale ha una V di 15° - 20°. Il fodero è di cuoio ed è costruito in modo tale da accogliere tutto il coltello, lasciando scoperto poco più del pomolo. Un discorso particolare va fatto riguardo al fileerauspuukko, il coltello usato per lavorare il pesce: la sua lama è assai lunga e sottile, leggermente ricurva verso l’alto.

foto 1


foto 2


foto 3

Descrizione foto:

  1. allevatore Sami foraggia le renne con lichene. Notare i due puukko alla cintura: uno stuorra niibas o metsästyspuukko e un leuku di dimensioni maggiori.
  2. da sx a dx: yleispuukko, metsästyspuukko con manico in materiale sintetico, vuolupukko per lavori d’intaglio, leuku, yleispuukko,  metsästyspuukko con guardia e lama arrotondata per skinner e un fileerauspuukko per filettare il pesce. Al centro la bandiera delle popolazioni Sami.
  3. l’autore in un lávvu sami.