SOMMARIO

Anno IV
Numero 3
Dicembre 2012

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EDITORIALE
di Mauro Ferraris





Si può viaggiare a cavallo in varie maniere, in alcuni non occorre neppure essere cavalieri.
Beppe Tenti organizzava, negli anni 70, viaggi avventura a cavallo per turisti qualunque.
Ande, Messico, Nepal, India, hanno magnifici piccoli buoni sicuri affidabili cavallotti di enorme docilità: dipenderà dal clima, dall'alimentazione, non so, forse dall'ambiente, ma su loro puoi caricare cose o persone e loro pazientemente trasportano. Adoro questi umili cavalli, ma essere trasportati per settimane non vuol dire saper andare a cavallo

Alla domanda ”sai andare a cavallo” molti rispondono sì proprio perché han fatto una di queste più o meno esotiche esperienze e quando si trovano sulla groppa di un cavallo vero capiscono immediatamente di non poter gestire minimamente la situazione.

Il modo di andare a cavallo è fondamentale e varia a seconda della confusione che le persone hanno in testa: varie imboccature, tipi di sella diversi, equipaggiamenti usati testimoniano questa confusione.

Confusione che scompare per i cavalieri che seguono il metodo caprilliano, nei tempi passati "metodo" significava caprilliano, ora ve ne sono tanti e devono essere specificati, non posso affermare che l'uno è meglio degli altri, ma devo ammettere che questa rivista ha spiccata simpatia con la tradizione equestre italiana, poiché crediamo nell'equitazione intesa come "arte"dell'andare a cavallo, arte basata sul dialogo della mano e azione della gamba.

Poi ognuno faccia come meglio crede, in questo momento, sembra tutto sia legittimo