L'Italia è un Paese di
santi, navigatori e poeti. È già qualcosa, anche se su quei “navigatori”, viste
recenti vicende di cronaca, si potrebbe obiettare. Nulla da obiettare su una
nostra cronica mancanza: quella dei profeti. Lo sappiamo da secoli che “nessuno
è profeta in patria”,e se lo dicono i saggi bisogna per forza credere loro.
Già, ma questa è una contraddizione: diamo fiducia ai saggi ma non ai profeti
o, poca è la differenza, agli innovatori. Ma anche qui siamo pronti a
contraddirci (strani davvero questi Italiani!): ci sentiamo tutti innovatori.
Tutti, indistintamente, abbiamo l'idea giusta, il segreto del successo, la
novità che cambierà in meglio la situazione. Negli sport equestri è un malanno
che ci trasciniamo da anni. Le vecchie glorie sono considerate sempre e solo “vecchie”.
Il fatto che la gloria l'abbiano conquistata sul campo passa decisamente in
secondo piano; anzi siamo pronti a sostenere che nella maggior parte dei casi
si è trattato di fortuna, di straordinarie coincidenze astrali, di carenza
degli avversari.
Abbiamo avuto Caprilli. E
abbiamo seguito il suo straordinario metodo innovativo ma solo fino ad un certo
punto. Venivano da tutto il mondo, dagli Stati Uniti al Giappone, per “rubare”
i suoi segreti e assorbire i suoi insegnamenti. Però poi lo abbiamo abbandonato.
Caprilli, oggi,
sopravvive negli USA e in qualche sperduto circolo ippico nostrano.
Abbiamo avuto i Fratelli
d'Italia, Piero e Raimondo D'Inzeo, ma siamo davvero stati in grado di
approfittare di questa fortuna? Direi proprio di no; eppure questa fortuna ce
la invidiano in tutto il mondo ed è soprattutto all'estero che a Piero e
Raimondo ancora oggi
vengono tributati applausi ed onori.
Abbiamo avuto Mauro
Checcoli, unico cavaliere italiano a conquistare due medaglie d'oro olimpiche,
ma la sua saggezza ed esperienza è riservata a troppo pochi intimi.
Ma forse è giusto così. Che
cosa potrebbero insegnarci queste “vecchie glorie”? Che per raggiungere
risultati bisogna impegnarsi, lavorare, lavorare e lavorare...?
Che palle! Ma chi ha voglia
di lavorare!? Purtroppo tanti esempi recenti, non solo in campo sportivo, ci
hanno indotto a credere che il successo si può comprare.
Italia, Paese di santi,
navigatori, poeti e furbi. Anche se questa furbizia, a lungo andare non paga.
Per fortuna.
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