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Anno IV
Numero 3
Dicembre 2012

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PROFETI
di Mario Palumbo / Cavallo Magazine

L'Italia è un Paese di santi, navigatori e poeti. È già qualcosa, anche se su quei “navigatori”, viste recenti vicende di cronaca, si potrebbe obiettare. Nulla da obiettare su una nostra cronica mancanza: quella dei profeti. Lo sappiamo da secoli che “nessuno è profeta in patria”,e se lo dicono i saggi bisogna per forza credere loro. Già, ma questa è una contraddizione: diamo fiducia ai saggi ma non ai profeti o, poca è la differenza, agli innovatori. Ma anche qui siamo pronti a contraddirci (strani davvero questi Italiani!): ci sentiamo tutti innovatori. Tutti, indistintamente, abbiamo l'idea giusta, il segreto del successo, la novità che cambierà in meglio la situazione. Negli sport equestri è un malanno che ci trasciniamo da anni. Le vecchie glorie sono considerate sempre e solo “vecchie”. Il fatto che la gloria l'abbiano conquistata sul campo passa decisamente in secondo piano; anzi siamo pronti a sostenere che nella maggior parte dei casi si è trattato di fortuna, di straordinarie coincidenze astrali, di carenza degli avversari.

Abbiamo avuto Caprilli. E abbiamo seguito il suo straordinario metodo innovativo ma solo fino ad un certo punto. Venivano da tutto il mondo, dagli Stati Uniti al Giappone, per “rubare” i suoi segreti e assorbire i suoi insegnamenti. Però poi lo abbiamo abbandonato. Caprilli, oggi, sopravvive negli USA e in qualche sperduto circolo ippico nostrano.

Abbiamo avuto i Fratelli d'Italia, Piero e Raimondo D'Inzeo, ma siamo davvero stati in grado di approfittare di questa fortuna? Direi proprio di no; eppure questa fortuna ce la invidiano in tutto il mondo ed è soprattutto all'estero che a Piero e Raimondo ancora oggi vengono tributati applausi ed onori.

Abbiamo avuto Mauro Checcoli, unico cavaliere italiano a conquistare due medaglie d'oro olimpiche, ma la sua saggezza ed esperienza è riservata a troppo pochi intimi.

Ma forse è giusto così. Che cosa potrebbero insegnarci queste “vecchie glorie”? Che per raggiungere risultati bisogna impegnarsi, lavorare, lavorare e lavorare...?

Che palle! Ma chi ha voglia di lavorare!? Purtroppo tanti esempi recenti, non solo in campo sportivo, ci hanno indotto a credere che il successo si può comprare.

Italia, Paese di santi, navigatori, poeti e furbi. Anche se questa furbizia, a lungo andare non paga. Per fortuna.