La storia non si
costruisce con i “se”, ma per quella dell’equitazione esiste una eccezione. Se
Federico Caprilli non avesse incontrato il cavalier Cesare Paderni e non avesse
frequentato il “corso magistrale” il suo “sistema”, forse, non si sarebbe
realizzato. Semplici supposizioni, ma analizzando l’evolversi dell’equitazione
italiana possiamo affermare che l’insegnamento di Paderni ha certamente
influenzato e favorito il pensiero caprilliano. E’ sicuramente da ascrivere a
Paderni il merito di aver instillato l’idea della monta in campagna nel giovane
sottotenente che ne sarebbe poi diventato il genio rivoluzionario. Paderni
introdusse nella Scuola di Pinerolo un diverso modo di concepire l’equitazione,
facendo uscire i cavalli dal maneggio e dando maggior spazio alla equitazione
di campagna.
Il Cavalier Paderni,
dotato di forte personalità, seppe infondere negli allievi la passione per l’equitazione
di campagna. Questa non serve solo per i cavalieri, ma anche per i cavalli, si
legge nei suoi scritti. Con essa si portano gradatamente questi ultimi a
resistere, senza che si logorino a lunghe marce ed a tutte le andature.
Ritratto di Cesare Paderni e stemma del suo casato
La figura di Cesare
Paderni è stata offuscata da quella suo Allievo. La stessa Arma di cavalleria
lo relegò a personaggio di secondo piano. Pochi, al suo tempo, ne apprezzarono veramente
le doti. Ancora oggi per qualcuno, poco esperto di storia, è sinonimo di
montare male a cavallo. Quanto volte abbiamo sentito l’infelice frase “monta
alla Paderni” indirizzata verso certi cavalieri!
La figura di questo
Maestro, pilastro della nostra equitazione, deve essere invece rivalutata. I
suoi scritti sono da considerare dei “classici” della nostra equitazione. Chi
li ha letti? Pochi.
Il Cavalier Paderni,
personaggio colto, studioso dei classici, soprattutto stranieri, preparato
nelle scuole tedesche, aveva pubblicato un breve manuale Regole di Equitazione sul
modo di saltare e superare ostacoli, pubblicato a Roma da A. Sommaruga nel
1883. Lo stesso è stata riproposto, nel 1981, nella gloriosa collana “La Tavola
Rotonda”- volume n. 13- delle L.L. Edizioni Equestri. Opera oggi quasi introvabile.
Dello stesso autore
esistono però altri scritti importanti ed interessanti come Lezioni
d’Equitazione.
Pubblicato senza
note tipografiche, nel 1892. Si trattava del libro di testo del corso
magistrale diretto dall’autore nella Scuola di Pinerolo
La Rivista Militare
Italiana –serie III, anno XXIV, tomo 1,2- pubblicò, in due puntate, un lungo
articolo di Cesare Paderni, tratte da una conferenza, dedicato. all’allenamento
del cavallo. L’autore in questo scritto anticipa i tempi. La lettura di queste
pagine sarà certamente apprezzata dai moderni cavalieri di Endurance o di
Concorso completo. Paderni dedicò sempre
molta attenzione all’addestramento ed allenamento del cavallo giovane.
“Se un cavallo giovane, non ancora sottoposto ad alcun lavoro, venisse
costretto a prolungate fatiche, per quanto robusto, deperirebbe in pochi
giorni. A renderlo atto a tale esercizio conviene disporvelo gradatamente e
metterlo in condizione di sostenere quelle prolungate fatiche senza soffrirne”.
Partì dal concetto che la velocità costituì sempre uno dei requisisti
essenziali della cavalleria. “ma non basta la velocità e l’audacia, che è la
prima qualità morale della cavalleria; è d’uopo aggiungere la resistenza. E
proprio basandosi su questo presupposto il Maestro offre ai lettori consigli e
spunti di riflessione, validi allora come oggi. I destinatari del tempo erano i
cavalieri delle Armi a cavallo, quelli di oggi sono i cavalieri di campagna.
L’autore espone il
suo metodo, regolare e progressivo, in modo chiaro, semplice, finalizzato a
permettere al cavallo ed al cavaliere di acquisire quella sicurezza e
confidenza reciproca indispensabili a superare gli ostacoli e le difficoltà
della campagna.
Tutti gli scritti di
Cesare Paderni sono stati riuniti in un volume, a cura dello scrivente, e
pubblicati sotto il titolo di Lezioni d’Equitazione ed editi da Taylor Editore
di Torino nel 1996.
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