SOMMARIO

Anno IV
Numero 3
Dicembre 2012

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ARCHIVIO

 

 

 

 

IL COLOMBARDO
angolo di fuga

di Paola Giacomini
notte in radura, gli alberi spogli lasciano spaziare lo sguardo sulla notte.
amici vicini con il sentimento tengono compagnia nelle fiamme del bivacco
ricognizione al Colombardo prima dell'inverno
discesa in sella insieme a due sciatori

Fuga:
abbandono precipitoso o segreto di un luogo,
abbandono in massa di un luogo,
evasione,
rotta sotto l'impeto di un nemico.

Matolda fuggiva
dai Franchi dai saraceni o dai briganti, di sicuro dai nemici.
Matolda era una principessa longobarda. Quella notte risaliva fuori sentiero montagne sconosciute per far perdere le tracce agli inseguitori. Il marito era con lei.
Lui l'ha vista cadere ma lei non l'ha mai più ritrovata nessuno.
Lì dov'è caduta è stato eretto un pilone di pietra imbiancato a calce, lo si vede svettare sulla cresta di punta Sbaron.

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Il Colombardo si trova tra i monti Civrari (2309 m slm) e Grifone (2408m slm) e collega Condove in Valsusa con Lemie in Val di Viù.
E' un ampio pianoro erboso oggi raggiungibile con una strada agro silvo pastorale che mette in contatto gli alpeggi delle due valli con la civilizzazione. I versanti di accesso sono scoscesi e pietrosi su entrambi i versanti e, prima che venisse messa in opera la strada, alcuni tratti della salita al colle erano al limite dell'avventura.
Alcuni avvallamenti che si trovano in prossimità del colle sono ricordati dalla memoria locale come segni di remote trincee.
Il regno longobardo aveva capitale a Pavia e la sua frontiera verso la Francia ad Avigliana. Le Chiuse Valsusine sono un leggendario sistema di mura e fortificazioni costruite per difendere questo confine. Pare che le trincee del Colombardo, ormai invisibili se non nella memoria dei margari, facciano parte di questo fronte. 09%20alfredo.jpg
Lo scontro con Carlo Magno chiamato in Italia in aiuto dal papa Adriano I, avvenne intorno alle Chiuse. I longobardi in rotta presero la via delle montagne per raggiungere il grosso dell'esercito che si trovava nelle valli di Lanzo. Si sparpagliarono in ogni cengia portando con sè quel poco che riuscivano a salvare. Per liberarsi del peso nascosero i loro tesori che appesantivano i fardelli sperando forse di tornare un giorno a cercarli ma nessuno ne ha mai più saputo nulla.
La leggenda racconta che dal Colombardo al Colombardino vale di più che da Susa a Torino.
Forse davvero sono tornati a cercarli, forse giacciono ancora nel buio tra pietre e serpenti , forse qualcuno li ha trovati e ha conservato per sè la scoperta.

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venti marzo millenovecentonovantaquattro, domenica

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09%20ceci.jpg dormita nel fienile di Ornella
notte stellata neve di marmo
partenza ore sette da Gagnor
cielo trasparente, aria tagliente e orizzontale che sfiora di striscio la crosta terrestre senza posa
La neve rimane dura.
Cinque cavalli allenati non sudano e salgono verso il Cielo senza quasi lasciare tracce.
Cinque cavalieri raggiungono il Colle in sella, galleggiando su oltre un metro di neve.09%20kolombardo%203.JPG
Non so che inquietudine li porti a fuggire in un luogo così inospitale in quella stagione.
Intorno a loro sembra che ci siano solo montagne.
I cavalli protetti dalle termoriflettenti dormono su tre gambe, un boccone su una roccia a sbalzo sul mondo e giù a piedi fino al fienile dove l'inverno ha già lasciato il posto a una bella erba verde e ai ciuffi di primule e viole.

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Da allora ogni anno la terza domenica di marzo una fila di cavalieri ritenta l'impresa.
Le condizioni del terreno non sono mai state le stesse:
è successo che nevicasse, che la neve fosse molle e pesante, che si dovesse spalare per aprirsi la strada senza raggiungere neanche la metà della tappa.
Non sono mai più arrivati fino al colle in quella data e l'impresa è rimasta leggendaria nei ricordi.


La fuga mette in discussione ogni esperienza fino ad allora provata. Obbliga a lasciare ogni certezza nel nome di una speranza al limite della resurrezione.
Il tesoro sono i compagni, se non ce ne sono è la sopravvivenza.
L'umanità è alla ribalta.
Braccato, l'uomo più inerme può esprimere il più inaspettato coraggio e il più sbruffone la più inaspettata viltà.
Non ci sono vie di mezzo. Si diventa quello che si è e che fino a quel momento si era per qualche motivo nascosto.

il colle unisce e divide,
dall'altra parte c'è la speranza o anche solo l'azzardo di ripartire da zero.
dall'altra parte si può tornare in Germania
dall'altra parte ci sono degli amici che aspettano per cercare insieme la salvezza.