Quasi
inquietante, tanto è perfetto il servizio, l’atmosfera:
i piatti
serviti, il vino,centinaia di etichette, è uno dei ristoranti più eleganti del
pianeta,il Ristorante del Cambio.
Fondato
nel lontano 1757 come posta per il cambio dei cavalli per le carrozze
provenienti dal nord Europa.
Giganteschi
e luccicanti lampadari in cristallo di Bohemia appesi al soffitto, alto e
decorato in oro, alle pareti grandi specchi originali dell’epoca, quattro
dipinti su vetro raffigurano le stagioni in tono allegorico.
Il tavolo
dove usava pranzare Camillo Benso Conte
di Cavour,il divanetto rosso dove sedeva,con vista sul balcone di palazzo
Carignano, sede del primo Parlamento Italiano,dove ebbe i natali Vittorio
Emanuele II,situato nell’omonima piazza,che nel caso di urgenza, il suo
segretario Costantino Nigra, si racconta, sventolasse un fazzoletto bianco per
avvisarlo di recarsi immediatamente a palazzo, cosicchè egli sospendeva il suo
pranzo,sicuramente con immenso rammarico.
Questo
tavolo è sempre molto ambito dal Gotha piemontese,oggi V.I.P. che
viene accolto con un occhio di riguardo, considerate le laute mance elargite
ai camerieri attenti che non lasceranno mai il bicchiere vuoto.
Frac,
papillon nero di seta,camice amidate con colletti duri da lasciare segni sul
collo come nei ristoranti parigini della “Bella Epoque”, come nei quadri di Toulose
Lautrec .
Al
cameriere del ristorante del Cambio si richiedono cortesia, discrezione,
professionalità modi garbati ed un sorriso sincero.
Ho
trascorso un terzo della mia esistenza prestando servizio al ristorante del
Cambio.
Il primo giorno
lo ricordo, avevo 17 anni: mi sembrò di viaggiare indietro nel tempo, in un’
altra epoca, maniere antiche, profumi d altri tempi. Io, cresciuto in una
famiglia semplice, a mia madre, piemontese d’ hoc, non pareva vero che al
proprio figlio fosse capitata una simile occasione lavorativa.
La
frequenza in questi ambienti dà un notevole contributo alla formazione del
carattere, specie nella fase adolescenziale.
Nel vasto
panorama della clientela che si avvicenda ai tavoli del ristorante del Cambio
non è raro soddisfare palati di personaggi famosi della cultura dello
spettacolo e della politica, poi ci si abitua…..
Fu nei
primi anni novanta,una sera come tante, ma rivelatasi poi diversa dovuta alla
presenza di due commensali molto influenti nel panorama politico ed economico
internazionale: Henry Kissinger e l’ avvocato Agnelli. Seduti indiscutibilmente al tavolo dei V.I.P. quella
sera l’addetto nel prendersi loro cura fu il sottoscritto. Ci avvertirono del
loro arrivo solo mezz’ ora prima, l’autista fermò la Lancia Thema con i vetri
oscurati davanti all’ ingresso, i nostri eroi scesero dall’ auto,si diressero
al’entrata dove con un collega liberavo il passaggio aprendo le porte da
saloon. Dando Loro il benvenuto Li accompagnai frettolosamente al tavolo quasi
non dovessero essere notati. Frugale e sobria la cena, una coppa di vino rosso,
il caffè privo di caffeina, l’ avvocato soffriva d’ insonnia, come non dare
troppa importanza al cibo ma maggiormente agli argomenti discussi fra Loro.
Come il soldato davanti al Milite ignoto, rimanevo immobile ad un metro dal
tavolo dei miei assistiti pronto a soddisfare eventuali loro richieste, quando
a Mr. Kissinger dalle ginocchia scivola sul
pavimento il tovagliolo bianco di fiandra. Provvedo alla sostituzione del medesimo e con
mio immenso stupore, il segretario di stato americano, raccolto il
tovagliolo mi dice che, benché abbia
toccato il pavimento non era il caso di sostituire il tovagliolo e che avrebbe
continuato ad usarlo.
In genere non
mi viene fatta alcuna opposizione alla sostituzione di posate, tovaglioli ed
altro. Forse chi ha nulla a dimostrare ha
meno pretese e rende il lavoro del cameriere meno servile e più adeguato
al nostro tempo.
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