La chiesa del convento torinese di Santa Zita ha un campanile che è una
meraviglia:
oltre ad essere alto, slanciato, molto bello
architettonicamente, è anche di altissimo valore strutturale,
proprio perchè la sua snellezza fa stupire chi lo osserva: ma come! non
crolla?
Una particolarità di questo campanile è infatti che, per un tratto, è del tutto
privo di muratura e la parte superiore del campanile è sostenuta esclusivamente
da una serie di esili colonne cilindriche in ghisa, molto snelle,
che fanno sembrare l'equilibrio così precario...
Detto campanile fu progettato proprio dallo stesso Beato Faà di Bruno, che
era uno che se ne intendeva veramente molto di meccanica, scienze, tecnica
e ingegneria, oltre ad essere un santo "del sociale".
Durante la visita le suore, gongolando come se si trattasse di un miracolo, vi
dicono che dette colonne furono realizzate in ghisa, proprio perchè
questo sarebbe "il metallo più robusto che ci sia".
Questa è naturalmente una balla. La ghisa è dura, è molto fragile, e
certamente sopporta grandi sollecitazioni. Ma non è il materiale più
"robusto" che esista. Gli acciai speciali e le leghe di ferro e di
altri minerali, il titanio, ecc., superano di gran lunga la ghisa nella
resistenza meccanica.
Insomma, bisogna dare il giusto significato a certi "miracoli", in
relazione alle epoche e agli avvenimenti che li riguardano. In
passato, nel secolo XIX e all'inizio del XX, la ghisa era molto utilizzata per
le costruzioni, anche perchè si usava molto la fusione in getti per realizzare
i vari elementi da montare. La saldatura all'arco non era ancora stata
inventata, saldare il ferro era un problema se non fucinando i pezzi, non si
usavano i bulloni ma i chiodi ribattuti a caldo (rivetti).
Il genio di Faà di Bruno utilizzò le tecniche allora conosciute che
c'erano a disposizione, nella fattispecie la ghisa, e con esse realizzò questo
campanile bellissimo e mirabolante (...ma non miracoloso). |
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