SOMMARIO
Anno V
Numero 1
Aprile 2013
____________
ARCHIVIO
|
|
A CASA
di Elisa Bozzi
|
|
Cos'è la casa, cosa vuol dire “essere a casa”, “sentirsi a casa”?
E' possibile essere a casa senza avere un tetto sulla testa e un cuscino sotto la testa?
I cavalli capiscono quando sono a casa, e fanno
volentieri ritorno al luogo dove sanno che troveranno riposo, cibo e
gli altri del branco. Hanno dei luoghi preferiti, dove facilmente si
rilassano anche se è la prima volta che vi giungono, e luoghi
che proprio non li soddisfano, e che probabilmente, se fossero bradi,
non sceglierebbero mai per sostare. Come erbivori migratori, il loro
sentirsi a casa dunque dipende da più fattori, come per noi, ma
non è legato propriamente ad un luogo, come è solitamente
per gli umani, animali stanziali.
Nonostante l'uomo occidentale abbia abbandonato il
nomadismo da millenni, il richiamo al viaggio è sempre molto
forte, anche se la definizione di viaggio può assumere i
più svariati significati. Cosa cerca l'uomo viaggiando? In fondo
penso che anche gli umani cerchino dei luoghi dove sentirsi a casa,
come i cavalli. Le case possono essere vicine o lontane, al caldo o al
freddo, sul crinale ventoso o nel riparato bosco; spesso capita di
riconoscere paesaggi interiori, e di incontrare luoghi familiari:
l'importante è sentire che siamo arrivati, senza per questo
perdere la libertà. Sentirsi legati ad un luogo non implica
esserne prigioniero. Anzi, spesso è nell'abbandonare quel luogo
che si avverte il più forte legame; ma non si può fare a
meno di continuare a viaggiare.
Il viaggio non finisce con il rientro a casa. Con
gli occhi, con il cuore, con la mente si continua a viaggiare, con il
passo del cavallo ancora in corpo. Quel ritmo ti proietta in un'altra
dimensione, dove il tempo non è più scandito dal
brulicare delle attività umane cittadine.
Quando il passo del cavallo, il tuo respiro e il
battito del cuore si fondono, è allora che il mondo umano
affaccendato ti sembra un ricordo lontano, lo vedi ma senti di non
farne parte, sai che non ti appartiene quella frenesia e tutto quel
“benessere apparente”.
Senti che il tuo mondo è fatto di altro.
Camminare, confondersi con gli odori della montagna, riempirsi gli
occhi, le vene e i polmoni di panorami infiniti, condividere col tuo
compagno di viaggio la fatica e il riposo, la gioia e l'umiltà,
la libertà; e quando sei partita non potrai più farne a
meno, quella diventerà la “tua realtà” che
difficilmente potrai spiegare a chi non l'ha mai provata.
A casa in Garfagnana.
La Garfagnana, territorio racchiuso dalle Apuane a
ovest e dall'Appennino Tosco- Emiliano da nord a sud, mi affascina da
sempre. E' una terra considerata povera, di migranti e di montanari.
Abbandonata un tempo dai giovani e oggi in fase di
“riscoperta”. La sua storia è legata al fiero popolo
dei Liguri Apuani, dal forte influsso celtico: pastori nomadi e
boscaioli dal fisico imponente, di grande ospitalità, governati
da una sorta di democrazia dove le donne erano alla pari dell'uomo, e
come l'uomo lavoravano e guerreggiavano. Gli Etruschi sfruttavano le
risorse minerarie e boschive della zona, e vi commerciavano. I
conquistatori Romani furono respinti più volte dai Liguri
dell'Alta Garfagnana (“Castiglione Garfagnana” deriva da
“Castrum Leonis”, in onore dei prodi guerrieri Liguri che
dettero manforte agli eserciti romani) armati di armi primitive
ma profondi conoscitori del territorio. Al momento della resa
inevitabile ai Romani (a Pisa), superiori per numero, tecnica e
potenza, della società Ligure della Garfagnana si perdono le
tracce (forse venne sterminata perchè ribelle?), nonostante
l'ammirazione dei cronisti romani. Ad oggi le tracce storiche
più antiche del territorio risalgono all'età romana, ma
alcuni toponimi, o nomi di fiumi ricorrenti, sono la
testimonianza della storia antecedente la dominazione romana.

Borgo di Sillico (700mt), epoca romana, a seguire
feudo lucchese e poi estense fino all'Unità d'Italia.
A causa dell'insalubrità delle valli, e per
scopi militari, in Garfagnana gli insediamenti sono sorti sulle alture
sommitali dei rilievi (gli agglomerati urbani in valle, più
estesi, sono di più recente formazione): piccoli paesini
fortificati (castellari) sorgono su cocuzzoli sperduti di montagne
apparentemente senza interesse alcuno, antiche mulattiere e sentieri
silvo- pastorali attraversano i boschi, compiendo a volte
dislivelli da capogiro, o percorrendo crinali strettissimi.
I sentieri non sono sempre facili, ma sono solitamente
ricchi di acqua, attraversano fitti boschi o prati sommitali usati come
pascolo in estate; mulini abbandonati sorgono nei luoghi più
reconditi. Metati (per l'essicazione delle castagne), lavatoi e fontane
sono segni di un'antica frequentazione e sfruttamento del territorio
che ad oggi sono molto ridotti. Maestà e marginette (piccole
costruzioni votive) segnano il cammino nei punti significativi di
sentieri anche secondari, segni di un misticismo quasi animista.
Mulino del Pilastrello, Pieve fosciana.
Grazie alla sua posizione strategica di collegamento
fra il mare (il porto di Pisa e successivamente di Massa) e il
Modenese, la Garfagnana diventò storicamente terra di passaggio,
di commerci (la Via del Sale), ma anche di pellegrini e viaggiatori (la
Via Vandelli e la Francigena). Viaggiando a cavallo si ripercorrono
antiche vie di collegamento fra paesi e valichi naturali dagli ampi
orizzonti. Si incontrano antichi ospedali, ostelli, eremi e santuari.
La dimensione del viaggio è senza tempo.
Eremo di Capraia (800mt), citato dal 1168 d. C.
Ponte romano XIV sec. che collega Castiglione
a Chiozza e S.Pellegrino in Alpe (1525mt) dove sorge il santuario
e ospedale dei Santi Pellegrino e Bianco, probabilmente VII sec.
(variante garfagnina della Via Francigena)
La rete sentieristica del C.A.I. è
insufficiente, specialmente a bassa quota, e spesso non
equitabile, le ippovie non sono una garanzia, e i cartelli sono
sibillini. Le cartine non sono aggiornate, e spesso le strade bianche
si scoprono asfaltate. Ma al tempo stesso la ricerca di mulattiere
abbandonate e vecchie vie di comunicazione da gioie inaspettate!
Sia per gli incontri umani che per i luoghi attraversati.
Mi piace tornare nei luoghi del mio cuore, fra
Garfagnana e Appennino, ne sento la mancanza come di una
persona cara, mi accolgono. Ma al tempo stesso, come se facessero parte
di me da sempre, non mi abbandonano mai.
Lago Bargetana e crinale del Monte Prado (2054mt).
|
|
|