SOMMARIO

Anno V
Numero 1
Aprile 2013

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ARCHIVIO

 

 

 

 

ELOGIO ALLA DIAVOLINA

di Mauro Ferraris
diavolina
Stavo accendendo la stufa, avevo messo come esca un cartone del supermercato poi rami sottili, tanti per scaldare in fretta la capanna, innescando la fiamma con un bel pezzo di diavolina.
Per caso passava di lì un borghesotto di quelli da salotto, inorridito dall’uso ( mio) della diavolina mi ha redarguito insegnandomi come si dovevano accendere i fuochi, ovviamente ascoltavo senza batter ciglio mentre la fiamma avvolgeva velocemente la stufa rendendola calda, sorridevo di nascosto, per educazione, l’energumeno era a casa mia.
 Ricordavo un racconto di mio nonno che era vissuto nelle pianure da uomo libero. Il nonno sapeva accendere il fuoco per sfregamento operazione noiosa e faticosa, quando arrivarono i commercianti franco canadesi comprò immediatamente l’acciarino per accendere il fuoco, che meraviglia. Scoprì anche i fiammiferi, ne prese una scatola intera e ogni tanto ne accendeva uno tra la meraviglia di noi bambini, sognavamo di averne una scatola tutta per noi, eravamo ancora nomadi felici (quasi) il fuoco era sacro e non si spegneva mai, negli spostamenti una donna lo conservava in una zolla di terra, quando si arrivava al luogo del campo tutte le donne correvano da lei per accendere il loro mentre la custode soffiava per ravvivare le braci.
Il nonno non amava i bianchi ma diceva che alcune loro cose funzionavano come le nostre, forse più, erano quattro: le pentole di ferro, le armi da fuoco ( quando erano buone), i ferri taglienti e il caffè, gli acciarini erano compresi nelle armi da fuoco in quanto funzionavano con la polvere nera sullo stesso principio.
Una volta arrivarono all’accampamento tre uomini bianchi un missionario presbiteriano un antropologo e un soldato, mio nonno era stato sgridato anche lui dall’antropologo per come accendeva il fuoco, era stato sgridato anche dal missionario perché credeva in Wanka Tanka, solo il soldato andava a caccia con lui e mangiava quello che mangiava lui con gusto, gli altri due chiedevano cosa era il cibo come lo cucinavano ma poi non lo mangiavano volentieri. Poi se ne andarono solo il soldato restò, sposò una donna dei Facce Cattive
e ci diede una mano per resistere quando tornarono i missionari per convertici ( per forza) al loro Dio
Un pomeriggio il nonno ci prese da parte e cominciò a fregare la lama del coltello sulla pietra focaia, un fiume di scintille precipitò sul muschio secco e sulla corteccia di betulla, ridendo disse: " imparate ragazzi miei vi potrà servire quando i bianchi spariranno"
mauroferraris
ps
per noi che accendiamo il fuoco tutti i giorni per scaldare il tipì, il cibo e noi stessi la diavolina è meravigliosa