La vita di Gionni scorreva tranquilla e monotona come
l’acqua del fiume che ogni giorno guardava per ore.
Gionni era figlio di “Charlie due gilet”. Nella riserva
Charlie era considerato un uomo ricco proprio perché aveva due gilet, e nei
giorni di festa l’infilava tutti e due uno sull’altro e orgoglioso attraversava
a cavallo l’intero campo.
Nell’agenzia vivevano uomini bianchi: commercianti,
insegnanti e missionari, qualche artigiano. Poi più in là c’era una compagnia
di soldati che dovevano proteggere gli impiegati e non erano nella maggior
parte particolarmente cattivi. Alcuni, quando passavano, strizzavano l’occhio
alle giovani sqwas, altri lanciavano pezzi di cioccolato ai bambini che
d’estate, col caldo, si scioglieva e impiastricciava la faccia, ma era buono.
I soldati non erano un problema per lui ma gli insegnanti
si. Questi spiegavano per ore e per giorni il perché e il percome delle cose:
perché il sole
tramontava e la luna nasceva
perché la pioggia
cade dal cielo
perché la luna
sparisce a volte per qualche minuto
perché non si doveva
giocare
perché si doveva
mangiare così
perché la loro
religione era buona e la nostra no.
E così per mesi
Loro parlavano e Gionni era costretto ad ascoltare.
Passavano i mesi e gli anni e gli uomini bianchi risolvevano scientificamente i
quesiti che loro stessi ponevano a Gionni.
Gionni non ascoltava, non voleva svelare misteri, era bello
non sapere (per lui) il perché il sole sorgeva ogni giorno e il tuono
attraversa il cielo dopo il lampo.
Il tuono era la voce possente (per lui) che incuteva timore
e paura ,e ad aver “timor del cielo” gli era stato insegnato prima dell’arrivo
dei bianchi.
Un giorno davanti all’emporio vide un gruppo di persone, si
avvicinò, il commesso del negozio disse agli altri: ”E’ Gionni, il figlio di
Charlie due gilet”.
Gionni era basso di statura per essere figlio di un ex
cacciatore di bisonti. Aveva i capelli neri e lunghi, cosa che non piaceva
all’agente (e teneva nascoste tra i capelli quattro perle di vetro: una bianca,
una rossa, una nera e una gialla).
Gionni chiese: “Voi che sapete tutto ditemi
perché alcuni uomini
sono buoni e altri cattivi
perché sono nato
rosso e voi bianchi
perché quel cavallo
sta morendo
perché Wambli vola in
alto vicino al sole”.
Il soldato sorrise e accese un sigaro.
Il commesso tornò al suo lavoro.
L’insegnante a spiegare.
Il missionario nel suo ufficio.
Gionni pensava.
Il soldato si accorse del pensiero e chiese: “A cosa
pensi?”.
Gionni si voltò con uno stupito sorriso e rispose: “All’orsa
maggiore; alla fantasia che doveva avere quell’uomo per chiamarla così”.
Gionni se ne andò.
Il soldato rimase a guardarlo mentre si allontanava e nel
fumo del suo sigaro vide accampamenti incendiati, urla di terrore e spari.
Vide svanire il
popolo selvaggio. Vide svanire se stesso.
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