testa alpitrek
 

SOMMARIO

Anno VI
Speciale Isbuscenskij 213,5
Aprile 2016

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EDITORIALE
di Mauro Ferraris





Editoriale 16
Il Reggimento “ Savoia Cavalleria” la notte che attraversava il 23 e 24 agosto del 1942 aveva una forza di circa 700 uomini compresi gli artiglieri della “Voloire”, militarmente era un bel Reggimento guidato da validi ufficiali, sicuramente coraggiosi. “Savoia” era formato da ufficiali che appartenevano quasi totalmente all’aristocrazia, quasi tutti ottimi cavalieri formati alla Scuola di Pinerolo
In questo contesto di forma e di etichetta cosa centra l’alpitrek? Domanda che più volte è stata rivolta (e a ragione)
Voi che rifiutate il privilegio, voi che al vostro interno avete abolito le distinzioni non solo di classe ma anche la competizione, voi che non siete galanti ma gentiluomini, che sorridete su coloro che inseguono più o meno sportivamente il femminile?
Tutto vero ma
Crediamo nella nobiltà d’animo, sappiamo anche che la nobiltà esiste e non per diritto di nascita, questo lo sapeva anche Dante il sommo poeta, lo Spirito Nobile si può acquisire osservando regole precise quali: educazione, rispetto, onestà, lealtà, coraggio, spiccato senso dell’onore
Ma abbiamo anche un altro motivo, i cavalieri di “Savoia” erano artigiani e operai del milanese mandati a combattere in luoghi sconosciuti senza il minimo lor volere
Poi c’erano i cavalli trascinati come sempre negli eventi drammatici
Poi non tutti gli ufficiali erano rinchiusi nel loro mondo in dissolvenza e umanamente lontani da noi semplici cavalieri, gente da brusca striglia e marcia o crepa, solo a questi va l’affetto e facciamo pure dei nomi: Luigi Gianoli e Pietro Crespi Sottotenenti presenti allora sul campo dell’onore per dirne due ma ve ne sono altri
Noi miseri cavalieri dell’alpitrek siamo andati sul Don seguendo le tracce dei cavalli del Reggimento sentendo le loro imprecazioni e la struggente nostalgia di casa
Non abbiamo niente in comune con l’aristocratica arroganza di cavalieri che si ritengono tali perché possiedono la tecnica dell’equitazione in maniera brillante, per noi son solo sportivi che vincono gare col loro innegabile talento, lo pensiamo e non lo diciamo solo per educazione
Al di là di queste considerazioni rimane un fatto incredibile ed epico e fuori tempo e che è  in qualche modo  sussulto della fine del tempo, di quel tempo
La “carica”
Note di Barbara Hofman
Come sempre devo spiegare i concetti non sempre chiari dell’ak. L’alpitrek insegue la nobiltà e la purezza d’animo e cerca di applicarla costantemente al suo interno, non si mescola con prevaricazione, privilegio, voglia protagonista d’apparenza, superiorità.
Motivo per cui i cavalieri dell’ak laceri e miseri possono a volte sembrare signori aristocratici e nobili, ma la signorilità a cui tengono è quella del nomade della steppa, quella che sa di vento e sole negli occhi
L’ak sa che non tutti i nomadi sono Signori, e sa anche che ci sono veri Signori anche tra gli aristocratici, questa consapevolezza crea il rapporto umano trasversale che è la maggior caratteristica dell’ak.
Ps
Si è capito qualcosa?
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