SOMMARIO
Anno VI
Speciale Isbuscenskij
Q213,5
Aprile 2016
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ARCHIVIO
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PERCHE'
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I
cavalieri dell’Alpitrek si sono avvicinati all’equitazione
all’inizio degli anni 70 in maniera semplice ma estremamente
corretta. La vicinanza di Giaveno, sede del gruppo, con la città
di Pinerolo ne ha favorito il contatto. La frequentazione di grandi
istruttori, all’ora ancora in attività che avevano vissuto
il periodo di massimo fulgore dell’equitazione italiana e
l’amicizia da sempre avuta con il Maresciallo Sansoni, hanno
impostato l’assetto dei cavalieri e soprattutto hanno reso
consapevoli questi ultimi dei loro limiti equestri, s’intende. Al
punto che nessuno di noi ritiene di essere cavaliere ma soltanto
persona che va a cavallo. Tramite questo rapporto abbiamo conosciuto la
vita dei reggimenti di cavalleria nel loro ultimo plendore, quando
praticavano l’equitazione naturale inventata dal Cap. Federico
Caprilli, ha portato a visitare i luoghi storici dove essa era nata e
veniva praticata nel passato: il maneggio Caprilli, il Galoppatoio di
Baudenasca, il Discesone di Baldissero, il castello di Mombrone e la
Scuola Militare del Corpo Veterinario dell’Esercito con la sua
famosa Scuola di Mascalcia.
Ora la Scuola di Mascalcia è stata trasferita a Grosseto, per i
luoghi cari ai cavalieri esiste un progetto per salvarli
dall’incuria e dall’abbandono in cui versano attualmente. A
Pinerolo è rimasto “Nizza Cavalleria” con il
Maneggio Caprilli e il Museo della Cavalleria, a testimonianza
della grandezza passata. Purtroppo è andato a Grosseto anche
l’amico M.llo Prisco Martucci, odierno titolare della Scuola di
Mascalcia, ma per fortuna è rimasto a Pinerolo il M.llo Aiutante
Vincenzo Blasio che, ormai in pensione, dedica la sua bravura aiutato
dal giovane Paolo Sarda, agli zoccoli dei nostri cavalli.
L’Alpitrek quindi è nato nel completo rispetto dei
più nobili principi della tradizione militare anche se pochi lo
sanno. E non è contraddittoria la sua specializzazione
nell’alta montagna in quanto abbiamo adottato senza modificarlo
il metodo dell’equitazione naturale inventato da Federico
Caprilli, adattandone le caratteristiche all’ambiente montano ed
usando esclusivamente selle italiane da “caccia”, poi
modificate alle necessità del trekking.
L’amore per la vita rude e il piacere di vivere liberi
all’aria aperta è stato appreso nello scoutismo
“vecchia maniera” nel quale i quadri dell’Alpitrek si
sono formati applicandone le regole fondamentali: autodisciplina, fede,
lealtà. Quindi l’unico modo di capire le nostre, solo
apparenti contraddizioni, è nel conoscere questo insolito
abbinamento unito all’ammirazione sconfinata per i popoli
che vivevano liberi a cavallo come gli indiani delle pianure che
stimiamo e conosciamo.
La Russia “Novara”, “Savoia”, coraggio,
tribolazione, fede, ricordo, sacrificio, calore inammissibile,
bivacchi, scarsità d’acqua, marce estenuanti, ritornare
tra Cebotareskij e Isbuscenskij su una insignificante collina non
è stato sport, impresa o altre cose utili all’economia
dell’uomo ma soltanto un bel Sogno.
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