SOMMARIO
Anno VI
Speciale Isbuscenskij
Q213,5
Aprile 2016
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LA MARCIA A CAVALLO
I cavalli sono la nostra forza morale
Lo abbiamo sempre tenuto presente
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ALLENAMENTO
La marcia a cavallo è iniziata a maggio quando i cavalli sono
entrati in allenamento specifico con alimentazione tradizionale,
costituita da fieno e tre Kg. al dì di pietanza.
L’allenamento è cominciato con una visita del veterinario
che ne ha seguito lo svolgimento. Esso consisteva in 15 gg. di uscite
di un’ora, quattro volte la settimana per passare poi a 6 uscite
sempre di un’ora. Il secondo mese le uscite sono state sempre 6
la settimana ma di un’ora e mezza, mentre nel terzo mese sono
state due al giorno mattino e sera di un’ora e mezza. La cadenza
dell’ora era così ripartita _ passo, _ trotto, _ passo, _
trotto. L’allenamento impegnativo è stato affrontato con
impegno e ha portato i cavalli, soprattutto “Carezza -
Cartuccera” in buona forma alla partenza. Buona e non ottima per
un’infiammazione al garretto destro che ha interrotto proprio
nell’ultimo mese parte dell’allenamento. Questa cavalla di
razza italiana portava la drappella di Savoia.
la
marcia prosegue tra immensi cumuli di scorie di carbone simili a quelli
incontrati nel 42 (forse addirittura gli stessi)
LA MARCIA IN RUSSIA è iniziata con l’attraversamento di
Kirovograd, città di notevole estensione, sotto sole
continentale ed è continuata in direzione Nord - Est verso Nuova
Praga, Oleksandrivka. Siamo partiti baldanzosi, forti delle marce sulle
nostre montagne, ma la monotonia della pianura annegata fin oltre il
collo nel calore ha messo alla prova il nostro entusiasmo. Abbiamo
affrontato la steppa come fosse montagna, in montagna siamo in sella
verso le sei, sette del mattino per raggiungere il colle prima delle
10,00 poi con i cavalli riposati scendiamo a valle. Così
è stato anche in Russia, al mattino si faceva più strada
che si poteva e nel pomeriggio si arrivava alla tappa sereni.
la pista attraverso una staniza
LA PROGRESSIONE NELLA STEPPA era così: _ passo montato, _
trotto, _ di passo, _ di passo a terra, per quattro ore, fermata di sei
ore e altre quattro di marcia per arrivare alla tappa sera, percorrendo
parecchie decine di chilometri al giorno.
La marcia cominciava alle sei di mattina poco prima dell’alba,
cinquecento lire rosse come il fuoco che si alzavano veloci sulla
pianura, finivamo alle 10,00, 11,00 del mattino e riprendevamo
alle 16,00 per arrivare alle 20,00 di sera. Ai cavalli veniva
somministrata la profenda due volte al dì sempre quattro ore
prima dell’inizio della marcia. Man mano che si procedeva verso
Est il caldo diventava sempre più infelice, le ore fresche erano
occupate dalla marcia e dal riposo serale, per fortuna sempre buono
come temperatura e solo a volte disturbato dalle zanzare. Mentre la
tappa diurna era faticosa, in un primo tempo ci fermavamo nel filari
Stalin, ma abbiamo poi preferito montare i teloni nella steppa aperta
per cogliere anche la minima brezza che poteva offrire.
Dobbiamo dire che il disagio del caldo è stato sentito dai
cavalieri, in quanto i cavalli più marciavano, più
sembravano in forma. L’andamento della marcia era strettamente
legato all’intelligenza della tappa, quando si sbagliava una
tappa il giorno dopo si doveva procedere con cautela per scongiurare il
pericolo.
Il primo tratto a cavallo da Kirovograd verso il Dniester è
stato quasi privo di gioia, i tratti di steppa, bellissima, erano
troppo pochi e ci siamo trovati a costeggiare per giornate campi di
girasoli, granturco e grano, grandi parecchi ettari l’uno. Nel
secondo tratto quello verso Millerovo i campi sono diminuiti, ma siamo
entrati nel nostro elemento solo alla fine della marcia quando,
lasciate le strade asfaltate alle spalle siamo entrati nella vecchia
Russia, quella dei cavalli e delle piste. Attirati dall’acqua e
dalla bontà della gente sostavamo vicino ai villaggi, tutti
situati nelle balche per essere protetti dal freddo vento invernale, ma
di conseguenza privi di ogni filo d’aria d’estate.
L’ACQUA
I cavalli bevevano molto ogni volta che potevano, nei fiumi, negli
stagni solo nelle pozzanghere non lo permettevamo, l’acqua dei
pozzi in genere era fresca e buona, deliziosamente fresca, ma non
sempre i contadini permettevano di far bere i cavalli. Noi avevamo
sempre i secchi di tela e ogni volta che era possibile facevamo bere i
cavalli, che assumevano oltre 60 litri al giorno.
Quando siamo arrivati sul Don dopo una memorabile galoppata i cavalli
hanno affondato il muso nelle sue acque bevendone con gioia.
Erano contenti.
I FASTIDI
Erano costituiti dalle zanzare notturne che in alcuni luoghi non hanno
dato tregua, a Nuova Praga abbiamo rischiato una catastrofe quando due
cavalli si sono incordati con la corda del filare, non con la longhina,
solo il nostro pronto intervento ha evitato guai maggiori. I cavalieri
dormivano sempre a due metri dalla massima estensione della lunghina.
Da quella volta il filare è sempre stato messo alto, sopra le
teste dei cavalli evitando ogni ulteriore problema.
Le zanzare arrivavano al tramonto a centinaia poi se ne andavano, solo alcune restavano a pungere tutta la notte.
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